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Diventa chi sei: Una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni ed interessi
Diventa chi sei: Una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni ed interessi
Diventa chi sei: Una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni ed interessi
E-book217 pagine1 ora

Diventa chi sei: Una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni ed interessi

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Info su questo ebook

Avere tanti progetti e interessi non ci condanna affatto ad essere dei dilettanti inconcludenti. Una curiosità insaziabile non ci rende necessariamente degli eccentrici che disperdono le proprie energie, ma dei multipotenziali: persone che perseguono molteplici attività creative. E questa può essere la più importante delle nostre qualità.

Diventa chi sei si propone di aiutarci ad incanalare positivamente le nostre passioni e le nostre doti. Partendo dalla sua famosa conferenza TED “Perché alcuni di noi non hanno un’unica vera vocazione”, Emilie Wapnick capovolge i criteri che tradizionalmente guidano la ricerca di una carriera e una vita di successo. Invece di suggerire la specializzazione in un’unica disciplina, la scelta di una nicchia, o la pratica costante in una singola area, l’autrice fornisce un programma pratico per vivere una vita soddisfacente attorno a tutte le nostre passioni.

In questo libro scoprirete:
  • Come individuare la carriera più adatta alla vostra vera personalità.
  • Come guadagnarvi da vivere dedicandovi ai vostri molteplici interessi, specialmente nell'attuale difficile mercato del lavoro.
  • Come focalizzarvi su molteplici progetti, facendo progressi in ciascuno di essi.
  • Come affrontare le difficoltà più comuni, inclusa quella di perdere interesse per le cose che prima amavate.
Diventa chi sei vi insegnerà a progettare una vita – a qualunque età e a qualunque stadio della vostra carriera – in cui potrete essere pienamente voi stessi e di fare il tipo di lavoro che più amate.
LinguaItaliano
Data di uscita15 feb 2018
ISBN9788885783508
Diventa chi sei: Una pratica guida per persone creative che hanno molteplici passioni ed interessi

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    Anteprima del libro

    Diventa chi sei - Emilie Wapnick

    TUTTO?

    BENVENUTI NELLA TRIBÙ

    1

    NON C’È NIENTE DI SBAGLIATO IN TE

    Emilie?.

    Alzai lo sguardo dal banco dei salumi. Davanti a me c’era l’insegnante di teatro con cui avevo fatto un corso quand’ero ragazza. Non la vedevo da anni. Ci abbracciammo e, raccontandoci un po’ di cose, mi disse come andava la sua scuola.

    Poi mi chiese: Tu, invece, che fai?

    Il prossimo autunno comincerò a studiare Legge, risposi entusiasta (l’anno prima avevo seguito un corso introduttivo di giurisprudenza ed ero rimasta come affascinata da cose come contratti e diritto di proprietà, che mi avevano mostrato il mondo da una prospettiva completamente nuova).

    Lei ebbe una reazione che non mi aspettavo. Fece una smorfia buffa e inclinò la testa.

    Mmm… pensavo che saresti diventata una regista.

    Il cuore mi finì nei calzini. Eccolo lì: il mio dramma racchiuso in sei parole.

    Pensavo che saresti diventata una regista.

    L’episodio risale a una decina di anni fa. Io ne avevo 23 e cominciavo pian piano a farmi un’idea di me stessa. Notavo la mia tendenza a tuffarmi continuamente in nuovi progetti, a lasciarmi assorbire totalmente da essi, divorando voracemente tutte le informazioni che riuscivo a raccogliere per realizzarli. Dopo qualche mese (o anno), però, incredibilmente l’interesse tendeva a svanire e un altro progetto, ugualmente esaltante, si affacciava al mio orizzonte. La dinamica si ripeteva. Raggiunto un discreto livello di competenza, subentrava, ogni volta, la noia. Ovviamente, a quel punto la gente, osservandomi, puntualmente mi diceva: Però, Emilie, ci sai fare! Hai trovato la tua strada. Altro che strada! Il senso di colpa, piuttosto; la vergogna.

