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Poeti di Lisbona Camões, Cesário, Sá-Carneiro, Florbela, Pessoa
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Poeti di Lisbona Camões, Cesário, Sá-Carneiro, Florbela, Pessoa
E-book183 pagine1 ora

Poeti di Lisbona Camões, Cesário, Sá-Carneiro, Florbela, Pessoa

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Questa edizione, corredata da illustrazioni e testo originale a fronte, offre a tutti i lettori italiani interessati alla poesia e alla tradizione culturale di Lisbona la possibilità di leggere i versi di alcuni grandi poeti che nacquero o vissero nella leggendaria capitale portoghese.
Insieme a Luís de Camões e Fernando Pessoa (con i suoi eteronimi), abbiamo il piacere di proporvi altri tre poeti profondamente radicati nel mondo lusofono: Cesário Verde, Mário de Sá-Carneiro e Florbela Espanca.
LinguaItaliano
EditoreShantarin
Data di uscita31 lug 2023
ISBN9789899156005
Poeti di Lisbona Camões, Cesário, Sá-Carneiro, Florbela, Pessoa

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    Anteprima del libro

    Poeti di Lisbona Camões, Cesário, Sá-Carneiro, Florbela, Pessoa - Luís de Camões

    Collaboratori

    André Carrilho è designer, illustratore, autore di cartoni animati e caricaturista. Ha vinto vari premi nazionali e internazionali e ha esposto in occasione di mostre collettive e individuali in Brasile, Cina, Repubblica Ceca, Francia, Portogallo, Spagna e Stati Uniti. Nel 2002 la Society for New Design (Usa) gli ha assegnato il Gold Award for Illustrator’s Portfolio, uno dei premi per disegnatori più prestigiosi al mondo. Le opere di André Carrilho sono state anche pubblicate su diversi giornali, tra cui New York Times, The New Yorker, Vanity Fair, New York Magazine, Standpoint, Independent on Sunday, NZZ am Sonntag, Word Magazine, Harper’s Magazine e Diário de Notícias. www.andrecarrilho.com

    Andrea Ragusa è ricercatore in lingua e traduzione portoghese e brasiliana presso l’Università di Parma ed è membro dello IELT – Instituto de Estudos de Literatura e Tradição (FCSH – Universidade Nova de Lisboa), dedicandosi, in particolare, agli studi di traduzione, alla linguistica e alla letteratura portoghese. Ha tradotto in italiano opere di vari autori di lingua portoghese, tra cui Antero de Quental, Fernando Pessoa e José de Almada Negreiros. Nel 2019 ha pubblicato il saggio Como exilados de um céu distante. Antero de Quental e Giacomo Leopardi.

    Paola D’Agostino si è laureata in Lingua e Letteratura Portoghese presso l’università di Napoli L’orientale, con una tesi sul Libro dell’Inquietudine di Pessoa/Bernardo Soares. In seguito ha svolto una tesi di perfezionamento post-laurea in Letteratura Portoghese Contemporanea presso la Faculdade de Letras di Lisbona. Oltre a pubblicare diverse opere di narrativa, saggistica e poesia, ha tradotto sia in italiano che in portoghese diversi autori, tra cui Eduardo Lourenço e Luigi Pirandello. Suoi testi compaiono in antologie e riviste letterarie in Italia, Portogallo, Germania e Brasile.

    Prefazione

    La voce dei poeti è sempre doppiamente inaudita. Una voce mai udita prima, una voce straordinaria. Anche se li abbiamo già uditi o strasentiti, ripetuti a memoria o vagamente balbettati, è sempre per la prima volta che ascoltiamo i versi dei grandi poeti come i cinque classici delle lettere portoghesi (Camões, Cesário Verde, Sá-Carneiro, Florbela Espanca e Pessoa) che in questa antologia si possono leggere e ascoltare anche in italiano. C’è qualcosa che tuttavia lega poesia, voce e scrittura di questi cinque poeti-mito, poeti-monumenti della Nazione – a dire il vero, le statue di due di essi, Camões e Pessoa, quasi si fronteggiano nella stessa piazza – ed è qualcosa che dà forma e senso ai Poeti di Lisbona. La voce dei poeti di Lisbona è Lisbona stessa, città di parole, come tanti altri luoghi letterari del mondo, città post-imperiale, come alcune capitali d’Europa più moderne e vanitose, città-nazione come rivendica l’Ottocento letterario con una potente sintesi: «Il Portogallo è solo Lisbona, tutto il resto è paesaggio». Città bianca e, a un tempo, molo e imbarcazione, Europa e Atlantico, Tago e Alfama, Medioevo e Illuminismo, Rinascimento e Barocco. La voce dei poeti di Lisbona è un segreto celato che risuona ogni volta rinnovato nella bocca di chi percorre le strade di questa città. Se è vero che leggere poesia è sempre un’esperienza originaria, un’esperienza degli inizi, leggere i versi dei Poeti di Lisbona è anche una iniziazione a una lingua, a una cultura, a una storia: diventiamo contemporanei della città che si dipana ora davanti ai nostri occhi, poco al di sopra dei margini delle pagine del libro che teniamo fra le mani, e contemporanei di tutte le Lisbone vissute o solo riscritte dai versi dei nostri poeti. A ogni poeta la sua Lisbona, a ogni lettore la sua Lisbona dei poeti.

