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La volontà delle parole
Storie di confine: Le altre vittime di Caporetto
Franco Tucci e il vecchio borgo delle Sieci di Sotto
Serie di e-book21 titoli

Le nostre guerre

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Info su questa serie

Una storia comune ed eccezionale al contempo, un’occasione di scavo e di recupero: una memoria che meritava di essere consegnata alle pagine di un libro e alla posterità.
Alberto Pucciarini, che per la grande Storia è uno degli oltre seicentomila italiani in divisa che hanno detto NO! al fascismo e al nazismo, per chi ha scritto il testo è stato, prima di tutto, un uomo, un nonno e un caro amico.
Il lavoro di ricerca ha approfondito due aspetti fondamentali della vita di Alberto: da una parte, il suo percorso formativo (che fu di molti), fino alla scelta: «E io no! Non sono tedesco!»; dall’altra, la sua esperienza da Internato militare italiano.
Tra l’educazione fascista, i mass-media di regime e l’esperienza dell’internamento, emerge un personaggio curioso, veloce nel lavoro, d’intelletto acuto: alla fine di tutto un patriota.
Di centrale importanza, per una ricostruzione fedele della vicenda, sono stati – oltre all’intervista, piacevolissima e lucida, del protagonista – i documenti da lui stesso gelosamente conservati e accompagnati, in fase di analisi e decodifica, con dolcezza e perizia, dalle ricostruzioni e dai commenti della figlia Maria Grazia.
Chi ha scritto il libro ha voluto fornire un contesto storico-critico sintetico e cogente, volto all’accoglimento della vicenda esemplare di Alberto Pucciarini: si è cercato, in buona sostanza, di ricostruire l’uomo e il tempo, di dar voce ad un ricordo, avvalorato e documentato della storiografia.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2022
La volontà delle parole
Storie di confine: Le altre vittime di Caporetto
Franco Tucci e il vecchio borgo delle Sieci di Sotto

Titoli di questa serie (21)

  • Franco Tucci e il vecchio borgo delle Sieci di Sotto

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    Franco Tucci e il vecchio borgo delle Sieci di Sotto
    Franco Tucci e il vecchio borgo delle Sieci di Sotto

    Il volume prende forma dai ricordi di Franco Tucci, un uomo fortemente legato al suo borgo, alle sue radici. Ricordi che si snodano sull’onda della Memoria, in cui seguendo il filo dei pensieri cerca di creare un’antropologia del territorio, un libro che mescola storia e poesia, senza il rischio retorico della nostalgia del “come era bello qui, come si viveva bene”, concentrandosi piuttosto sulla trasformazione del Paese, in un continuo dialogo fra terra e fiume. “Il vecchio Borgo delle Sieci di Sotto” è una raccolta di storie, frammenti di vite e di storie personali degli abitanti di un borgo toscano nel comune di Pontassieve: immagini in bianco e nero che corrono nella nostra mente leggendo queste pagine. Un intrigante racconto della vita delle generazioni che ci hanno preceduto, ambientato in un lenzuolo di terra alle porte di Firenze. È la testimonianza anche dell’evoluzione della famiglia, del lavoro, dei rapporti sociali. Un percorso che racconta la trasformazione della società locale, passaggi obbligati verso la modernizzazione. Si tratta di un’opera curata da Orlando Materassi e Silvia Pascale e che dà spazio, attraverso molte angolazioni diverse, alla vita corale di un piccolo paese raccontando le aspettative, i sogni, le paure e le speranze di varie figure paesane.

  • La volontà delle parole

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    La volontà delle parole
    La volontà delle parole

    Il libro “La volontà delle parole” rappresenta una sorta di diario di viaggio di un percorso di ricerca, lungo, tortuoso e al contempo prezioso, di una persona, lo zio Alcide, disperso nell’odierna Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale. Di lui si era persa ogni traccia; solo miseri brandelli di ricordi avevano potuto raggiungere la famiglia affranta nel corso degli anni, attraverso le nebbie dell’oblio che tutto inghiotte, per poi essere cancellati di nuovo e portare verso il nulla. La ricerca che l’autrice e i suoi cari hanno condotto lo scorso anno è però riuscita in un obbiettivo insperato; ha infatti portato alla luce una storia bellissima e dimenticata, fatta di amore, di famiglia, di prigionia negli Stalag nazisti prima e nelle tenute di una contessa poi, di aiuti insperati e di solidarietà fraterna, riuscendo, non solo a ricostruire gli ultimi mesi di vita di Alcide, ma a riportare a casa le sue ultime parole dette prima di morire, chiudendo finalmente un cerchio aperto molti anni prima tra persone che oggi non sono più su questa terra. In tale percorso l’Amore è stato la causa, lo strumento ed il fine di tutto.

