fili del destino
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Anteprima del libro
fili del destino - Alfredo Avella
EPILOGO
I
Era una magnifica giornata di sole su Napoli, una magnifica giornata di tardo settembre che ancora ti fa sentire l’odore dell’estate, Mauro stava scendendo le scale di corsa e uscendo dal palazzo fu abbagliato dal sole che lo colpì in piena faccia, era un bel ragazzone alto e robusto con occhi di un nero intensissimo che facevano impazzire le ragazze, un nero intenso che contrastava con la pelle molto chiara, non per niente somigliava tantissimo alla madre, e lei faceva girare gli uomini per strada, corse verso la macchina e di fretta la mise in moto, come tutte le mattine stava facendo tardi, come tutte le mattine sarebbe arrivato in officina e si sarebbe dovuto prendere la ramanzina da Antonio, già si era presa la solita dalla madre, cavolo non riusciva proprio a essere puntuale che colpa aveva? Non riusciva proprio ad alzarsi presto, anche se la sera andava a letto presto, gli piaceva dormire cosa ci poteva fare? Antonio e il padre uscivano troppo presto e lui li aveva convinti a raggiungerli poi, si districò nel traffico della città che a quell’ora era fitto, e poi finalmente parcheggiò fuori dall’officina, spense l’autoradio e corse verso gli uffici dove vi erano anche gli spogliatoi, entrò di fretta, il nonno era seduto dietro ad una scrivania e stava sbrigando delle pratiche, alzò lo sguardo all’ingresso del giovane;
buon giorno nonno-
---buon giorno tira tardi!---rispose l’uomo
Mauro si cambiò in fretta e uscendo dall’ufficio disse al nonno.
---non vedo papà---
---sarà impegnato con qualche macchina---rispose
Il giovane uscì e solo allora notò l’uomo con la barba che s’intratteneva al centro dell’officina, era un omone enorme vestito di jeans e maglietta, sulle braccia aveva dei tatuaggi, inforcava degli occhiali da sole e si accorse che costui lo fissava insistentemente, non si accorse che era quasi finito addosso ad Antonio che mani nei fianchi lo stava fissando , si bloccò appena in tempo.
---ciao papà---disse
---non c è nulla da fare con te vero? Non riesci proprio a essere puntuale unico difetto di tua madre e tu lo hai preso per intero!---.
Cercava di esser serio Antonio, severo, ma non ci riusciva, come sempre doveva sforzarsi, come sempre il cuore gli si riempiva di gioia quanto lo vedeva, il figlio che lui non aveva mai potuto avere, un ragazzone alto robusto che poco gli rassomigliava lui che era biondo con occhi azzurri e di statura media, ma che era stato il suo sogno, un erede per la sua officina un nipote per il padre, tutto questo gli aveva regalato il destino dopo averlo fatto sprofondare nel più nero degli inferi che si possono trovare nell’anima, come poteva essere duro, come poteva riuscire a rimproverargli mezza ora di ritardo?
---dai forza a lavoro, lo sai che l’avvocato vuole la macchina per mezzogiorno---
---tranquillo papà, sono solo da cambiare le pasticche, per mezzogiorno sarà a posto!---gli sorrise Mauro, e quel sorriso fece sciogliere definitivamente Antonio che le diete, una pacca sulle spalle e poi si diresse verso l'uomo con la barba che aspettava. Dall’ufficio il nonno Armando aveva seguito tutta la scena, come sempre gli si era riempito il cuore di gioia, come sempre aveva visto il figlio felice come non mai, portava benissimo i suoi anni Armando che da poco aveva superato i settanta, un fisico asciutto ben tenuto tradito solo da un po’ di pancia, se non fosse per le rughe che gli rigavano il viso avrebbe dimostrato un bel po’ di anni in meno, gli occhi di un azzurro profondo avevano ancora un certo effetto verso le donne, anche se lui dopo la morte della moglie non aveva mai voluto legarsi a un altra, aveva avuto qualche storia ma niente di definito aveva dedicato la sua vita al figlio, perché sapeva che il figlio aveva bisogno di lui! Povero Antonio, pensò, se la meriti un po’ di felicità dopo quello che aveva passato, dopo quello che avevano passato, quanta tristezza nei loro cuori, si era accumulata come una nebbia fastidiosa, che sembrava che non volesse mai più andare via, poi era arrivato il ciclone Lucia, un vento impetuoso che aveva spazzato via tutta l’infelicità sua e di Antonio, che aveva riportato la azzurro e il sole nelle loro vite!
