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Sono solo passi in più
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E-book337 pagine4 ore

Sono solo passi in più

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Info su questo ebook

Fabio è un impiegato del centro-lavoro.Un giorno arriva Adele nel suo ufficio: è l'inizio di una lunga amicizia, ma è soprattutto l'inizio di una trasformazione.Fabio, uomo razionale ed empatico, attraverso i movimenti di Adele vede i movimenti della vita che altrimenti mai avrebbe visto. Deciderà di scrivere di lei. Cammina al fianco di Adele, giovane donna alla ricerca di un tetto sulla testa.Adele parte spesso alla ricerca di un nido tutto suo, affrontando disagi economici e adattamenti, ma nulla può turbarla,in fondo lei ha già incontrato i propri demoni tanti anni prima, chiusa in una bellissima cameretta bianca, circondata da libri e sogni.Porta dentro di sé dolori silenziosi,e nel silenzio ha dato vita alla creazione più bella: la sua bambina.Adele può essere più donne, e in lei un giorno scopre Ester:la sacerdotessa vicina al Dio Eros,questo Dio misterioso che continua a farle visita, ma che lei non comprende.Fabio vede l'anima di Adele, sale su un aereo e la raggiunge, trovandola in ginocchio per un dolore: il dolore che le ha consegnato il suo narcisista. Adele parte, ritorna, riparte e ritorna ancora. Sorride, cammina al fianco di sua figlia.'Non preoccupatevi per me,' si ritroverà a pensare, 'attraverso il turbamento della mia anima, io incontrerò la mia rinascita'.
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2024
ISBN9791221477832
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    Anteprima del libro

    Sono solo passi in più - Barbara

    Sai come mi sento Fabietto mio?

    Come?

    Come se stessi insegnando ad un Angelo a volare.

    Come dovevo interpretare questa frase? Conoscevo Adele da dodici anni oramai, e di frasi misteriose me ne aveva dette tante, ma questa frase suonava in modo diverso, nuovo, malinconico, dolce.

    Avvertivo dai suoi silenzi e dalle sue parole la trasformazione dentro di lei, dopo dodici anni…

    Adele, mi stai dando per caso quel permesso che aspetto da anni?

    Sì.

    Va bene, potevo scrivere di lei, finalmente!

    Dimmi Adele, quale parte posso scrivere di te?

    Oh Fabietto! Quella che hai compreso o vissuto di più! Fai te!

    Mi piace ricordare quel giorno, quando ti presentasti all’appuntamento nel mio ufficio per l’orientamento lavorativo. Eri cosi buffa!

    Ecco vedi? Bravissimo. Inizia da lì!

    Cosa ci univa? Non è il momento per descriverlo; questo è il momento di presentare agli occhi del mondo una donna un po’ buffa, una donna con un dono che non pensavo esistesse: il dono di trasformare.

    ***

    Quando conobbi Adele aveva ventitré anni. Un pomeriggio caldo, afoso.

    Lei aprì la porta dell’ufficio dove lavoravo, era affannata e sudata, con in mano una piccola borsa di plastica.

    Mi scusi, disse rivolgendosi a me educatamente e con grazia, nonostante la voce affaticata, ma sono venuta a piedi! Allora: dove mi dirigo?

    Accompagnai questa ragazza magrolina in un altro ufficio, le chiesi di aspettare qualche minuto.

    Non c’è problema, mi siedo qui e sfoglio qualche rivista.

    Questa ragazza era buffa e carina. Poco curata forse, ma interessante.

    Sorrideva sfogliando una rivista, concentrata ad osservare la mappa di un famoso parco giochi. Le offrii un tè fresco, raccontandole di aver visitato quel grande lunapark. Il suo volto si illuminò. Notai da subito che sorrideva come solo un bambino sa sorridere, ebbi la sensazione che non fosse neppure umana.

    Un po’ agitata si diresse verso l’altro ufficio, e una mezz’oretta più tardi – prima che potesse scapparmi via – riuscii soltanto a chiederle: Tutto bene?

    Sì! rispose correndo verso la porta d’uscita. Scusa, il mio gatto mi aspetta!.

    Almeno questa volta mi dava del tu.

    ***

    Fabio! Come sei sorridente oggi!

    Scrivere di te mi rasserena.

    Hai deciso come iniziare i primi scritti?

    Mmh…diciamo di sì. Ti ricordi quando ti aggiunsi nella mia chat? Come fui contento di averti cercata e trovata!

