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Papa o non Papa?: La Chiesa nella tempesta
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Papa o non Papa?: La Chiesa nella tempesta
E-book254 pagine3 ore

Papa o non Papa?: La Chiesa nella tempesta

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Info su questo ebook

Un saggio puntuale e accurato, un’indagine sulle dinamiche interne alla Chiesa con i suoi papa e anti-papa, papi emeriti, non-papa, Chiesa, anti-Chiesa, alla strenua ricerca di un filo logico, supportato dalle Sacre Scritture, ma anche dalle innumerevoli marianofanie, non tanto per condannare e demolire, ma per trovare un senso, il Vero Senso di tutto, per poter ancora credere, per poter ancora vivere in quella Fede che accompagna molti di noi per tutta la vita.
Qual è il vero destino della Chiesa?     
È davvero tutto sotto i nostri occhi o c’è ancora tanto da scoprire affinché la verità possa di nuovo illuminare il cammino della Chiesa cattolica?

Sandro Pomiato nasce a Venezia ormai un mucchio di anni fa. Si laurea in medicina e chirurgia a Padova nel 1974, a pieni voti ma con un ritardo di due anni a causa di una lunga malattia contratta nel corso degli studi. Per quasi quarant’anni lavora come medico missionario (sinonimo di dedizione e servizio incondizionati) in quelli che allora si chiamavano “Paesi del Terzo Mondo”: prima, per quindici anni, in ospedali rurali e lebbrosari missionari e governativi; poi, per quattro, come funzionario dell’Unicef, ma viene rimpatriato in condizioni critiche per una serie di gravi infezioni tropicali contratte nel frattempo. Nel 1998 si trova in Nigeria a capo del team internazionale di esperti sanitari in una “Country review” finanziata dalla Commissione europea in vista della riapertura del Paese dopo la parentesi della dittatura militare, ma è costretto a rinunciare dopo alcuni mesi a causa dei pressanti condizionamenti da parte della stessa Commissione per pilotare politicamente lo studio. A partire dal 1992 lavora in qualità di “esperto” per la “Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS)” del Ministero italiano degli affari esteri (MAE). In questa veste, nel periodo 2010-2011, vive in Afghanistan come coordinatore di tutti i programmi di cooperazione del MAE nella regione occidentale del Paese, a stretto contatto con i militari italiani di stanza a Herat, alle salme di molti dei quali darà l’estremo saluto al momento del loro rimpatrio in Italia. È la sua ultima esperienza. Si conclude in modo drammatico a causa del “fuoco amico” delle nostre istituzioni (MAE e Ministero della difesa italiani) con minacce di morte all’arma bianca nei suoi confronti durante l’ennesima malattia “professionale”. Il tragico esito della missione (ISAF/NATO), conclusasi senza gloria nell’agosto 2021 con il ritiro unilaterale e incondizionato degli USA dal Paese, ne dimostrerà la vera natura. Rientrato infine in Italia, decide di appendere irrevocabilmente al chiodo gli strumenti del lavoro e di dedicarsi per alcuni anni alla pubblicistica indipendente. Nel marzo del 2020 è tra i primi ad ammalarsi di Covid in modo gravissimo, giungendo in limine mortis. È l’esperienza più straordinaria della sua vita, e la guarigione improvvisa e forse prodigiosa segna per sempre il resto della sua esistenza. Ha cercato di combattere la buona battaglia, riuscendo (forse) a conservare la fede (2 Timoteo 4:7). Ora, come Paolo, attende con serenità la fine della propria corsa.
LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2023
ISBN9788830692329
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    Anteprima del libro

    Papa o non Papa? - Sandro Pomiato

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Sommario

    NOTA INTRODUTTIVA

    PARTE PRIMA: PAPA O NON PAPA?

