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Meri
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E-book161 pagine2 ore

Meri

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Info su questo ebook

Meri è un romanzo che si sviluppa tra due mondi, così come la vita della protagonista. 
Da un lato la storia, la cultura e la società albanese durante il controllo comunista, dall’altro i cambiamenti che hanno caratterizzato il Paese dopo la caduta del comunismo in una ricostruzione di uno spaccato di società preciso ma più vivo e vibrante che mai.
Da un lato la famiglia e gli affetti, dall’altro il bisogno di libertà che porterà una giovane donna a dover lottare e fare scelte sempre più difficili.

L’autrice Miranda Hanku è nata a Tirana, Albania, nel 1966. Nel 1988 si laurea in Lingue e Letterature straniere all’Università di Tirana. Successivamente nel 2009, dopo essersi laureata col massimo dei voti in Lettere e Letterature Moderne, Contemporanee e Occidentali (LLMCO) all’Università Ca’ Foscari di Venezia, lavora inizialmente come insegnante di lingua inglese e successivamente come interprete giudiziario.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2023
ISBN9788830680258
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    Anteprima del libro

    Meri - Miranda Hanku

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    INTRODUZIONE

    (Note sul romanzo Meri dell’autrice Miranda Hanku)

    da Mark Simoni

    Questo libro è un archivio pieno di dramma, con un’atmosfera riempita dalla sua stessa elettricità, con i tuoni e le più grandi disgrazie che il tempo ha portato ai destini umani. Questi destini, carichi di alte tensioni e drammi, giocano nel teatro della vita, proprio in quella zona dove si è sempre sull’orlo delle tragedie, così come nel mondo delle ansie, degli orrori, della depressione, dei dolori forti e gravi.

    Personaggi semplici e normali, che si muovono in uno spazio monotono, in una geografia senza troppi colori, si trovano improvvisamente in circostanze sorprendenti, entrano nel tunnel delle vicissitudini, circondati da situazioni inquietanti, le loro vite plasmate dalla severità delle ideologie assumono forme sorprendenti. L’autrice Miranda Hanku non solo ha tenuto dentro di sé tutte queste linee tematiche, ma ha anche sicuramente patito queste forti condizioni. Altrimenti non vi sarebbe altro modo per spiegare che tutto il suo romanzo ci arriva così vero com’è, con forti pennellate di colori impressionanti e ruvidi, curati artisticamente in modo splendido e, allo stesso tempo, pieno di contrasti resi contorti dalla parabola del destino umano, che prosegue verso una tragica fine. Persone che impazziscono, che soffrono, che vengono incarcerate, che muoiono, che sono rifiutate in amore, che vivono dentro una bolla, o nel circuito soffocante della mancanza di libertà, esseri abbandonati, rifiutati, frustrati fino alla deformazione, messi a tacere e soffocati dalle nevrosi. Questa atmosfera soffocante è stata catturata dall’obiettivo della fotocamera artistica di Miranda. E tutto questo dramma, questo universo di sofferenza, deve essere portato a riva dalla scrittrice per paura che anneghi. E ci riesce meravigliosamente, regalandoci l’opera in tutta la sua grande dimensione, ma per niente faticosa, anzi suggestiva, per niente soffocante e pesante, ma flessibile e fine, allo stesso tempo, senza mai togliere la magia della drammaticità.

    Si tratta di un’opera strutturalista, in cui l’autrice gioca con coraggio con il puzzle dei capitoli rischiando, collocandoli a volte in modo strano, rendendo la geografia del romanzo come un’areale, una struttura piena di tante linee, (come quei particolari ruscelli, che a volte compaiono al suolo e a volte scompaiono nelle grotte sotterranee, per apparire poi altrove). Questa urbanistica di linee e soggetti, percorsi di personaggi e di loro destini, di storie e di strani combinazioni di eventi, è stata progettata da Miranda Hanku con un successo quasi matematico e, osservata da questo punto di vista, offre al lettore un libro completamente razionale, denso, e nonostante il confronto urbano delle linee sia stato fatto con dei ruscelli acquosi, affermo che in questa prosa intitolata Meri non c’è una sola goccia d’acqua che scivola invano, o che stagna nel testo portando ‘umidità’.

