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Care to dare: Le basi sicure della leadership che liberano il potenziale di tutto il teai
Care to dare: Le basi sicure della leadership che liberano il potenziale di tutto il teai
Care to dare: Le basi sicure della leadership che liberano il potenziale di tutto il teai
E-book397 pagine5 ore

Care to dare: Le basi sicure della leadership che liberano il potenziale di tutto il teai

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Info su questo ebook

Care to dare ti mostra come individuare le tue basi sicure e diventare tale per i tuoi collaboratori e la tua organizzazione. Potrai così liberare il potenziale straordinario delle persone intorno a te costruendo rapporti basati sulla fiducia, realizzando il cambiamento e ispirando quella concentrazione che favorisce prestazioni elevate sostenibili. Tutto questo si può fare grazie ai principi della Secure Base Leadership che riducono l’ansia e aumentano la sana propensione al rischio. La Secure Base Leadership funziona a livello personale, di team e organizzativo. Non è solo un insieme di competenze, il “fare”, è prima di tutto un modo di “essere”. Se sarai abbastanza attento e ti prenderai cura delle persone del tuo team, potrai osare e fare in modo che le persone puntino al raggiungimento delle loro mete e dei loro sogni e, nel processo, non perdere (o ritrovare) la tua stessa umanità.

«Care to Dare trasmette un messaggio fondamentale e urgente a ogni leader: empatia e sintonia non sono una perdita di tempo nelle organizzazioni e nelle aziende, ma sono essenziali per il successo. George Kohlrieser dimostra con autorevolezza, profondità e vivacità che la gentilezza è la base su cui i leader possono “sfidare” i propri collaboratori. Ogni leader che vuole ottenere e migliorare i risultati del suo team deve leggere questo libro.»
Daniel Goleman
LinguaItaliano
Data di uscita28 giu 2024
ISBN9791254843703
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    Anteprima del libro

    Care to dare - George Kohlrieser

    Prefazione

    L’iconico fondatore di numerose imprese riunite sotto il marchio Virgin, Sir Richard Branson, non è solo l’uomo più ricco e intraprendente del Regno Unito, ma sembra essere anche uno dei più equilibrati e spensierati. Il maggiore di quattro fratelli, Branson è dislessico e questo non gli ha reso la vita facile a scuola. Tuttavia lui non ha permesso che gli creasse dei limiti. Fin da giovane, infatti, si è concentrato sulla creazione delle sue imprese. Facendo leva sulla propria capacità di connettersi con le altre persone, la sua prima attività fu una rivista studentesca. Aveva solo sedici anni.

    Sir Richard è forse noto soprattutto per la sua compagnia aerea. Nella sua autobiografia, racconta come ha deciso di lanciarsi in quest’avventura: «Nella vita mi interessa pormi sfide enormi, apparentemente irrealizzabili, e cercare di superarle… Volevo vivere la vita in modo pieno, e sentivo che dovevo provarci».

    All’età di novantanove anni, sua nonna ha scritto a Richard dicendogli che l’ultimo decennio della sua vita era stato il migliore. Gli ha trasmesso un messaggio molto potente: «Hai una sola vita, quindi sfruttala al meglio». Dice Sir Richard: «Ho fatto del mio meglio per esaudire il suo desiderio». Riconosce inoltre alla madre il merito di aver influenzato la sua mentalità: «Mia madre voleva assolutamente che fossimo indipendenti».

    Nel suo libro, Losing My Virginity, racconta: «Quando avevo quattro anni, fermò la macchina a qualche chilometro da casa e mi spinse a trovare da solo la strada del ritorno passando per i campi».¹

    Spesso considerato un innovatore, Sir Richard assume persone motivate, cerca di ispirarle riguardo a un obiettivo e si aspetta infine che lo raggiungano. Crede sia importante aiutare gli altri a compiere imprese di cui non si credono capaci, e gli piace essere un catalizzatore di successi altrui. Crede che si impari sperimentando teorie e facendo errori. È inoltre noto per trattare gli impiegati come membri di una grande famiglia. Il suo blog, sulla home page di Virgin, esemplifica il suo stile estremamente personale, confidenziale e coinvolgente.

