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L'abc della filosofia: Brani del Dizionario filosofico liberamente tradotti
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E-book119 pagine1 ora

L'abc della filosofia: Brani del Dizionario filosofico liberamente tradotti

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Durante una cena con gli illuminati commensali della corte prussiana, era nato il progetto di un libro in cui mettere alla berlina, procedendo in ordine alfabetico, tutte le credenze, o almeno le più notevoli, di stupidi e bigotti. V. la fece propria, e negli anni successivi pensò di realizzare una sorta di edizione tascabile dell’Enciclopedia.
Il Dizionario filosofico fu dunque concepito come un modo per raggiungere un uditorio più ampio di quello che poteva avere l’opera simbolo degli illuministi. Facendo leva sul suo grande talento di volgarizzatore, V. passava in rassegna gli argomenti a lui cari. La struttura originaria dell’opera era quella di una raccolta di articoli, e per evitare di subire i fulmini della censura, V. presentava le sue opinioni più audaci attribuendole ad altri e col falso intento di criticarle.
Il bersaglio preferito di V. è rappresentato dalle grandi religioni monoteistiche. La critica procede di pari passo con l’analisi dei documenti storici, e non riguarda in alcun modo il sentimento religioso, del quale anzi si erge a difensore, quanto, piuttosto, le tante metafisiche che gli esponenti delle varie chiese hanno cercato di imporre nel corso dei secoli come verità rivelate. Contro questo enorme massa di fantasie si scatena l’irrefrenabile sarcasmo volterriano.
LinguaItaliano
EditoreVoltaire
Data di uscita17 giu 2013
ISBN9788890826962
L'abc della filosofia: Brani del Dizionario filosofico liberamente tradotti
Autore

- Voltaire

Imprisoned in the Bastille at the age of twenty-three for a criminal libel against the Regent of France, François-Marie Arouet was freed in 1718 with a new name, Voltaire, and the completed manuscript of his first play, Oedipe, which became a huge hit on the Paris stage in the same year. For the rest of his long and dangerously eventful life, this cadaverous genius shone with uninterrupted brilliance as one of the most famous men in the world. Revered, and occasionally reviled, in the royal courts of Europe, his literary outpourings and fearless campaigning against the medieval injustices of church and state in the midst of the ‘Enlightenment’ did much to trigger the French Revolution and to formulate the present notions of democracy. But above all, Voltaire was an observer of the human condition, and his masterpiece Candide stands out as an astonishing testament to his unequalled insight into the way we were and probably always will be.

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    L'abc della filosofia - - Voltaire

    Voltaire

    L’abc della filosofia

    Brani del Dizionario filosofico

    liberamente tradotti

    OMBand Digital Editions

    1. Alberto Camì, Breve matrimonio di Benito, e morte

    2. Enrico Quarto, Le maschere

    3. Pavel I. Smirnov, Il mio regno non è di questo mondo

    4. Enrico Quarto, Il sogno del prete

    5. Giovanni Messina, Elogio del paradosso

    6. Michel de Montaigne, Il piacere di vivere

    7. Serena Bianchi, Cliccare Obbedire Combattere

    8. Giovanni Messina, I nove comandamenti

    9. Giovanni Messina, Lo scrittore Heinrich

    10. Giovanni Messina, Diario di una guerra quasi giusta

    11. Giovanni Messina, Storia di un ristorante italiano in Cina

    12. L’esprit (Le più belle massime della letteratura francese)

    13. François Rabelais, Lode al debito

    14. Voltaire, L’abc della filosofia

    15. Enrico Quarto, Diamanti

    16. Anatole France, Nel giardino di Epicuro

    17. Duca de Saint-Simon, Questa puttana mi farà morire

    18. Intervista alla Stupidità

    19. Giovanni Messina, Delocalizziamo la vita

    20. Italo Svevo, La novella del buon vecchio e della bella fanciulla

    21. Italo Svevo, L’assassinio di via Belpoggio

    22. Octave Mirbeau, La vacca picchiettata e altre strane storie

    23. Luigi Pirandello, Così è (se vi pare)

    24. Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli

    25. Luigi Pirandello, Il giuoco delle parti

    26. Luigi Pirandello, Pensaci, Giacomino!

    27. Luigi Pirandello, Liolà

    28. Carlo Goldoni, La bottega del caffè

    29. Carlo Goldoni, Le smanie per la villeggiatura

    30. Le più belle poesie di Gabriele D’Annunzio

    31. Carlo Goldoni, La Locandiera

    32. Italo Svevo, Corto viaggio sentimentale

    33. Luigi Pirandello, Tre atti unici

    34. Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi

    35. Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore

    36. Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila

    37. Luigi Pirandello, Enrico IV

    38. Carlo Goldoni, Il servitore di due padroni

    39. Dino Campana, Canti Orfici

    40. Vittorio Alfieri, Della tirannide

    41. Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame

    42. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal

    In copertina:

    Rogo di giudei, xilografia tratta dalle Cronache di Norimberga, 1493

    © 2012 OMBand Digital Editions

    Tutti i diritti riservati

    L’amico del genere umano

    I libri di V. conobbero, ancora vivente l’autore, quell’alternarsi di fortune e scomuniche che sempre accompagna gli autori che più riescono a scardinare le certezze dell’epoca in cui vivono, e a distanza di quasi tre secoli conservano intatta la loro attualità. Oltre a memorabili pagine di humour e a un messaggio di tolleranza e di pace, ci trasmettono qualcosa di vivo, l’esprit volterriano, una specie di ginnastica del pensiero. V. incarna il modello del pensatore scomodo, sempre pronto a muovere con le armi della ragione contro ogni forma di ingiustizia, e perciò fatalmente destinato a scontrarsi con l’autorità.

