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Cronache di Crodo
Cronache di Crodo
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E-book190 pagine2 ore

Cronache di Crodo

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Info su questo ebook

Crö, in dialetto ossolano, conta oggi 1.429 abitanti, ma a fine '800 ve n'erano oltre 1.800.
È il principale centro abitato della Valle Antigorio e si trova circa 16 km a nord di Domodossola.
In queste pagine Umberto De Petri raccoglie storie di vita quotidiana, in cui avvengono nascite, morti, inaugurazioni, incidenti, incendi, oltre alle vicende del Comune, della Parrocchia e alle tragiche notizie delle due guerre mondiali. In più, qualche leggenda locale.
Il tutto estratto dagli articoli dei principali giornali ossolani, selezionando ciò che appare più interessante per descrivere come si svolgevano le quotidianità di quei luoghi.
Il formato epub è particolarmente utile per la ricerca di nomi, luoghi, occasioni.

LinguaItaliano
EditoreMnamon
Data di uscita7 feb 2024
ISBN9788869497018
Cronache di Crodo
Autore

Umberto De Petri

È nato a Domodossola nel 1955. Ha sercitato la professione di guida ambientale escursionistica e svolto attività didattica in collaborazione con diverse scuole della zona.Collabora con alcuni enti dell'Ossola, in particolare con la Riserva del Sacro Monte Calvario, per la conduzione di visite guidate all'interno dell'area protetta.Interessato alla storia e alle tradizioni della propria terra, negli ultimi anni ha raccolto in fascicoli una serie di articoli tratti da vecchi giornali ossolani, a partire dalla fine dell'Ottocento.

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    Anteprima del libro

    Cronache di Crodo - Umberto De Petri

    copertina

    UMBERTO DE PETRI

    CRONACHE DI CRODO

    1895 - 1970

    logo mnamon

    Introduzione

    Sulla Valle Antigorio avevo già raccolto nel 2004 le cronache di Salecchio e nel 2008 quelle di Premia.  

    Negli ultimi anni (2017-2021) ho presentato quelle di Cravegna, Mozzio e Viceno dal 1895 al 1970.  

    Ora ho deciso di trascrivere anche ciò che i periodici ossolani hanno pubblicato sugli avvenimenti passati del Capoluogo.

    Si tratta di storie di vita quotidiana, in cui avvengono nascite, morti, inaugurazioni, incidenti, incendi, oltre alle vicende del Comune, della Parrocchia e alle tragiche notizie delle due guerre mondiali.

    C'è anche qualche leggenda locale.

    I giornali da cui sono tratti gli articoli sono stati consultati presso la Biblioteca Comunale Gianfranco Contini e presso il Collegio Mellerio Rosmini di Domodossola e sono i seguenti:

    L'Ossola , L'Indipendente , La Libertà , Il Toce , L'Amico dell'Ossola , L'Avvenire dell'Ossola , Il Popolo dell'Ossola , L'Ossola Fascista , La Gazzetta del Lago Maggiore, Il Commercio Ossolano, Risveglio Ossolano .

    Sono così soddisfatto di avere ricopiato 75 anni di articoli sull'intero Comune di Crodo, riportando alla luce i fatti, magari sconosciuti o dimenticati, di un altro angolo dell'affascinante Valle Antigorio.

    Ringrazio infinitamente il personale della Biblioteca Comunale e i Padri Rosminiani del Collegio per l'amichevole e costante collaborazione nel fornire le annate dei periodici da consultare.  

    Un grazie anche al fotografo Marco De Giuli per la composizione scritto-immagini. Con le Cronache di Crodo sono giunto alla 39ª raccolta sui paesi ossolani. Come prologo ho scelto un articolo pubblicato sulla Voce del Lago Maggiore nell'anno 1867, riguardante il Castello di Rencio.

    Auguro a tutti buona lettura!

    Domodossola, 2/2/2022  

    Umberto De Petri

    Le cronache di Crodo

    LA VOCE DEL LAGO MAGGIORE N.40/1867

    La Torre di Rencio. - Era il mese di luglio: avevo passato il Gries: avevo ammirato la famosa cascata della Frua a Formazza. Peccato (dicevo a me) che questa cascata non sia abbastanza conosciuta! Formicherebbero i forastieri, e ne rimarrebbero attoniti! Quanti non corrono le mille miglia per vedere cascate d'acqua di minore importanza?...

