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PETER BECK - Il Disordine del Tempo
PETER BECK - Il Disordine del Tempo
PETER BECK - Il Disordine del Tempo
E-book344 pagine5 ore

PETER BECK - Il Disordine del Tempo

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Info su questo ebook


È una tranquilla sera di fine estate a Roxburgh, una piccola contea nel sud della Scozia. Peter Beck sta rientrando verso casa dei nonni, dopo la consueta passeggiata con Star, il suo inseparabile cane.
La quiete di quel momento, viene bruscamente stravolta dall'apparizione di un oggetto volante infuocato, che materializzatosi dal nulla, precipita schiantandosi oltre il bosco che delimita i confini della proprietà dei Beck.
Peter, sgomento, accorre sul luogo dell'incidente, e da quell’istante la sua vita cambierà per sempre.
Ciò che è accaduto, è realtà o solo il frutto di un incubo che da diverse notti lo tormenta? Quale grande mistero si nasconde dietro quell’evento?
Peter troverà risposta a queste domande un anno più tardi, quando seguirà i genitori, archeologi di fama internazionale, in un'insolita missione nel cuore dell'Oceano Atlantico.
Vivrà un'incredibile e drammatica avventura, che lo porterà a scoprire un’inaspettata verità sulla misteriosa civiltà di ATLANTIDE.
Un viaggio ai confini della realtà, tra presente, passato e futuro.
La storia di un’amicizia nata tra un susseguirsi di colpi di scena, misteriosi esseri crudeli venuti da un'epoca lontana, e un uomo il cui unico scopo è quello di salvare il proprio popolo dalla totale distruzione.
Tutti, alla ricerca di un misterioso oggetto di vitale importanza, finito per caso nelle mani di Peter.
 
LinguaItaliano
Data di uscita14 feb 2015
ISBN9786050357073
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    Anteprima del libro

    PETER BECK - Il Disordine del Tempo - Massimo Allegri

    incominciato.

    Quando l’elicottero della Atlantic Petroleum avvistò la piattaforma n°56, la Queen of the Sea, al largo dell’arcipelago delle Azzorre, stavano ormai calando le prime ombre della sera. Preparandosi per l’atterraggio il capitano Gordon fece cenno ai passeggeri di allacciarsi le cinture mentre il sole, che stava morendo dietro l’orizzonte dell’Oceano, regalava l’ultimo bagliore di luce all’interno della carlinga illuminando i loro volti. 

    Il professor Beck sorrise compiacendosi per quella meravigliosa visione, felice che anche suo figlio Peter, che l’aveva voluto seguire a tutti i costi in quella nuova spedizione, potesse godere di quel panorama.

      Ogni volta che mi capita di osservare questo spettacolo fantastico riesco a dimenticare qualsiasi problema, qualsiasi preoccupazione, e penso a quanto siamo fortunati a vivere in quest’epoca in cui gli uomini possono volare e vedere la terra dall’alto. Il ragazzo annuì, in una sorta di adorazione, guardando anch’egli quel sole così potente che spegnendosi dietro la linea dell’orizzonte, metteva la parola fine ad un’ennesima giornata sulla terra. 

    Figlio unico di Maxwell Beck ed Elisabeth Parker, una famosa coppia di archeologi londinesi, il ragazzo dimostrava di essere più grande dell’età che aveva malgrado i quattordici anni appena compiuti. Non molto alto, almeno rispetto ai ragazzi della sua età, aveva capelli neri corvini forti e resistenti come quelli di sua madre, dalla quale aveva anche ereditato gli occhi blu, intensi e brillanti come il cielo della notte, come amava ricordargli la nonna.

    Era cresciuto in una famiglia importante in cui fin da piccolo aveva respirato il valore della vita e del tempo che in essa trascorre, e aveva ereditato dai genitori la passione per i grandi misteri della storia. 