    Oltre a dirigere il suo impero, Sir Richard è impegnato nella Virgin Unite, una fondazione non profit che adotta approcci imprenditoriali a favore di cause sociali e ambientali. Una dei beneficiari della fondazione, Caroline Hart, ha lasciato un commento sul sito web di Virgin spiegando l’aiuto offerto dalla fondazione alla sua causa: «Sir Richard Branson è una persona autentica e lo posso dire per esperienza diretta. Richard ha sostenuto una raccolta fondi da me ideata e grazie al suo aiuto sono riuscita a ricostruire, in India, una scuola distrutta dallo tsunami. Abbiamo bisogno di persone come lui se vogliamo rimettere in piedi il mondo».

    Screw Business as Usual, l’ultimo libro di Sir Richard, cerca di coinvolgere gli altri nel suo sogno che, come descritto sul sito, consiste nel «rivoluzionare il capitalismo: modificare i nostri valori, spostare l’attenzione dal profitto per rivolgerla al bene delle persone, delle comunità e del pianeta». Spiega: «Negli ultimi decenni, mentre avviavo un’impresa dopo l’altra, ho pensato che la vita e il lavoro non potevano andare meglio di così. Nello scrivere questo libro, ho capito che è come se avessimo fatto una prova generale, che ci ha preparato alla sfida e all’opportunità più grandi della nostra vita. Abbiamo l’occasione di riunire le forze per rivoluzionare il modo in cui affrontiamo le sfide del mondo e per considerarle con un approccio imprenditoriale del tutto nuovo. Non c’è mai stato momento più entusiasmante per esplorare questa grande frontiera dove i confini tra lavoro e scopo si fondono, dove fare del bene fa bene anche all’impresa».²

    Avete mai avuto un capo come Sir Richard Branson, che tiene a voi come a una famiglia e che vi sprona a compiere più di quanto crediate possibile per voi stessi, l’azienda e persino la società?

    Noi tre autori siamo stati tutti ispirati da leader che hanno cambiato la visione che avevamo di noi stessi. Ma ci siamo ritrovati anche dall’altra parte, abbiamo spronato gli altri a compiere più di quanto credessero possibile. Abbiamo avuto il privilegio di lavorare con leader di tutto il mondo, tra cui CEO, membri di consigli di amministrazione, insegnanti, medici e infermieri che si riconoscono o riconoscono i loro capi nell’approccio di Sir Richard.

    Seppur formidabile, Sir Richard non è l’unico ad avere una filosofia di leadership incentrata su persone e obiettivi. Il libro di George, il bestseller internazionale La scienza della negoziazione. Come gestire i conflitti e avere successo (nella vita e nel lavoro), ha un capitolo dedicato proprio a questo tema. George spiega che i negoziatori di ostaggi, i dirigenti di azienda o qualsiasi altra persona che ricopra una posizione influente hanno successo quando sono delle «basi sicure» per gli altri. In relazione alla leadership, definiamo base sicura:

    una persona, un luogo, un obiettivo o un oggetto che offra un senso di protezione, sicurezza e conforto e rappresenti una fonte di ispirazione ed energia tali da permetterci di osare, esplorare, correre rischi e accogliere sfide.

    Molti lettori di questo libro e altre persone con cui lavoriamo volevano saperne di più su come poter essere delle basi sicure e su come averne. Care to Dare mostra a queste persone, e a te, come poter garantire la magica combinazione di sicurezza e rischio, e come diventare un «Secure Base Leader», non importa dove tu lavori, quale posizione tu ricopra o quale sia la tua professione.

    L’uso della metafora dell’ostaggio da parte di George ha creato un nuovo quadro di riferimento per la leadership: ha insegnato ai leader a non sentirsi impotenti di fronte agli ostacoli, che siano essi rappresentati da persone, luoghi, cose o persino da loro stessi. Le basi sicure permettono uno stato psicologico «non ostaggio». Come? Le persone che hanno delle basi sicure non sono trattenute dalle paure: hanno il coraggio di superare anche gli ostacoli più grandi. Pensa a Nelson Mandela, che ha trascorso ventisette anni in prigione e non si è mai sentito un ostaggio, o a Gandhi, che ha trasformato l’India senza ricoprire posizioni politiche istituzionali.

