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Il Regno delle Mille Torri - volume 1
Il Regno delle Mille Torri - volume 1
Il Regno delle Mille Torri - volume 1
E-book314 pagine4 ore

Il Regno delle Mille Torri - volume 1

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Info su questo ebook

Un bislacco gruppo di avventurieri e compagni di viaggio si imbattono nell’ennesima mappa del tesoro. Decidono ovviamente di seguirla aspettandosi di tutto e niente.
La mappa viene però loro sottratta e questo fa scattare la caccia al ladro. È durante questa caccia che vengono a conoscenza di dettagli riguardo alla mappa che li convincono sempre più che forse questa volta è la volta buona che una mappa del tesoro non sia fasulla. Non è solo questo a convincerli ma anche il fatto che si scopre che non sono i soli che stanno tentando di recuperarla.
Ne scaturisce una caccia serrata, la spasmodica ricerca di indizi e una lotta senza esclusione di colpi che infine condurrà i nostri avventurieri lungo sentieri pericolosi e ignoti.
Sentieri che li porteranno a dover affrontare sfide, enigmi, persone e situazioni in cui le armi da usare non saranno solo la forza e la magia bensì anche l’ingegno, l’intelligenza e il coraggio.
Ma gli avventurieri questo fanno di mestiere e, a questo giro, servirà loro tutta l’esperienza che possiedono per non farsi sopraffare dai nemici e dagli eventi.
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2019
ISBN9788832562095
Il Regno delle Mille Torri - volume 1

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    Anteprima del libro

    Il Regno delle Mille Torri - volume 1 - Daniele Lippi

    LA FORESTA DEI RAMI TAGLIENTI

    Tjanador camminava lungo il limitare della Foresta dei Rami Taglienti, come la chiamavano gli abitanti dei vicini paesi, cercando un sentiero che conducesse al suo interno.

    Aveva da poche settimane terminato il periodo di apprendistato all’Accademia di Magia di Encamro completando il Terzo Cerchio di arti magiche e ora, per accedere al quarto, doveva compiere una prova. Questa prova consisteva nell’ottenere bacche di magilluserba, una ciocca di capelli di ninfa e catturare una driade. La difficoltà consisteva nel fatto che la magilluserba, se non raccolta con precauzione, poteva far cadere il malcapitato in uno stato di allucinazione per diversi giorni; le ninfe erano note per il loro potere ammaliatore e più di un avventuriero era stato ucciso e divorato da queste creature dai lineamenti bellissimi e dall’aspetto innocente. Infine, catturare una driade non era un compito facile, poiché bisognava individuarne una giovane legata a un albero altrettanto giovane o fragile, dato che, tentare di catturare una driade legata, per esempio, a una quercia secolare, per un mago del suo livello era un biglietto di sola andata verso una morte certa.

    Di fatto, solo dopo aver deciso di voler intraprendere l’iniziazione al Quarto Cerchio Magico si era reso conto della pericolosità delle prove e aveva capito come mai vi fossero così tanti maghi del Terzo Cerchio e così pochi dal Quarto al Sesto, per non parlare di quelli dal Settimo al Nono o addirittura dal Nono al Dodicesimo.

    Così, continuando a camminare, mentre ancora rimuginava tra sé e sé sul fatto che forse avrebbe dovuto aspettare ancora qualche tempo prima di lanciarsi in quell’avventura, giunse davanti a quello che sembrava un sentiero ben battuto che procedeva nella direzione che cercava: dritto, verso il cuore della foresta. Si fermò a osservare gli alberi intorno a sé nel tentativo di capire perché le popolazioni locali li avessero denominati a quel modo. Tutto però sembrava più che normale. Rinfrancato da questo pensiero, ma con la sua bacchetta a forma di piuma di cigno ben stretta in mano, si avviò lungo il sentiero, dando così un inizio concreto alla sua ricerca.