    Questo modo di essere – appassionarsi a qualcosa, tuffarsi nel suo mondo, carpirne i segreti e, dopo un po’, lasciarla andare – mi dava un’ansia tremenda. Per giunta, convinta che questa tendenza riguardasse solo me, mi sentivo profondamente sola. I miei coetanei non avevano certo capito tutto di loro stessi, ma si muovevano lungo una traiettoria lineare, orientata verso un’unica direzione, o così mi sembrava. Il mio percorso, invece, era un caotico zig-zag: musica, arte, web design, regia, Legge…

    Sentire la mia ex insegnante di teatro pronunciare quella frase con evidente imbarazzo e delusione – PENSAVO CHE SARESTI DIVENTATA UNA REGISTA – fu come sbattere la testa contro una Verità da cui ero sempre fuggita: non ero capace di dedicarmi a una sola cosa per volta. Questa consapevolezza mi donò un momento di lucidità assoluta, e non tanto piacevole. Mi feci tante domande: troverò mai la mia strada? Ma esiste davvero una strada? Se non ho vocazione per quello che ho fatto finora, la prossima volta sarà quella giusta? Sarò mai soddisfatta di quel che faccio per più di qualche anno o, alla fine, ogni interesse perderà fascino? La domanda più insidiosa scaturì di conseguenza: se per essere felice devo andare di fiore in fiore, riuscirò mai a combinare qualcosa? Temevo di essere geneticamente incapace di concentrarmi su un obiettivo e portarlo a termine. C’era qualcosa di sbagliato in me, ne ero certa.

    Qualcuno dirà: pensieri frivoli di una ragazza privilegiata, magari dovuti all’età o alla mancanza di maturità, ma Che ci faccio qui? è una domanda che tutti gli esseri umani si pongono. Vivere sulla propria pelle questo genere di confusione – che non riguarda solo la carriera, ma l’identità – mi sembra tutto fuorché frivolo. È paralizzante.

    COSA VUOI FARE DA GRANDE?

    Ricordi quand’eri piccolo e ti chiedevano cosa volevi fare da grande? Come ti sentivi? Se penso ai miei cinque o sei anni, la risposta esatta non mi sovviene. Ricordo, però, quello che accadeva subito dopo: la faccia dell’adulto che mi aveva fatto la domanda assumeva un’aria di orgoglio e approvazione. Dichiarare un’identità fa stare bene. Il mondo (almeno, il mio piccolo mondo) approvava.

    Poi, quando cresciamo, qualcosa succede: da un divertente esercizio di immaginazione l’interrogativo cosa vuoi fare da grande diventa serio e ci trasmette sempre più ansia. Cominciamo a sentire la pressione e l’obbligo di dargli una risposta concreta, che abbia un peso e delle conseguenze cui saremo vincolati. È come se il mondo attorno a noi provasse a individuare che tipo di persona stiamo diventando e noi volessimo la stessa approvazione che ci assicuravano da piccoli, quando eravamo convinti che avremmo fatto il pagliaccio da circo o il pompiere.

    Vogliamo tutto e rifiutiamo le etichette, cercando di evitare le scelte sbagliate. Mentre il mondo attorno a noi ci sprona a scegliere una specializzazione, a puntare sulle nostre forze e a trovare una nicchia tutta nostra, noi poveri mortali ci arrovelliamo per capire chi siamo e che cosa potrà dare significato alla nostra vita. Siamo vittime di pressioni esterne e interne, che s’intrecciano con l’inquietudine esistenziale e la confusione identitaria. E il caos non si limita all’adolescenza. Per molti di noi, dura per tutta la vita.

    IL MITO DELL’UNICA VERA VOCAZIONE

    La domanda cosa vuoi fare… riesce a seminare il panico nei cuori e nelle menti di tutti noi perché sottintende che dovremmo essere una sola cosa. Se a cinque anni snoccioli una lista di dieci future versioni diverse di te stesso, probabilmente l’interlocutore adulto ribatterà: Allora? Che cosa scegli? Non puoi mica fare tutte queste cose!. Senza dubbio, c’è scarsa tolleranza per gli adolescenti che rispondono: Voglio essere biologo marino, disegnatore di tessuti e giornalista!. Il sotto-testo è sottile, perché la domanda cosa vuoi fare da grande? nasconde qualcos’altro, e si può tradurre così: in questa vita puoi avere solo un’identità, qual è la tua? Non è terribile? Detta così, è normale che il risultato sia puro stress.