  • Storie di confine: Le altre vittime di Caporetto

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    Storie di confine: Le altre vittime di Caporetto
    Storie di confine: Le altre vittime di Caporetto

    Dopo la sconfitta di Caporetto, l’esercito austrotedesco dilagò nella pianura veneta e compì razzie e violenze. Molte donne ne furono vittime. Da questo fatto nasce il romanzo che racconta anche la generosità di due personaggi importanti dell’epoca: Celso Costantini, che ebbe l’idea di raccogliere i figli della guerra in un istituto e Elena d’Aosta che ne fu una importante benefattrice.

  • Storia di una resistenza: Gli Internati Militari Italiani

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    Storia di una resistenza: Gli Internati Militari Italiani
    Storia di una resistenza: Gli Internati Militari Italiani

    Storia di una Resistenza costituisce un importante contributo per capire la scelta dei militari italiani dopo l’armistizio. Infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale, tra i milioni di soldati prigionieri dei tedeschi, soltanto agli italiani catturati dopo l’8 Settembre 1943 fu offerta la possibilità di essere liberati in cambio dell’adesione al Terzo Reich e alla neonata Repubblica Sociale Italiana. Tale proposta fu respinta dalla grande maggioranza, che preferì affrontare le durissime condizioni dei Lager tedeschi, anche a rischio della vita, pur di non contribuire attivamente allo sforzo bellico nazifascista. La tragica vicenda degli IMI (Internati Militari Italiani) costituisce a pieno titolo un capitolo, ancora troppo poco noto, della storia della Resistenza.

  • La memoria che unisce: Educare alla pace

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    La memoria che unisce: Educare alla pace
    La memoria che unisce: Educare alla pace

    La Memoria è necessaria per conoscere la storia perché solo così possiamo capire le dinamiche che furono all’origine di nefasti periodi in cui si affermarono regimi totalitari con l’obbiettivo militare di conquiste territoriali e la sopraffazione di uomini e donne. Occorre altresì capire le ragioni e le scelte di coloro che non rimanendo indifferenti si opposero e combatterono per porre fine alle tante atrocità, prospettando un futuro di pace e comprensione tra i popoli. Questo volume vuole appunto mettere in evidenza la necessità di sviluppare percorsi di cittadinanza attiva per affermare il valore universale della pace. “La memoria che unisce. Educare alla pace” è il titolo della giornata dei lavori svoltesi a Treviso il 16 dicembre 2022 grazie all’organizzazione e alla gestione di ANEI Treviso, titolare del progetto sostenuto dall’Ambasciata della RFG a Roma avente lo stesso titolo del seminario. La pubblicazione degli interventi della eterogenea presenza di storici, ricercatori, dall’Italia, dalla Polonia e dagli Stati uniti, nonché educatori, rappresentanti di istituzioni, associazioni, giovani studenti e laureandi mette in rilievo l’importanza della Memoria, in particolare la storia degli Internati Militari italiani per sconfiggere il nazifascismo e la necessità di educare alla pace. Un testo importante per capire la necessità di una comune condivisione di impegno civile per non dimenticare, per dare certezza ad un futuro di pace, libertà, fraternità e solidarietà.

