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Niente come prima
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Niente come prima
E-book172 pagine2 ore

Niente come prima

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Info su questo ebook

Anna, Marc e John si ritrovano in prima fila per sbrogliare la matassa di tre uomini assassinati in circostanze analoghe: punti da uno spillone avvelenato. Silvia Noni, ex modella internazionale, ora abita a Bologna ma sta andando in Sicilia per decidere cosa fare della sua vecchia tonnara di famiglia. Gli uomini assassinati erano stati suoi fidanzati. Insieme a Anna, Marc e John riuscirà a risolvere l’enigma.
LinguaItaliano
Data di uscita17 lug 2022
ISBN9788834157282
Niente come prima

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    Anteprima del libro

    Niente come prima - Monica Rossi

    Capitolo 1

    "Silvia fai presto, che sono le otto,

    che se ti muovi fai tardi lo stesso

    e poi la smetti con tutto quel trucco, che non sta bene, te l’ho già detto…".

    Alle prime strofe i brividi le scorrono lungo la schiena e la pelle d’oca è visibile sulla sua pelle lievemente abbronzata, tappezzata di efelidi.

    Da quanto tempo non ascoltava questa canzone!

    Non era pentita in fondo di aver rifiutato l’invito e i biglietti per il concerto di Vasco a Modena, come avrebbe fatto a gestire le sue ansie in mezzo a tutte quelle persone? Forse vent’anni fa non le avrebbero dato noia, ma ora no, non sopportava più la ressa e le persone che spingono e si attaccano. E se l’avessero riconosciuta? Non sarebbe stata la prima volta, ma ormai non sopportava nemmeno più queste situazioni: persone che la guardavano, la indicavano e poi si avvicinavano e chiedevano autografi o selfie.

    E poi aveva altro da fare.

    Silvia. Ogni volta che da adolescente ascoltava la canzone, finiva per identificarsi con la protagonista, un po' perché le piaceva il nome, un po' perché se anche non era come lei, diventava ugualmente come la Silvia della canzone.

    "Silvia riposa

    dentro la stanza

    con una mano sotto il cuscino

    mentre di fuori spunta il mattino

    che fra non molto la sveglierà…"

    Tatatatarara tatatatarara tatatatarara rara….

    In realtà lei all’anagrafe si chiamava Carmela Uggiano, ma nessuno la chiamava più così. Poche persone lo sapevano. Nemmeno lei a volte si ricordava il suo vero nome a tal punto che era capitato che, sovra pensiero, firmasse con il suo nome d’arte: Silvia Noni.

    La musica la coinvolse a tal punto che si alzò dal divano e improvvisò un passo di danza, una piroetta, un altro passo, un altro piroetta, per poi risedersi subito.

    Sciocca che sono pensò e sorrise tra sé sdraiandosi sul divano ad occhi chiusi. Ballare su una canzone di Vasco davanti alle televisione fa proprio da adolescente provinciale .

    Ma si sentiva bene, felice come da molto tempo non accadeva.

    "Silvia si veste

    davanti allo specchio

    e sulle labbra un po' di rossetto

    andiamoci piano pero' con il trucco

    se no la mamma brontolerà…"

    Il rossetto era un capitolo particolarmente doloroso della sua vita e improvvisamente i ricordi affiorano, freschi, mai dimenticati. Quando andava a fare un giro in città e ci teneva a metterselo sempre sulle labbra, lo chiedeva alle amiche perché voleva fare colpo sui ragazzi, oltre che su Rosario.

    poi mi sono stancata di usarlo!. I pensieri diventano scuri e i ricordi ora la infastidiscono.

    È tutto cambiato, niente è come prima disse e ricominciò a lasciarsi prendere dalla canzone.

    Ma la mente non ubbidì e continuò a ripescare tra i ricordi che fanno male: Solo le puttane lo usano il rossetto! Urlava suo padre sbattendo i pugni sul tavolo. La madre allora abbassava lo sguardo, incapace di contrastare la prepotenza del padre, e lei correva via, fuori dalla casa, a rifugiarsi vicino al mare, a piangere. Non sopportava i modi di fare del padre e nemmeno come lui trattava la madre … ma bisognava solo tacere e ubbidire.

    Da allora il rossetto non lo ha più usato, da quando era ragazzina, quel divieto gli era entrato dentro come una scheggia, procurandole una ferita, inguaribile … al suo posto una vera e propria collezione di burro cacao, talvolta anche leggermente colorati, ma rossetti no.

    Questo aspetto, nel suo mondo lavorativo, l’aveva portata ad essere originale e sopra le righe, a fare scuola e a dare esempio alle nuove generazioni, un vero e proprio punto di forza che si era dovuta conquistare giorno per giorno, sfilata dopo sfilata. All’inizio era costretta ad usarli e non poteva dire nulla mentre la truccavano per la passerella, ma poi tutto era cambiato quando era diventata Silvia Noni, una delle modelle più belle e pagate al mondo che nessuno si sarebbe mai permesso di contraddire.

    Quello che voleva otteneva.

