Maria Maddalena: Romanzo Storico
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Anteprima del libro
Maria Maddalena - Caterina Chiofalo
Cap. I
Sul colle (Efeso - Marzo 53 d. C.)
La sua figura di donna, alta, statuaria, si stagliava contro il cielo azzurro sul promontorio, con il viso rivolto verso il mare, la lunga veste oscillante al vento primaverile, dal colore dei neri uccelli della morte, gli scuri corvi che in quel sacro Venerdì della prima settimana di Pasqua avevano volteggiato intorno alle tre croci, nere trame nel cielo del Golgota, uccelli gracchianti sulle carni straziate del Cristo.
Ricordava bene quel cupo pomeriggio, e come avrebbe potuto non ricordare, quando dalle dodici alle quindici, il sereno si era ammantato a lutto sulle sofferenze dell'amato e lei, postasi, quasi a cercare ricovero dal male, insieme alla Madre e alle altre donne ai piedi della croce, aveva raccolto il sangue sacrificale dell’agnello.
Da allora ogni venerdì vestiva a lutto e saliva su quel colle erto a precipizio sull'azzurro mare di Efeso. Scostò il velo, che le copriva il bellissimo volto niveo, incorniciato dai lunghi capelli corvini, e baciò appassionatamente il fazzoletto insanguinato che portava sempre con sé irrorandolo di grosse lacrime, calde come l'amore fraterno e devoto che sempre le scaldava il petto palpitante di sincero fervore di vita.
Maria Maddalena, instancabile, cessava in quel momento della settimana ogni attività, eppure erano tante le opere da compiere nella comunità, tra i poveri, gli ammalati, senza contare il primo di tutti i suoi impegni: servire la madre del suo Signore.
Sedette su una roccia e, su quel promontorio battuto dai venti, mentre i lembi della veste svolazzavano e lei fu costretta ad afferrarli e serrarli intorno alla vita, appoggiò la fronte su una mano abbandonandosi ai vaghi pensieri, con i bei capelli neri ondeggianti al vento intorno al viso. Vedeva il Maestro, dolce in volto, ma austero, e se stessa che piegava il capo sulla sua spalla intenta ad ascoltarlo. Era la sua prediletta, la depositaria di tutti i suoi insegnamenti, la prima fra gli apostoli. Ma la gente non capiva e ne diceva tante sul suo conto: che era una peccatrice, che viveva senza ritegno in compagnia di uomini, che sperperava i propri soldi per soddisfare tutti i suoi capricci. La verità era ben diversa. Il Maestro lo sapeva bene e anche gli apostoli, sebbene mal dissimulassero il loro disappunto per il fatto che una donna spesso veniva anteposta a loro, messa al primo posto. Proprio quello era il volere di Gesù. Lo avrebbero capito dopo. Egli metteva al primo posto gli ultimi, gli ammalati, i diseredati, i peccatori, i poveri e... le donne. Le donne, che solitamente nell’antichità erano rigorosamente asservite agli uomini, così tra gli Ebrei e non solo.
Gesù era un uomo straordinario, certo un rivoluzionario, e collocava tutti sullo stesso piano. Si circondava di donne, restituiva loro tutti i meriti e la dignità che gli uomini avevano sempre negato loro.
Erano passati poco più di due anni da quando insieme a Giovanni e a Maria di Nazareth era approdata sulla spiaggia sottostante, dopo aver solcato il lungo tratto di mare che dalla Palestina portava in quella terra. Era l’indomani del concilio di Gerusalemme, in cui gli apostoli avevano decretato l’universalità della Chiesa decidendo che tutti, anche i pagani, e non solo gli Ebrei, potevano accedere al Cristianesimo ed essere, dunque, battezzati. Così aveva avuto termine la disputa che per anni aveva spaccato i dodici ed era iniziata la seconda fase delle missioni.