    Quella di Voltaire è una vita fatta di successi trionfali e di rovinose quanto improvvise cadute. La sua esistenza abbraccia il secolo dei lumi quasi per intero, ma prima di arrivare alla consacrazione degli ultimi anni e a quella sorta di apoteosi che fu il corteo del suo funerale, V. conobbe anche il carcere e l’esilio.

    Nato nel 1694 ed educato secondo le idee dei circoli libertini, già nel 1717 una satira contro il Reggente gli valse un anno di prigione alla Bastiglia. La rappresentazione della tragedia filosofica Edipo, finita di scrivere in carcere, riscosse l’anno dopo trionfale accoglienza, proiettandolo nel firmamento letterario di inizio secolo. V. diventa un poeta alla moda, pubblica e rappresenta altri lavori ed è accolto nei salotti della capitale. Nel 1726, però, viene bastonato per ordine del cavaliere di Rohan, al quale ha avuto l’audacia di replicare voi vivete del vostro nome, io faccio vivere il mio, e non solo non può ottenere soddisfazione, causa la diversa classe sociale di appartenenza, ma viene pure rinchiuso nuovamente alla Bastiglia.

    Alla prigione segue l’esilio. V. si trasferisce in Inghilterra, paese del quale elogerà il sistema politico, dove ogni uomo libero va in cielo per la via che preferisce. Rientrato in Francia pubblica le Lettere inglesi, immediatamente condannate e bruciate in piazza dal boia di Parigi. Per sfuggire all’arresto, V. si rifugia a Cirey, presso Madame du Chatelet.

    Del ’46 è l’elezione all’Académie, che gli apre le porte della corte e coincide con un nuovo periodo di splendore mondano. Viene nominato storico del re. Presto però cresce l’insofferenza nei suoi confronti, e, alla morte di Madame du Chatelet, V. si trasferisce in Prussia, nominato ciambellano da Federico II. Accolto inizialmente con grandi onori, V. si stanca presto di correggere le poesie del re e lavare i suoi panni sporchi. Il soggiorno dura tre anni e si conclude con l’arresto del filosofo.

    Luigi XV gli impedisce il rientro in Francia, e così nel 1755 V. acquista una tenuta nei pressi di Ginevra, che diventerà la sua residenza abituale. Collabora all’Enciclopedia e scrive alcune delle sue opere più importanti, come Candido e il Trattato sulla tolleranza. Partecipa ad alcune missioni diplomatiche e accentua il suo impegno civile e umanitario.

    Nel 1778 rientra a Parigi, ormai acclamato come uomo più rappresentativo dell’illuminismo, e muore nello stesso anno.

    Durante una cena con gli illuminati commensali della corte prussiana, era nato il progetto di un libro in cui mettere alla berlina, procedendo in ordine alfabetico, tutte le credenze, o almeno le più notevoli, di stupidi e bigotti. V. la fece propria, e negli anni successivi pensò di realizzare una sorta di edizione tascabile dell’Enciclopedia.

    Il Dizionario filosofico fu dunque concepito come un modo per raggiungere un uditorio più ampio di quello che poteva avere l’opera simbolo degli illuministi. Facendo leva sul suo grande talento di volgarizzatore, V. passava in rassegna gli argomenti a lui cari. La struttura originaria dell’opera era quella di una raccolta di articoli, e per evitare di subire i fulmini della censura, V. presentava le sue opinioni più audaci attribuendole ad altri e col falso intento di criticarle.

    E tuttavia, il libro, almeno inizialmente, andò incontro a inconvenienti simili a quelli conosciuti da altre sue opere. Nel 1766 il cavaliere Le Barre, accusato di empietà per non essersi tolto il cappello al passaggio di una processione, venne decapitato: una copia del Dizionario filosofico fu bruciata insieme al suo cadavere.

    Il bersaglio preferito di V. è rappresentato dalle grandi religioni monoteistiche. La critica procede di pari passo con l’analisi dei documenti storici, e non riguarda in alcun modo il sentimento religioso, del quale anzi si erge a difensore, quanto, piuttosto, le tante metafisiche che gli esponenti delle varie chiese hanno cercato di imporre nel corso dei secoli come verità rivelate. Contro questo enorme massa di fantasie, si scatena l’irrefrenabile sarcasmo volterriano. A molti di questi miti, V. riconosce, insieme alla buona fede, l’onesto sforzo dell’intelligenza umana per cercare di comprendere il mondo circostante. Altri, invece, sono smascherati come spregiudicate invenzioni di principi e imperatori accecati dalla sete di potere.

    Secondo nucleo dell’opera: la tolleranza. La nascita del monoteismo, con l’idea di un unico Dio uguale per tutti gli uomini, per il trionfo del quale si devono dunque fare proseliti e combattere, è per V. l’origine di ogni intolleranza. All’affermazione delle grandi religioni monoteiste si accompagna l’idea di guerra religiosa, sconosciuta nell’età classica. La demolizione di credenze e dogmi religiosi non è dunque fine a se stessa. V. vuole piuttosto, svuotando di ogni ragionevolezza le tante guerre di religione, denunciarne l’aspetto più tragicamente grottesco. 

    Ma l’elemento unificatore e che ritorna in ogni pagina del libro è l’elaborazione di una morale laica. Il concetto di virtù, secondo V., è interamente terreno e non va rapportato ai vari aldilà

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