    Sì amici miei, ricordavo bene il cognome di Adele, e non ci volle molto a trovare l’account che utilizzava per una messaggistica che si usava allora tra i giovani (ma io avevo dieci anni in più di lei).

    Chiacchieravamo tanto – o per meglio dire – chattavamo, e quando si ripresentò nel mio ufficio, l’agitazione scomparve dai suoi movimenti, con me poteva essere se stessa, tranquilla, a proprio agio. Vedete, non c’è mai stata un’attrazione fisica tra noi due, probabilmente questo rende più salda e duratura un’amicizia tra uomo e donna.

    Iniziammo a frequentarci. Adele mi disse di avere un nome in più. In quel periodo era più magrolina di adesso. Era divertente e quasi istruttivo osservare le sue abitudini, essere una ricercatrice è nella sua natura.

    Mi capitò di recarmi a casa sua qualche volta. Nel frigo erano sempre presenti latte di riso, uova rigorosamente a numero zero, un finocchio, lattuga e i pisellini (bio!) nel congelatore.

    E’ interessante sapere come ancora ti reggi in piedi!

    Sì, sei molto simpatico! Sappi che nella parte superiore del mobile ho anche i fagioli.

    Scommetto li mangi frullati.

    Sì!

    Mi piaceva stuzzicarla, era semplicemente adorabile. Mettere nel dubbio tutto faceva parte di lei. Le dissi che semmai avessi scritto un libro su di lei, l’avrei intitolato : una principessa su un pacco di pasta senza glutine, mezza cipolla e piselli congelati.

    Eh dai! la sua graziosa risposta di sempre, non è facile vivere con me stessa, il mio cervello sempre pronto lì a domandare, e a volte mi esaurisco!

    Nelle sue parole notavo la freschezza dei suoi ventitré anni, ma non la spensieratezza, e poco dopo compresi il perché della mia sensazione.

    Posso vedere la tua camera? le domandai, curioso di vedere gli oggetti che parlavano di lei. Mi rispose che non aveva una camera.

    E dove dormiresti? insistetti.

    Qui!

    Indicò il pavimento della cucina, come se fosse la cosa più normale del mondo dormire per terra.

    E questo continuò è il materasso.

    Il materasso era alzato in posizione verticale, appoggiato al muro accanto alla finestra della cucina. Ogni sera lo stendeva per terra quando era l’ora di dormire.

    Mi mostrò poi un baule nel corridoio. Qui dentro ho lenzuola, coperte e qualche vestito.

    Qualche...ne aveva pochissimi. Cominciavo a comprendere perché apparisse così poco curata.

    E qui, caro amico, ho i miei libri.

    Appoggiati sopra il baule!

    Le chiesi se potessi vederli, ero divorato dalla voglia di conoscere la mia amica attraverso qualsiasi cosa mi parlasse di lei. Notai che le piacevano diversi argomenti, leggeva persino i fumetti di Topolino.

    Ah sì, questi...in futuro ricomincerò a leggerli, adesso non è il momento.

    Non domandai cosa intendesse, anche perché con Adele certe cose si capiscono giorni o mesi dopo.

    Il suo nome in più era proprio Adele, scelto da lei molti anni prima, quando cominciò a porsi domande, addentrandosi nel suo mondo femminile; Adele aveva dubbi. Adele toccava se stessa e la sua anima, ferendosi quando la sua energia scopriva il desiderio.

    Io mi sono addentrato in lei, e questo mi ha cambiato la vita.

    Quando iniziai a frequentarla ricordo che portava sempre con sè una busta di plastica.

    Cosa c’è dentro? le domandai un pomeriggio.

    Telefono cellulare, il mio diario, una penna… Vieni con me, voglio presentarti il mio gatto.

    Adele alzò le persiane della finestra del salotto.

    Silenziosa e rintanata nel suo mondo.

    Riflettevo sulla sua strana solitudine, mi spiegava che spesso doveva adattarsi ai cambiamenti, soprattutto cercare un posto dove dormire, o come lo chiamava lei: un nido.

    Non era giusto, meritava di più.

    Oh Fabio non preoccuparti, mi diceva io ho attacchi di felicità!

    Questo non è il tuo posto!

    Ma rispondeva che andava tutto bene, e che presto avrebbe trovato un lavoro.