II
Lucia era davanti allo specchio per vestirsi, era in intimo e si stava rimirando, Era quello che tutti dicevano una gran bella donna, alta al punto giusto, seni e gambe perfette, un viso di una bellezza mozzafiato grazie ad una cascata di capelli neri e due occhi da cerbiatta contrastati da una pelle come il latte! Si! era proprio una gran bella ragazza, di quelle da far girare gli uomini per strada che fanno invidiare l’uomo che è al suo fianco, portava benissimo i suoi anni, del resto era ancora giovane, anche se la vita la aveva molto segnata! Una vita che la aveva portata dalla felicità dell’amore allo sconforto della solitudine, per farle riprovare poi di nuovo le gioie di essere amata, le gioie di un figlio che cresceva benissimo, le gioie di aver trovato un uomo come Antonio, dopo aver conosciuto il bene e il male più profondo al fianco del marito! Fissava la sua immagine nello specchio mentre con la mente tornava indietro nel tempo alla sua gioventù di ragazza, di studentessa presa dal voler far felice i suoi genitori con una condotta impeccabile, ultimo anno di liceo poi ci sarebbe stata l’università, quanti sacrifici facevano i suoi genitori e lei per ripagarli cercava sempre di essere la prima negli studi a costo di prendersi i soliti sfottò dalle sue amiche! Qualche fidanzatino lo aveva già avuto come tutte le adolescenti ma niente di veramente serio, doveva studiare e non c era posto per altro, poi era arrivato lui Daniele, bello, alto bruno con occhi che erano del colore dell’inferno che ti penetravano nell’anima, la prima volta che lo vide lei era con delle amiche e lui si era fermato alla guida di un’auto sportiva;
---volete fare un giro ragazze?---disse sfrontato mentre già la fissava. Lucia disse di no, doveva andare a casa, doveva studiare; ma la solita amica invidiosa accortasi, che la preda era, lei la prese in giro.
---avanti, non essere la solita sgobbona, cosa vuoi che sia un giro, dieci minuti?---
Daniele sfoderò un sorriso accattivante che sciolse le amiche come neve al sole, e non solo le amiche! Accettò di fare il giro e scoprì che oltre che bello e sfrontato era anche simpatico, riuscì a farla sciogliere e quanto le riaccompagnò allo stesso posto si rivolse verso di lei puntandogli quei tizzoni negli occhi.
---se vuoi possiamo rivederci, ti porto al cinema e poi una pizza---
---non lo so, ti farò sapere domani---rispose, ma in cuor suo aveva già deciso, così uscì con Daniele da sola, così scoprì di essere innamorata persa, tanto da mettere gli studi in secondo piano, tanto da farsi baciare dalla prima sera, tanto da fregarsene di quello che si diceva di Daniele, che era un fannullone che faceva soldi in modo poco chiaro
---lascialo perdere---gli aveva detto l’amica invidiosa---quello non fa per te Lucia!---
Si era innamorata persa, tanto da essere pronta a essere donna fino in fondo, pronta da essere colta come una mela matura, e Daniele colse quel frutto senza esitazione senza far attenzione alle conseguenze, del resto anche lui si era innamorato di quella splendida brunetta, la più bella del quartiere della scuola, del mondo!
---come farò a spiegarlo ai miei genitori?---stava dicendo tra le lacrime Lucia con il test tra le mani che era stato impietoso nella sua certezza---loro credono che tutto vada bene, e invece dovrò dirgli la verità, altro che università, come farò con un figlio da crescere?---
Daniele la guardò, anche piangendo, era di una bellezza mozzafiato, si diete dello stupido per il casino che aveva combinato, doveva fare attenzione come con le altre ragazze, invece con Lucia aveva perso la testa tanto da non capire più nulla tanto da perdere la ragione, era completamente cotto di quella ragazza e si chiedeva come poteva essere accaduto, lui che faceva stragi di cuori, lui che con le ragazze era stato sempre cinico spietato, che le aveva lasciate sempre quanto lui aveva voluto.
---dai, non piangere, la soluzione ci sarebbe, sei maggiorenne potrai andarci da sola e risolvere il problema!---
Lucia lo guardò sgranando gli occhi, quasi urlò.
---ma veramente mi faresti abortire? Veramente permetteresti che uccidessi nostro figlio?--.
La guardò Daniele, e avrebbe voluto rispondere di si! Cavolo, certo che avrebbe voluto, un colpo di spugna che avrebbe risolto tutti i problemi! Stette zitto non rispose perché capì dallo sguardo della ragazza che se la avrebbe costretta a fare una cosa simile poi la avrebbe persa per sempre, e lui non voleva perderla assolutamente.
---ma no! Stai calma era solo un pensiero, niente di più, troveremo una soluzione vedrai!---.
Gli disse cercando di calmarla, pensò che forse fosse arrivato il momento di mettere la testa apposto, quella donnina lo aveva ammaliato e lui sentiva di voler fare di tutto per non perderla, di tutto, anche cercare di sistemare la sua vita ingarbugliata, di tutto voleva fare forse anche andare a lavorare forse!
III
Lo squillo del campanello della porta riportò Lucia al presente, s’infilò una vestaglia e andò ad aprire, Angela l’amica di Mauro quasi la travolse per abbracciarla quanto lei aprì l’uscio.
---lo ha fatto!---esclamò felice---lo ha fatto!---
Angela era una bella ragazza, castana, occhi a mandorla e un fisico niente male, girava per casa già da qualche tempo ma ogni volta che Lucia chiedeva al figlio, lui era molto evasivo.
---un amica mamma, Angela è solo un’amica!---gli rispondeva il giovane e lei anche se aveva esternato le sue perplessità mai aveva voluto veramente interferire tra i due giovani, col tempo poi aveva visto in Angela lei quanto era giovane, bella educata brava a scuola e aveva desiderato che il rapporto tra i due evolvesse in qualche cosà di più serio, aveva persino una sera raccolta lo sfogo della giovane che gli aveva rivelato i suoi sentimenti verso il figlio
---sono innamorata persa di Mauro---gli disse tra le lacrime, ---ci