    In mezzo a queste considerazioni discesi nel piano di Formazza, bel paese per l'estate, distinto in parecchie borgate dove si alternano a vicenda la parte silvestre, e la parte edificata dalla mano dell'uomo. Volli percorrere al chiaro della luna la faticosa strada da Formazza a Premia. Un uomo di guida mi precedeva; avanti a lui camminava il suo cane. Eravamo i tre soli viventi, che si muovessero fra le inospite rupi. Ma quale non era lo spettacolo di quella scena ora tenebrosa e cupa tra le foreste, ora inargentata dal raggio dell'astro notturno?! Milton solamente ha saputo descrivere simili spettacoli nel Paradiso perduto.

    All'albeggiare io toccava il territorio di Premia già feudo dei valvassori De Rhodes. Ho voluto visitare la casa di giustizia dei tempi feudali. E' oggidì destinata per la fabbrica della maiolica. Ma gli architravi robusti, gli scalini massicci, la struttura ciclopica, mi dicono ancora, che fu casa di forza. Ancora in alto stanno infissi i chiodi, dai quali pendevano le funi per dare la tortura agli accusati. O Beccaria, esclamai! Quanto non hai tu meritato in faccia alla società degli uomini col tuo libro Dei delitti e delle pene?!!

    Da Premia a Baceno è breve il viaggio; da Baceno a Crodo si viene con tutta comodità. In alto si vede Cravegna patria d'origine di Papa Facchinetti Innocenzo IX; si vede Mozio dove i luogotenenti di Cesare lasciarono un presidio armato, da cui venne il nome di castra montium, volgarizzato in Mozio. Sesto Quinzio Auceno ebbe tomba in una borgata allora dipendente da Mozio detta oggidì Viceno. E' per questo che Mozio già municipio cospicuo nel IV secolo avendo scelto a patrono l'apostolo S. Giacomo ha potuto costringere gli altri paesi limitrofi a scegliersi il patronato di santi di ordine secondario, cioè Stefano, Giulio, Gaudenzio, Michele ecc.

    All'indomani partii da Crodo a Domodossola. Arrivato a Rencio, mi arrestai a contemplare gli avanzi di una torre posta sopra macigni, che hanno la complessiva circonferenza di 187 metri. Rencio è nome derivato dal linguaggio degli antichi Leponzii, che abitavano questi siti, e significa foresta consacrata a al sole. Le sterminate roccie, le accavallate rovine, le sottilissime piante, e gli antri profondi rendevano adatto il sito ai sacrificii misteriosi della religione Druidica professata da quei primi Leponzii. I loro Dei secondari Esus, Kerden, Vodan, corrispondevano al Marte, alla Venere, all'Apollo de' Greci. I sacrifizii umani erano indispensabili alla vigilia delle battaglie. Tutti i popoli sanno vantare un loro Gefte, ed una loro Ifigenia. Al primo di maggio si celebravano le feste tribudiali per condurre l'armento alle alpi; al primo di ottobre succedevano le sacre libazioni per il perdono. Quando Roma volle tutto latinizzare, allora le tribudiali chiamarono Mai-orgiae; le libazioni del perdono si dissero Veniae. Allo spuntare del secolo XI si italianizzarono i nomi già prima latinizzati, e quindi le Mai-orgiae si dissero Maglioggio; le Veniae si chiamarono Vegno. I siti di quelle feste ritengono ancora questi nomi. I pascoli dove si mantenevano i buoi per i sacrifizii si chiamano anche adesso Boera e Boerengo.

    Mentre in faccia alla torre di Rencio stava assorto a meditare come una voce venuta dalla capanna di Betlemme abbia saputo detronizzare un intiero Olimpo, la mia guida imprese narrarmi la storia di questa torre, e me la contò con quella stessa semplicità di linguaggio con cui la riporto a' miei cortesi lettori.