Paolo aveva promesso che tra breve sarebbe anche lui andato ad Efeso per orientare quella comunità nascente, intanto inviava Giovanni, l’amato apostolo, a cui Gesù aveva affidato la propria madre. Così i tre, accompagnati da alcune donne di Galilea, tra cui Salomè, la madre stessa di Giovanni, Giovanna, moglie del governatore Cuza, Susanna e Maria di Cleofa, si erano imbarcati, diretti verso l’ignoto, ma con una certezza in cuore, quella di adempiere alla volontà di Dio. D’ altra parte a Gerusalemme la situazione volgeva al peggio. I discepoli erano perseguitati. L'apostolo Giacomo, il fratello di Giovanni, aveva pagato con la sua vita per tutti, seguendo la sorte del primo martire, Stefano, ucciso con la lapidazione anni prima. Così gli apostoli avevano iniziato a viaggiare e si erano dispersi nel mondo anteponendo ad un martirio poco fruttuoso il dovere della predicazione. Il gruppo di Giovanni, dopo aver vagato per alcune città della costa asiatica, decise alfine, seguendo il vecchio consiglio di Paolo, di stabilirsi nei pressi di quella che era la capitale romana della provincia d’Asia.¹
Avevano trovato alloggio in città. Poi, visto che la comunità cresceva e c'era la necessità di creare ricoveri per gli orfani e gli indigenti, si spostarono a Sud di essa su un pianoro situato sul Monte dell’Usignolo, dove c’era un villaggio abitato da povera gente. Anche perché era grande ancora la diffidenza verso i nuovi adepti.
Giovanni aveva fatto costruire una casa, piccola ma confortevole, per la Madre ed aveva trovato per sé e le altre donne una sistemazione nel villaggio. La casa della Vergine era una modesta abitazione in pietra, con una camera da letto ed una cucina spaziosa fornita di un piccolo focolare in cui si potevano cuocere i cibi. L'ingresso dava su un ampio piazzale. Lì nei lunghi pomeriggi estivi si sedevano le donne a filare e cucire e ad insegnare i rudimenti del sapere ai bambini. Giovanni aveva scelto quel quartiere appartato, fuori delle mura cittadine, per precauzione. Erano in terra straniera. I più non avevano ancora sentito parlare dei cristiani e lui voleva mettere al sicuro le donne da eventuali ostilità. In seguito i fatti si sarebbero rivelati diversi: i proseliti crescevano ogni giorno di più e i nuovi arrivati furono trattati bene per il loro buon cuore e il loro spirito di carità. Inoltre fin dall'inizio si creò un'aura di sacralità intorno a Maria di Nazareth; tutti la riverivano non osando neppure alzare gli occhi su quella che era la madre del Cristo, di Dio fatto uomo. Anche i non credenti mostravano verso di lei un rispetto particolare, che derivava dall'autorevolezza della sua figura e insieme dalla dolcezza con cui lei si porgeva nei confronti dei bambini e dei bisognosi.
Maria Maddalena ritornò col pensiero ai primi mesi di soggiorno nella nuova terra. Aveva cercato insieme con Giovanni di soddisfare a tutte le necessità della madre di Gesù. Aveva dato mano ai suoi ultimi averi per acquistare le nuove proprietà. Sapeva bene di essere una privilegiata in confronto ai tanti poveri e ammalati che popolavano la società, ma era giusto che quel primitivo nucleo di cristiani si creasse condizioni di vita accettabili in quel nuovo paese che guardava i nuovi arrivati con diffidenza e, spesso, paura. Anche perché si sarebbero subito dati da fare per divulgare la parola lasciata in eredità da Gesù. Inutile torturarsi con dannosi sensi di colpa.
Non era una sensazione insolita. Anche quando aveva iniziato a seguire Gesù con Salomè, Susanna, Giovanna ed altre donne insieme ai discepoli, si tormentava: doveva distribuire tutti i propri beni ai poveri o custodirli personalmente per spenderli quando occorreva? Doveva consegnare tutto il denaro nella cassa comune o amministrarlo lei stessa? Optò per questa seconda possibilità, non senza sofferenza. Il suo rapporto con il denaro era difficile, complicato. Lei era ricca, era l'unica erede di un patrimonio accumulato dal padre con una vita di lavoro. Erano vissuti a Tarichea², prosperosa città di pescatori adagiata sulle sponde del lago di Galilea, città fornita di un’alta torre di difesa (una Migdal Nunya
, la Torre della Pesca
) ragione per la quale Maria, dopo la conversione, sarebbe stata soprannominata Maddalena
, cioè Fortificata
, Turrita
, a causa della sua grande fede. I suoi genitori avevano posseduto, oltre a un'impresa di pescatori, un grosso impianto di salatura e conservazione del pesce. Dopo la morte del fratello e dei genitori, era rimasta lei l'unica proprietaria di quella fortuna. Una volta abbracciato il Cristianesimo, aveva venduto tutto realizzando una grossa somma di denaro. C'era voluto del tempo perché comprendesse che il denaro di per sé non è cattivo, fatta salva ovviamente l'onestà della sua provenienza, purché lo si spenda per buone opere. Così Maria Maddalena era stata la prima tra le donne, e gli uomini, a finanziare la missione di Gesù e dei suoi apostoli e discepoli. Allo stesso modo aveva appoggiato la nascente chiesa di Efeso.
