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Le invarianti nell’architettura
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E-book239 pagine1 ora

Le invarianti nell’architettura

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Ogni creativo, ogni progettista, quando progetta un qualsiasi oggetto di architettura o di design, nel corso della propria progettazione, utilizza molti parametri, molte sue conoscenze, molte sue intuizioni, molte sensibilità che gli sono proprie. In sostanza utilizza tutti gli strumenti cognitivi e culturali in suo possesso. In questo percorso creativo ci sono però dei momenti in cui ogni progettista incontra sempre gli stessi problemi. Questi problemi sono costanti nel tempo e nello spazio. Un progettista del quattrocento, un progettista contemporaneo, uno studente di architettura, uno studente di design, quando progettava e progetta, avrà certamente incontrato e continuerà ad incontrare sempre questi momenti topici, che evidentemente dovrà risolvere.Questi problemi che non cambiano mai, e che sono di numero finito e limitato si chiamano invarianti. In questo libro ne abbiamo mostrata una sola, le soluzioni d’angolo. Ad ogni invariante, dedicheremo un nostro lavoro. Abbiamo iniziato con le soluzioni d’angolo perché abbiamo ritenuto che questa invariante sia la più facilmente individuabile anche da chi non esercita il mestiere di architetto.
LinguaItaliano
Data di uscita23 set 2014
ISBN9786050323092
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    Anteprima del libro

    Le invarianti nell’architettura - Franz Falanga - Paolo Perfido - Massimo De Faveri

    Farm

    Le invarianti nell’architettura - SOLUZIONI D’ANGOLO

    indice

    CAPITOLO 1  Come e perché è nato questo gruppo di lavoro formato tre da architetti  (Franz Falanga)

    CAPITOLO 2  Esposizione completa della teoria delle invarianti   (Franz Falanga)

    CAPITOLO 3  Descrizioni dei concetti di omogeneitàverso l’alto, di omogeneità verso il basso, del concetto di concrezione urbatettonica e delle soluzioni d’angolo individuate  (Franz Falanga)

    CAPITOLO 4   La visione accidentale   (Paolo Perfido)

    CAPITOLO 5  Le opportunità    (Massimo De Faveri)

    CAPITOLO 6  Teoria delle invarianti tradotta in inglese e in tedesco

    Capitolo 1

    Come e perché è nato questo gruppo di lavoro formato da tre architetti (Franz Falanga)

    Quasi un anno fa, adesso siamo nell’estate del 2014, è finalmente uscito il mio primo lavoro sulle Invarianti nell’Architettura, sto parlando del libro Le invarianti nella Tomba Brion di Carlo Scarpa, edito dalla Casa editrice AURELIA di Asolo. Avendo io antiche macchine fotografiche a pellicola, ho chiamato in mio soccorso il fotografo designer Andrea Fantinato che ha messo a mia disposizione la sua bravura nel fotografare questo celeberrimo manufatto del professor Scarpa che si trova a San Vito di Altivole in provincia di Treviso.

    Sono particolarmente imbarazzato a parlare di me, ma è necessario farlo per poter evidenziare una verità storica incontrovertibile nel campo della cultura architettonica tout court. Voglio qui affermare che la primogenitura nell’individuazione delle invarianti di cui sopra è dovuta solo e soltanto al professor Bruno Zevi nei suoi due aurei libri IL LINGUAGGIO MODERNO DELL’ARCHTETTURA, uscito nel 1973, e POETICA DELL’ARCHITETTURA NEOPLASTICA, uscito nel 1974, ambedue per le edizioni Einaudi.

    L’argomento mi ha intrigato in maniera totale, perché lo avevo trovato di notevole utilità sia nella progettazione del nuovo sia nella lettura dell’esistente. Per queste fondatissime ragioni, lavorandoci sopra con molta pazienza e costanza, ho individuato altre cinque invarianti, che, prima di decidermi a pubblicare nel sopradetto libro dedicato alla Tomba Brion di Carlo Scarpa, ho continuamente verificato per oltre trent’anni sia dal punto di vista professionale, sia con i miei studenti delle Accademie di belle arti di Bari e di Venezia. Sono particolarmente lieto che questo libro sulle invarianti risolte da Carlo Scarpa in maniera mirabile,sia stato "per la prima volta" un lavoro teso ad esplicitare razionalmente questa nuova maniera di osservare le varie realtà architettoniche.

    Ciò detto è necessario iniziare a descrivere la genesi e la descrizione di questo libro dedicato totalmente ed esclusivamente all’argomento invarianti. Abbiamoevidenziate condocumentazione fotografica e con le dovute considerazioni, la mia terza invariante e cioè quella nella quale ci siamo trovati in presenza delle soluzioni d'angolo che utilizzano lo stesso materiale. Siamo partiti dalla terza invariante perché, per differenti motivi, avevamo fortunatamente già pronto il materiale fotografico necessario.