    Continuò ad addentrarsi nel bosco per quasi tutto il giorno. Cercava segni che lo portassero verso un luogo in cui la magilluserba potesse crescere.

    In pratica cercava un piccolo stagno d’acqua ferma, sui bordi del quale un salice piangente ospitava sul suo tronco dei funghi rossi. Il posto ideale per la magilluserba. Solo dopo ore di cammino e dopo aver riluttantemente abbandonato il sentiero per inoltrarsi ulteriormente nella foresta trovò un tale luogo.

    Era perfetto. Si avvicinò lentamente come se la sua vicinanza potesse far scomparire l’erba magica che cercava e, usando un bastone raccolto poco prima, iniziò a spostare lentamente le foglie e il terriccio intorno alla base del tronco del salice piangente.

    Bastarono pochi minuti di minuziosa, delicata e paziente ricerca, perché finalmente la trovasse. Era strano, pensava mentre guardava quella piccola pianta dalle verdi bacche maculate di giallo, come il loro effetto fosse devastante.

    Indossò in una mano il guanto da erbologista e nell’altra quello da alchimista. Doveva agire in fretta. Raccogliere le bacche con il guanto da erbologista e passarle subito in quello da alchimista che, essendo incantato, avrebbe dovuto neutralizzare il potere della bacca. In pochi secondi l’operazione fu conclusa e, rialzandosi, Tjanador guardò orgoglioso le tre piccole bacche ormai in suo possesso. Era raggiante, non era passato neanche un giorno e già aveva concluso una delle tre missioni. Quella più facile ovviamente, e lo sapeva bene anche lui, ma non importava, era sempre una in meno. Fu solo quando si riprese dalle sue fantasticherie che si rese conto di un rumore, come di qualcosa che correva nella sua direzione rompendo e spostando rami al suo passaggio.

    Qualsiasi cosa fosse era molto veloce e quando la intravide si rese conto che era anche molto grande. Purtroppo, il sole stava ormai tramontando, la luce si era affievolita e la foresta era diventata d’un tratto già buia. La cosa sembrava proprio puntare verso di lui. Tjanador si tolse velocemente il guanto da erbologista e impugnò la sua bacchetta magica puntandola verso la cosa che lo stava palesemente caricando.

    La sua mente lavorò furiosamente per tentare di ricordare se ci fosse un qualche animale ghiotto di magilluserba che avrebbe potuto considerare il fatto che lui l’avesse raccolta come un’invasione del suo territorio. Non gliene venne in mente nessuno. Cominciò a recitare un piccolo incantesimo per identificarlo e dalla punta della bacchetta uscì un fascio di luce che illuminò l’animale. Ma aveva fatto male i suoi calcoli.

    La bestia gli era già addosso. Lo travolse. Il colpo fu tremendo. Sentì un forte dolore alla spalla sinistra e al petto, fu sollevato da terra

    e scaraventato diversi passi indietro, finendo a sbattere con la schiena contro un albero e cadendo a terra. L’unica cosa che aveva notato era che l’animale era più alto di lui, con una muscolatura imponente e quattro grandi zampe.

    Preso dal panico e senza aver ancora capito cosa fosse quell’animale, tentò di rialzarsi, quando si accorse che era successa una cosa che fino ad allora aveva cautamente tentato di evitare. Le bacche di magilluserba si erano rotte ed erano a contatto con le sue guance. Cominciò subito suo malgrado a sentirne l’effetto. La testa gli si fece stranamente leggera. Si sentiva come fluttuare a mezz’aria. Aveva la sensazione che il suo corpo si stesse liquefacendo.

    Non provava dolore ma solo una piacevole sensazione di benessere e calore. Stava per perdere completamente i sensi.

    L’animale che lo aveva appena travolto e che poteva sentire avvicinarsi lentamente a lui non appariva più come una minaccia.

    Il pericolo, la missione, la magia, tutto gli sembrava ormai lontano e privo di importanza.

