Ceteris omissis

Di Nevio Taucer

Uno sguardo, una impressione, la casualità di un nuovo incontro inatteso, e la consapevolezza di una irresistibile attrazione. Un uomo maturo, indipendente, raffinato nel gusto e nello stile, si affaccia su una relazione che desta la sua curiosità, senza avere in apparenza un orizzonte che non sia quello di un appagamento emotivo ancor prima che fisico.
Una storia che potrebbe essere come mille altre, ma in cui un riguardo speciale ai dettagli costruisce un realismo radicale di situazioni e sentimenti. Il desiderio estetista si intreccia con una partecipazione alla vita resa in modo particolare, in un delicato equilibrio tra la presenza sensibile e il distacco orgoglioso di contemplazione. Non è una categoria di ordine morale a distinguere il giudizio, quando piuttosto un personale concetto di bellezza, in grado di pervadere ogni cosa.
Alcune cose sono omesse, nel gioco affascinante del raccontare, e proprio negli spazi vuoti, negli omissis di un tempo capriccioso può scivolare l’immaginazione.
Una vicenda semplice ma insieme complessa, che correndo su quel confine sottile e ambiguo che separa autobiografia e artificio narrativo confonde lo scrittore, il mondo che gli sta attorno e quello ancor più vasto che gli scaturisce da dentro, in un gioco di riflessi, di echi sfuggenti, di ombre tra la pagina e la realtà. Finché il dubbio stesso diviene il soggetto di un racconto che sa sfiorare il cuore di quel grande mistero che è creare storie, inseguendo il procedere incessante dell’esistenza.

• Lingua: Italiano
• Editore: Giovane Holden Edizioni
• Data di uscita: 27 mag 2024
• ISBN: 9791254573921

Anteprima del libro

Ceteris omissis

Anni Novanta

Lo vide in un angolo della sala. Un uomo di mezza età seduto su di una rossa e gonfia poltrona Luigi XVI, la gamba destra accavallata sulla sinistra, la mano sinistra nella tasca della giacca, mentre l’altra mano portava ritmicamente alle labbra l’immancabile sigaretta.

Le sembrò di statura media, non magro e con un fisico tutto fuorché robusto; sotto la giacca si intravedeva la pancetta pronunciata, certamente da benessere. A prima impressione non poté dire che fosse un bell’uomo. Vestiva di nero, giacca a doppiopetto sbottonata e calzoni stretti in fresco lana, scarpe alte e grosse a pianta larga, cintura semplice in cuoio, camicia in seta e così la cravatta.

Il viso era pallido, florido, con il doppio mento appena pronunciato e senza rughe evidenti, il naso piccolo con una fossetta nel mezzo, la bocca piccola e carnosa, gli occhi verdi, le orecchie allungate, la fronte alta, i capelli castani, corti e radi, la stempiatura evidente e il grigio degli anni. Il volto era dominato da un sorriso accattivante. Gli occhiali piccoli e tondi gli conferivano un’aria da intellettuale e nel contempo un qualcosa di bizzarro, quasi una stonatura tra il suo fare giovanile e i segni del tempo.

Fu allora che la sua attenzione venne attratta dalle mani. Non erano grandi, magre e sottili sembravano appartenere a un uomo molto più giovane; a guardare solo quelle ci si poteva ingannare sulla sua vera età.

Mentre conversava con alcune persone, riuscì a distinguerne la voce. Le piacque immediatamente per il timbro deciso, le cadenze