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Cronache di un’apocalisse annunciata
Cronache di un’apocalisse annunciata
Cronache di un’apocalisse annunciata
E-book256 pagine3 ore

Cronache di un’apocalisse annunciata

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Info su questo ebook

Giuseppe Magnarapa è un Neuropsichiatra romano nato nel 1947. Ha svolto attività professionale come Assistente presso l’Ospedale Psichiatrico di Guidonia e varie Cliniche Psichiatriche private, ha svolto Servizio di Prima Nomina come Ufficiale Medico presso il Carcere Militare di Forte Boccea e di collaborazione specialistica nel Reparto di Preosservazione Psichiatrica del Carcere di Rebibbia. È stato Responsabile del servizio ambulatoriale di Neurologia presso l’Ospedale di Palombara Sabina, Dirigente Responsabile del Centro di Salute Mentale di Guidonia e Docente del Master Congiunto di Secondo Livello in Psicologia investigativa, giudiziaria e penitenziaria presso l’Università di Cassino (FR).
È autore dei seguenti saggi scientifici:
-I VOLTI DELLA PAURA Psicopatologia del Cinema del Terrore (Firenze Libri, 1998 - Seconda Edizione Aracne Editrice, Roma 2016)
-TEORIA E PRATICA DELL’OMICIDIO SERIALE, Coautrice dott.ssa Daniela Pappa (Armando Editore, Roma 2003)
-GLI EREDI DI CAINO Psicopatologia dell’Omicidio Pubblico e Privato Coautrice Dott.ssa Daniela Pappa (Edizioni Associate, Roma 2005 Seconda Edizione Aracne Editrice, Roma 2016)
-LA CASA DELLA LEALTÀ Il Terror Haza Museum di Budapest (Aracne Editrice, Roma 2006)
-RAGIONE E FOLLIA NELL’OPERA DI STEPHEN KING Coautore Emiliano Sabadello (Il Rovescio Editore, 2010)
-MORIRE D’AMORE Prevenzione e Terapia del comportamento violento (Edizioni Tabula Fati, Roma 2015)
-NEMICO ASSOLUTO (Bietti Editore Milano, 2013)
-IL CASTELLO DISINCANTATO – Cattivi Psichiatri e Psichiatri cattivi (Aracne Editrice, Roma 2018)
-IL TRIANGOLO D’ORO Psichiatria-Violenza-Massmedia (Colosseo Editore, Roma 2019)

È inoltre autore dei seguenti romanzi: 
“COMPLOTTO FINALE” Solfanelli Editore 1990
“I SOGNI DEGLI ALTRI” Genova Silver Press, 1995
“LA MORTE NON BASTA – OBIETTIVO BERLUSCONI” Roma Edizioni Associate, 2007
“L’ALTRO CAPO DEL FILO” Runde Taarn, 2008
“NGF – L’ULTIMO TRAPIANTO” Tabula Fati, 2009
“LA STANZA DEI GIOCHI” Arduino Sacco Editore, 2012
“UN ANGOLO DI PURGATORIO” Solfanelli, 2013
“IL SENNO DEL POI” Ebury Publishing, 2015
“SINCERAMENTE VOSTRO, J. LO SQUARTATORE” Aracne Editrice, Roma 2016
“PHOTOPHOBIA” Aracne Editrice, Roma 2017
“STRAORDINARIA FOLLIA” Colosseo Editore, 2017
“ALESSANDRA, DETTA SANDY” Elison Publishing, 2017
“IL TEOREMA DI BASAGLIA” Bibliotheka Edizioni, 2020
“IL SISTEMA VITA” Tabula Fati, 2023
“SINDROME DI ROMBERG” La Bussola, 2023
LinguaItaliano
Data di uscita13 lug 2023
ISBN9788830687226
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    Cronache di un’apocalisse annunciata - Giuseppe Magnarapa

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    Giuseppe Magnarapa

    Cronache

    di un’apocalisse annunciata

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8182-8

    I edizione agosto 2023

    Finito di stampare nel mese di agosto 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Cronache di un’apocalisse annunciata

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    NOTA DELL’AUTORE

    Questo libro è dedicato a coloro che hanno avuto di che soffrire a causa della recente pandemia: cioè a tutti noi. Ma è anche un sentito ringraziamento alle persone che mi hanno permesso di arricchirlo con le loro testimonianze individuali relative a fatti documentati drammatici o tragici, ma anche paradossali e grotteschi vissuti sulla propria pelle o su quella dei loro familiari, dei loro amici, delle persone amate ed anche di quelle non amate. Un ringraziamento particolare rivolgo ai giornalisti de La Verità per l’indipendenza di giudizio dimostrata in questa circostanza e al giornalista italiano Roberto Mazzoni che, con i suoi puntuali reportages dagli Stati Uniti ha consentito di ampliare la visuale sulle conseguenze della pandemia oltreoceano.