    Care to Dare ti mostra come diventare un Secure Base Leader affinché tu possa liberare i tuoi collaboratori dalle paure che ostacolano la loro performance. Questo libro è il risultato delle nostre idee, delle nostre esperienze e delle ricerche svolte sull’argomento. Ti insegna a liberare un potenziale straordinario motivando, costruendo fiducia e promuovendo il cambiamento, comportamenti che favoriscono performance elevate e sostenibili. La Secure Base Leadership funziona a livello dell’individuo, del team e dell’azienda. Se tieni alle persone, saprai spronarle a raggiungere i loro sogni e, nel frattempo, ti riconnetterai al tuo lato umano più autentico.

    Collaborare a questo libro ha significato molto per noi tre autori, che ci conosciamo e lavoriamo insieme in vari ambiti da oltre un decennio. Il suo contenuto riflette i nostri diversi punti di vista; le nostre tre esperienze si sono sommate a una combinazione efficace di teorie accademiche e conoscenze pratiche. Il nostro obiettivo è fornire informazioni, conoscenze e suggerimenti che tu possa mettere in pratica fin da subito.

    George ha incontrato per la prima volta il concetto di base sicura durante il suo dottorato in psicologia clinica. Come tutti gli studenti di psicologia, conosceva gli studi realizzati nel dopoguerra da John Bowlby e Mary Ainsworth sulla teoria dell’attaccamento. La premessa fondamentale di questa teoria è che gli esseri umani cercano per natura la vicinanza e il conforto di una persona che li faccia sentire protetti. Durante il suo lungo percorso di formazione, George ha avuto il privilegio di incontrare vari studiosi importanti da cui ha imparato molto: Carl Rogers, Elizabeth Kü bler-Ross, Jim Lynch, Eric Berne, Eva Reich, Warren Bennis e Daniel Goleman. Il loro lavoro ha aiutato George a considerare i leader come esseri umani. La sua esperienza professionale al fianco della polizia come negoziatore di ostaggi e mediatore in casi di violenza domestica lo ha portato ad agire come base sicura in molte situazioni tese. Queste esperienze, una delle quali è raccontata nel Capitolo 1, gli hanno confermato quanto sia necessario essere una base sicura e avere una base sicura. Il suo interesse verso il concetto di base sicura è cresciuto nel corso della sua carriera come psicologo clinico, una carriera che lo ha visto ricoprire anche i ruoli di direttore dello Shiloah Institute, un centro di consulenza, e di presidente della International Transactional Analysis Association.

    Con il tempo George è poi passato al settore della formazione dirigenziale. Entrando a far parte di programmi autorevoli, come quello di High Performance Leadership organizzato dalla IMD Business School, ha avuto l’occasione di condividere il suo lavoro con migliaia di leader di tutto il mondo. Ha osservato molti casi di leader che fallivano per mancanza di basi sicure. E ha anche visto il potere della Secure Base Leadership in azione e l’impatto che può avere sulla vita delle persone.

    Susan e George si sono incontrati nel 2001, quando lei lavorava come vicepresidente delle comunicazioni alla Tetra Pak, la compagnia numero uno al mondo nel trattamento e nel confezionamento di alimenti e bevande. George le ha proposto di lavorare come leadership coach alla IMD e lei ha anche avuto il piacere di collaborare alla redazione del libro La scienza della negoziazione. Ex finalista olimpionica, Susan ha avuto modo di conoscere il potere delle basi sicure e dell’«occhio della mente» in giovane età, mentre percorreva una promettente carriera nel nuoto che l’ha portata a classificarsi sesta a livello mondiale. Ha unito varie qualifiche nell’ambito della comunicazione, della psicologia aziendale, del marketing, del coaching e delle neuroscienze della leadership a un master in Consulting and Coaching for Change e oltre vent’anni di esperienza come senior manager all’interno di varie compagnie internazionali. Anche la maternità è stata fonte di grande espirazione per lei da entrambi i punti di vista: «avere una base sicura» e «essere una base sicura». Esperta executive coach, insegnante e consulente per la leadership, a Susan piace lavorare con le persone con lo scopo di trasformare la teoria in comportamento, e di creare le condizioni che garantiscono prestazioni elevate e sane.