    Quando glielo permettevano, li seguiva nelle loro spedizioni alla ricerca di reperti che con riluttanza la terra restituiva alla luce del sole. Per Peter erano sempre state delle fantastiche avventure, indimenticabili e piene di misteri, e questo aveva inevitabilmente fatto crescere in lui la passione per quel lavoro così affascinante, sostenuta anche da una personale curiosità e dalla voglia sempre più grande di conoscere, scavare, trovare, catalogare, ogni forma di roccia, vetro od ossa che fosse riuscito a recuperare. Per lui era sempre un gioco, il gioco più bello appassionante e divertente che ci fosse.

    Non temeva mai di sporcarsi le mani con la terra e il fango anzi, si impegnava sempre dietro la spinta di un'eccitazione quasi incontrollata e grazie a questo aveva potuto incominciare ad aiutare i genitori nelle mansioni più semplici ma pur sempre importanti del loro lavoro.

    Sapeva bene cosa sarebbe diventato da grande, ce l’aveva nel sangue, non avrebbe voluto fare altro che quello, diventare un archeologo bravo e famoso come suo padre.

    Le occasioni però, fino ad allora, non erano state quante ne avesse desiderate e anche questa volta aveva dovuto insistere non poco per farsi portare in questa nuova avventura sulla quale aleggiava un alone di mistero. Un luogo remoto del pianeta, in un punto apparentemente sperduto dell’Oceano Atlantico, su una piattaforma petrolifera. 

    Alla fine però i genitori, che si erano inizialmente opposti al fatto che lui li accompagnasse, avevano dovuto cedere a causa di una vecchia promessa fatta e una volta ottenuto il permesso, in Peter, ogni dubbio e perplessità erano stati spazzati via dalla gioia e dall’eccitazione per la partenza.

    Aveva salutato il suo cane, il fido amico Star, affidandogli la cura dei nonni, ai quali l’aveva lasciato in custodia. 

      Mi raccomando Star…, disse sussurrando ad un orecchio, Tieni d’occhio la casa e aiuta il nonno a governare le galline senza mordicchiarne nemmeno una, ci siamo capiti vero?.

    Star, così chiamato per via di una macchia sull’occhio destro, che richiamava vagamente la forma di una stella, emise un lieve mugugno, in segno di assenso.

      Guai a te se provi rubare qualcosa dalla cucina, tanto quando torno nonna mi racconta tutto e allora se non vuoi passare un guaio… mi fido di te!. Star abbaiò rumorosamente, provocando l’ilarità dei presenti.   

      Comandante Star aaattenti!!! ordinò Peter. Il cane si alzò sulle zampe posteriori portando le anteriori sul petto del padrone che lo abbracciò strapazzandogli la testa e le orecchie, mentre la bestiola dimostrava di apprezzare le attenzioni ricevute abbaiando e scodinzolando. 

    Peter aveva salutato il nonno e la nonna promettendo loro di portare a casa un grande tesoro e loro, come sempre, si erano raccomandati prudenza soprattutto ora che sarebbe andato in un posto decisamente insolito.

    Già… ma che cosa ci andiamo a fare su una piattaforma petrolifera, sperduta in mezzo al mare e senza null’altro intorno che non sia acqua?

    Peter se l’era chiesto e l’aveva chiesto più volte senza riuscire ad ottenere però una risposta soddisfacente, né dalle sue supposizioni né dalle risposte evasive dei genitori.

    Alla fine aveva optato per la soluzione migliore, arrivare sul luogo e scoprire direttamente  là il motivo che li stava portando dritti verso quella che aveva tutti i presupposti di una vera e propria avventura. 

    Se solo avesse intuito a cosa stavano andando incontro, avrebbe riposto il suo entusiasmo in un cassetto e si sarebbe volentieri accontentato di passare le vacanze nella vecchia e accogliente casa dei nonni. 

    L’elicottero toccò la pista di atterraggio con un lieve sobbalzo e quando i rotori furono spenti i passeggeri si apprestarono a scendere. 