    Quando la sera tornavo a casa mia, visualizzavo Adele seduta su quel materasso senza una rete di sostegno, per terra con accanto i suoi libri e fumetti. Nemmeno un comodino dove riporre una luce.

    Spinto da una infinita tenerezza cominciai a telefonarle ogni sera.

    Come pensi di risolvere?

    Fabietto non lo so. Ci provo, come sempre. Il lavoro l’ho perso e lo sai. Il colloquio con il tuo collega di lavoro non mi è sembrato andato a buon fine, la schiena non mi permette più di affrontare lavori pesanti. Mi è stato così proposto di frequentare un corso per imparare alcuni programmi del computer, e credo sia la scelta migliore.

    Va bene, m’informerò anche io. E con l’attuale affitto? Hai soldi da parte?

    Ho appuntamento presso un ufficio sociale, farò richiesta per ottenere una carta sociale, anche se…forse dovrei spingermi oltre. Cambiare rotta, altrimenti tutto si ripete.

    No Adele, prima un lavoro serio, poi il resto! Se tutto si ripete è perché non hai un’indipendenza economica.

    Se tutto si ripete è perché sono sola Fabio.

    Cosa potevo replicare. Era sola, lo era per davvero.

    Io avevo un lavoro fisso ed una casa di proprietà, ogni mia frase per incoraggiarla mi risuonava vuota.

    Continuo a portare avanti la ma convinzione che prima viene un’indipendenza economica, poi il resto. Ma Adele era pronta per apprendere questo?

    Non dimentichiamoci amici che allora aveva ventitré anni, viveva presso una di quelle case che si affittano a più persone, non possedeva un titolo di studio per accedere ad un mestiere specifico, e i dolori ossei portavano non pochi problemi.

    ***

    Fabio, penso che partire e cambiare rotta non sia stata una scelta geniale.

    Proprio per niente!

    Le tue parole sanno di rimprovero! Dovevo pur fare esperienza!

    Credo che eri semplicemente smarrita, ma aspetta.

    Ricordo tutto. Quella telefonata improvvisa: Fabietto, io parto!

    Provai e riprovai a farla ragionare, inutilmente.

    Mi raccontò di avere avuto un colloquio presso uno sportello giovani, o una cosa del genere. Le proposero vari progetti o stage; programmi riguardanti paesi esteri e lei scelse ovviamente il paese con la lingua e la cultura più complicata. Fu inserita in un gruppo di stagisti, diretta verso un progetto studio-lavoro.

    Non preoccuparti, mi rassicurava cosa vuoi che succeda!

    Sempre pronta a vedere il bello delle situazioni, come se al mondo non esistessero impurità. Spesso mi dava la sensazione di conoscere già tutto ciò che avrebbe vissuto di lì a poco. Soltanto dopo anni capii che in lei era innata la capacita di usare la legge d’attrazione in un modo spettacolare ed assolutamente naturale!

    E così la mia amica partì. Una delle sue tante partenze certo.

    Ad ogni suo allontanamento, una mia domanda in più.

    Più Adele si muoveva all’esterno di se stessa, più io viaggiavo verso il mio interno. Fu così che cominciai a conoscere una parte di vita che io non avevo vissuto, talmente abituato alla mia routine ed alle mie comodità. E le sono grato.

    ***

    Quando le telefonavo…

    Pronto Adele? Sono Fabio.

    Fabietto! Come stai?

    Io bene, ma tu piuttosto! Sei proprio sicura di voler restare lì per sei mesi?

    Suvvia amico mio, ti preoccupi troppo! Mi trovo bene in un paese così caldo, e la frutta qui è deliziosa!

    Va bene Adele, ma il lavoro?

    Sto lavorando…o perlomeno imparando.

    Adele ascolta: i colleghi del mio ufficio potrebbero offrirti di più, lo sai.

    Eh no, non considero un di più un corso che ti porta ad un attestato di frequenza. No Fabio, non sono d’accordo. Considero un di più la mia attuale esperienza. Forse scegliendo di partire ho agito impulsivamente, lo ammetto, però sto sperimentando il nuovo, l’imprevedibile e al contempo mi metto in gioco comunicando in una lingua straniera, adattandomi ad usi e culture non mie, scoprendo piano piano le mie personali possibilità e limiti, ciò che io posso offrire a me stessa! Tu sei ancora convinto che io stia facendo poco?

    Sì Adele, sì!

    Inutile. Eravamo gli opposti.