    Il vocabolario scelto, i colori dialettali, i livelli sociali e psicologici dell’umanità, le predisposizioni e i sogni per il futuro, le continue lotte e scontri, le insoddisfazioni e le paure, gli amori e la delicatezza, le nostalgie e le mancanze, fanno parte di quella seta della vita albanese, che l’autrice ha raccolto con tanta attenzione e dedizione, ha messo sul suo telaio creativo, attenta a non portarci qualcosa di simile alla Pelle di Zigrino di Balzac, né alla tela realizzata da Penelope in attesa di Ulisse. Miranda Hanku ha una tela del tutto originale, sembra che lavori a maglia e con cura, con meticolosità, usando una varietà di colori e situazioni, ricreando con realismo l’atmosfera albanese. Il suo telaio creativo ha prodotto un tessuto perfetto che si adatta bene al corpo esile e sofferente della società albanese degli anni ’70 ’90.

    Dal momento che gran parte dei biografi e degli scrittori, hanno creato un’opinione diffusa, per cui gli autori incarnano per forza i loro personaggi mostrando molte cose di loro stessi e delle loro vite, portano il lettore in generale a pensare a quanto il personaggio sia simile alla scrittrice, in questo caso, cosa hanno dato e cosa hanno tolto uno all’altro. Vista in questo contesto, anche il lettore di questo romanzo può cadere in una specie di trappola tesa da questa logica cliché, cercando di trovare somiglianze o parallelismi tra la vita e il profilo della scrittrice e il personaggio di Meri. Per quanto Meri sia simile a tutte le ragazze dell’epoca, è anche tra tutte la più speciale e la più interessante, perché è completamente diversa nella narrativa avvincente dell’autrice Miranda Hanku.

    Quando il romanzo finisce e si chiude il sipario, scopriamo che non tutte le linee, tutte le storie personali che progredivano, tutti i soggetti, tutte le messe in scena, le gesta dei singoli, sono state chiuse. No. Alcune rimangono sospese, altre non sono state definite, altre ancora sembrano svanire e non ti danno un’idea di cosa sia successo al loro destino e alla loro vita, di come prosegue questa o quella linea, che fine ha avuto un tale evento. Miranda Hanku non ha dimenticato di chiudere queste linee, né ha trascurato come finiscono certi sviluppi. Ho l’impressione che questa narratrice attenta abbia preferito non chiudere e finire alcune cose, ma lasciare al lettore la facoltà di astrarre da esse, creando la possibilità a ciascuno di pensare secondo la propria logica e il proprio stile per proiettare i destini dei personaggi. Questa autrice ha rispettato il lettore, rendendolo partecipe e creatore della narrazione stessa. Proprio come nel teatro brechtiano, dove il lettore (spettatore) non è solo l’oggetto, ma anche il soggetto che partecipa in modo attivo diventando parte dello spettacolo.

    E questo modo di sperimentare e rischiare si è rivelato ben calcolato, anche meglio della variante in cui ogni storia, personaggio e linea venga chiusa sotto l’arroganza autoriale. Lo stile di Miranda Hanku permette al testo di essere aperto alle probabilità di come possano essere andate a finire certe linee e azioni, siccome l’autrice ha preferito non concluderle, intenzionalmente.

    L’autrice riesce a trasmettere tutti i valori di questo romanzo a noi, non solo perché è una scrittrice ispirata, ma ancor di più, perché questa signora arriva dal mondo delle cattedre e delle biblioteche, della conoscenza e della letteratura. Miranda Hanku, attraverso i suoi studi universitari in lingua inglese, ha avuto la fortuna, il lusso e l’opportunità di entrare in contatto con la letteratura occidentale qualche momento prima rispetto ad altri. Ma anche questo livello di conoscenze non è stato ritenuto sufficiente per Hanku, le stavano persino strette alle sue ambizioni per la letteratura; la nostra scrittrice ha cercato di più, si è laureata in una delle università più interessanti d’Europa, l’Università Ca’ Foscari di Venezia (Italia), precisamente in Lingue e Letterature Moderne Europee.

    Complimenti all’autrice!

    LA PREFAZIONE DELLE PREFAZIONI

    ‘Mi chiamo Meri’

    ‘Meri? Chi?’ chiese l’ufficiale con un elenco di nomi in mano.

    Meri stava per piangere. Si nascose il viso con le mani e rimase in silenzio. Aveva dimenticato chi era? Oppure voleva dimenticare la sua identità? Dopotutto, che importanza aveva chi fosse? Un numero, tra

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