    Duncan ha incontrato George mentre frequentava il master in Business Administration alla IMD. George ha proposto anche a lui il ruolo di leadership coach alla IMD. Ispirato dalla teoria psicologica della base sicura, Duncan ha cercato di studiarne la validità nella vita aziendale. I suoi studi sono culminati nel 2010 con una tesi di dottorato sul tema della Secure Base Leadership. La sua ricerca, che sintetizzava le nove qualità della Secure Base Leadership, ha offerto un importante contributo a questo libro. Come docente universitario alla Ashridge Business School e come consulente per la leadership in numerose aziende e organizzazioni non profit, Duncan è mosso dal desiderio di migliorare il benessere collettivo e individuale. Ha insegnato i concetti della Secure Base Leadership in tutto il mondo e ne ha esaminato il potere e l’applicabilità in culture e settori diversi.

    Tutti e tre siamo convinti che la Secure Base Leadership possa trasformare i leader, i team e le aziende. Come Secure Base Leader, sarai in grado di adottare l’approccio care to dare. Il titolo riflette i due aspetti della Secure Base Leadership: caring e daring. Non può esserci l’uno senza l’altro. I Secure Base Leader liberano un potenziale straordinario motivando, costruendo fiducia e promuovendo il cambiamento, comportamenti che favoriscono prestazioni elevate.

    Che cosa intendiamo con «prestazioni elevate»? Secondo la nostra definizione una performance elevata consiste nello spronare se stessi e gli altri a scoprire e raggiungere ciò che va oltre le normali aspettative. Una performance elevata diventa «solida» e «sostenibile» quando le persone, nel perseguire il successo, rimangono legate sia ad altre persone sia agli obiettivi. Lavorando con molti leader ad alto rendimento, abbiamo notato che tanti di loro hanno un forte legame con gli obiettivi e hanno ottenuto successo da un punto di vista materiale. Tuttavia si sentono soli e non del tutto realizzati perché, nel perseguire i propri obiettivi, hanno perso o indebolito i legami con le persone. Quando il desiderio di successo non è bilanciato da una vita relazionale, si rischia di andare incontro a conseguenze di tipo fisico, psicologico e sociale quali lo stress psicosomatico, le dipendenze, l’esaurimento e la depressione – tutti elementi che ovviamente minano il successo.

    Attraverso numerose interviste con dirigenti di tutto il mondo e sondaggi quantitativi sottoposti a più di mille manager, abbiamo individuato le nove qualità che mostra quotidianamente un Secure Base Leader. Durante le interviste, è stato molto interessante osservare i dirigenti mentre acquisivano consapevolezza di chi ci fosse dietro il loro successo. Spesso dimentichiamo il modo in cui il nostro pensiero è stato influenzato e può essere un momento emotivamente molto forte quello in cui si riconoscono le persone, gli obiettivi e le altre entità che ci hanno formato.

    Un leader si regge sulle spalle degli altri; il mito del leader che si è fatto da solo è vero soltanto per metà. La nostra ricerca dimostra che la differenza principale tra un leader che ha successo e un leader che fallisce è la presenza o l’assenza di basi sicure nella sua vita. Avere basi sicure riduce l’ansia e la paura, e accresce la fiducia e la capacità di assumersi dei rischi. In un’azienda la base sicura può essere rappresentata da un capo, dai colleghi, dalla compagnia stessa, dal lavoro o persino dal prodotto.

    La Secure Base Leadership è molto più di una serie di abilità: si tratta di «essere» più che di «fare». Poiché la leadership è un comportamento che si può apprendere, puoi sempre imparare nuovi modi di essere un Secure Base Leader. In questo libro offriamo molti consigli pratici per acquisire le competenze che ti aiuteranno ad avere lo stato mentale giusto per incoraggiare azioni giuste. Poiché si apprende dalle esperienze altrui, abbiamo condiviso varie storie, alcune brevi e altre più lunghe, tra cui le nostre. Dove era necessario mantenere il riserbo, abbiamo cambiato i nomi dei protagonisti.

    Questo libro ti condurrà lungo un percorso nel quale scoprirai le tue basi sicure, passate e presenti, e capirai come poter essere una base sicura per gli altri sia nella vita lavorativa sia personale. Non beneficerai appieno di questo libro se leggerai soltanto le parole. Quando scriviamo «Chiedi a te stesso» vogliamo che tu ti conceda un attimo per fermarti a pensare e magari per annotare le tue riflessioni su un quaderno. Nel farlo, rafforzerai la tua autoconsapevolezza e farai un passo importante verso il cambiamento. Ti suggeriamo di scegliere alcune qualità su cui lavorare, e ci auguriamo che tu intraprenda l’analisi personale proposta nel Capitolo 7, per individuare le basi sicure che ti hanno influenzato.