    PROLOGO

    Cap. 1 CONCISTORO CON SORPRESA

    Cap. 2 LA MASSONERIA ALLA CONQUISTA DELLA CHIESA

    Cap. 3 UN CONCLAVE PASTICCIATO

    Cap. 4 IN DIRITTO LA FORMA È SOSTANZA

    Cap. 5 LA QUESTIONE DI UN PAPA ERETICO

    Cap. 6 UN CONFLITTO CANONICO DI ANTICA DATA

    Cap. 7 IL FENOMENO BERGOGLIO

    Cap. 8 NON DISPREZZATE LE PROFEZIE

    8.1 La profezia di san Malachia

    8.2 La profezia di Jacques de Molay

    8.3 Il terzo segreto di Fatima

    8.4 Garabandal

    8.5 I messaggi profetici di Anguera

    Cap. 9 L’APORIA TEOLOGICA

    PARTE SECONDA: LA CHIESA NELLA TEMPESTA

    NOTA INTRODUTTIVA

    Non sono un teologo e neppure un canonista. Né in verità ho mai avuto la pretesa di esserlo, perché la mia formazione umana e professionale ha battuto altre strade. Tuttavia i sacralia mi hanno sempre affascinato e ritengo che come laico battezzato nella fede cattolica, cresciuto in seno alla Santa Chiesa Apostolica Romana e nella venerazione profonda per la figura del Santo Padre, lo Spirito di Dio con i suoi settiformi doni abbia alitato anche su di me quando con la sacra unzione cresimale il vescovo mi confermò nella fede. E con essi mi abbia trasmesso, assieme alla scienza per vedere, l’intelletto per discernere e la sapienza per comprendere. Poiché talora può succedere che Egli ami rivelare proprio ai piccoli, quale umanamente io mi ritengo, ciò che agli occhi dei sapienti e degli intelligenti sceglie di tenere celato (Mt 11,25).

    Forse per questo i fatti straordinari che si sono succeduti in questi ultimi anni nella Chiesa mi hanno spinto a cercare di dare un senso, magari per non perderla questa mia fede, a quanto stava accadendo, nel tentativo di scorgere comunque dietro a quei fatti, seppure con penosa fatica, la manifestazione della Volontà di Dio e della Sua insondabile Misericordia.

    Ho avuto una vita intensa e bellissima, che mi ha portato in giro per il mondo a contatto con moltitudini di altri uomini dalle differenti culture per testimoniare con la mia silenziosa opera di medico missionario la Carità insegnataci da Cristo Gesù.

    Ma proprio la conoscenza di tanti uomini e della loro multiforme natura mi ha indotto come cristiano ad interrogarmi senza dare nulla per scontato, anche quando la verità che avrei potuto scoprire mi sarebbe potuta apparire scomoda e mettere in dubbio le mie certezze; salvo quando l’indiscutibilità del dogma e l’obbedienza ad esso dovuta mi imponevano di credere senza se e senza ma.

    È lo spirito con cui nasce questo lavoro: laico, dunque, ma in un’ottica di fede, disposto a cogliere negli accadimenti della storia e nelle marianofanie profetiche i tratti misteriosi dei disegni di Dio.

    Quando nell’autunno del 2021 cominciai a mettervi mano, l’umanità si trovava a vivere un momento di grandissima angoscia. Da due anni la pandemia da Coronavirus continuava a disseminare ovunque milioni di vittime e sembrava irrefrenabile. Il mondo, attonito, si era come ripiegato su se stesso e si era praticamente fermato. Sacrosante libertà democratiche individuali ritenute fino ad allora intoccabili venivano ogni giorno conculcate in nome della salute pubblica, mentre una gestione sconsiderata della comunicazione da parte delle autorità, acriticamente ripresa dai media, creava fra la gente la psicosi dell’untore con messaggi assillanti se non addirittura ossessivi su una ecatombe infinita di decessi a ragione o a torto imputabili al virus, spesso imprudentemente accorpati senza ragione scientifica. Le economie di intere nazioni vacillavano e una profonda frattura si era verificata in seno alla società civile sulla accettabilità morale oltre che delle limitazioni imposte anche dei vari vaccini che venivano offerti di volta in volta per contrastare efficacemente il diffondersi della malattia.