    Speriamo di uscirne più forti, ma anche più consapevoli di quelle diversità che rendono ciascuno di noi unico ed irripetibile nel bene e nel male; perché è da questo prezioso confronto che scaturisce la strutturazione corretta di ogni singola identità e, quindi della società stessa: non dalla commistione caotica cui abbiamo assistito, tra il Tutto e il contrario di Tutto. Solo a questa condizione potremo lasciarci alle spalle la più grande catastrofe che ci abbia mai colpito dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

    Il 18 gennaio 2022, per la prima volta, ho cominciato a mettere per iscritto le mie riflessioni su quello che stava accadendo, in Italia e nel mondo, ma soprattutto in Italia, nel corso di un evento già paragonato alla Terza Guerra Mondiale, molto prima che si scoprisse quanto questa similitudine, apparentemente impropria, si sarebbe presto rivelata, al contrario, molto attinente.

    Ma restando, per ora, alla metafora bellica, stavolta al posto del nemico, figlio baffuto e paranoico di un doganiere austriaco, c’è una pallina invisibile ad occhio nudo con la superficie sferica cosparsa di piccoli peli prensili con i quali si attacca alle cellule dell’organismo ospite, per poi entrarvi dentro, distruggerle e sopravvivere a loro spese. È una pallina vivente ed aggressiva cui hanno dato il nome di Covid-19 per celebrarne la nascita avvenuta, appunto, nel 2019: non si sa ancora con precisione chi siano i genitori naturali, ma ci sono fondati motivi per ritenere che abbiano gli occhi a mandorla e che l’abbiano messa al mondo con la precisa intenzione e l’amorevole speranza di diffonderlo ovunque per dare una scossa salutare a questo mondo ormai troppo stremato ed indebolito dall’eccessivo benessere. Ma su questo torneremo in seguito, quando le mie riflessioni si sposteranno in modo più deciso dalle conseguenze attuali del parapiglia alle sue origini, le sue vere origini.

    Ormai, il termine stesso pandemia, è passato dal gergo fantascientifico a quello realistico della vita quotidiana: è entrato nell’uso comune dalla porta principale, quella del linguaggio politico, giornalistico e dei social network: ma a differenza della fluidità di genere e delle corna reciproche che ormai monopolizzano la cronaca rosa, questo termine ha inciso non soltanto sulle nostre menti già traballanti, ma anche sui nostri corpi, sulle nostre abitudini, sui rapporti con gli altri e addirittura sul nostro lavoro: proprio così, questa malefica pallina piena di aculei ha parassitato a tal punto il cervello dei nostri politici, da costringerlo a formulare progetti folli come quello di impedire di lavorare a tutti quelli che rifiutino di farsi iniettare il magico vaccino salvavita. In altre parole, l’idea grandiosa è quella di farci morire di fame, anziché di Covid o, in alternativa, delle possibili conseguenze spesso gravi, a volte letali, della somministrazione del vaccino stesso.

    Ma come si fa a suscitare un allarme abbastanza grave da convincere il 90%, e possibilmente il 100% delle persone ancora viventi, a fasi iniettare un vaccino sperimentale i cui effetti secondari erano (ma ora non lo sono più!) pressoché sconosciuti agli stessi ricercatori che l’hanno sintetizzato? Semplice: barando o cambiando le carte in tavola, che dir si voglia, sul numero dei morti per Covid, in modo da centuplicarli agli occhi delle persone comune, di quelli che leggono i giornali, per intenderci, o che guardano la televisione.