    Preparati a scavare nel tuo passato, lungo il percorso. Mentre fai questo lavoro, scoprirai che i confini tra casa e lavoro, tra vita personale e professionale inizieranno a sfumare. Sei un singolo individuo con un unico cervello, un’unica serie di paure e un unico straordinario potenziale. E se dovrai attingere alla tua vita personale per crescere come leader, diventando un Secure Base Leader imparerai a essere una base sicura per gli altri al di fuori del lavoro. In effetti molte persone con cui veniamo in contatto hanno trovato questi concetti ugualmente importanti per i loro ruoli di genitori, coniugi, fratelli e amici. Ti incoraggiamo a fare questi collegamenti. Permetti a te stesso di essere una persona completa. Trova la tua piena umanità. Vivi i tuoi sogni con gioia.

    La nostra più grande speranza è che tu possa trovare la tua piena umanità e accettare la piena umanità degli altri. Se più persone all’interno di un’azienda adotteranno l’approccio care to dare e praticheranno la Secure Base Leadership, saranno in grado di umanizzare l’azienda stessa. Le aziende diventeranno così dei posti migliori per le persone, luoghi in cui possano sentirsi valutate e supportate, incoraggiate e motivate.

    Pratica quotidianamente la Secure Base Leadership e contribuirai a rendere qualsiasi gruppo di persone, che si tratti di una famiglia, un team o un’azienda, un ambiente più sano, fertile e vivace. Chi riesce a comprendere e a mettere in pratica i concetti della Secure Base Leadership vivrà un’esperienza che gli cambierà la vita.

    Se lo permetti, questo libro diventerà per te una base sicura, ti incoraggerà e ti motiverà mentre progredisci come leader e come persona.

    Buona lettura e buon viaggio!

    George, Susan & Duncan

    * * *

    «Nel profondo dell’uomo dimorano quei poteri sonnecchianti; poteri che lo stupirebbero, che egli mai ha sognato di possedere; forze che potrebbero rivoluzionare la sua vita se risvegliate e messe in azione.»

    Orison Swett Marden

    1850-1924

    Scrittore americano

    * * *

    Prima parte

    1

    Un’opportunità per la tua leadership

    Ai leader con cui lavora, George racconta spesso di quando è stato preso in ostaggio per la prima volta:

    A metà degli anni Sessanta, appena uscito dalla scuola di specializzazione, ho iniziato a lavorare come psicologo affiancando la polizia nei casi di violenza domestica. Una sera, mentre sono in macchina con Dan, un tenente, una chiamata ci avverte di una possibile presa d’ostaggi in un ospedale vicino. Ci precipitiamo al pronto soccorso e lì apprendiamo che un paziente in cura per una ferita da taglio ha preso in ostaggio un’infermiera, Sheila. Sta gridando come un pazzo, in piena crisi psicotica.

    Dan valuta al volo la situazione e capisce che, trovandoci al pronto soccorso, non è possibile utilizzare il gas lacrimogeno né piombare all’improvviso nella stanza. Decide quindi che la soluzione migliore è trovare qualcuno che entri con calma e provi a parlare con l’uomo.

    Con tutti quei medici, infermieri e poliziotti lì presenti, di certo quel «qualcuno» non posso essere io, penso, il «nuovo arrivato». Dan si guarda intorno un paio di volte, poi si gira verso di me e mi chiede: «George, ti andrebbe di farlo?». «Certo, perché no» rispondo.

    E così entro e vedo il paziente, un uomo di nome Sam, che tiene un paio di forbici all’altezza della gola di Sheila. Comincio a fargli qualche domanda: «Di cosa hai bisogno, Sam?», «Cosa vuoi?», «Come possiamo aiutarti?». Dopo aver sbraitato per qualche minuto, Sam ferisce Sheila. Poi viene verso di me e punta le forbici alla mia gola, continuando a gridare: «Uccido te e chiunque mi capiti sottomano!». Io rimango calmo, gli poso le mani sulle braccia e, guardandolo negli occhi, gli rivolgo altre domande. Mi hanno informato che la ex moglie lo ha accoltellato, ferendolo gravemente, mentre litigavano per la custodia dei figli. Lo faccio quindi concentrare su ciò che è più importante per lui e gli chiedo: «Che mi dici dei tuoi figli, Sam?».