I pensieri si susseguivano tumultuosi nella mente, ricordi indelebili di una vita straordinaria, simili a sciami di api, dolci e laboriose api, che si inseguivano in un turbinio di volute, andirivieni, ghirigori di sensazioni, emozioni e stati d'animo. Maria rimase così seduta, immobile su quel sasso per ore fino al pomeriggio inoltrato finché la brezza marina non la riscosse e la riportò alla realtà. Si alzò e guardò il mare verso Occidente. Era il crepuscolo e il cielo si tingeva di rosso. Non si vedevano terre all'orizzonte, ma lei sapeva bene che un mondo immenso, enorme, un grande impero si estendeva oltre quella linea di confine e interi popoli vivevano in quelle terre lontane. Il pensiero cominciò a volteggiare di nuovo, questa volta verso il futuro e sognò di lunghi viaggi, di incontri, di nuove genti a cui annunciare il messaggio di Cristo. Si destò finalmente dai suoi sogni. Chissà cosa le riservava la vita. Avrebbe voluto conoscere il suo destino, abbattere il muro dell'incertezza e dell'inquietudine.
Si voltò verso la casetta diroccata, senza tetto, dove Giovanni amava nelle ore serali sostare in preghiera o meditare le scritture alla luce di una lucerna. Vide la luce, si avvicinò e, senza fermarsi, proseguendo per il sentiero che degradava verso il villaggio, lo salutò:
Pace a te Giovanni, che il Signore ti accompagni!
Pace a te, sorella, sappi che ti sono stato vicino nella preghiera nel giorno del ricordo. Tuttavia non dimenticare che tra due giorni sarà Domenica, il giorno della speranza. Ci vedremo per la cena del Signore.
Così i due santi si salutavano e gustavano già la dolcezza del dì festivo nelle ultime ore della sera.
La donna, mentre ormai scendeva la sera e già le lucciole in fondo alla vallata apparivano come un brulicare di stelle tra gli ulivi delle pendici, percorreva velocemente il sentiero senza fermarsi davanti agli altarini, dove all'andata aveva meditato le sofferenze del Cristo. Era stata la Madre a voler creare quel percorso, non appena stabilitasi al villaggio. Il monte sopra il pianoro le ricordava il Calvario e, fattasi aiutare da Giovanni e da una manciata di ragazzi, aveva posizionato le varie stazioni che ricordavano la salita al Calvario del Figlio, contraddistinguendole con una croce ed una iscrizione in memoria degli episodi più significativi di quella ascesa.
Scendeva in fretta. Si era fatto tardi e voleva passare a salutare proprio la Madre, che quel giorno non era salita con lei sul monte per andare a visitare dei bambini ammalati. Voleva vedere come stava ed aiutarla a preparare la cena. Era ormai avanti negli anni, anche se non si lamentava mai, e godeva di ottima salute, come era stato per il suo antico sposo Giuseppe, instancabile lavoratore fino alla fine dei suoi giorni, tuttavia avrebbe voluto che si riposasse di più e pensasse maggiormente a se stessa. Invece dall'alba fino a sera era sempre occupata in opere di carità ed assistenza.
___________________
¹ Sul soggiorno dell’apostolo Giovanni a Efeso si vedano Ireneo di Lione, Adversus haereses 3,1,1 e Policrate di Efeso in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 5, 24, 2-3 e 3, 31,3. Inoltre Gregorio, vescovo di Tour tra il 573 ed il 594 circa, nel Libro sulla gloria dei martiri racconta che Giovanni a Efeso scrisse il Vangelo che porta il suo nome in un luogo particolare; Sulla sommità di questa montagna ci sono quattro muri adiacenti senza un tetto
, dove l’apostolo poté lavorare indisturbato perché nubi e pioggia si tennero lontani da lì fino al completamento del suo vangelo. Infine Gregorio di Tour aggiunge In quella città riposa Maria Maddalena, non avendo su di sé alcuna copertura
(De gloria martyrum, 29), alludendo secondo alcuni studiosi all’uso bizantino delle tombe collocate nel cortile