  • Mia carissima mogliettina: Storia di un Internato Militare Italiano

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    Mia carissima mogliettina: Storia di un Internato Militare Italiano
    Mia carissima mogliettina: Storia di un Internato Militare Italiano

    “Mia carissima mogliettina, (…) Come rimpiango il tempo perso lontano dalla famiglia quando avevo la possibilità di restare con voi. Questo, siine certa, non avverrà più; sbagli simili non ne commetterò mai più (…)” È il 6 febbraio del 1944 e il Tenente Alessandro Pastore, nato a Melfi il 22 gennaio 1908, scrive dal Lager di Deblin Irena in Polonia. È stato deportato per aver detto NO al nazifascismo in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, come oltre seicentomila Internati Militari Italiani (IMI): pagherà con la vita la scelta, reiterata quotidianamente, di non aderirvi e restare nel Lager. Ripercorrendo la storia, per troppo tempo dimenticata, degli Internati Militari Italiani, Maria Chiara Dell’Orco ricorda l’“Altra Resistenza”, che costò il sacrificio di oltre cinquantamila vite. L’autrice rivive con empatia e commozione la tragica esperienza familiare di Alessandro Pastore attraverso il dialogo epistolare tra il giovane uomo e Margherita, la sua “carissima mogliettina”. Il volume presenta un approfondimento degli storici Orlando Materassi e Silvia Pascale.

  • Fiori dal Lager: Antologia di Internati Militari Italiani

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    Fiori dal Lager: Antologia di Internati Militari Italiani
    Fiori dal Lager: Antologia di Internati Militari Italiani

    Questo libro si occupa di una delle pagine meno note della storia italiana, raramente presente anche nei manuali scolastici: i lunghi mesi di prigionia vissuti da circa 650.000 militari italiani che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, vennero deportati nei Lager del Terzo Reich. Dalle sofferenze dei campi di concentramento e dalla miseria del lavoro forzato avrebbero potuto liberarsi optando per la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, ma decisero di non farlo contribuendo alla Resistenza. Il volume è una raccolta di lettere, di racconti, di diari e di interviste, per dare voce a cinquanta Internati Militari Italiani. Le loro storie vivono ancora grazie agli scritti, alle memorie dei familiari, ai documenti e alle immagini inedite che costellano queste pagine. Chi erano questi giovani uomini capaci di una scelta così drammatica? Ragazzi poco più che ventenni, giovani padri di famiglia che hanno sacrificato un periodo della loro vita e che una volta rientrati hanno raccontato poco, ma la loro esperienza è rimasta impressa nell’animo ed è stata raccolta dalle proprie famiglie. In quest’opera hanno trovato voce anche alcuni di quelli che non sono tornati. Le loro storie sono state recuperate dai figli, dai nipoti o dai pronipoti, che hanno cercato per anni i documenti o anche solo una tomba, spesso senza neppure trovarla. Il testo è accompagnato dal racconto dell’autrice che spiega come attraverso il gruppo Facebook, IMI (Italienische Militär-Internierte) Internati Militari Italiani, si creino affinità elettive che hanno portato alla nascita dell’Antologia: un fiore con cinquanta petali, ognuno dei quali contiene una storia, legati purtroppo allo stelo della sofferenza e della morte, ma abbarbicati alle profonde radici della rinascita.

  • Una candela illumina il Lager

    Una candela illumina il Lager
    Una candela illumina il Lager

    Giancarlo Turchetto, Sottotenente in Grecia, dopo l’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi a Volos e deportato attraverso un lungo viaggio a Beniaminowo, da dove poi sarà trasferito a Sandbostel e infine a Wietzendorf. La storia del protagonista è una delle tante vicende che coinvolsero oltre 600mila militari italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre del ‘43. È la storia di una Resistenza senz’armi, di un militare che ha scelto di restare nel Lager piuttosto che collaborare con Hitler e Mussolini. Turchetto racconta ogni giorno la sua prigionia: sono pagine preziose, descrizioni vivide, emozioni scritte sulla carta alla luce fioca di una candela. E sono tutte rivolte alla moglie Mariuccia – chiamata affettuosamente Uccia – ai figli e alla mamma Camilla, che a casa hanno atteso a lungo il suo ritorno. La scrittura ha il carattere vivo di un romanzo, ma romanzo non è. Le condizioni di vita sono misere, si soffre il freddo, la fame, e il pensiero della morte accompagna costantemente il protagonista. È’ una condizione che di umano non ha più nulla, ma Giancarlo sopravviverà e riuscirà a tornare grazie all’amore per la sua famiglia, che gli darà la forza di resistere alla degradazione del Lager. Il testo è corredato da un agile apparato storiografico e contiene documenti e fotografie.