    In questa situazione drammatica, la Chiesa aveva scelto sorprendentemente di allinearsi senza riserve alle direttive dello Stato. Chiuse le chiese per evitare ogni contatto fra i fedeli, scomparsi i sacramentali, sospese le funzioni religiose e perfino la Santa Messa, comunque con obbligo inderogabile di comunione sulla mano e rifiuto di darla a chi in coscienza non l’avesse ritenuto accettabile per il rispetto dovuto alla maestà di Dio, vaccinarsi era divenuto come per dogma un atto d’amore. Era impossibile perfino assistere i propri cari rigorosissimamente isolati nelle corsie degli ospedali o amministrare gli ultimi sacramenti agli agonizzanti (io posso dirlo che l’ho provato) e pure accompagnare alla tomba i propri defunti, che morivano privi di qualsiasi conforto familiare e religioso per venire sbrigativamente (e obbligatoriamente) cremati senza indugio dopo il decesso e una sbrigativa cerimonia funebre. Un incubo infernale che con un tratto di penna delle supreme autorità ecclesiastiche aveva cancellato duemila anni di fede e di eroismo senza limiti da parte di schiere di santi noti ed ignoti, che con la loro testimonianza di sublime carità cristiana avevano fatto nei secoli grande e gloriosa la Chiesa. Tutto questo nel nome di un salutismo idolatrico al quale tutto poteva e doveva essere sacrificato, compresa la salvezza eterna delle anime.

    Per molti cristiani, oltre agli orrori del virus, era ancora troppo vivo il ricordo abominevole dell’immagine lignea della Pachamama adorata sul suolo sacro dei giardini vaticani alla presenza compiaciuta e quasi sorniona del papa. Era successo il 4 ottobre del 2019, praticamente alla vigilia dello scoppio della pandemia.

    Ma quale Chiesa era questa?

    Fra Alexis Bugnolo, traduttore medievalista di fama, aveva intanto iniziato a porsi delle domande sulla legittimità di quello strano pontefice, interrogandosi sulla intenzionalità dei troppi strafalcioni linguistici di cui Benedetto xvi, suo predecessore dimissionario, aveva infarcito il testo originale latino della dichiarazione con cui sei anni prima aveva rinunciato al soglio petrino. La rigorosa inchiesta di Andrea Cionci (Papa e antipapa), durata due lunghi anni, si era praticamente conclusa e aveva decrittato una possibile, sconvolgente chiave di lettura di come il papa, all’atto delle sue dimissioni, avesse blindato canonicamente il suo pontificato arroccandosi in sede impedita.

    Dal canto mio, con immediato entusiasmo, già nel 2014 avevo condiviso con slancio le perplessità del nostro Antonio Socci (nel suo libro: Non è Francesco) sulla invalidità formale del conclave del 2013 e di conseguenza sulla illegittimità dell’elezione di Bergoglio al papato. E ora trovavo che la ricostruzione di Cionci sulla verità dei fatti era non solo credibile ma anche convincente.

    Sentivo però che qualcosa mancava, come se papa Francesco non fosse un mero incidente di percorso puntuale nella lunga e travagliata storia della Chiesa, bensì il punto di arrivo di un processo eversivo ben più vasto ed oscuro, annunciato da secoli e inquadrabile in termini escatologici.

    Cominciai, dunque, a pormi anch’io delle domande.

    All’inizio voleva essere un articolo piuttosto succinto dove venivano elencati i dati oggettivi della questione, per lasciare all’eventuale lettore il compito di farsi una sua personale opinione. Ma l’articolo divenne a poco a poco sempre più articolato e corposo fino a diventare una specie di saggio, nello scrivere il quale, più che alla pianificazione, mi abbandonai all’intuizione che mi apriva alla fine di ogni capitolo nuovi orizzonti da esplorare.