    Non appena uscirono dal velivolo, un uomo di grossa corporatura alto su per giù un metro e ottanta, sulla cinquantina, si fece loro incontro accogliendoli con grande calore, brandendo tra le labbra un sigaro havana. Era Alfred Rush, il miliardario petroliere texano proprietario della compagnia. 

      Il Professor Beck, immagino… 

      Esattamente, lieto di conoscerla Mr. Rush replicò Maxwel.  

      E tu? Tu devi essere senz’altro Peter, il più giovane archeologo di tutti i tempi, disse l'uomo stringendo la mano al ragazzo, mentre questi, a metà tra il sorpreso e il divertito, annuiva a quelle parole. 

      Mr. Rush, permetta che le presenti mia moglie Elisabeth

      "Dottoressa Parker, muito prazer, come dicono da queste parti". 

      Il piacere è tutto mio, disse sorridendo la bella Elisabeth.

      Avete fatto buon viaggio? 

      Ottimo direi, rispose il professor Beck, è andato tutto liscio e Peter si è divertito molto, è stato il suo primo volo in elicottero.

      Bene ragazzo, allora da domani avrai da divertirti ancora di più, sorvoleremo questa zona in lungo e in largo. Abbiamo da fare un bel po’ di cose io e tuo Padre. Dobbiamo andare a vedere alcune cosucce interessanti a Pico, e credo che tu non vorrai certo perderti questo momento così importante, disse passandosi il sigaro da una parte all’altra della bocca, provocando un po’ di disgusto divertito in Peter. 

      Peter non è ancora al corrente del motivo per cui siamo qui, disse Maxwell Beck.

      Ho preferito non dirgli nulla, per non rovinargli la sorpresa.

      Ah capisco, capisco. Bene, bene… Seguitemi andiamo dentro, qui inizia a fare freddo presto la sera anche se siamo in piena estate e poi immagino vorrete rinfrescarvi un po’, prima di cena.

      Oh è esattamente quello che desidero di più in questo momento, disse Elisabeth accarezzando la testa di Peter che non smetteva di domandarsi cosa potesse esserci di tanto misterioso in una piattaforma petrolifera sperduta in mezzo all’Oceano. Ovunque si girasse poteva vedere acqua, acqua e ancora acqua. Una sterminata distesa d’acqua che a ondate andava a infrangersi contro i piloni giganteschi che sostenevano l’intera struttura. Ma con notevole sforzo, dato che aveva dovuto insistere tanto perché i suoi lo portassero con loro, aveva deciso di non fare troppe domande e di frenare la sua consueta curiosità, almeno finché questo non fosse stato totalmente inevitabile per lui, anche se le parole di Mr. Rush, avevano iniziato a solleticare la sua fantasia in maniera quasi fastidiosa e dovette quindi fare grandi sforzi per tenere a freno la lingua. 

      Venite, vi faccio strada.

    Sulla via verso le cabine si fece loro incontro un tipo bassetto piuttosto in carne, di carnagione scura, abbronzata, sulla quarantina. 

      Ah, eccolo qua… vieni Carlos. Professor Beck, Signora… permettetemi di presentarvi il Señor Carlos Ruìz Martinez, è il nostro geologo nonché docente della cattedra di geologia dell’università di Buenos Aires

      Professor Martinez...

      Professor Beck… 

    I due si guardarono per qualche secondo e poi scoppiarono in una fragorosa risata e si abbracciarono fraternamente. Mr. Rush li guardò interdetto mentre il Professor Martinez salutava abbracciandola, anche Elisabeth e faceva conoscenza con Peter. 

      Ma… figlio di una trivella! Carlos, per quale diavolo di motivo non mi hai detto che che vi conoscevate?!?

      Yo y este hombre loco? Ci conosciamo da una vida, verdad Maxwell?