    La richiesta implicita di scegliere una sola identità è diffusa in molti ambienti. I classici libri sulla carriera e i tutor preposti all’orientamento ci sottopongono test per aiutarci a ridurre le nostre opzioni di carriera a quella che calza meglio per noi. I colleghi e le università ci chiedono di dichiarare una specializzazione. A volte, se diciamo di avere competenze in altri campi, nei colloqui di lavoro ci richiedono ulteriori spiegazioni, insinuando che siamo incapaci di concentrarci o abbiamo scarsa preparazione. Ogni giorno, da amici e parenti oltre che dai media, riceviamo sinistri avvertimenti sul rischio di essere rinunciatari, eccentrici, o tuttofare improvvisati. Una vita specializzata sembra l’unica strada per avere successo, e la nostra cultura l’ammanta, per giunta, di un seducente romanticismo. Tutti abbiamo sentito parlare del medico che ha sempre saputo di voler fare il medico, o dell’autore che ha scritto il primo romanzo a dieci anni, entrambi elevati al rango di esempi luminosi per tutti. Si dà il caso, però, che molti di noi semplicemente non rientrano in quel modello, benché siamo tutti felici che esistano persone del genere (davvero, nessun rancore per i pochi che hanno tante certezze!). Le suggestioni e i condizionamenti della società ci insegnano a credere nella nozione romantica di un’Unica Vera Vocazione: l’idea che ognuno abbia una sola grande cosa da fare nella vita – IL NOSTRO DESTINO!

    E se tu non rientrassi in questo quadro? Diciamo che ti incuriosiscono tanti argomenti diversi e nella vita ti piacerebbe fare più cose. Se rifiuti il modello di una sola carriera, o sei incapace di seguirlo, che fai? Ti tormenti perché non hai l’Unica Vera Vocazione come tutti gli altri e, dunque, la tua vita manca di scopo?

    No, non è così. Anzi, c’è un’ottima ragione in favore della tua tendenza a passare da una cosa all’altra, a divorare nuove conoscenze ed esperienze, misurandoti con nuove identità.

    SEI UN MULTIPOTENZIALE

    Leggendo, ti è capitato di annuire? Ottimo! Probabilmente sei un multipotenziale: uno con più interessi e capacità creative¹. Se è la prima volta che ti imbatti in questa parola, potrà sembrarti uno scioglilingua. Prova a dividerla in tre parti e a pronunciarla lentamente, ad alta voce: multi-potenzia-le. Di nuovo: multi-potenzia-le. Non è tanto male. Comunque, se il termine multipotenziale ti sembra difficile o credi non faccia per te, ci sono altre possibilità. Ecco i termini più comuni per il genere di persona che intendo:

    •Multipotenziale: chi ha più interessi e capacità creative.

    •Erudito: chi ha un’ampia conoscenza di tante discipline e argomenti diversi o una cultura enciclopedica.

    •Persona rinascimentale: chi ha interessi molteplici e multiformi e un’ampia conoscenza di argomenti differenti.

    •Tuttofare: chi se la cava in più campi; una persona abile, versatile.

    •Generico: chi non è specializzato e ha capacità, interessi o abitudini svariate.

    •Esploratore: chi ha grande curiosità in molti campi non collegati tra loro (termine coniato da Barbara Sher nel suo ottimo libro Refuse to Choose! ).

    Malleabile (agg.): chi è capace di assumere più identità e svolgere una serie di compiti diversi con disinvoltura.

    Questi sinonimi presentano lievi differenze di significato. Multipotenziale ed Esploratore mettono in risalto la grinta e la curiosità, mentre Erudito e Persona rinascimentale enfatizzano la conoscenza accumulata (oltre ad avere connotazioni storiche ed evocare nomi come Leonardo da Vinci e Benjamin Franklin). Tuttofare, in genere, si riferisce più alla sfera delle abilità che delle conoscenze, mentre Generico implica l’idea di una persona che ha una cultura vasta ma superficiale. Sono distinzioni sottili. Alla fine, l’importante è che ognuno adotti la parola che più lo rispecchia. Usa quella/e che ti suonano meglio, non sceglierne alcuna, oppure inventane una che sia tutta tua².

    CHE TIPO DI MULTIPOTENZIALE SEI?

    Esistono modi diversi di essere multipotenziale. Alcuni si dedicano contemporaneamente ad una dozzina di progetti; altri ne scelgono uno per mesi o per anni, concentrandosi solo su quello, prima di abbandonarlo e passare a un altro campo. Gli interessi di un multipotenziale possono essere simultanei (tutti nello stesso tempo), sequenziali (uno alla volta) o manifestarsi in qualunque altra forma intermedia.