    Questa torre (disse) apparteneva ai Valvassori De Rhodes di Premia. Graziolo De Rhodes era partito per terra santa al tempo della prima crociata predicata da Pietro l'Eremita. Aveva lasciato a casa la moglie Oldofreda, e l'unica figlia Adelina. Vertivano allora accanite le lotte fra li Valvassori De Rhodes, ed i conti di Baceno: ambi stavano chiusi nei loro castelli; ambi mantenevano soldatesche armate, e si minacciavano la distruzione, e la morte. Il Vescovo di Novara, che aveva una giurisdizione di alta sovranità, invano predicava la tregua di Dio; la pace, e la concordia degli animi. Sarebbesi detto, che la razza degli uomini ambiva ritornare al fratricidio di Caino; sembrava anzi invidiosa dello stato selvaggio, in cui le fiere tentano sbranarsi l'una coll'altra.

    Oldofreda morì poco dopo la partenza di Graziolo. La figlia restò sola, e padrona di se stessa. Il suo castello era situato a Cristo, borgata oggidì a Premia.

    Adelina, la più bella ragazza di Valle Antigorio, infiorata di tutto lo splendore di una giovinezza a 18 anni; ricca di beni, e ricchissima di virtù, era il sospiro di tutti gli innamorati guerrieri (allora moltissimi) e Valligiani ambivano averla. La vezzosa fanciulla di Cristo, dal languido sguardo, dall'eburneo seno, dal morbido crine, stava sulle labbra e nel cuore di tutti. Chi sarà il fortunato?  

    Ulderico dei Conti di Baceno, uomo già a 30 anni, aveva militato agli stipendi di Francia e fama aveva acquistato di prode. Il suo castello posto alla sponda del fiume Toce, era il castello più forte di tutta Val d'Ossola. Strano contrasto con indole mite, e generosa dal valente guerriero! Era la festa di San Michele; la festa cioè di una chiesuola che Guido De Rhodes cacciato di Francia era venuto a fabbricare a Premia. Tutti quelli che innalzano una cappella hanno la superbia di farlo sapere alla posterità inscrivendovi il proprio nome. La superbia di Guido superò la superbia comune. Egli appose alla Cappella anche il proprio ritratto. Il tempo, che mette a livello tutte le superbie umane, cancellò il ritratto, e lasciò il nome, che si legge anche al dì d'oggi – Guidus De Rhodes Superius depictus f. f. Cappellam hanc.

    Alla festa di San Michele si incontrarono gli sguardi di Adelina e di Ulderico; i loro cuori si intesero; la loro unione fu suggellata da sacramento; la bella vergine di Cristo passò al castello di Baceno.

    Tre anni dopo comparve un frate con lunga barba, e con volto abronzito, che stava recitando l' Ave Maria alla Madonna della Selva sulla strada da Cravegna a Baceno. A mezzanotte picchiava alla porta del castello di Ulderico e ne aveva ospitalità. L'ospitalità durò tre giorni. All'albeggiare del quarto giorno si trovò Ulderico estinto nel proprio sangue, e si trovarono mancanti Adelina e il frate. Tutto fu terrore, o spavento per quello orribile, e misterioso avvenimento.

    La fama narrò, che Graziolo in abito di frate aveva svenato Ulderico, e portato Adelina nella torre di Rencio. Ivi bollente di tutte le ire dell'antico livore trucidò la figlia col ferro, e rivolse lo stesso ferro contro se medesimo.  

    Lodovico Maria Sforza destinò la torre di Rencio a stazione telegrafica col mezzo dei fari. Prendeva gli avvisi dalla torre di Mozio e li trasmetteva alla torre di Montecrestese. Di là passavano al castello di Mattarella sopra Domodossola, il quale corrispondeva colla torre di Cardezza per mandare gli ordini a Piedimulera ed indi a Vogogna. Un corriere montava allora a cavallo a portare di galoppo le notizie al Capitano del Lago Maggiore.

    Ma già prima la folgore aveva spaccato uno dei macigni a fianco della torre di Rencio. Il vento e la bufera fischiando per entro la fessura mandano in certi tempi un suono simile al muggito del toro Falaride. All'udire quel suono non v'ha persona in Rencio, la quale non creda che siano le gride furibonde del frate che ammazza la figlia. Gli esorcismi (dicono gli abitanti del sito) l'hanno incatenato a que' macigni, e l'hanno condannato a muggire come un toro. In ogni famiglia si stringono allora pallidi e tremanti i ragazzi intorno al domestico fuocolare recitando un de profundis per l'anima della povera Adelina.