      Vero, verissimo. Abbiamo condiviso tantissime avventure e ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, vero Jesus? Ma non pensavo di trovarti qui, tu poi, che non ami il mare.

      Jesus? chiese nuovamente sorpreso il miliardario.

      Si, è una vecchia storia legata a un ritrovamento che facemmo anni fa in Giordania, ma non è questo il momento di rivangare le vecchie avventure del tempo, rispose Carlos mettendo rapidamente fine alla curiosità di Mr. Rush.

    Peter, che aveva assistito divertito alla scena, iniziava a incuriosirsi sempre di più e a capirci sempre meno. Lì su due piedi pensò che l’unica cosa che gli interessava capire era come sarebbe stata soddisfatta la fame che incominciava a farsi sentire in maniera sempre più insistente, perciò, terminati i convenevoli seguì volentieri l'inserviente che li introdusse all'interno della struttura coperta e li accompagnò ai loro alloggi. 

    La piattaforma era occupata per tutto il periodo dell’anno dal personale che si occupava dell’estrazione del greggio. Le stanze erano piccole e non proprio delle regge. 

    Solo qualche alloggio destinato ai dirigenti della compagnia, era dotato di comfort maggiori tra cui un letto matrimoniale, un bagno abbastanza ampio con doccia, frigobar, televisore al plasma ma soprattutto l'intera piattaforma era una wi-fi zone. 

    Peter ci aveva sperato fin dall’inizio e questa conferma lo rese molto felice perché, non sapendo di preciso quanto tempo avrebbero dovuto fermarsi in quel luogo, la possibilità di rimanere in contatto con il mondo esterno lo faceva sentire sicuramente meno isolato e soprattutto, questo gli avrebbe consentito di tenersi quotidianamente in contatto con la sua amica del cuore, Beatrix McArthur. 

    Naturalmente ai Beck toccarono due stanze, una doppia e una singola nella quale Peter si sistemò subito, prima che sua madre passasse a chiamarlo per la cena. 

    La prima cosa che fece fu accertarsi che il collegamento internet funzionasse, così appoggiò il suo portatile sul tavolino di fronte al letto e lo accese. Come sperava, verificò che la connessione wi-fi fosse attiva, e in un attimo si collegò. 

    Bene pensò tra sé e sé, mentre aprì la casella di posta elettronica per scrivere subito a Beatrix. Fece appena in tempo a digitare l’indirizzo dell’amica, quando sua madre bussò alla porta della cabina richiamandolo per la cena.

      Arrivo, dichiarò sbuffando sommessamente e senza indugiare oltre, spense il computer rimandando l’intenzione a più tardi.

    Mentre percorrevano il corridoio per recarsi all'ascensore che li avrebbe condotti a destinazione, Peter ebbe la netta sensazione che qualcuno li stesse osservando. Così, si voltò di scatto un paio di volte nel tentativo di sorprendere il sospetto alle loro spalle, ma non vide nessuno, rassegnandosi all'idea di aver avuto quel sentore a causa della stanchezza per il lungo viaggio. Quando giunsero nel piccolo atrio al piano, di fronte alle porte degli ascensori però, si volse oltre l'angolo della parete alle sue spalle un'ultima volta. Fu allora che vide distintamente in fondo al corridoio la figura di un uomo tutto nero, alto, semi nascosto dall'ombra di una lampada al neon fulminata. Provò paura e si sentì soffocare dallo spavento e l'aria gli mancò per alcuni secondi, mentre un brivido gli percorse la schiena. Chiuse un istante gli occhi per mettere meglio a fuoco ciò che aveva appena visto ma quando li riaprì la figura era scomparsa, volatilizzata nel nulla. Quasi incredulo cercò di convincersi di aver avuto un'allucinazione, ma in cuor suo sapeva che non era così. Sapeva che qualcuno li stava davvero osservando, sapeva di aver visto qualcosa che non avrebbe voluto vedere e temeva che vecchie e spiacevoli sensazioni potessero riaffiorare per tormentarlo di nuovo mentre un'inquietudine incontrollabile si faceva strada rapidamente nel profondo del suo animo. 