    Infine, perse completamente i sensi.

    L’INCONTRO

    Quando si risvegliò, riuscì a fatica ad aprire gli occhi. Le sue palpebre sembravano pesare ognuna quanto un blocco di marmo. Si sentiva disorientato e aveva l’impressione di essere scosso in molteplici direzioni simultaneamente.

    Con uno sforzo riuscì finalmente ad aprire gli occhi e vide il cielo. Un cielo grigio con nuvole cariche della minaccia di pioggia. Rimase a guardarlo come inebetito e poi, con un ulteriore sforzo, girò la testa da un lato per capire dove fosse e cosa stesse succedendo.

    L’unica cosa che capì era di essere su un carro che probabilmente, stando alle scosse che sentiva, procedeva lungo una strada disastrata. Forse, poiché, ancora sotto l’effetto della magilluserba, non riusciva a essere preoccupato più di tanto. Intorno a lui sentiva pochi rumori e quelli che percepiva gli arrivavano alle orecchie ovattati e lontani.

    Alla sua destra sentì qualcuno parlare ma non riusciva a capire cosa stesse dicendo. Allora si concentrò e l’udito sembrò tornargli di colpo. Fermate il carro! Fermate il carro! Il mago si è svegliato! sentì urlare. Tjanador capì subito che stavano parlando di lui. Il carro si fermò e vide comparire sopra di lui il volto di due uomini. Uno di loro aveva una folta e lunga barba grigia e dai tratti capì subito che si trattava di un nano.

    L’altro invece aveva lunghi capelli raccolti dietro la nuca, un pizzetto ben curato ed era un umano. Senza dirgli niente lo presero di peso e lo piazzarono in posizione seduta. I due, più che guardarlo, sembravano scrutarlo attentamente.

    Stai attento prima di slegarlo, potrebbe di nuovo comportarsi da pazzo! disse il nano all’uomo.

    Tjanador realizzò solo allora di avere mani e piedi legati. Tentò di parlare ma non riuscì ad articolare bene la voce, la sua mascella non sembrava ancora incline ad obbedirgli e tutto quello che riuscì a pronunciare fu: To... ne... on... pao....

    L’uomo gli si avvicinò guardandolo negli occhi: Sì... forse hai ragione sospirò. Spero che la prossima volta farai più attenzione quando corri a cavallo per i boschi! borbottò il nano dando un colpo alla spalla dell’uomo che sospirò nuovamente.

    Ma non è colpa mia! Non l’ho visto! Era buio! Avevo fretta e poi stavo inseguendo il ladro! Lo sai bene! si scusò.

    Tjanador sentì la voce di una donna alle sue spalle dire divertita: E così facendo hai barattato un ladro con un mago pazzo! Che forse pazzo non era prima di incontrarti!.

    L’uomo, stizzito da tutti quei rimproveri, ribatté: Se dopo che lo hai aiutato tu è ancora matto vuol dire che i tuoi poteri di guaritrice non sono poi così buoni!.

    Ma la donna non gli lasciò avere l’ultima parola: Considerati fortunato che il mio dio non ti abbia già fulminato per quello che hai detto! rise aggiungendo Vedrai che si riprenderà.

    Tjanador, stufo della situazione, si concentrò di nuovo tentando ancora di parlare: Non... sono... pazzo! Solo confuso... riuscì finalmente a dire.

    Il nano e l’uomo davanti a lui, che stavano per scendere dal carro, lo guardarono con espressioni sollevate.

    D’accordo, dai, sleghiamolo! disse l’uomo mettendosi al lavoro.

    Dopo essere stato liberato chiese: Chi siete? Dove sono?.

    Il nano lo squadrò alcuni secondi prima di rispondere: Sì... domande legittime disse con la sua possente voce baritonale. Allora, questo che vedi al mio anco è Sycro, mentre dietro di te puoi vedere Hardana e io sono Duntrem.