    «Non nominare i miei figli. Portali qui e uccido anche loro» mi risponde.

    Non è certo la risposta che volevo sentire, ma è una concessione, un passo avanti, perché per la prima volta Sam ha risposto a una delle mie domande.

    «Vuoi che ti ricordino come un assassino?»

    Lui rimane in silenzio e in quel momento la sua energia cambia. Ho trovato un punto di contatto con lui.

    «Parliamo dei tuoi figli. Come vuoi che ti ricordino?»

    Mentre continuiamo a parlare, lui comincia a tranquillizzarsi e io posso finalmente negoziare il rilascio di Sheila. Dopo qualche minuto gli chiedo: «Ti servono ancora le forbici? Perché non le getti a terra oppure le dai a me?». Lui esita di fronte alla scelta, poi mi dà le forbici, segno che si fida abbastanza di me da rinunciare all’arma.

    Gli faccio notare che dobbiamo finire di medicarlo. Ma bisogna mettergli le manette, perciò gli chiedo: «Vuoi che ti ammanetti io o chiedo alla polizia di farlo?», «Vuoi le manette davanti o dietro?». Lui risponde: «Vorrei che lo facessi tu, George, e voglio essere ammanettato davanti». Così lo ammanetto e lo conduco lentamente fuori dalla stanza.

    Mentre viene portato via, Sam mi dice: «George, sei un tipo a posto. Sono contento di non averti ucciso». «Anch’io, Sam» rispondo. Poi mi ringrazia, è sincero. Gli chiedo per cosa mi sta ringraziando, e lui risponde: «Perché mi hai ricordato quanto sono importanti i miei figli per me».

    Dopo che lo hanno portato via, cerco di mantenere il controllo e chiedo a Dan di allontanarci un attimo dal gruppo. A quel punto sento montare dentro un’emozione forte, travolgente. «Come hai potuto mandarmi lì dentro!» grido a Dan. «Ho rischiato di essere ucciso!»

    «Ma George, eri la persona giusta. Ti ho osservato, sapevo che eri pronto per gestire un caso simile. Sapevo che potevi farcela.»

    Da allora sono stato preso in ostaggio altre tre volte, e ho disinnescato centinaia di situazioni potenzialmente violente. Tuttora, a distanza di quarant’anni, quando mi trovo in una circostanza difficile sento la voce di Dan che mi dice: «Sapevo che potevi farcela», e recupero di nuovo la motivazione.

    Dan ha visto in George un potenziale che lui stesso non riusciva a vedere. George ricorda: «Non mi ha trattato come un giovane inesperto o un tirocinante; mi ha trattato al pari di tutti gli altri membri del team. In una situazione ad alto rischio come quella, Dan ha deciso che ero capace, che ero la persona giusta. E mi ha offerto l’opportunità di mettermi alla prova».

    In un momento di tensione, Dan è rimasto calmo e ha mantenuto un comportamento normale, mostrando fiducia nel suo team. Invece di seminare il panico o alzare la voce, ha semplicemente chiesto in modo tranquillo: «George, ti andrebbe di farlo?».

    Una volta risolta la situazione, ha reagito allo sfogo di George con una sola frase: «Ma George, eri la persona giusta», ricordandogli che ce l’aveva fatta.

    Analizziamo ora i fattori che hanno condotto George al successo in una situazione così angosciante. Anche lui è rimasto calmo. Ha mostrato empatia e comprensione verso le motivazioni di Sam, che alla fine ha sviluppato persino un legame con lui. George ha sfruttato il potenziale di Sam, sollevando la questione dei figli invece che concentrandosi sugli aspetti negativi del futuro (inclusa la certezza di finire in prigione). Ha fatto domande e ha offerto opzioni, concedendo in tal modo dignità umana e possibilità di scelta all’uomo che gli stava puntando le forbici alla gola.

    In questo aneddoto, la cosa interessante da notare è che Dan «ha guidato» George nello stesso modo in cui George «ha guidato» Sam. Entrambi, per essere precisi, sono stati una «base sicura»: Dan per George e George per Sam. Entrambi hanno trasmesso un senso di protezione e conforto grazie al quale un’altra persona ha acquisito forza e ispirazione per esplorare, correre rischi e accogliere la sfida.