    La sua avventura non era ancora incominciata che già il mistero, che fino ad allora l'aveva avvolta, iniziava ad infittirsi.

    La sala da pranzo non era altro che il salone mensa in cui gli operai mangiavano durante turni prestabiliti. Solo una piccola ala di questa era stata parzialmente isolata dal resto dell’ambiente e riservata ai dirigenti dell’Atlantic. 

    Elisabeth e Peter giunsero al tavolo dove si unirono a Maxwell, al professor Martinez e a Mr. Rush. 

      Allora, come dicevamo professor Beck, domani mattina ci alzeremo all’alba, disse Mr. Rush, mentre si versava un bicchiere di vino bianco, un prelibato sauvignon proveniente dalla Spagna. 

      Il capitano Gordon ci aspetterà sulla piattaforma di decollo per le 6.00, immagino capisca il perché di questa levataccia

    Peter guardò suo padre con fare interrogativo, ma il suo sguardo venne immediatamente ricambiato da un cenno con la mano che rimandava a una spiegazione a più tardi.

      Ci sono molte cose che dobbiamo vedere e che sicuramente stuzzicheranno la sua curiosità.

      Non ne dubito Mr. Rush, altrimenti non mi troverei qui, rispose Maxwell.

      Devo ammettere che ho avuto molti ripensamenti prima di accettare il suo invito, ma adesso sono ansioso più che mai di scoprire cos’ha di tanto interessante e misterioso da mostrarci, al punto da farci venire fin quaggiù, concluse Maxwell con un mezzo sorriso, che sapeva un po’ di curiosità e molto di sfida. Mr. Rush lo fissò attraverso il fumo del suo sigaro, spostando gli occhi ora verso Martinez e di nuovo su Maxwell, ripetendosi per due o tre volte.

    All’improvviso scoppiò in una grassa risata… Ah ah ah, mi piace il suo atteggiamento professore, è indice di uno che non si fa tanto facilmente abbindolare, ma sono sicuro che dopo che avrà visto ciò che ho da mostrarvi ogni sua riserva svanirà nel nulla e anzi, mi ringrazierà per averla coinvolta in questa straordinaria operazione.

      Le assicuro che non vediamo l’ora, rispose incalzante l'archeologo. 

    Proseguirono il resto della cena chiacchierando del più e del meno e soprattutto dell'argomento più caro a Mr. Rush, il prezzo del petrolio e di quanto questo stesse aumentando vertiginosamente, giorno dopo giorno. Questo offrì l'occasione al petroliere, che nel frattempo si era fatto molto serio, di esporre quanto la sua compagnia avesse adottato una politica low-cost, grazie al fatto che i suoi pozzi si trovavano tutti in territori non appartenenti all'area medio-orientale. Le chiacchiere tra gli uomini si stavano dilungando ed Elisabeth, forse un po’ annoiata e stanca per la lunga giornata, decise di intervenire troncando la conversazione.

      Bene, credo sia giunto il momento di ritirarsi, disse sottolineando subito che non fosse il caso che si facesse troppo tardi. Il viaggio per raggiungere la piattaforma della Atlantic Petroleum era stato piuttosto lungo e dato che si erano già fatte le dieci e mezza di sera, consigliò al marito di seguire lei e Peter nelle proprie stanze.

    Il Dott. Beck, che fino a quell’istante aveva mantenuto lo sguardo fisso in quello di Mr. Rush, annuì rivolgendosi alla moglie e alzandosi da tavola, strinse la mano al miliardario, allentando così una strana e palpabile tensione che si era venuta a creare nell’aria di quella cena. 

      A domani mattina allora, Mr Rush.