    Intanto è assodato che il Covid-19 NON è la peste bubbonica, ma un’influenza e, come tale, le notizie che la riguardano possono essere stiracchiate a piacere. La peste presenta sintomi incontrovertibili: nella forma bubbonica, le stazioni linfonodali si gonfiano fino ad esplodere emettendo fiotti di pus infetto: ma il Covid ha gli stessi sintomi dell’influenza, tosse, mal di gola, febbre, bronchite, possibili complicanze polmonari. Da un po’di tempo, la medicina tradizionale ha assunto la Prevenzione come feticcio: giustissimo per alcune patologie; un po’più azzardato per altre. Ma oggi siamo arrivati al punto in cui, a causa di una campagna comunicativa isterica, le persone vanno nel panico al secondo starnuto e alla prima linea di febbre: Oddio, mi è venuto il Covid. Se poi non ti sei fatto il vaccino, allora sai che ti dico? Se ti sei beccato il Covid ben ti sta!

    * * *

    Ma lasciamo stare per un momento i dispetti reciproci e cerchiamo di ragionare: come fa una comunicazione a terrorizzare una quantità di persone la più alta possibile? Semplice: oggi, se sei ricoverato in ospedale con una sintomatologia anche solo vagamente respiratoria e magari provocata da un attacco di panico, ti fanno subito il tampone e, se questo risulta positivo, come spesso succede occasionalmente nelle comunità, la diagnosi è quella di Covid. Se poi, Dio non voglia, la mattina dopo, in ospedale, ti alzi dal letto, inciampi, batti la testa contro uno spigolo e muori, indovina di CHE COSA sei morto, secondo il referto ufficiale? Ma di Covid, naturalmente!

    Pensate sia un’iperbole maligna e paradossale? Allora sentite questa, assolutamente autentica: un signore di ottant’anni in buone condizioni generali, una mattina si alza e muore d’infarto fulminante. Il personale dell’ambulanza non può che constatarne il decesso, ma un medico solerte, o forse sospettoso come quelli dei romanzi gialli, rifiuta di sottoscrivere il certificato di morte, dal momento che non ne è stata accertata la causa. Il paziente allora, viene portato in ospedale e, benché sia già morto, viene disciplinatamente sottoposto a due tamponi successivi, entrambi negativi. Beh, direte voi, ma allora c’è ancora qualcuno che NON muore di Covid! Certo, ma è così malizioso supporre che un tampone post-mortem, procedimento già di per sé ridicolo, sarebbe stato usato, in caso di positività, per conteggiare come morto DI Covid un signore deceduto per infarto, allungando così la lista da sbattere in faccia ai renitenti al vaccino? Li chiamo renitenti al vaccino perché io sono tra questi e non sopporto l’idea di essere ritenuto un No-Vax. Questo termine fu coniato molti anni fa per denominare un gruppuscolo di persone contrarie anche ai vaccini obbligatori per i bambini, l’antivaioloso, l’antidifterico, l’antimorbillo e l’antimeningite, tutti presidi terapeutici assolutamente indispensabili ed ampiamente sperimentati, per combattere malattie molto gravi rispetto alle quali il bilancio costi-benefici della somministrazione di un farmaco preventivo, era decisamente favorevole. Non so fino a che punto questi cosiddetti No-Vax fossero consapevoli dei rischi che facevano correre ai propri figli privandoli della copertura immunitaria nei confronti della difterite e della meningite soprattutto, ma si trattava probabilmente di anime belle in perfetta buona fede che confidavano nei poteri taumaturgici della Natura, ecologisti ante-litteram, in altre parole, in qualche modo analoghi per predisposizione culturale e modello di pensiero ai loro colleghi No-Tav contrari, invece, al progresso della mobilità e, pertanto, concentrati sulla lotta contro le ferrovie ad Alta Velocità che, secondo loro, avrebbero stravolto l’ecosistema del pianeta. Con la differenza che, mentre gli attuali No-Vax non hanno mai assalito né devastato hub vaccinali, i loro lontani cugini No-Tav sono passati più volte all’azione non solo invadendo e danneggiando i cantieri, ma impegnandosi anche in frequenti scontri diretti con le forze dell’ordine, sotto lo sguardo benevolo ed ammirato degli ecologisti loro sostenitori.