  • Insieme nel Ricordo per la Pace

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    Insieme nel Ricordo per la Pace
    Insieme nel Ricordo per la Pace

    Atti del Convegno tenutosi a Marzabotto il 14 ottobre 2023: testimonianze scritte, ricordi e memorie, su ciò che avvenne fin da subito l’8 settembre 1943, all’interno di un progetto di ANEI Treviso con ANEI Marzabotto, sostenuto dal Ministero della Difesa e in condivisione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma sempre sensibile a iniziative riferite al contesto storico della Seconda guerra mondiale, non solo come Memoria ma anche attraverso condivisi percorsi di Riconciliazione.

  • Il mio diario di prigionia

    Il mio diario di prigionia
    Il mio diario di prigionia

    Qualche tempo fa mi è capitato tra le mani il manoscritto “Il mio diario di prigionia” dopo i tanti anni passati dalla sua stesura originale. Stavo per stracciarlo, il ricordo era per me un fatto terribile, quando mi è venuto il desiderio di rileggerlo. La lettura mi ha richiamato alla mente gli anni 1944/45, due anni di sofferenze, sacrifici, di lotte e di speranze tra i reticolati in Germania e ho pensato che sarebbe un errore dimenticare quella incredibile esperienza. Ho battuto a macchina il testo per renderlo leggibile ai più, affinché gli avvenimenti del passato insegnino come regolarsi per l’avvenire. Oggi, dopo oltre settant’anni, quel manoscritto è diventato un libro, per far sì che la storia sia maestra della vita! ------------------------------------ Egidio Bertazzo = Questo libro racconta una storia vera, vissuta personalmente dall’autore. == CON IL PATROCINIO DELL’A.N.E.I. - ASSOCIAZIONE NAZIONALE EX INTERNATI. === Prefazione e note storiche a cura del Generale Maurizio LENZI (Presidente A.N.E.I.– Federazione provinciale di Padova)

  • La guerra di don Piero

    La guerra di don Piero
    La guerra di don Piero

    Don Piero è un giovane sacerdote nato e cresciuto al Portello, un quartiere popolare di Padova, sul finire dell’’800. Figlio di una fruttivendola molto religiosa e di un oste libertario, cresce nell’osteria del padre, covo di socialisti e di anarchici tenuti d’occhio dalla polizia. Ordinato sacerdote negli anni della guerra di Libia, per quanto fermamente contrario all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, viene arruolato negli alpini come prete-soldato e mandato a combattere sul Pasubio. Lì conosce la crudeltà della guerra, si fa amare dai commilitoni e si offre al posto di un padre di famiglia condannato a morte per diserzione. Salvato in extremis, torna a Padova nei giorni di Caporetto con i gradi di cappellano militare e su incarico del vescovo si occupa di reduci e profughi in quella che è diventata la “capitale al fronte”. Con l’armistizio di Villa Giusti l’Italia vince la guerra ma il destino, per don Piero, ha in serbo altro.

  • La memoria legata al filo rosso

    La memoria legata al filo rosso
    La memoria legata al filo rosso

    Elio Materassi è uno dei 650.000 Internati Militari Italiani deportati nei Lager del Terzo Reich dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Elio pagò con 20 lunghi mesi di internamento il suo “NO” al nazifascismo, costretto al lavoro coatto come schiavo di Hitler. Dalle sofferenze dei campi di concentramento e dalla miseria del lavoro forzato avrebbe potuto liberarsi optando per la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, ma decise di non farlo contribuendo alla prima forma di Resistenza: una pagina di storia non ancora completamente studiata da lasciare in eredità ai giovani. Per la prima volta insieme Silvia Pascale e Orlando Materassi affrontano non solo la tematica storica degli IMI, ma proprio partendo dall’esperienza personale di figlio di Internato, dialogano sul senso del trauma familiare, del rapporto tra padre e figlio, svolgendo un filo rosso che unisce stima e affinità emotive.