    Il lavoro che segue è il risultato di queste mie riflessioni, strappate alla banalità del quotidiano nei pochi minuti della giornata che, da persona comune peraltro avanzata negli anni, riuscivo a ritagliarmi con grande fatica dalla frenesia implacabile della quotidianità e nella logica quasi ineludibile del religiosamente corretto.

    A dire il vero, il lavoro poteva dirsi concluso già nell’autunno del 2022, ma gli avvenimenti seguenti, primo fra tutti la morte del Santo Padre Benedetto xvi il 31 dicembre di quello stesso anno, mi obbligarono a continuare a rimodularne il testo in attesa di un auspicato sbocco editoriale. Ed anche ora che sempre nuove evidenze continuano ad emergere in quella che Andrea Cionci con felicissimo termine ha definito la Magna Quaestio, questa rimane ben lontana da una soluzione definitiva e richiederebbe aggiornamenti continui, mentre il tono della querelle si alza ed ha già assunto gli aspetti di uno scontro mediatico aperto che dilacera non poco il popolo dei fedeli e non solo loro.

    Debbo tuttavia confessare con il senno di poi che nonostante i miei sforzi per rimanere imparziale ciò non mi sia sempre riuscito: troppa la passione con cui andavo vivendo la mia ricerca. Ne sono rammaricato. Ma ho cercato di rimediare, quando le circostanze lo richiedevano, contemperando i lati meno luminosi dell’uomo Ratzinger con gli innegabili aspetti positivi dell’uomo Bergoglio, evitando però con cura, almeno nelle intenzioni, di darne una valutazione strettamente morale dell’uno o dell’altro.

    Leggendo il testo si potrà avere l’impressione che talora ci si ripeta e che su alcuni pensieri si ritorni più volte. È vero e ciò non avviene per caso, perché ogni volta c’è sempre un qualcosina in più: troppo importanti per rischiare di non essere capiti i concetti alla base della quasi surreale vicenda che ci accingiamo a descrivere. Oltre al fatto ben noto che repetita iuvant: ripetere aiuta a fissare meglio le idee e a ricordarle.

    Di una cosa però non ho il minimo dubbio: della mia retta intenzione, perché criticare gli uomini di chiesa non significa automaticamente criticare la Chiesa, come purtroppo è convinzione diffusa e spesso non disinteressata. E per quanto sono stato capace, ho cercato di rispettare tale principio, mettendo in questo mio lavoro – con ogni possibile onestà intellettuale – quanto le mie conoscenze di non specialista e la mia coscienza di cristiano mi hanno consentito talora dolorosamente di offrire.

    Il giudizio finale spetta ora al lettore.

    S.P. Aprile 2023

    PARTE PRIMA - Papa o non papa?

    PROLOGO

    L’11 febbraio 2013 doveva essere per la Chiesa un giorno come tanti altri. Magari un po’ più paludato degli altri perché era l’anniversario della prima apparizione della Madonna di Lourdes alla grotta di Massabielle (1858) come della firma dei Patti lateranensi fra la Santa Sede e il Regno d’Italia (1929) che ponevano fine al lungo e doloroso contenzioso diplomatico seguito allo sfondamento delle mura di Porta Pia da parte dei bersaglieri del generale Cadorna il 20 settembre del 1870.

    Anche il concistoro ordinario convocato per quella mattina da papa Benedetto xvi doveva essere un po’ come tanti altri: alcuni beati da canonizzare – per quanto di insigne memoria (i martiri di Otranto) – e la liturgia di rito. Poi tutti a casa con il ritorno alla tranquilla routine della vita ecclesiastica quotidiana.

    Non fu così. E quel giorno sarebbe entrato per sempre nella storia della Chiesa con la potenza dell’apocalisse.