    * * *

    Ma per tornare al Covid, la notizia attuale più sorprendente è questa: qualche giorno fa è morto David Sassoli, un personaggio di spicco, Presidente italiano del Parlamento Europeo. È morto, dicono, per malattia, non si capisce bene quale: di certo c’è solo che era regolarmente vaccinato, col booster, come si dice oggi, cioè con ben tre inoculazioni. Quale idiota potrebbe mai pensare che sia morto di Covid, nonostante il vaccino, oppure a causa di un mortale effetto avverso del vaccino stesso? Come ben sapete, gli idioti non mancano certo nella nostra comunità, eppure non se n’è trovato uno, neppure uno, che accennasse semplicemente a questa sacrilega ipotesi! Forse un’idiota, per quanto tale, non può esserlo mai al punto di esporsi in modo così ingenuo al pubblico linciaggio; ma comunque sia, l’episodio dimostra una volta di più la mostruosa efficienza del cosiddetto Effetto Werther, forse la scoperta più sensazionale, effettuata nel secolo scorso, relativa ai meccanismi della comunicazione di massa. Torneremo su questo fenomeno più volte, ma per ora vi basti sapere che è talmente potente da appiattire chiunque, idioti e non, oltre che persone molto intelligenti, su un’accettazione supina e acritica di quanto ci viene propinato dall’informazione qualora essa sia mirata, concorde e unidirezionale.

    Allo stato attuale, qual è il contenuto di questa informazione di massa cui ho accennato?

    Primo: La pandemia è solo un increscioso incidente dovuto al fatto che un virus di provenienza naturale si sarebbe trasferito dal suo ospite abituale, forse un pipistrello, ad un ospite diverso, forse un pangolino, all’interno del quale si è trasformato, è cresciuto aumentando competenze ed autoconsapevolezza, per poi trasferirsi di nuovo passando, stavolta, all’uomo, dove ha scoperto di essere diventato patogeno, riuscendo a trasformare il nuovo ospite in un ambiente particolarmente adatto per lui: peccato che quest’ultimo trasferimento comportasse spesso e volentieri la morte dell’organismo ospite e, dunque, la necessità impellente di trovarne un altro simile: dando luogo così alla diffusione del contagio.

    Questo è falso: sappiamo per certo che l’aereo che portò i funzionari cinesi alla settimana della moda di Milano fu lasciato partire DOPO che Wuhan era già stata isolata dal resto della Cina e messa in quarantena. Ci significa che i cinesi SAPEVANO del virus e, ciononostante, hanno scientemente lasciato partire un aereo, fregandosene del fatto che i passeggeri loro connazionali potessero essere infetti o, forse, contando proprio su questo allo scopo di scatenare in modo surrettizio il più grave attacco militare biologico che si sia mai verificato nella storia del mondo. Ma ora veniamo al secondo assunto riguardante, stavolta, i Paesi oggetto dell’attacco.

    Trattandosi di un virus e non essendoci tempo né voglia di trattative, né tantomeno di un contrattacco adeguato, la questione è saltata direttamente al problema dell’emergenza sanitaria. Logicamente, all’inizio, si è ritenuto che l’arma usata, cioè il virus, potesse essere contrastato con un vaccino adeguato che, però, non avrebbe lasciato il tempo necessario alle dovute sperimentazioni per accertarne efficacia ed innocuità, sperimentazioni che, in tempi normali, richiedono tra i cinque e i dieci anni.

    Si è partiti, dunque, dall’ipotesi che si trattasse di un virus comunque e sempre mortale, unica eccezione possibile alla regola della sperimentazione preventiva: di fronte ad una minaccia mortale ed imminente, non ci sono precauzioni che tengano, dal momento che, in assenza di vaccino, bisogna comunque morire se ci si ammala.

    Anche questo, tuttavia, si è ben presto rivelato fallace: un pugno di medico coraggiosi ha dimostrato che essa era curabile anche a domicilio con farmaci di uso comune, tipo idrossiclorochina, antiinfiammatori, antibiotici particolari, cortisone e vitamine, tutto facilmente reperibile in farmacia. Poi è stata la volta del plasma iperimmune ricavato dai soggetti guariti e degli anticorpi monoclonali. Un coraggioso medico ospedaliero che aveva già ottenuto lusinghieri risultati terapeutici sui suoi ricoverati è stato linciato mediaticamente fino ad indurlo al suicidio. Il problema, tuttavia, non erano tanto le terapie ospedaliere e domiciliari, identificate in tempi brevi come fattibili ed efficaci, ma i contratti miliardari firmati nel frattempo dai nostri politici con le case farmaceutiche produttrici di vaccini che, dunque dovevano essere in qualche modo, smerciati, sotto l’eco della grancassa pubblicitaria scatenata dalla stampa conformista e totalmente subordinata al sistema.