    Fabietto scusa, non voglio giudicarti, né giudicare l'operato dei tuoi colleghi, so che siete sempre carini con me e che avete fatto il possibile per procurarmi colloqui di lavoro, ma poi? Dimmi: cosa mi resta quando alla fine di un appuntamento per l’orientamento lavorativo, mi viene detto che per me le possibilità di un lavoro fisso e dignitoso sono poche se non addirittura nulle? Dimmi amico mio, come pensi che io mi senta ogni volta?

    A questo non avevo pensato.

    Amici, vi starete chiedendo perché io sia stato così pesante ed insistente nei confronti della mia più cara amica: perché è testarda, so in che guai si può cacciare.

    Sì, aveva chiesto ad un ufficio competente di partecipare ad un progetto estero, ma trasformandolo a modo suo, ovviamente.

    Parto, parto! Questo ripeteva.

    Adele era partita senza il gruppo di stagisti, diretta verso un paese lontano dalla lingua difficilissima! Ad attenderla all’aeroporto c’era il suo presunto collega di stage. Un uomo straniero che avrebbe dovuto aiutarla durante l’inserimento nell’ufficio pensato per i giovani corsisti. Come era riuscita a conoscerlo ancor prima di giungere al suo paese?

    ***

    Mi dispiace averti mentito, avrei dovuto subito dirti che sarei partita senza il gruppo di stagisti.

    Pensi che non me ne sia accorto? Ti lasciavo agire, erano tue scelte. Se ti ho spronato alla prudenza e al ripensamento, è perché sono un tuo amico e mi preoccupo per te.

    Ho il difetto della trasformazione?

    Dopo tutti questi anni con te, ti rispondo così: tu hai il pregio della trasformazione.

    Sono stata un’amica terribile?

    Fermati, lascia che io ti legga altro. Aspetta…

    ***

    Adele velocemente partì, velocemente organizzò le pratiche con lo sportello giovani, ma lentamente preparò la sua personale organizzazione. A modo suo, appunto.

    Aveva conosciuto quell’uomo-collega già tre mesi addietro, durante un periodo abbastanza buio del suo cammino. Ricordiamoci amici miei che la mia amica dormiva su un materasso per terra.

    Fabio, mi disse prima di partire per quel paese afoso e lontano, ho mal di schiena, non posso continuare con il lavoro di operaia, devo tentare altre vie.

    Secondo lei tentare altre vie significava spingersi veramente oltre.

    Un pomeriggio, durante la nostra telefonata quotidiana (quando oramai era già partita), le domandai se non stesse scappando dalle sue difficoltà.

    Fabietto, il nauseante senso di smarrimento che avvertivo è sparito appena giunta qui, circondata da impegni e persone provenienti da ogni parte del mondo. Sono distratta, e la distrazione mi sta aiutando a non pensare. Sono inondata dall’entusiasmo!

    Sei giovane e hai diritto di vivere ogni tipo di avventura. Sei un po’ testarda, ma sono sicuro che stai vivendo ciò che in fondo volevi. Sicuramente nelle tue personali visualizzazioni c’era lui… adesso però confidati: dove lo hai conosciuto?

    E’ semplice: online!

    Non avevo molte parole!

    Adele continuò: E’ un brav’ uomo…

    Uomo? Quanti anni avrebbe?

    Non ricordo, credo dodici anni più di me, ma non è il mio fidanzato!

    Aspettavo quest’ultima affermazione. Se c’era una cosa che avevo capito della mia amica, era la sua difficoltà nel comprendere il rapporto di coppia.

    Con lui sto studiando ben due lingue straniere, aggiuse, la mattina partecipo allo stage, il pomeriggio studio con lui e la sera dormo con lui

    Adele! Lo dici con una naturalezza!

    Fabio, cosa c’è? Insomma!

    Lo hai conosciuto online e ci dormi insieme?

    Di più, convivo con lui, siamo coinquilini.

    Dovevo ancora capire se Adele era ingenua o geniale.

    Continuò: Fabietto, non ho alcuna voglia di soggiornare nella struttura pensata per gli stagisti, preferisco rientrare in questa casina al pomeriggio e dedicarmi a me stessa. Ho bisogno di calma e silenzi. E comunque gli pago metà dell’affitto!

    Quindi, ricapitolando: hai conosciuto quest’uomo online e guarda caso lavora proprio dove lavori adesso te.