      A domani professor Beck, Signora…, 

      Buonanotte Mr. Rush. Buona notte Prof. Martinez, salutò Peter.   

      Buonanotte a te ragazzo; sono Carlos per te, rispose il geologo sorridendo, che subito dopo si congedò da Mr. Rush e recandosi verso la propria stanza, incontrò nel lungo corridoio che portava agli alloggi il vecchio amico, compagno di tante imprese.

      Dimmi un po’ Jesus, da quanto tempo conosci questo individuo?

      Ah, non da molto tiempo, amigo mio, Mi ha contattato circa un mese fa tramite un mio caro amigo di Caracas che fa il geologo e che lavora come consulente per le più grandi compagnie petrolifere del globo, tra cui la Atlantic.

      E che cosa ti ha detto per convincerti in così poco tempo ed accettare di prenderti tre settimane di ferie, mollare tutto e precipitarti fin quaggiù? lo incalzò subito Maxwell.

      Nulla più di quanto non sappia anche tu. Ovviamente ha avuto un ruolo fondamentale anche el dinero, capirai, di questi tempi, difficile rifiutare una cifra del genere.

      Mmm... capisco. Il viso di Maxwell si era contorto in un'espressione corrucciata, quasi di preoccupazione.

      Ma dimmi un po’ tu, perché così pensieroso, così sospettoso? Poche altre volte ti ho visto così amigo mio e questo non mi piace, lo sai.

      Non lo so, una sorta di sesto senso, c’è qualcosa che non mi convince in tutta questa storia, soprattutto il fatto di non sapere perché siamo qui!

      Beh non resta che andare a dormire e tra poche ore lo scopriremo. Non ti scervellare più di tanto, pensa solo a riposare, domani ne sapremo di più. 

    Così dicendo, dando all’amico una pacca sulla spalla, il professor Martinez si congedò richiudendo la porta del proprio alloggio dietro di sé.

    Maxwell rimase con lo sguardo a scrutare il fondo del lungo corridoio e dopo pochi istanti si ritirò anch’egli, raggiungendo Elisabeth nel loro alloggio.

    Peter aveva assistito a quella conversazione distrattamente. La sua attenzione era infatti rivolta a ben altro. Dopo la visione avuta prima di cena, non si sentiva per niente tranquillo e continuava a scrutare il lungo corridoio temendo di scorgere di nuovo quella presenza. Dalla sua parte c'era il fatto che non si trovava da solo con sua madre, come in precedenza, e ringraziò il cielo che anche Martinez e suo padre fossero presenti.

    Quando però i grandi finirono di parlare e ognuno si diresse verso i propri alloggi, provò un certo disagio nell'istante in cui dovette congedarsi dai propri genitori per la buonanotte, evidentemente mal celando la propria inquietudine al punto che sua madre gli chiese se andasse tutto bene. Ovviamente rispose di sì, non volendo destare inutili preoccupazioni di cui non poteva assicurare la fondatezza.

    Entrò nel proprio alloggio e chiuse dietro di sé la porta assicurandosi che lo fosse per davvero. Si sedette al tavolo di fronte al letto e accese subito il computer per scrivere a Beatrix. Voleva raccontarle per filo e per segno quello che era successo ma sentiva il bisogno del conforto della sua voce e della sua immagine, perciò anziché scriverle provò a chiamarla con skype.

    Fece un paio di tentativi a vuoto ma al terzo la ragazza rispose.

      Peter, finalmente! Il sorriso di Beatrix apparve radioso come sempre e il ragazzo si sentì subito rincuorato da quella visione, sorprendendosi un po', incerto se ciò dipendesse dall'inquietudine che provava o dall'eccitazione di vedere l'amica dall'altra parte dello schermo. L'immagine era sufficientemente nitida ma i movimenti rallentati, come spesso accadeva durante quel tipo di collegamenti, il che rendeva in parte buffo parlarsi reciprocamente.

