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Nella testa del capitano
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Nella testa del capitano
E-book52 pagine2 ore

Nella testa del capitano

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Info su questo ebook

Il capitano ha lasciato il timone. Javier Zanetti si è ritirato dopo diciannove anni di puntuale servizio all'Inter, molti dei quali con la fascia al braccio. L'ultima stagione è stata difficile, spesa a recuperare da un grave infortunio e poi passata lungamente in panchina, prima di prendere la decisione definitiva sul futuro. L'uomo ha pensato, riflettuto. Ha avuto, se l'abbiamo conosciuto bene, pensieri garbati come le parole espresse in tanti anni a microfoni aperti. "Nella testa del capitano", e-book scritto da Mattia Todisco, è il tentativo di arrivare dove i registratori si spengono e le impressioni passano veloci, lasciando spazio ai ricordi che affiorano passo passo dopo il grave infortunio a Palermo e fino all'ultima gara contro il Chievo Verona. Sono innumerevoli, bellissimi. Tanto da volerli accorpare, provando a intrufolarci nella mente di Zanetti. Il giocatore con più presenze nella storia dell'Inter. Va avanti l'uomo Javier, secondo copione, ma quando mai si è tirato indietro?
LinguaItaliano
Data di uscita19 mag 2014
ISBN9786050305012
Nella testa del capitano

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    Anteprima del libro

    Nella testa del capitano - Mattia Todisco

    Ringraziamenti

    CAPITOLO I

    Aprile 2013

    Stavolta mi devo fermare. Non ci sono abituato, dopo tutti questi anni passati a correre. Me ne sono lasciati tanti alle spalle, di anni e giocatori. Gente che ha cominciato con me e si è dedicata da tempo alla vita di rendita o ad altra carriera. Io sono qui che porto avanti la palla, a quasi quarant'anni e mi sento ancora felice di farlo. Ogni tanto mi mettono di fronte qualche sbarbato giovincello e mi tocca ricorrere all'esperienza, oltre che ai muscoli. Una volta, vent'anni fa, alcuni di questi li avrei saltati al primo passo. Qualcuno ha provato a fermarmi con un placcaggio, una volta a Cremona. Non è riuscito nemmeno ad attaccarsi alla punta degli scarpini. Quel pomeriggio ho segnato la mia seconda rete in Serie A, la prima l'avevo fatta all'andata contro la stessa squadra.

    I miei primi gol sono stati tutti così, palla al piede fino al momento del tiro, con progressioni da quattrocentista. Grazie a Dio, anche se papà e mamma si sono sempre dovuti guadagnare il pane quotidianamente, non sono uno di quei figli del Sudamerica scappati alla povertà. Ho corso contro la delusione, quando mi hanno scartato dall'Independiente, ma ho trovato altrove la mia strada. Al Talleres, al Banfield, con la nazionale argentina. L'Inter mi ha preso che avevo 22 anni, non un bambino ma ancora uno sconosciuto da queste parti. In patria qualcuno mi aveva adocchiato e un ex interista, Passarella, mi aveva aperto le porte della Selecciòn. Ero già fidanzato con Paula, oggi moglie e madre dei miei figli. Nessuno dei due avrebbe immaginato che a Como, dove da anni viviamo, ci saremmo stati per così tanto tempo. Ci speravamo, certo. Quando mi hanno presentato alla stampa avevo di fianco Rambert, sbarcato in Italia con me. All'Inter di casi simili se ne sono visti altri: Brehme e Matthaus, Bergkamp e Jonk, tutti arrivati in coppia. A Rambert le cose non sono andate benissimo, a me decisamente meglio.

    Oggi è uno dei pochi giorni sfortunati degli ultimi anni. Una sgroppata, un cross e il tendine d'Achille ha ceduto. Quando ti fermi per qualcosa del genere senti una fitta tremenda, ma quella passa e subentrano i fantasmi. Io in carriera mi sono dovuto fermare di rado e mai per otto o nove mesi, come dicono i medici. Nell'anno di Tardelli ho cominciato la stagione tardi per una lesione muscolare, ma alla fine ho messo insieme 34 presenze. Sotto questa quota non sono mai andato, superando più volte il traguardo delle 50 partite. Con questa a Palermo sono arrivato a 846, grazie alla nazionale e agli anni in Argentina ho toccato il migliaio. In pochi sono riusciti nell'impresa. Sono già il recordman di presenze in nerazzurro, ma arrivare alla quadrupla cifra con questa maglia sarebbe il miglior finale possibile di carriera. Questo infortunio rende tutto più difficile, anche per un lottatore come me. Adesso l'obiettivo diventa quello di tornare in campo, agli altri ci penseremo. Non posso chiudere la mia storia calcistica con questa pagina.L'ho detto ai giornalisti: voglio giocare almeno un'altra partita. Ci vorrà tempo, ne passerò un sacco in piscina e senza pallone. Io ho pazienza. Non ho più nulla da dimostrare. Sedici trofei li ho messi in bacheca. La mia prossima vittoria è tornare ad essere un calciatore.

    CAPITOLO II

    Maggio 2013

    Maggio è un mese particolare. Trattandosi del momento in cui le competizioni finiscono, i nodi vengono al pettine e i

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