    Sì, perché si occupa da anni dei progetti esteri. Ho svolto delle ricerche ancor prima di recarmi all’ufficio giovani, da lì ho segnato i contatti dei tutor dei progetti in lista per gli stagisti.

    E hai pensato di aggiungere lui tra i tuoi contatti…

    E’ successo Fabio, non ricordo i particolari. Da un giorno all’altro abbiamo iniziato a scriverci.

    Fabio mi rassicurò: Per tre mesi, ogni sera, ho video chiamato questo mio amico-collega-coinquilino; non preoccuparti, non sono stata imprudente. Era un mio segreto, e tu sai quanto ci tengo a custodire i semi dei miei segreti.

    Successivamente Adele mi raccontò di essere partita con un volo diverso dal gruppo, pagando a sue spese il biglietto aereo (utilizzando i soldi della liquidazione del lavoro di operaia) purché potesse avere la sua indipendenza e l’opportunità di incontrare subito lui una volta atterrata.

    I primi tre mesi la sentivo davvero contenta e piena di energia. Poi accadde qualcosa: si fermò. Iniziarono le sue domande, cercando in me risposte anziché dentro di lei.

    Fabio, ho chiuso la porta.

    Adele s’innamorava, poi raggiungeva un punto e si perdeva. L’erotismo ha chiuso la porta, proseguì basta, torno in patria.

    Ma Adele, non sono scaduti i sei mesi di contratto.

    Lo so, lo so! Torno e poi riparto! Ho bisogno di qualche settimana lontano da qui, lontano dallo stage, lontano da lui… riorganizzerò il tutto.

    Pur supportandola, continuavo a non essere d’accordo con le sue improvvise decisioni… il suo allontanarsi sempre da tutto per cercare una soluzione

    Ti ripeto la domanda amica mia: da cosa stai fuggendo stavolta? Riesci un attimo a sederti per meditare?

    No! Io devo partire!

    Non hai più una casa qui!

    Fabio, questo è il problema minore. Troverò una camera, ho risparmiato un po’ di soldi lavorando qui. Però adesso c’è qualcosa di soffocante nell’aria ed io devo avere i miei spazi.

    Niente, non le suggerii l’idea di cercare direttamente lì un nuovo alloggio, tanto non mi avrebbe ascoltato. Se nelle sue personali visualizzazioni c’era l’immagine di lei seduta a bordo di un aereo, allora potevo anche farmi da parte. Oramai aveva creato ciò che di lì a poco sarebbe avvenuto.

    Non le soddisfaceva il lavoro? Lui le aveva per caso detto qualcosa di sbagliato? Aveva nostalgia della propria patria? Cosa!

    E perché s’innamorava se poi fuggiva? O per meglio dire: perché frequentava un uomo, se poi scappava via?

    Adele: cosa provi per lui? E perché rovinare un progetto di lavoro così improvvisamente!

    Lo stage è sempre aperto, posso andare e tornare quando voglio; noi stagisti abbiamo da contratto periodi di pausa. E comunque sto perdendo l’energia, in questo stato non riesco a concentrarmi su niente.

    Adele mi stava permettendo di entrare dentro di lei, nello spazio più intimo e segreto che una donna può custodire. Lei non si confidava con altre donne.

    Fabietto: conosci la differenza tra l’intimità fisica e l’intimità emotiva?

    Finalmente era giunto il momento di tuffarsi nelle acque del suo mondo erotico. Adesso potevo imparare attraverso le sue parole, percorrendo assieme il labirinto deciso dal suo personale Eros.

    Non so se sia così anche per le altre donne, continuò è come se l’intimità fisica fosse separata da quella emotiva. Come se amare significasse rinunciare all’unione dei corpi, e come se unire un uomo ed una donna volesse dire abbandonare i sentimenti.

    Amica mia, sinceramente fino ad oggi non mi sono mai soffermato su questo.

    Le due intimità camminano insieme? Perché le mie si separano e questo mi destabilizza. Se inizio a voler bene, non riesco a concedermi più.

    Scusa, ma cosa stai provando per il tuo compagno?

    Non è il mio compagno. Comunque, quando l’ho visto da vicino per la prima volta ho sentito una forte attrazione fisica, seguita successivamente da emozioni. Certo, ho vissuto lui anche tramite videochiamate per tre mesi, durante le quali ci siamo affezionati l’uno all’altra, ma adesso si presenta un blocco. L’emozioni mi hanno presa in giro: se gli voglio bene, perché non riesco più a vivere con lui i rapporti intimi?