      Ehi, come stai? Com'è andato il viaggio e com'è stare su una piattaforma? Beatrix era partita con una serie di domande a raffica, com'era sua abitudine, soprattutto quando qualcosa o qualcuno le interessava particolarmente e trattandosi di Peter, era esattamente così. Il ragazzo provò a rispondere ma ancora prima di riuscire ad aprire bocca venne nuovamente interrotto dall'amica.

      Aspetta, ho una sorpresa. Guarda un po' chi c'è qui con me che vuole salutarti... La ragazza si chinò sulla sua destra tendendo le braccia verso il basso e poco dopo il muso di Star apparve sullo schermo.

      Ho chiesto ai tuoi nonni se potevo tenerlo qualche giorno così me ne sarei occupata in tua assenza.

      Hai fatto bene! Così potrò vederlo ogni volta che ti chiamo e poi so che con te lui è come se fosse a casa. Ehi, vecchio mio come stai?

    Star riconobbe subito la voce del giovane padrone e iniziò ad allungare il collo verso lo schermo del computer, fino ad arrivare a toccarlo con il grande tartufo nero, riempiendo l'immagine totalmente. Peter sorrise nel vedere la scena e ringraziò l'amica per la bella sorpresa. Beatrix sorrise a sua volta. I due restarono per qualche secondo senza dire una parola, guardandosi negli occhi, poi la ragazza interruppe quel silenzio, che iniziava ad essere imbarazzante.

      Allora, dimmi com'è lì da te. Hai già visto qualcosa?

      No, ancora nulla. Siamo arrivati nel tardo pomeriggio e poi siamo andati subito a cena. Anche se in realtà...

      In realtà cosa? 

      E' successa una cosa strana, ma forse è stata solo una mia impressione. Peter non sembrava convinto di raccontare all'amica quello che aveva visto o che aveva creduto di vedere, e quando si interruppe Beatrix lo incalzò senza dargli tregua al punto che il ragazzo cedette e iniziò a descriverle quanto accaduto in corridoio mentre si recavano alla sala ristorante.

    Beatrix che sapeva bene quanto c'era voluto perché Peter dimenticasse gli incubi che lo avevano tormentato l'estate precedente, cercò di rincuorare l'amico e di minimizzare il fatto. Peter non sembrava comunque convinto e nemmeno così tranquillo, poi all'improvviso, accadde qualcosa che fece sobbalzare il ragazzo sulla sedia e alzandosi scomparve per qualche secondo dallo schermo. 

    Beatrix, che aveva assistito alla scena iniziò a chiamarlo ma il ragazzo non rispose, inchiodato alla parete dell'alloggio, con lo sguardo fisso alla grande finestra. Era come paralizzato. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione spaventandolo a morte, ma non sapeva cosa. Di nuovo una presenza, questa volta al di là del vetro. Beatrix continuava a chiamarlo, ma con voce sempre più allarmata, finché Peter, ebbe il coraggio di tornare davanti allo schermo e raccontarle quanto era appena accaduto. 

      C'è qualcosa che non va. Non possono essere solo allucinazioni. Sta succedendo qualcosa di strano.

      Allora se è così devi parlarne subito con i tuoi genitori.

      No, non voglio, non adesso. Hanno altre cose per la testa e non voglio essere di intralcio a questa missione. Forse hai ragione tu, è solo un po' di stanchezza, un po' di agitazione per questo viaggio così misterioso. Proverò a dormirci sopra, sicuramente domani mattina sarà passato tutto. 

    Detto questo i due si diedero la buona notte promettendosi di risentirsi la sera successiva. Beatrix gli raccomandò prudenza e che se fosse accaduto ancora qualcosa di strano di non esitare a raccontare tutto ai suoi.