    Cap. 1 - CONCISTORO CON SORPRESA

    Sono circa le 12 meridiane quando nella sala del concistoro la cerimonia sta per giungere al termine. Secondo il protocollo, dopo aver annunciato la data della celebrazione ufficiale sul sagrato della basilica vaticana per l’iscrizione dei nuovi santi nell’apposito album, il papa dovrebbe alzarsi, pronunciare la formula della benedizione e andarsene. Invece no: resta seduto, il segretario mons. Gänswein, scuro in volto, gli porge un foglietto bianco e Benedetto xvi comincia a leggere, con calma; la voce è flebile ma ferma: «Fratres carissimi...» (fig. 1).

    Gli eminentissimi cardinali, nel loro abito corale purpureo, ascoltano un po’ sonnacchiosi: in pochi hanno oggi sufficiente dimestichezza con il latino ecclesiastico per capire al volo quanto il papa va dicendo. Ma quando subito dopo il cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, legge a sua volta una costernata risposta in italiano all’indirizzo del Santo Padre, la verità fa breccia in tutta la sua gravità inaudita: il papa ha rinunciato al ministero petrino, il papa si è dimesso (fig. 2).

    Sorpresa, sconcerto, incredulità. In breve la notizia fa il giro del mondo, battuta da tutte le agenzie di stampa del pianeta. E l’impatto è immenso. Mai, da secoli, era successo qualcosa di simile. E quando Gregorio xii aveva fatto la stessa cosa, quasi seicento anni prima (il 13 marzo 1415), le circostanze erano in apparenza più drammatiche, perché bisognava ricomporre il Grande Scisma d’Occidente che aveva lacerato la cristianità per quasi quarant’anni dopo che per settanta il soglio pontificio era rimasto in esilio ad Avignone.

    Solo in apparenza, però, perché una battaglia invisibile e anche più accanita di quella di allora si sta ora combattendo da tempo all’interno dei sacri palazzi. Il suo prezzo è la conquista della Chiesa. I 2 Vatileaks, lo scandalo della pedofilia ecclesiastica, le malversazioni dello ior, gli assalti al Vaticano da parte della finanza internazionale e mille altre cose avevano segnato da ultimo il mansueto pontificato di Benedetto xvi, avvolgendo il papa nelle trame innominabili di forze oscure gnostico-massoniche, che da anni lavoravano nell’ombra a livello mondiale per impossessarsi del sacro soglio di Pietro e che in Vaticano avevano la loro quinta colonna in quella che poi fu spavaldamente definita la Mafia di San Gallo da uno dei suoi stessi capi, il Cardinal Godfried Danneels, primate del Belgio e presidente della omonima Conferenza episcopale¹.

    In quel momento molti percepiscono seppur vagamente che qualcosa di inquietante e di irreversibile è forse accaduto, qualcosa di oscuro, quasi di apocalittico, in un clima in crescendo di disordine mondiale e di profezie escatologiche sugli ultimi tempi.

    Nessuno dei cardinali, però, si rendeva probabilmente conto che con quella mossa a sorpresa il mite ma acuto Benedetto xvi, lasciato da loro praticamente solo in questa silenziosa battaglia, aveva scelto di giocare d’azzardo sparigliando le carte. Né potevano rendersi conto della trappola pazzesca nella quale la Chiesa si stava infilando. Meno che meno gli stessi mafiosi di san Gallo, che per quella rinuncia avevano lavorato nell’ombra per anni e ora esultavano in cuor loro per la vittoria.

    A presagire però che non si sarebbe trattato di una passeggiata primaverile fra i colli di Roma ma di una tempesta che si stava addensando piena di minacce sul cielo della Chiesa, nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno alle 17,56 un fulmine colpisce stizzosamente in pieno la cupola di San Pietro, mentre sopra i tetti dell’Urbe si prepara un violento temporale (fig. 3).

    Fotomontaggio, illusione prospettica, fotoritocco? Molto si è discusso su quella immagine quasi incredibile contestandone la veridicità nonostante le decise smentite del fotoreporter dell’Ansa che la scattò, Alessandro Di Meo. Finché non arrivò di lì a poco il video indipendente della bbc che tolse

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