    Amici miei, dovevo anche io imparare a perdermi prima di trovare le risposte, altrimenti non ci si riusciva a star dietro ai ragionamenti di Adele.

    Per lunghi dodici anni ho ascoltato i suoi dubbi su ogni argomento che si presentasse, soprattutto inerente la coppia e la sessualità.

    Le dissi: Probabilmente non c’è amore.

    E c’è bisogno dell’amore?

    Come non detto…

    Aspetta Adele, aspetta. Mi riformulo: probabilmente non sei molto presa da lui o avete qualcosa da risolvere. Sai, all’inizio è sempre bella una relazione, poi ci si conosce, giungono i primi ostacoli, le prime incomprensioni; evidentemente devi domandarti se hai la volontà di continuare questa relazione.

    Quindi se nascono problemi tra due persone che si frequentano, sparisce automaticamente l’attrazione fisica?

    Magari in questo momento sei arrabbiata con lui per qualche cosa accaduta tra voi, e quindi la tua intimità fisica chiede una pausa, mi sembrerebbe anche giusto. E’ come proteggersi.

    Non so, questa deduzione mi sovveniva. Sono un uomo, e per quanto un uomo si sforzi di pensare come una donna, resta pur sempre un uomo.

    Ah si Fabietto! Ultimamente lui ha chiesto di più, mi sento infastidita. Mi parla di relazioni fisse, di matrimonio, di metter su famiglia. Io parlo di studi, di lavoro e di viaggi.

    Credo che hai trovato la risposta.

    Allora parto!

    Adele!

    Cosa?

    Possibile non ci arrivi? Provate a parlare del vostro rapporto e dei vostri personali obiettivi, ci sarà pure un punto d’incontro!

    Non mi ascoltava.

    Senti Fabio: ma c’è davvero così bisogno dell’intimità fisica tra due persone che si vogliono bene?

    Non risposi, riagganciai il telefono. La mia amica talvolta mi appariva superficiale, ma nonostante i suoi strani ragionamenti, sentivo il bisogno di starle accanto per esplorarla.

    ***

    Povero amico mio, mi ricordo di quella telefonata, credo di averti sfinito.

    In effetti sì, però è stato tutto molto istruttivo! Quel giorno non riuscii più a seguirti, ragionavo troppo sulla tua proverbiale capacità di perderti.

    In che senso?

    Adele scusa: eri partita principalmente per lavoro, perché allora rinunciarvi soltanto per screzi amorosi? Questo mi domandavo, e quando tentavo di parlartene, mi rispondevi mettendo in mezzo Eros. Dodici anni fa non comprendevo che ti riferissi ad Eros come ad un’energia profonda che guida e rigenera. Le tue parole apparivano talvolta superficiali, eppure senza di esse non saresti la donna di oggi.

    Non avevo e non ho sempre le risposte che lei cerca. Probabilmente domani mi telefonerà per dirmi che è confusa, ma con una differenza: Adele oggi si perde con consapevolezza di se stessa.

    ***

    Tornata in patria, Adele mi citofonò.

    Sei tornata, come stai?

    Sì Fabio, un po’ malinconica ma eccomi!

    Ogni volta che tornava dai suoi viaggi era diversa: felice e triste allo stesso tempo, ma non perdeva mai la sua spontaneità, il suo esser buffa ed imbranata.

    Hai trovato un alloggio?

    Sì, sì. La camera che lasciai tre mesi fa era ancora sfitta.

    Intendi l’angolo in quella cucina, di nuovo?

    Sì e va bene così.

    E come sta il tuo gatto?

    Benissimo, non preoccuparti. Da mesi vive a casa di amici che hanno anche un giardino.

    Va bene. Adele, cosa farai adesso?

    Ripartirò lo sai, ma questa volta non come stagista, non mi soddisfa, credo di provare altro.

    Avevo paura di chiederle di più. Coraggio!

    Okay…stessa meta?

    Ovviamente, ritorno lì. Devo ancora studiare tanto per diventare fluente con la lingua del posto.

    Ricominceremo le nostre telefonate quotidiane…

    Eh sì.

    Dolce, la mia amica era dolce.

    Continuai: Mi racconterai della pietanza nuova che assaggerai, magari piccante così potrò ammirare l’ennesima foto della tua lingua viola e gonfia…

    Simpatico!

    "Aspetta, mi descriverai le casine bianche ed i gatti

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