    Tjanador si girò e si trovò davanti una donna dai lineamenti particolarmente belli, lunghi capelli lisci e castani, gli occhi verdi leggermente allungati e la pelle molto chiara.

    E dove mi trovo? chiese rigirandosi verso il nano il quale alzò le spalle e guardò Sycro. L’uomo si guardò intorno, poi disse: Siamo sulla strada per Prukra, dovremmo arrivare domattina, credo.

    Tjanador lo fissò allibito e poi si guardò intorno. Erano in una specie di vallata collinosa, intorno a lui solo praterie. Prukra? La capitale del regno di Kra? chiese con una nota di disperazione.

    Sia Sycro che Duntrem annuirono.

    Ma siamo lontanissimi dalla Foresta dei Rami Taglienti! si lamentò il mago.

    Dietro di lui Hardana disse in tono gioviale: Per essere precisi siamo almeno a sei giorni di viaggio!.

    Solo allora Tjanador, facendo mente locale, si ricordò cos’era successo e di come era finito intossicato dalla magilluserba. Sapeva che quelle bacche potevano avere un effetto devastante, ma non si sarebbe mai aspettato fino a tal punto. Di colpo gli rivenne in mente anche l’animale

    che lo aveva travolto e ricollegando i discorsi appena sentiti capì cos’era accaduto. Allora sei stato tu a investirmi! accusò Sycro puntandogli un dito contro.

    L’uomo non rispose subito, fece un piccolo sorriso imbarazzato e alzò le spalle.

    Purtroppo, sì, poi, visto che avevi perso i sensi, non potevo lasciarti in quello stato nel bel mezzo di quella foresta, così ti ho portato da Hardana per vedere se riusciva a curarti, ma tu hai iniziato a delirare e a dimenarti come un pazzo....

    E allora riprese Hardana abbiamo deciso di portati con noi aspettando che ti riprendessi, promettendoci di lasciarti alle cure del primo tempio nel caso in cui questo non fosse successo.

    Tjanador ascoltò incredulo e scosse la testa: Devo tornare alla foresta! disse infine risoluto.

    Ma dove vuoi andare? lo apostrofò Duntrem A piedi ti ci vorranno almeno quindici giorni per tornare indietro e non credo tu abbia né cibo né acqua a sufficienza per un tale viaggio.

    Tjanador scosse la testa ribattendo seccato: E cosa dovrei fare allora? È colpa vostra se sono in questa situazione!.

    Senti, propose Hardana potresti rimanere con noi ancora un giorno. Giusto il tempo di arrivare a Prukra. Una volta lì potrai rifornirti di tutto quello di cui hai bisogno e magari comprarti anche un bel ronzino, che ne dici?

    Lui la guardò a lungo. Ancora non aveva capito bene da dove venisse la donna con quei tratti somatici così delicati e inusuali. Dopo alcuni istanti in cui sembrò valutare varie possibilità Tjanador annuì. D’accordo disse con un sospiro.

    Hardana rise soddisfatta. Allora andiamo! Si riparte! disse gioviale come sempre girandosi di scatto e frustando i due cavalli davanti a lei in maniera altrettanto inaspettata.

    Fu in quel momento, quando i suoi capelli furono spostati dal vento, che Tjanador intravide le orecchie della donna. Erano a punta ma non sembravano essere di un’elfa. La donna davanti a lui doveva essere una mezz’elfa.

    Non aveva mai conosciuto una mezz’elfa prima d’ora, umano ed elfo era una combinazione molto rara e la condizione dei mezz’elfi, spesso rifiutati dagli elfi e guardati con sospetto dagli umani, non era facile in un mondo come il loro.

    Hardana aveva frustato i cavalli così all’improvviso che i tre passeggeri avevano rischiato di cadere.