    Sfilava con le firme più prestigiose, hotel di lusso, auto, vestiti, viaggi da sogno, uomini… e se non voleva indossare il rossetto beh… andava bene ugualmente perché era comunque splendida.

    Pensare che nessuno del Paese avrebbe mai scommesso non un soldo ma nemmeno una lisca di pesce su quella gracile ragazzetta che abitava alla Tonnara di Scopello, un baglio seicentesco circondato da poche case su una piazza e un abbeveratoio in pietra… una ragazzina belloccia certo, dal visetto dolce ma che aveva i capelli rossi come Rosso Malpelo e ricci indomati come una spugna di mare. Per anni, aveva camminato sotto il sole cocente per poter uscire dal paesino e andare in città a scuola, anziché rimanere a casa per aiutare i suoi genitori a lavorare il tonno.

    Dove vai rossa? La prendevano in giro, vuoi studiare? Tanto non ti servirà a niente, sempre figlia di tonnari rimani!.

    Silvia era ostinata, voleva diventare medico e andare via dal quel paesino che non offriva altro che tonni e pomodori, olive e capperi. Amava quei luoghi, i colori, i profumi e il mare, ma capiva che non c’erano lavori possibili per lei se non adattarsi alle tradizioni lavorative di quel posto.

    Ma il destino come sempre è strano e, un giorno in città, a Palermo, mentre stava girando per la città con delle amiche alla ricerca di libri per la scuola, davanti al teatro massimo Vittorio Emanuele, stavano cercando delle comparse per un film. Ricorda che si era avvicinata più per curiosità che per essere scelta, ma i suoi capelli rossi e ricci avevano alzato la mano per lei ed era stata subito notata e invitata a provare e poi presa, nonostante cercasse di dire di no, che non era quello che voleva fare, che era lì per caso, che i genitori non avrebbero voluto.

    Ma loro volevano lei per la parte.

    Si era stupita di non provare imbarazzo davanti alle telecamere e alle macchine fotografiche, nonostante i suoi sedici anni appena compiuti, quasi come se si sentisse a suo agio, come se quel lavoro lo avesse sempre fatto, lei che però veniva dalla campagna e aiutava i genitori alla tonnara.

    Con la puzza di pesce che si portava sempre addosso nei vestiti, aveva comunque sorriso e sfilato davanti a tutti, a testa alta, con grazia, come solo un vero talento naturale avrebbe potuto fare.

    Ma loro erano andati oltre la puzza, le macchie di unto sui vestiti non certo di marca e si erano subito accorti della grazia e presenza di quella ragazza davanti al teleobiettivo. Era come se si illuminasse e tirasse fuori una personalità che era invisibile fino a pochi istanti prima.

    Il regista le aveva detto brava e molti altri dello staff le avevano parlato e non l’avevano lasciata andare via così facilmente, anzi, l’avevano accompagnata a casa, con la macchina, fin proprio alla tonnara e avevano preteso di parlare con i suoi genitori.

    Loro.

    Gente importante, ben vestita, che sapeva parlare bene italiano.

    Avevano provato a spiegare a due semplici tonnari che la loro figlia avrebbe potuto avere un futuro nel campo della moda e forse anche nel cinema.

    Modella? Attrice? Silvia era rimasta senza parole mentre ascoltava da dietro alla porta quello che si stavano dicendo. Aveva anche pensato che mai e poi mai i suoi genitori le avrebbero permesso di andare via, per la moda poi!

    Ma non era stato così. La mamma l’aveva chiamata e glielo aveva chiesto e poi aveva detto di sì con le lacrime agli occhi, perché pensava e voleva un futuro diverso per sua figlia e aveva fatto giurare e promettere a quelle persone che, oltre alle passerelle, sua figlia avrebbe continuato a studiare. Suo padre era rimasto in silenzio, con lo sguardo rivolto verso il basso, arrabbiato e offeso e aveva continuato a lavorare, quella volta non era stato lui a prendere la decisione ma aveva preferito mandare avanti sua moglie.

    Così da Carmela Uggiano da Scopello era nata Silvia Noni, la prima modella medico nella storia delle passerelle: alta, magra, sinuosa, con quella chioma di capelli ricci e rossi, una carnagione chiara e le lentiggini che le decoravano il viso…

    La canzone era finita da un pezzo, Silvia rimase a gestire i ricordi quando suonarono alla porta. Uffa, proprio adesso che era riuscita ad immergersi e perdersi nei suoi anni migliori!

    Svelta come una gazzella Nygira, la governante indiana, uscì dalla sua stanza e andò a rispondere al citofono. Riapparve.

    É la signora Naomi disse con compostezza e rispetto, evitandola di guardare negli occhi.

    Naomi a quest’ora?. Rispose stupita Silvia perché l’orologio del salotto segnava le 23.

    Cosa devo fare signora?. Domandò sempre con gentilezza la governante.