  • Guareschi e il Natale nel Lager

    Guareschi e il Natale nel Lager
    Guareschi e il Natale nel Lager

    Il libro affronta le vicende dei soldati italiani deportati dopo l’8 settembre 1943 nei Lager del Terzo Reich attraverso un’opera nata e rappresentata all’interno di un campo per Internati Militari Italiani: “La favola di Natale” di Giovannino Guareschi, uno dei più famosi scrittori italiani, conosciuto in tutto il mondo soprattutto per Don Camillo e Peppone. L’originalità del volume sta nella metodologia di lavoro e nella sua trasformazione al momento dell’emergenza per il Covid–19. Gli alunni delle classi 2G e 2H dell’IC4 Stefanini di Treviso, dove la Pascale è docente, hanno voluto fortemente diventare protagonisti e arricchire questa ricerca con la Didattica a Distanza. Così lo descrive Orlando Materassi Presidente Nazionale ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager Nazisti): “È un testo costruito a “cento mani”, un contributo importantissimo affinché i ragazzi e le ragazze nati nel terzo millennio abbiano la conoscenza e la consapevolezza di costruire il loro futuro facendo tesoro di cosa sia la mancanza di libertà, di democrazia e di pace.” Sorpreso e soddisfatto di questa grande prova anche il figlio di Giovannino Guareschi, Alberto: “È confortante sapere che questa favola, le cui muse ispiratrici furono ‘fame, freddo e nostalgia’, nata per consolare gli internati militari nei Lager tedeschi lontani dai loro cari, sia riuscita a coinvolgere emotivamente anche questa nuovissima generazione”. Il libro ha ricevuto il placet non solo dal figlio di Guareschi, ma anche da parte della ministra dell’Istruzione On. Lucia Azzolina, che lo ha indicato come modello: “Sono queste le azioni didattiche che fanno della nostra scuola una vera comunità”.

  • Il diario di mamma Teresa: Viaggio alla ricerca del figlio internato, deceduto in un Lager nazista

    Il diario di mamma Teresa: Viaggio alla ricerca del figlio internato, deceduto in un Lager nazista
    Il diario di mamma Teresa: Viaggio alla ricerca del figlio internato, deceduto in un Lager nazista

    Il figlio di Teresa era uno dei tanti IMI (Internati Militari Italiani), soldati che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 furono deportati nei territori del Terzo Reich e condannati a lavorare nei Lager nazisti per non aver aderito alla Repubblica di Salò e a Hitler. Quando mamma Teresa viene a sapere della morte del figlio, impazzisce per il dolore, ma la sofferenza più grande è quella di non conoscere il luogo dove è stato sepolto. La madre impiega ben cinque anni per ottenere i documenti per l’estero, eppure il suo calvario è solo all’inizio. Da Bova di Marrara (Ferrara) arriva in Germania, da sola, senza sapere una parola di tedesco e con pochissimi soldi. Il viaggio è lungo e tortuoso, e Teresa lo racconta in un diario, che è una testimonianza unica ed eccezionale. Quello stesso diario che ora, tramite i suoi familiari, è arrivato nelle mani dell’autrice che ne eredita così le memorie.

  • Welschtiroler: Una famiglia trentina nella Grande Guerra

    Welschtiroler: Una famiglia trentina nella Grande Guerra
    Welschtiroler: Una famiglia trentina nella Grande Guerra

    Trentino, 1914. Una famiglia di contadini vive in terra austriaca, nei pressi del confine italiano. L’inizio del conflitto mondiale la costringe alla separazione: il padre è reclutato nell’esercito dell’impero ed è inviato sul fronte orientale, la madre ed il figlio di sei anni saranno internati nel campo profughi di Braunau, quando l’Italia dichiarerà guerra all’Austria. Lontani per lunghi anni, non conoscono la sorte l’uno dell’altra. La storia di un uomo, di una donna, del piccolo Giuseppe che si fa grande, le loro lotte, le loro speranze sono raccontate in una vicenda, nella quale la sopravvivenza è legata anche alla trasformazione delle anime. Welsch-Tirol (Tirolo Italiano) fu il nome dato al Trentino, ai tempi dell’Impero asburgico, per indicare la zona in cui si parlava la lingua italiana. Fu coniato da Giulio Cesare che chiamava Volcae una tribù della Gallia. Nel tempo, Welschen indicò le popolazioni francesi e italiane, che parlavano lingue neolatine, per distinguerle dai Germani, la cui lingua derivava dal ceppo tedesco.