     F. R.

    *********

    L'OSSOLA N.2 DEL 19/1/1895

    Crodo. - Il direttore del nuovo giornaletto ossolano ha voluto che fossi ch'io ne fossi il corrispondente, per questa nostra valle. Non ho potuto dir di no, perchè le sue cortesi parole, e i buoni propositi del periodico, mi hanno legato mani e piedi; eppoi, se debbo confessarmi in pubblico, la mana del cicalare è sviluppatissima nella mia famiglia; ma temo fortemente ch'egli se ne abbia a pentire, perchè io – a dirvela in un orecchio – sono, in certe cose, come dicono, radicale, e, direi quasi, rivoluzionario. Oh per carità, signor procuratore del Re: non creda che io non abbia il dovuto rispetto per le nostre care istituzioni, sogno di tanti e lunghi secoli, acquisto prezioso di tanto e generoso sangue! No, no: io sono un rivoluzionario tranquillo, sdentato; con delle idee, in certi argomenti, bizzarre. Sono radicale così per modo di dire, come Renzo - se ne ricorda? - era poeta, così per modo di dire. E do subito un saggio della mia fede rivoluzionaria: non ho mai potuto capire perchè la Pretura di questo mandamento l'abbiano messa a Crodo, e non piuttosto a Baceno o a Premia. La bomba è scoppiata! Quanti morti? Quanti feriti?  

    Ma veniamo al quia. Crodo conta – se le statistiche dicon vero – 957 abitanti; Baceno invece ne ha 1270 e Premia 1092; Crodo si trova ad un estremo mandamento, che è lungo 23 chilometri circa; e Premia e Baceno sono alquanto più centrali. Per non parlar poi degli incomodi della popolazione in genere, il povero pretore, che deve fare le sue periodiche visite a Formazza, e con queste strade, non vi par che sia altamente da compiangere?  

    Ma non vi hanno sole ragioni topografiche, che militano in favore della mia proposta; vi sono anche ragioni estetiche; e il Governo ha il dovere di procurare a' suoi impiegati sole, aria buona, deliziose vedute... giacchè i quattrini occorrono a Sonnino per ottenere il pareggio.  

    Per tutte queste ragioni, e per altre che tengo in tasca, perchè il direttore vuole brevità, onestà, sincerità, sollevo formale incidente e fo proposta formale, che gli uffici di questo mandamento sian trasportati da Crodo a Baceno o a Premia.

    Ho gettato, impavido, la mia bomba: agli altri il vincere la battaglia.

     NEMO. ***

    Il Consorzio per la condotta medica fra i comuni di Crodo, Mozzio, Viceno, Cravegna, interpretando nel modo più equo l'art. 16 della legge sanitaria, ha nominato a vita il medico condotto signor Del Barba (nativo di Val Anzasca), giovane colto e simpatico. La deliberazione fa onore ai comuni, ed è prova che il dott. Del Barba, non ha solo addimostrato zelo e disinteresse nell'adempimento del proprio dover, ma possiede doti tali da cattivarsi l'animo di tutti.  

    *********

    L'OSSOLA N.4 DEL 2/2/1895

    Crodo. - I medici degli altri mandamenti del Circondario raccolsero quattrini per la compera del siero antidifterico, e anche microscopici paeselli fecero lieto viso ai consigli, a tal riguardo, del loro ufficiale sanitario: ciò non si potrebbe fare anche da noi? Gli egregi nostri medici si rivolgano ai sindaci, ai parroci, alle famiglie, agli amici, agli ammalati che guarirono, ai genitori affettuosi e intelligenti, e... raccoglieranno pur essi una somma rispettabile; questa valle non fu mai seconda alle consorelle quando si trattò di progresso.

    *********

    L'OSSOLA N.11 DEL 23/3/1895

    Crodo. - Chi paga, e senza misericordia, ha pur diritto di farsi sentire quando certi servizi pubblici e mantenuti dai contribuenti non vanno come dovrebbero andare, e

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