    Nel Capitolo 2 de-scriverò tutte le invariati individuate, sia da Zevi, sia da me in seguito. Mi sono regolato in questa maniera perché come punto di partenza per navigare in qualsivogliaqualsiasi teoria è averla comodamentesempre sott’occhio.

    Questo libro è dovutoalla mia esigenza di esplicitare ancora di più il mio lavoro nato da una costola del carissimo professor Bruno Zevi, che è stato mio maestro all’IUAV diVenezia durante gli anni sessanta del secolo scorso. Ecco perché ho pensato di de-scrivere in maniera molto più dettagliata le mie cinque invarianti che, come già avevo detto dianzi, ho iniziato, circa un anno fa, a de-scrivere per la prima volta in un libro, dopo averne individuate diverse nella Tomba Brion di Carlo Scarpa a San Vito di Altivole, in provincia di Treviso. Per completezza storica, mi sono avvalso del fotografo e designer Andrea Fantinato che è quindi anche citato come co-autore.

    Per lavorare al massimo della chiarezza possibile, se gli dei dell’Olimpo saranno benevoli, dedicherò, insieme ai miei colleghi architetti Paolo Perfido e Massimo De Faveriun libro dedicato ad ogni invariante. Ho quindiritenuto chiedere la preziosa e feconda collaborazione ai due sunnominati architetti, architetti dei quali sto per parlarvi.

    Giova quindi ricordare che i miei colleghi ed io inizieremo con l’analizzarela mia terza invariante e cioè quella in cui, indipendentemente dal periodo temporale della esecuzione del manufatto in esame, si volesse studiare come sia stato risolto strutturalmente e/o formalmente, oppure come si potrebbe risolvere, il caso in cui un unico materiale dovesse cambiare direzione. Detto con altre parole, sto parlando delle cosiddette soluzioni d’angolo.

    Sono partito da questa terza invariante visto che noi tre già avevamo in casa un buon numero di soluzioni angolari fotografate che ci hanno reso meno problematica il reperimento di fotografie dedicate.

    Come avrete potuto notare ho usato due volte due verbi al plurale, sia quando ho detto inizieremo, sia quando ho detto avevamo. Il motivo è semplicissimo, ho chiesto di collaborare a questo mio lavoro a due architetti dei quali ho la massima stima. Le ragioni di questa mia richiesta di collaborazione penso debbano essere raccontate ai lettori di questo nostro primo libro.

    Innanzi tutto vi presento i miei due amici: essi sono gli architetti Paolo Perfido pugliese e Massimo De Faveri veneto. L’architetto Paolo Perfido insegna al Politecnico di Bari, è infatti Assistant Professor SSD ICAR 17 Disegno presso il Dipartimento di Scienza dell’Ingegneria civile e dell’Architettura nel Politecnico di Bari. Parallelamente pilota una meritoria opera di valorizzazione del territorio architettonico pugliese tenendo delle conversazioni molto seguite nelle scuole della regione. Le sue conversazioni sono molto apprezzate dai suoi giovanissimi partecipanti perché sono coinvolti direttamente con modellini in legno con i quali si possonomanipolare le forme architettoniche già esistenti nell’architettura costruita.

    L’architetto Massimo De Faveri invece appartiene alla categoria dei nostri giovani che sono andati ad esercitare il nobile mestiere dell’architetto all’estero per le note condizioni politiche e culturali dell’Italia contemporanea. Quattro o cinque anni fa ha deciso di andare ad esercitare il suo mestiere in Australia, per l’esattezza a Sydney, in una località sul Pacifico che si chiama Freshwater, su una insenatura dove è possibile osservare balene che lì si trattengono. Grazie alle sue capacità, l’architetto De Faveri si è inserito molto bene nel circuito produttivo architettonico australiano e sta esercitando al meglio il suo mestiere.

    Questi due miei ottimi amici hanno inoltre una caratteristica molto interessante dal punto di vista anagrafico. Paolo Perfidodista da me una generazione, e Massimo De Faveri dista dame due generazioni, per cui, dalpunto di vista anagrafico e ovviamente culturale, noi tre rappresentiamo ben tre generazioni. Come ultima caratteristica, ultima in ordine di descrizione ma non per questo meno importante, tutti e tre ci siamo laureati all’IUAV di Venezia.

    Ognuno di noi quindi inserirà in questo libro un numero interessante di fotografie di soluzioni angolari nell’architettura costruita. Per quanto mi riguarda,mostrerò soluzioni fotografate in Puglia, Paolo Perfido mostrerà soluzioni fotografatein Europa e nell’Africa del nord e Massimo

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