  • Come stelle nel cielo: In viaggio tra i Lager

    Come stelle nel cielo: In viaggio tra i Lager
    Come stelle nel cielo: In viaggio tra i Lager

    Alfredo Zaros è una stella nella galassia degli Internati Militari Italiani. Militare del 55° Reggimento “Marche”, partito da Treviso per la Croazia, dopo l’8 settembre 1943 cominciò l’odissea della deportazione, un destino comune a più di 650.000 militari italiani che in quel momento erano dislocati al fronte. Una Resistenza diversa, che aspetta ancora di essere conosciuta e insegnata e non deve più essere una storia marginale, ma deve essere trasmessa come una battaglia per l’identità e la libertà. Alfredo pagò il suo “no” con la deportazione nel Terzo Reich e circa venti mesi di prigionia e lavoro coatto nei Lager nazisti, con la qualifica di Internato Militare Italiano, voluta da Hitler per non riconoscere le garanzie della Convenzione di Ginevra.   É una vicenda individuale che ripropone in maniera drammatica la scelta difficile e sofferta degli IMI: la loro fu una scelta di Resistenza non armata, uno dei molteplici aspetti di opposizione al nazifascismo che non ha avuto adeguata valorizzazione. Nonostante abbia coinvolto un numero altissimo di famiglie italiane, è rimasta confinata per lo più nelle memorie personali.

  • Dal fronte Balcanico ai Lager tedeschi

    Dal fronte Balcanico ai Lager tedeschi
    Dal fronte Balcanico ai Lager tedeschi

    Il volume ripercorre la vicenda di Casimiro, detto Lino, Mardegan che si snoda attraverso la voce del figlio Valerio. In questa dimensione emotiva il libro ha il merito di testimoniare la vicenda degli Internati Militari Italiani, sostanzialmente rimasta nell’ombra per moltissimi anni. Con l’8 settembre del 1943 migliaia di militari italiani furono sorpresi dalla notizia dell’Armistizio e deportati nei Lager tedeschi. Qui si trovarono di fronte alla scelta se aderire alla neonata RSI e al Terzo Reich di Hitler, o resistere scegliendo di restare nel Lager. Furono sottoposti ad un durissimo sfruttamento, a maltrattamenti, alle malattie, al freddo e alla fame. All’interno del volume trova spazio un importante contributo storico di Orlando Materassi, Presidente Nazionale dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager Nazisti) e la prefazione di Silvia Pascale, storica specializzata in storia delle deportazioni, in particolare di Internati Militari Italiani.

  • Quanto valeva la libertà

    Quanto valeva la libertà
    Quanto valeva la libertà

    Dopo l’8 settembre 1943 Gino Foltran viene catturato, a soli vent’anni, dai soldati tedeschi a Trento. Fatto prigioniero, è deportato come Internato Militare Italiano con altri commilitoni del Reggimento Autieri in Germania, nel campo di lavoro coatto di Fürstenberg, il primo dei molti Lager in cui Gino viene rinchiuso. Sopravvive a condizioni di lavoro e di vita disumane che segnano per sempre la sua esistenza, ma quando ormai tutto sembra perduto, la speranza e la forza d’animo non lo abbandonano, permettendogli di salvarsi e di ricominciare a vivere. Una storia di resilienza e coraggio, raccontata con semplicità e sincerità, che mette in primo piano la vita di un giovane ragazzo che non si è arreso e ha lottato fino alla fine. All’interno del volume un importante saggio storico sui Lager di internamento di Foltran, curato da due esperti dell’argomento: Silvia Pascale, storica e ricercatrice italiana, che collabora oramai da anni con centri di documentazione sulle deportazioni in Germania e Polonia; Orlando Materassi, Presidente Nazionale ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager Nazisti) che da oltre 10 anni collabora con il Denkort Bunker Valentin e il Centro di Documentazione Baracke-Wilhelmine per tenere viva la Memoria di suo padre Elio e di tutti gli IMI. Il libro conta sul patrocinio dell’ANEI nazionale.