    Dan e George non sono i soli. In tutto il mondo ci sono grandi leader capaci di liberare l’incredibile potenziale insito in loro stessi, nei loro collaboratori e nelle loro imprese generando fiducia, favorendo il cambiamento e indicando l’obiettivo, gesti che insieme stimolano l’impegno e creano le condizioni favorevoli all’innovazione. Ottengono prestazioni elevate in modo sostenibile affidandosi alle loro basi sicure e diventando essi stessi una base sicura per gli altri. Per prestazione elevata intendiamo:

    spronare se stessi e gli altri a vedere e raggiungere ciò che va oltre le normali aspettative.

    Significa spingersi oltre la propria zona di comfort e fare quello che si riteneva impossibile. Avventurarsi ai confini del rischio e della possibilità.

    Anche tu puoi diventare un Secure Base Leader nella tua vita privata e professionale. Non importa dove e con chi lavori, se ti senti poco supportato, se il tuo budget è ridotto o quanto sei impegnato, in ogni caso puoi acquisire abilità specifiche e sviluppare un modo di essere e agire che produca risultati sostenibili attraverso relazioni stimolanti. Puoi apprendere la strategia del care to dare, che combina i concetti di sicurezza e rischio (associando i verbi to care, cioè «prendersi cura, avere a cuore qualcuno», e to dare, ossia «osare, sfidare»).

    Se sei come tanti dirigenti che abbiamo incontrato, è probabile che tu ti sia sentito «ostaggio» di un capo, di un team, di un impiegato, di un cliente, di una situazione o della pressione per raggiungere risultati sotto forma di numeri, obiettivi o indicatori chiave di prestazione. In altre parole, potresti sentirti impotente e incapace di sfuggire a questi vincoli. Nel perseguire il successo economico, potresti persino aver perso di vista l’importanza delle relazioni e quanto queste influiscano su un successo reale e sostenibile. La Secure Base Leadership, fondata sui concetti di fiducia, sicurezza e sfida, è il modo migliore per liberare te stesso, il tuo team e la tua impresa dalla sensazione di essere in ostaggio.

    Per quanto potente e profonda sia, non ci vogliono anni per imparare a sviluppare una Secure Base Leadership. Hai già dentro di te i fattori chiave per diventare un Secure Base Leader: sono nella tua storia personale, nella tua esperienza e nel modo in cui hai interiorizzato successi e fallimenti. Durante la nostra ricerca, abbiamo individuato le nove qualità principali di un Secure Base Leader, e nel corso del libro imparerai a svilupparle. Risponderemo alle seguenti domande:

    Perché dovresti diventare un Secure Base Leader?

    Come fornisci sostegno, sicurezza e conforto?¹

    Come esorti gli altri ad accettare sfide e correre rischi?

    Qual è il modo giusto per mettere subito in pratica queste idee? Ovvero, cosa farai il prossimo lunedì mattina al lavoro?

    Che cos’è una «base sicura»?

    Cominciamo dall’inizio. Il tuo inizio.

    La tua prima base sicura sono stati probabilmente tua madre, tuo padre, un nonno o un’altra persona importante che si è presa cura di te. Le relazioni che hai creato con questi individui sono fondamentali per capire che tipo di adulto e leader sei.

    Il termine «base sicura» è stato coniato nel corso delle ricerche svolte nel dopoguerra da John Bowlby e Mary Ainsworth in merito alla teoria dell’attaccamento.² La teoria si fonda sulla premessa che tutti gli esseri umani possiedono un’innata tendenza a ricercare la vicinanza e il conforto di una persona che possa offrire loro un senso di protezione. Nel secondo dopoguerra, le Nazioni Unite assunsero Bowlby per capire perché i neonati che si trovavano in ospedali «sterili» morissero di infezione, mentre quelli circondati da malattie spesso sopravvivessero. Bowlby stabilì che, negli ospedali sterili, i protocolli che vietavano la presenza delle madri e la condotta rigida delle infermiere spesso privavano i neonati di attenzioni e cure amorevoli. Al contrario, quelli a contatto con le proprie madri o con persone premurose che si prendevano cura di loro tendevano a sopravvivere alle malattie a cui erano esposti. Concluse quindi che il legame affettivo

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