    Appena interrotta la comunicazione, Peter restò seduto con le spalle al muro. In questo modo aveva la possibilità di tenere sotto controllo la piccola stanza. Rimase in quella posizione per diversi minuti, Il suo primo obiettivo era quello di andare a tirare la tenda per coprire la finestra. Esitò ancora qualche istante finché con un balzo felino saltò sopra al letto e superandolo si ritrovò con il tessuto tra le mani e in un attimo concluse l'operazione. Gli sembrò di aver affrontato un leone ma il fatto di aver superato i suoi timori lo fece stare molto meglio. Decise che era tardi e quindi ora di andare a dormire. Iniziò a spogliarsi quando un rumore proveniente dalla porta lo allarmò di nuovo. Qualcuno stava armeggiando con la serratura e con il pomolo della maniglia facendolo roteare da destra a sinistra. Peter si paralizzò di nuovo. Chiese timidamente chi ci fosse dall'altra parte, ma non ebbe risposta, mentre i movimenti della maniglia si intensificavano e la porta iniziava a traballare sotto la spinta di qualcuno che cercava di aprirla. La paura iniziò ad impadronirsi nuovamente di lui. Cercò qualcosa con cui potesse difendersi e trovò nella sedia l'unica arma a disposizione. La prese tra le mani e la sollevò sopra la testa e mentre era ormai certo che di lì a poco la porta si sarebbe spalancata, sentì la voce di sua madre che lo chiamava dal corridoio. All'istante lasciò cadere la sedia per terra che fece un gran rumore, aprì la porta di scatto e si precipitò fuori dalla stanza catapultandosi contro la parete di fronte. Elisabeth lo guardò un po' interdetta e gli chiese se andasse tutto bene. Peter voleva mentire ancora, ma non ce la fece e raccontò alla madre quanto successo fino a quel momento. 

    La donna lo ascoltò con attenzione, poi stringendolo tra le braccia gli disse di stare tranquillo che poteva essere frutto della sua immaginazione e che avrebbe avuto soltanto bisogno di un po' di riposo.

    Peter cercò di rassicurare la madre che ora si era tranquillizzato e che era certo anche lui che una buona dormita avrebbe risolto tutto. Mentiva. In cuor suo non era per niente tranquillo, anzi l'idea di tornare da solo in quella stanza lo agitava ancora di più, ma aveva deciso di farsi coraggio e così, una volta salutata la madre, rientrò nell'alloggio chiudendosi di nuovo la porta dietro di sé, incastrando la sedia  sotto alla maniglia per assicurarne la chiusura. Si stese sul letto, chiuse gli occhi, infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un oggetto di forma circolare che aveva dei segni concentrici incisi sulle facce. Non ricordava dove lo avesse trovato, ma da un anno a quella parte, da quando ne era entrato in possesso, tutte le sere prima di addormentarsi lo impugnava passandoselo tra le dita finché non sopraggiungeva il sonno, aveva uno strano effetto tranquillizzante su di lui. Anche quella sera accadde la stessa cosa. Dopo pochi minuti chiuse gli occhi e, abbandonandosi alla stanchezza, cadde in un sonno profondo.

    La sveglia suonò puntuale, alle cinque del mattino.

    Malgrado avesse dormito sei ore di fila, gli effetti della sera precedente si facevano sentire.

    Ciononostante, si alzò subito dal letto, spostando leggermente la tenda che copriva la grande finestra, così poté ammirare il sorgere del sole sul quel mare sconfinato ed infinito. Non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere, e quella meraviglia gli riempì il cuore facendogli dimenticare quanto accaduto il giorno prima.

    Venne improvvisamente distratto dal bussare alla porta. Spostò la sedia ed ad aprì, senza nemmeno domandare chi fosse. Era suo padre, che entrando nella stanza, per prima cosa, lo riprese per questa negligenza. 

    Un buon inizio di mattinata, davvero non c'é che dire, pensò tra sé e sé Peter, alzando in modo impercettibile gli occhi al cielo. 

    Già vestito, Maxwell era passato per sincerarsi che il ragazzo si fosse

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