  • Das mit dem roten faden verbundene gedächtnis

    Das mit dem roten faden verbundene gedächtnis
    Das mit dem roten faden verbundene gedächtnis

    Elio Materassi war einer der 650.000 italienischen Militärinternierten, die nach dem Waffenstillstand vom 8. September 1943 in die Lager des Dritten Reiches deportiert wurden. Elio bezahlte mit 20 langen Monaten Internierung sein “NEIN” zum Nazi-Faschismus, gezwungen, als Hitlers Sklave zu arbeiten. Er hätte sich von den Leiden der Konzentrationslager und dem Elend der Zwangsarbeit befreien können, indem er sich für Deutschland und die Italienische Sozialrepublik entschieden hätte, aber er entschied sich dagegen und trug damit zur ersten Form des Widerstands bei: eine Seite der Geschichte, die noch nicht vollständig erforscht ist, die sie den Jugendlichen hinterlassen wollen. Zum ersten Mal gemeinsam stellen sich Silvia Pascale und Orlando Materassi nicht nur dem historischen Thema der IMI, sondern ausgehend von der persönlichen Erfahrung des Sohnes des Internierten, sprechen sie über den Sinn des familiären Traumas, über die Beziehung zwischen Vater und Sohn und entwickeln einen roten Faden, der Wertschätzung und emotionale Zugehörigkeit verbindet.

  • E io no! Non sono tedesco!: Alberto Pucciarini, dalle scuole in colonia alla prigionia in Germania

    E io no! Non sono tedesco!: Alberto Pucciarini, dalle scuole in colonia alla prigionia in Germania
    E io no! Non sono tedesco!: Alberto Pucciarini, dalle scuole in colonia alla prigionia in Germania

    Una storia comune ed eccezionale al contempo, un’occasione di scavo e di recupero: una memoria che meritava di essere consegnata alle pagine di un libro e alla posterità. Alberto Pucciarini, che per la grande Storia è uno degli oltre seicentomila italiani in divisa che hanno detto NO! al fascismo e al nazismo, per chi ha scritto il testo è stato, prima di tutto, un uomo, un nonno e un caro amico. Il lavoro di ricerca ha approfondito due aspetti fondamentali della vita di Alberto: da una parte, il suo percorso formativo (che fu di molti), fino alla scelta: «E io no! Non sono tedesco!»; dall’altra, la sua esperienza da Internato militare italiano. Tra l’educazione fascista, i mass-media di regime e l’esperienza dell’internamento, emerge un personaggio curioso, veloce nel lavoro, d’intelletto acuto: alla fine di tutto un patriota. Di centrale importanza, per una ricostruzione fedele della vicenda, sono stati – oltre all’intervista, piacevolissima e lucida, del protagonista – i documenti da lui stesso gelosamente conservati e accompagnati, in fase di analisi e decodifica, con dolcezza e perizia, dalle ricostruzioni e dai commenti della figlia Maria Grazia. Chi ha scritto il libro ha voluto fornire un contesto storico-critico sintetico e cogente, volto all’accoglimento della vicenda esemplare di Alberto Pucciarini: si è cercato, in buona sostanza, di ricostruire l’uomo e il tempo, di dar voce ad un ricordo, avvalorato e documentato della storiografia.

  • Elio, un eroe per scelta

    Elio, un eroe per scelta
    Elio, un eroe per scelta

    ilvia e Orlando, uniti dal filo rosso della Memoria, in quest’opera, continuano a disseminare la grande testimonianza di Elio Materassi e degli Internati Militari Italiani per far sì che i giovani diventino staffette di Memoria. È un libro pensato per i ragazzi, ma non solo; è un racconto illustrato dall’artista Gabriella Di Stefano, che ha per protagonista Elio Materassi, il papà di Orlando, uno dei 650.000 Internati Militari Italiani deportati nei Lager del Terzo Reich dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Un libro dove le immagini acquerellate descrivono il dramma della guerra e della deportazione di Elio, ma anche la speranza e l’attesa del rientro, aprendo una finestra importante sul tema degli Internati Militari Italiani, una pagina di storia ancora poco conosciuta e studiata negli Istituti Scolastici Italiani. Spiegare questo momento storico è importante quanto necessario soprattutto per le nuove generazioni, per lasciare tracce di Memoria. Degni di nota gli interventi di Daniele Susini, storico ed esperto di educazione alla Memoria, di Lucia e Luciana Bigliazzi bibliotecarie direttrici coordinatrici e ricercatrici storiche e di Harald Gröte Dirigente di Baracke Wilhelmine, Consigliere Comunale di Schwanewede; arricchiscono il volume con riflessioni pedagogico/didattiche.

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