    Ehi! Aspetta! urlò Sycro mentre tentava di saltare giù dal carro ormai in corsa. Salta, uomo! Salta! gridò lei ancora ridendo. L’uomo le lanciò un’occhiata assassina e poi, quasi a occhi chiusi, saltò giù dal carro cadendo a terra.

    Rialzandosi velocemente, puntò il dito verso di lei: Tanto adesso ti riprendo e vedrai! urlò imbronciato e minaccioso correndo subito verso il suo cavallo rimasto indietro.

    Tjanador lo guardò correre e indaffararsi a salire in sella senza troppo interesse. Come mai state andando a Prukra? chiese distrattamente senza che la cosa però gli importasse più di tanto. Il nano, che si era accomodato quasi di fronte a lui, lo guardò con sospetto. Era solo una domanda aggiunse notandolo il mago.

    Duntrem non sembrò far caso alla sua affermazione. Dobbiamo sbrigare una faccenda con un tizio in città rispose laconico.

    E tu, mago? chiese Hardana sempre alle prese con la frusta, facendo correre i cavalli e girandosi ogni tanto per vedere a che punto fosse Sycro Cosa ci facevi in mezzo a quella foresta? Lo sapevi che era pericolosa vero?.

    Tjanador si girò: Beh... dopo essermi imbattuto in voi lo so di sicuro rispose sarcastico.

    Questa volta fu il nano a scoppiare in una fragorosa risata baritonale. Hardana però non si fece sviare dalla sua risposta. Dai, mago, cosa ci facevi lì? Stai tentando di passare a un cerchio magico superiore? chiese nuovamente senza arrendersi.

    Tjanador la guardò e notò, chiedendosi come mai non l’avesse fatto prima, le vesti della donna. Erano le tipiche vesti amaranto, dai ricchi ricami argentati e dorati, dei chierici del tempio di Suashlon. Il dio del cambiamento, dell’instabilità, della metamorfosi. A pensarci bene era quasi normale che una mezz’elfa fosse una devota seguace di un tale dio pensò.

    Sì, hai ragione. le rispose, e aggiunse con orgoglio Ero là per completare la ricerca di passaggio al Quarto Cerchio Magico.

    Nel sentire quelle parole Hardana si girò e lo squadrò attentamente. Duntrem, abbiamo un mago del Terzo Cerchio... Ci sarebbe utile, non credi? gridò al nano per assicurarsi che sentisse.

    Duntrem alzò le spalle. Non so... è... un mago! rispose lui pronunciando l’ultima parola come se gli venisse difficile da dire.

    Hardana frustò nuovamente i cavalli con foga improvvisa A voi nani proprio non vanno giù i maghi, vero? lo rimproverò lei irritata.

    Non è che non ci vadano a genio, è solo che sono... strani rispose lui col classico tono di chi è stato punto nel vivo.

    Giusto in quel momento arrivò Sycro. Cavalcando al galoppo e affiancandosi ad Hardana, le urlò sorridendo, mentre tirava le redini del suo destriero per farlo rallentare al passo del carro: Quando avrò finito con te, ti assicuro che avrai bisogno di tutto il tuo potere di guaritrice per riconoscerti allo specchio!.

    Come tutta risposta lei si allungò sul sedile nel tentativo di dargli un colpo che però l’uomo evitò con facilità facendole la linguaccia. Smettila di fare il duro e pensa a convincere quel vecchio nano là dietro che un mago del Terzo Cerchio ci farebbe comodo! disse lei ricomponendosi.

    Un mago del Terzo Cerchio? ripeté Sycro sorpreso e girandosi verso Tjanador, che annuì orgoglioso.

    Hardana ha ragione, uno come te ci farebbe comodo disse l’uomo, questa volta serio.

    Tjanador alzò gli occhi al cielo. Prima non vi sembra il caso di dirmi esattamente in cosa e soprattutto per cosa? chiese ormai un po’ seccato di sentirglielo ripetere. Questa domanda però fece calare un imbarazzante silenzio tra i tre, che continuavano a guardarsi l’un l’altro senza più parlare.