    Beh falla salire! Non possiamo certo mandare via la mia migliore amica! Sono curiosa di capire come mai arriva a quest’ora! Senza mandarmi un messaggio prima… dev’essere proprio accaduto qualcosa!. Disse tra sè alzandosi dal divano e versandosi del vino nel bicchiere ormai vuoto. Andò verso la porta insieme alla governante che la precedeva per aprirla.

    Naomi cara!. Esclamò allargando le braccia, quando la vide uscire dall’ascensore. Che cosa è successo? Non mi aspettavo di vederti a quest’ora!.

    Naomi abbozzò un sorriso, uscì in fretta dall’ascensore e si infilò velocemente in casa dell’amica, che conosceva come le sue tasche. Indossava un paio di jeans larghi e una maglietta con sopra scritto Vasco Modena Park 1-7-17 e un giacchino di pelle nera appoggiato sopra le spalle. Capelli neri raccolti e poco trucco, Naomi Rifada era stata una modella sulle passerelle internazionali, dove aveva conosciuto Silvia e ne era diventata amica e socia in affari. Entrando non la guarda negli occhi, ha lo sguardo preoccupato. Si diresse verso il salone dove prima si trovava Silvia e, togliendosi la giacca, si lasciò sprofondare nel bel divano di pelle color senape.

    Meno male che ti ho trovato a casa le disse subito senza lasciarla parlare e senza darle spiegazioni, quasi attaccandola,ma hai dei problemi con il tuo cellulare stasera? Ho provato tanto a telefonarti ma senza risultato!. Naomi sembrava proprio seccata.

    Ah davvero? ….

    Silvia rimase sconcertata, non si aspettava di sentirsi dire una cosa simile, cercò di ricordare l’ultima volta che lo aveva usato e andò subito a frugare tra le pieghe del divano.

    in effetti è da un po' di tempo che non lo sento vibrare o suonare…. Commentò mentre lo controllava:

    Hai proprio ragione! Scusami ma non ho visto che si era spento… poco male, ero così presa dal concerto che non mi sono accorta di nulla… mi dispiace cara, ma era una cosa urgente? Cosa è successo? A giudicare dalla tua faccia non mi aspetto di certo belle notizie…. Lasciò cadere ancora il cellulare sul divano e si concentrò sull’amica: era visibilmente alterata, cupa e in affanno, come se stentasse a trovare le parole.

    Mai davvero l’aveva vista così. Si alzò e andò verso il tavolino dove c’erano diverse bottiglie appoggiate, cominciando a preparare un cocktail che prontamente glielo allunga. L’amica lo prese in fiducia, senza chiedere, come se già sapesse quello che le aveva preparato. Ne assaggiò un sorso, giusto per riprendersi e cominciò a parlare. Silvia nel frattempo si era riseduta vicino all’amica, bicchiere tra le mani e sguardo attento.

    In effetti ho una notizia da darti che non ti farà piacere… Cominciò a dire Naomi. O lo sai già? Le chiese guardandola con uno sguardo interrogativo. No, Non penso, altrimenti mi avresti chiamato immediatamente. Avevo bisogno di dirtelo subito e ho cercato di telefonarti, ma tu non rispondevi e allora ho preso un taxi e sono venuta qui di corsa… certo lo avresti saputo di qui a poco dalla televisione o da altri colleghi e cosi ho scelto di essere la prima a dartela questa notizia.

    Prese fiato Naomi, nel frattempo Silvia la ascoltava senza dire nulla. Non riusciva ad immaginare proprio cosa stesse accadendo. Pensava ad una bomba scoppiata, ad un attacco terroristico. Ormai ne capitavano tanti.

    è morto Stephen… disse Naomi.

    Stephen? Le fece eco Silvia, incredula, ripetendo il nome. Poi stava per dire Stephen chi? Ma per fortuna si trattenne perché sapeva bene chi s chi si stava riferendo, purtroppo.

    Si rispose lei con la testa chinata e le lacrime che le rigavano il volto. sembra che lo abbiano ucciso, parlano di morte per avvelenamento, una cosa raffinata e di alta classe…. Terminò subito il discorso, bevve due sorsi di seguito dal bicchiere che le aveva preparato l’amica. L’alcool le scese rapido lungo la trachea, lo sentiva bruciare fino allo stomaco. Ora attendeva una reazione da Silvia, che non arrivò.

    La padrona di casa si limitò a bere il bicchiere di vino che si era preparata prima che l’amica entrasse di prepotenza in casa sua e che teneva ancora in mano. Dentro di lei sentì che era quello che voleva ma che ne avrebbe avuto bisogno di berne altri dieci di seguito. Dopo che l’alcool si fu depositato a sua volta nello stomaco, cominciò a rispondere:

    Oddio no, no non può essere vero, lo avevo visto pochi giorni fa su un set fotografico e avevamo parlato come non avevamo mai fatto, avevo anche pensato che probabilmente stavamo diventando vecchi per riuscire a rimanere a parlare senza discutere o litigare! Dio Santo ma perché proprio lui!. Si accasciò sul divano, riprese il suo telefono come per cercare la notizia sul web, ma si rese conto che le lacrime le

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