    Per individuare in che punto ti poni lungo la linea tracciata qui sopra, pensa alle tue passioni, ai progetti e ai lavori passati. Si ripetono degli schemi? In genere, ti concentri su più cose insieme o su una per volta prima di passare alla successiva (e così via)? Quanti progetti ti piace avere sul tavolo contemporaneamente, e quanti diventano troppi? Forse la tua capacità di svilupparli è come un piano cottura: hai quattro pentole su altrettanti fornelli; alcune hanno la fiamma alta, altre cuociono a fuoco lento. Forse il tuo piano cottura metaforico assomiglia più alle cucine industriali dei ristoranti, con una grande piastra incandescente su cui sfrigolano un’infinità di idee. Oppure, hai davanti un falò da campeggio, che sprigiona una sola abbagliante fiammata alla volta.

    In realtà, quasi tutti ci troviamo da qualche parte lungo la linea del segmento simultaneo-sequenziale e spesso, nel corso della vita, ci spostiamo da un punto all’altro. Se non hai idea di dove ti trovi, non stizzirti! Lo scopriremo insieme. A volte i nostri interessi muoiono velocemente, altre volte non ci abbandonano mai. Possono anche svanire e riemergere dopo anni. Non importa come ti muovi fra passioni e richiami diversi; tutti i tipi di multipotenziali sono ammessi.

    UN PERCORSO MULTIPOTENZIALE (INDIZIO: NON È UNA LINEA DRITTA)

    Ci hanno insegnato che ogni interesse punta verso una sola direzione, guidandoci a una relativa carriera. Per esempio, potresti essere un liceale con attitudine scientifica, che decide di iscriversi a Medicina, seguire un corso propedeutico per superare i test di ingresso, fare la scuola di specializzazione, completare l’apprendistato con un periodo di internato in ospedale e diventare uno specialista. Certo, ci sono diversi tipi di medici. Alla fine puoi decidere se esercitare la professione, insegnare o fare ricerca ma, in generale, è scontato che uno studente di Medicina metterà le competenze acquisite al servizio della relativa carriera: cioè, farà il medico. Lo stesso vale in altri ambiti. Di sicuro, uno studente di Architettura diventerà un architetto, e uno iscritto al Conservatorio sarà un musicista (o magari un insegnante di musica). Uno studente di Ingegneria si presume farà l’ingegnere. Ognuno di questi campi prevede una relativa carriera al culmine di una traiettoria verticale³. Uno specialista può seguirne una fino in fondo, il multipotenziale no. Per lui è diverso. Noi ci muoviamo lungo linee non solo verticali, ma anche trasversali. Sfruttiamo le varie competenze oltre il territorio del lavoro, applicandole in discipline diverse e in modi insoliti.

    Ecco un esempio che mi appartiene in prima persona. Gli studi e le esperienze che ho fatto riguardano la musica, l’arte, il cinema e la giurisprudenza, in termini lavorativi o in senso accademico. Considera la traiettoria verticale di ciascun ambito (vedi l’esempio a pagina 24).

    In teoria, avrei potuto seguire dritto dritto una qualunque di quelle che ho indicato. Giuro che ci ho provato, ma non ci sono riuscita! Il mio percorso è stato molto più simile a quello nell’esempio di pagina 25. Che confusione, vero? Non sono mai diventata una musicista a tempo pieno, una web-designer, una regista o un avvocato, ma non mi pento nemmeno un po’ di aver studiato tutte queste materie. Approfondire un interesse è appagante di per sé; e, alla fine, molte competenze acquisite durante gli studi mi hanno aiutata in contesti diversi. La formazione giuridica ha affinato la mia capacità di persuadere quando scrivo i miei libri, aggiorno il mio blog, compilo una domanda o stendo la bozza di un qualsiasi progetto. Gli anni passati a suonare in una band mi hanno insegnato, quotidianamente, a far lavoro di squadra e a stare davanti a un pubblico, dandomi l’esperienza necessaria per non emozionarmi quando parlo a tanta gente. Le mie conoscenze in web design mi permettono di costruire siti per tutti i miei progetti e agevolano i rapporti con un web designer, se scelgo di assumerne uno. E non c’è niente di meglio che creare brevi filmati quando devo far comprendere la complessità della programmazione di eventi e le dinamiche che si creano lavorando con tipi diversi (e

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