    Duntrem, pratico come tutti i nani, prese la parola: Insomma, inutile girarci intorno, ecco tutta la storia... Prima avevamo un socio, uno gnomo, un ladro che in qualche modo ha messo le mani su una mappa, una mappa così importante che il proprietario ha assoldato un piccolo esercito di cacciatori di taglie per recuperarla. I cacciatori di taglie hanno ovviamente catturato lo gnomo ma non prima che noi lo sentissimo parlare della mappa a un suo compare, così abbiamo deciso di liberarlo, con la promessa di cercare insieme a lui qualsiasi cosa fosse nascosta in quella mappa. Una volta libero, però, ha deciso bene di scappare, ma noi, che siamo gente tenace, ci siamo fatti dire dal suo compare dove fosse diretto e... eccoci qui!.

    Tjanador aveva ascoltato attentamente tutta la storia e, dopo averci pensato un momento, chiese candidamente: Capisco, ma la mappa a cosa dovrebbe portare?.

    A quella domanda seguì un ulteriore e ancor più lungo silenzio.

    Allora? li incalzò lui, ormai impaziente e incuriosito. Ancora silenzio.

    La verità... iniziò a dire Sycro lentamente è che, sì, insomma, non lo sappiamo con certezza! concluse velocemente.

    Tjanador era incredulo: Non sapete neanche a cosa porta quella mappa ma per averla avete fatto e state facendo tutto questo?.

    I tre si guardarono come sorpresi della sua reazione. Certo! rispose Duntrem alzando le spalle come se il loro comportamento fosse assolutamente normale. Anche Sycro ebbe la stessa reazione del nano.

    Tjanador allora si girò verso Hardana.

    Lei lo guardò sorridente. Siamo avventurieri, non lo capisci? rispose.

    Sempre in cerca di ricchezze, rischio e avventura. La maggior parte di noi spera anche, ovviamente, di trovare o accumulare abbastanza ricchezza da potersi godere un giorno una vita tranquilla, da riccone o persino da nobile.

    Duntrem aggiunse in fretta: E in alcuni casi è addirittura successo, sai?. Era sicuro, in cuor suo, di aggiungere qualcosa di estremamente positivo alla spiegazione di Hardana. La donna lo squadrò e gli lanciò un’occhiataccia.

    Il nano la vide, ma innocentemente alzò le spalle senza capirne il perché.

    Accanto a loro, invece, Sycro rise di cuore: Noi siamo fatti così, un po’ avventurieri e un po’ sognatori.

    A quel punto Hardana lasciò andare le redini del carro girandosi completamente verso il mago. Senti, facciamo così, tanto il massimo che perderai è un giorno, ritroviamo lo gnomo, recuperiamo la mappa, vediamo quali segreti nasconde e poi decidi se accompagnarci. Che ne dici? gli chiese guardandolo fisso negli occhi.

    Tjanador si sorprese a pensarci su. Quei tre personaggi sembravano un’allegra brigata, ma dubitava fortemente che quella mappa potesse essere così preziosa. Dopotutto, come avrebbe fatto altrimenti un semplice ladro a impossessarsene? Si ricordava bene com’erano protetti gli oggetti preziosi all’Accademia di Magia. Impossibile rubarli. Molti ci avevano provato ma nessuno c’era mai riuscito. Alla ne decise che in ogni caso avrebbe dovuto raggiungere Prukra e, ormai, non aveva molta importanza se la sua ricerca fosse durata un giorno in più, visto che non aveva più la possibilità di battere il record, che era di sette giorni e mezzo.

    Va bene. D’accordo. Vi concedo un giorno, ma se il segreto della mappa non mi interessa non vi accompagnerò! disse loro.