    La Lisbona, porto del mondo nel Cinquecento, sudicia di merci e dei roghi degli auto-da-fé e inebriata dalle spezie d’India, dagli schiavi d’Africa, dal legno brasiliano, è là dove sbarca Camões, il poeta dei poeti, a cui «nella vita non manca onesto studio / mescolato a lunga esperienza»: come un novello Ulisse (non a caso, il mitico fondatore della città), egli ritorna nella patria desiderata, dopo mille peripezie, «per raccontare la peregrina e rara Navegazione» sua e del suo popolo in un Oriente vissuto e sognato definitivamente nel poema I Lusiadi.

    O la Lisbona ottocentesca, intraprendente e piccolo-borghese del commercio, degli impiegatucci indaffarati (come lo stesso Cesário Verde eternamente sarà, sempre a margine dei circoli letterari), delle combattive fruttivendole o delle malaticce stiratrici, delle mattine vigorose e dalle notti nostalgiche illuminate – per la prima volta – dalla Modernità dei becchi a gas che «destano in me un desiderio assurdo di soffrire». La Lisbona di Cesário così fin-de-siècle prepara un’altra città che i Modernisti delle Avanguardie storiche (Sá-Carneiro e Pessoa) ereditano e sapranno riconfigurare in termini nuovi e originali già nel Novecento. Lisbona, nella voce di Sá-Carneiro, diventa pura distanza, anacronistica provincia d’Occidente sideralmente lontana dalla Parigi capitale del XIX secolo in cui lo stesso poeta portoghese in esilio vivrà accorgendosi di essere solo «emigrato da qualche altro mondo». Proprio a Parigi, centro – sin troppo idealizzato – di ogni Modernità culturale che Lisbona non cessa provincialmente di scimmiottare, il poeta Mário de Sá-Carneiro chiude la sua vita e l’Ottocento portoghese con un gesto estremo e spettacolarizzato di un suicidio in frack e a base di stricnina, veleno letterario per eccellenza (1916).

    Ancorata a forme decadenti e neoromantiche è la poesia di Florbela Espanca, quasi a simboleggiare un disagio con il suo tempo e con lo spazio di Lisbona dove ella pure abitò e studiò, in un costante peregrinare per la provincia e la campagna portoghese, in cerca di requie per lo spirito e salubrità per il corpo. E di una poesia fuori sincrono e fuori luogo (permettetemi l’espressione) si tratta perché il poeta o meglio la poetessa-Florbela appartiene al «Regno al di qua e al di là del Dolore», perché plasticamente la terra intera non contiene l’Amore in esubero e l’Angoscia in eccesso che l’io lirico declina in mille variazioni confondendo vita e poesia in un abbraccio ambiguo e mortifero: «Sogno che sono la Poetessa eletta, / […] mi desto dal mio sogno… e sono nulla!».

    E poi che dire della Lisbona definitiva (almeno per noi lettori italiani del nuovo millennio) che il più strambo, complesso e esagerato poeta del Novecento portoghese – e forse occidentale – ci ha consegnato in versi e prosa? Parlo della Lisbona di Fernando Pessoa cui oggi è difficile fare a meno per la quasi totale identificazione tra città e poeta. L’«oggi sei tu il poeta del Portogallo» con cui Borges inchiodava Pessoa, degno sostituto di Camões, forse si può ricalibrare con un «oggi sei tu il poeta di Lisbona, sei tu i

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