    Ed ecco allora l’allarme scatenato da una comunicazione catastrofica a senso unico, finalizzata all’uso massiccio di un vaccino sperimentale autorizzato a tempo di record con decreti speciali: il vaccino, tuttavia, non è la panacea e, contrariamente a quanto si è lasciato credere, non è bastata una sola inoculazione a proteggere dalla malattia, anzi, non ne sono bastate neppure due e, a quanto sembra, dopo la terza, se ne intravede anche un’altra successiva.

    Il vaccino, come tutti sanno, agisce sul sistema immunitario, addestrandolo al riconoscimento del nemico per poterlo attaccare ed annientare più facilmente. Ciò presuppone, tuttavia, che il sistema immunitario sia indenne o quantomeno ben funzionante, ma la Medicina ci insegna che molte malattie sono legate proprio a disfunzioni di tale sistema. Questo comporta o reazioni esagerate nei confronti di antigeni esterni di per sé innocui, come avviene nelle allergie, oppure addirittura reazioni aggressive contro i componenti dello stesso organismo che non vengono riconosciuti a causa della distorsione nel sistema immunitario provocata dalle cosiddette malattie autoimmuni.

    Ne deriva, pertanto, che, siccome il vaccino, qualunque vaccino, interferisce con l’attività del sistema immunitario, bisogna stare molto attenti nel somministrarlo a soggetti allergici o portatori di malattie autoimmuni: in altre parole, non potendosi acquisire preventivamente il livello di rischio reale di reazioni avverse, detti pazienti dovrebbero essere automaticamente esentati dall’inoculazione, protetti, ed eventualmente curati in modo tempestivo con farmaci alternativi che, come si è detto, esistono e, quindi, rendono meno indispensabile il vaccino stesso.

    Questo, purtroppo, non è accaduto: conosco personalmente una giovane affetta da Artrite Reumatoide, malattia autoimmune, da molti anni e già in terapia specifica con farmaci ad azione deprimente sulla iperattività del sistema immunitario: ebbene, a questa ragazza sono state somministrate tre dosi da vaccino anti-Covid e, come se ciò non bastasse, anche una dose di vaccino per la comune influenza stagionale. In altre parole, dopo aver cercato di tener a bada per anni l’esuberanza patologica e autodistruttiva di un sistema immunitario tarato, gli si rifila un calcione in senso contrario per indurre il sistema stesso ad essere più attivo ed aggressivo nei confronti del Covid. Ancora, una giovane signora che ha sofferto di episodi precedenti di Sclerosi Multipla, anch’essa patologia autoimmune, sottoposta al cosiddetto Booster, cioè le tre dosi regolamentari di vaccino. Non voglio fare valutazioni affrettate, ma credo di poter affermare che, in tempi normali, queste due pazienti sarebbero state tranquillamente esentate da una simile sollecitazione farmacologica e protette in modo diverso: tuttavia come molti pensano, ormai, questi non sono tempi normali, dal momento che l’obbligatorietà del vaccino, negata a parole in base della Costituzione più bella del mondo, viene di fatto imposta con il più antico meccanismo del mondo: il ricatto. Proprio così, lo stesso ricatto adottato nei confronti dei commercianti dalle organizzazioni criminali che, in cambio della loro protezione pretendono il pagamento del pizzo e, se questo non avviene regolarmente, incendiano il locale o lo mettono a soqquadro per dimostrare praticamente, come detta protezione sia venuta meno. Anche il vaccino promette protezione dal virus e, come nell’esempio precedente, se non te lo fai iniettare, ti impediscono di lavorare, ottenendo quindi, lo stesso scopo perseguito dalle organizzazioni criminali distruggendo il negozio, impedendoti in ultima analisi di guadagnarti il pane. Ma col vaccino è anche peggio, perché mentre se paghi il pizzo regolarmente, hai la possibilità di lavorare, cioè l’organizzazione criminale mantiene la parola, se ti fai il vaccino, contrariamente alle promesse dello Stato, puoi ammalarti lo stesso e, dunque, non puoi comunque lavorare.

    " si obietta ma ti ammali in modo meno grave e non muori" : anche questo non del tutto vero, dato che, come è ormai assodato, i vaccinati possono sia contagiare che ammalarsi essi stessi e persino finire in Ospedale e, qualche volta, addirittura in terapia intensiva: perciò, in ogni caso, i commercianti non possono più lavorare, almeno

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