    Bravo! gridarono Hardana, Duntrem e Sycro all’unisono applaudendo felici la sua decisione. Tjanador li guardò contento e contagiato dal loro buon umore, ma dopo poco ebbe come un lampo di genio improvviso e aggiunse in fretta: Ma se vi accompagno, anch’io voglio la mia parte!.

    Nel sentire le sue parole gli entusiasmi dei tre si calmarono vistosamente.

    Beh... sì... sì, certo, ovvio! rispose Duntrem grattandosi nervosamente la barba.

    Abbiamo trovato un mago dall’animo da avventuriero! esclamò Hardana ridendo mentre riprendeva in mano le redini.

    Il viaggio proseguì senza alcun problema per le praterie e le colline della vasta pianura verdeggiante di Fendren. Ogni tanto, in lontananza, avvistavano piccoli villaggi o fattorie, ma niente di più, finché, infine, non arrivarono la notte e il buio che li costrinsero a fermarsi e ad accamparsi sul ciglio della strada. Sycro si adoperò per accendere velocemente un fuoco, mentre Duntrem tirò fuori della carne secca e pane da viaggio senza lievito facendo quattro razioni. Hardana, invece, assicurati il carro e i cavalli, cominciò pazientemente ma con un’inaspettata maestria a piazzare la sua piccola tenda.

    Tjanador guardò perplesso gli altri due: Voi non avete tenda? Non per questa notte! rispose Duntrem alzando gli occhi al cielo

    stellato Le nuvole sono sparite, non pioverà e non fa freddo! Una coperta a terra e una addosso saranno più che sufficienti.

    Tjanador li osservò imbarazzato: Non vi dispiacerà allora prestarmi una delle vostre tende, vero? Non sono molto abituato a viaggiare in questo modo.

    Mentre prendeva la sua tenda dal carro per dargliela, Sycro ridendo gli rispose: Non ti preoccupare, se vieni con noi vedrai che ti ci abituerai.

    Hardana finì velocemente di piazzare la sua tenda, poi si girò verso di lui preoccupata. Vuoi che ti aiuti con quella? disse indicando la tenda che Sycro aveva appena dato a Tjanador.

    Il mago guardò prima la tenda di Hardana e dopo ciò che aveva tra le mani. Sono uguali? chiese indicando quella di lei. Hardana annuì non capendo però il motivo della domanda. Il mago senza dire altro si diresse verso la tenda della donna e la esaminò. No grazie, penso che non ci dovrebbero essere problemi disse lui appoggiando a terra la sua tenda ancora smontata. Tirò fuori la sua bacchetta puntandola verso la tenda di Hardana. Todaco Panei! pronunciò con strano accento e poi, volgendo la bacchetta verso la sua tenda a terra, disse: Sue Egi!.

    Un piccolo fascio di luce oca e opaca partì dalla punta della sua bacchetta, avvolse la tenda che, dopo un momento, come di esitazione, iniziò a tremare, poi i pezzi iniziarono a volare vorticosamente come fossero nel centro di un ciclone e in pochi secondi la tenda fu pronta.

    Tjanador la guardava orgoglioso con un ampio sorriso sul volto. Niente male, vero? chiese ai tre che sembravano rimasti senza parole.

    Hardana gli si avvicino e gli diede una pacca sulla schiena. Vi ho detto che ci sarà utile! disse felice.

    Dopo quest’osservazione, Tjanador, ancora in un brodo di giuggiole, si sedette intorno al fuoco insieme ai suoi nuovi compagni di viaggio per una cena veloce.

    Come vi siete conosciuti? chiese ai tre non appena finì di divorare il cibo, tanto era affamato.

    Duntrem si tolse con le dita qualcosa dai denti e lo gettò nel fuoco. Io disse "ho conosciuto questi due per puro caso in un ritrovo d’avventurieri alle porte della città di Hujik. Avevo appena portato a termine un incarico di Guardia Merci per un mercante e

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