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L'origine dell'uomo e la selezione sessuale
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E-book1.069 pagine16 ore

L'origine dell'uomo e la selezione sessuale

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Info su questo ebook

Introduzione di Giuseppe Montalenti
Traduzione di Paola Fiorentini e Mario Migliucci
Edizione integrale

«Nel corso dello sviluppo della civiltà, l’uomo acquistò una posizione di predominio sulle creature compagne del regno animale, ma non contentandosi di una tale supremazia, prese a scavare un abisso tra la sua natura e la loro (…) Le ricerche di Charles Darwin e dei suoi collaboratori (…) posero fine a questa presunzione umana», ha scritto Freud. La grandezza e l’importanza de L’origine dell’uomo e la selezione sessuale appare chiaramente proprio oggi che l’uomo è impegnato nella ricerca di una nuova armonia con le leggi naturali. La grande opera che ha permesso all’uomo di riscoprirsi parte della Natura, «animale» tra gli altri animali.

«Chi voglia decidere se l’uomo sia il discendente modificato di qualche forma preesistente, probabilmente dovrebbe prima appurare se egli muta, sia pure leggermente, nella struttura fisica e nelle facoltà mentali.»


Charles Darwin

nacque nel 1809 a Shrewsbury da una famiglia legata per tradizione professionale alle scienze naturali. Studiò medicina a Edimburgo e teologia a Cambridge, finché nel 1831, superando le resistenze del padre, riuscì a imbarcarsi come naturalista a bordo del Beagle per un viaggio durato cinque anni che costituì l’avvenimento più importante della sua formazione. Nel 1838 la lettura del Saggio sui principi della popolazione di Malthus gli fornì l’idea per quella teoria della «selezione naturale» che tanto peso avrebbe avuto sul pensiero scientifico e filosofico. Morì nel 1882. La Newton Compton ha pubblicato L'origine delle specie, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale; L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali; Viaggio di un naturalista intorno al mondo e il volume unico L’origine delle specie, L’origine dell’uomo e altri scritti sull’evoluzione.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854126022
L'origine dell'uomo e la selezione sessuale
Autore

Charles Darwin

Charles Darwin (1809–19 April 1882) is considered the most important English naturalist of all time. He established the theories of natural selection and evolution. His theory of evolution was published as On the Origin of Species in 1859, and by the 1870s is was widely accepted as fact.

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  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    This is Darwin's final major book with a focus on man. The primary focus is on man's origin in Part I, and sexual selection in Parts II & III. I found the discussion of moral sense and social instincts to be particularly enlightening with his focus on "sympathy" and "habit" as discussed by the Scottish philosophers (cf. Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments). Notably he rejects God as the source of conscience. The bulk of the text, however, contains detail examples and discussion of the process of sexual selection.
  • Valutazione: 4 su 5 stelle
    4/5
    Very interesting to read, and definitely a very important work of science, though nowadays somewhat outdated...I do very much enjoy and appreciate Darwin's writings. He is very thorough and really delved into his subject. Sometimes this makes the reading a bit difficult because there's so much information, but mainly it greatly strengthens his theories. He also relates his ideas to the findings of other scientists and gives elaborate descriptions of examples, observations, and readings. I do feel that this book is less 'strong' than his 'On the Origin of Species'.One important part from a modern perspective is his ideas on inheritance and his theory of pangenesis. As we now know this theory to be incorrect - and scientifically speaking not to be able to explain the issues he discusses - this actually weakens his argument. In 'On the Origin of Species' he leaves the system of inheritance somewhat in the dark. He acknowledges that this is problematic, but this admittance of the problem works better than an incorrect theory - again, from a modern perspective. I do understand that he felt a need to provide this theory, since evolution doesn't work without some theory of inheritance, but the incorrectness of his theories makes this book less convincing.Furthermore, I found the build-up of this book somewhat less structured than 'On the Origin of Species'. There, Darwin takes you by the hand and leads you along all the evidence he has collected, making for a coherent, logical whole. The problem with 'The Descent of Man', I think, is the fact that he is really writing about two things, namely the origins of the human species and sexual selection. He discusses both ideas pretty much separately, which means the book is less of a whole. It might have been nicer had he split up the subjects and discussed both more extensively in separate volumes.Aside from these issues, it is still a great pleasure to read, full of interesting facts and great descriptions.
  • Valutazione: 3 su 5 stelle
    3/5
    This is a difficult book to read in some ways. The main one being that it is so dense, the amount of information, observations, and evidence presented to the reader is staggering, all of it with the purpose of supporting the central theories of the book. These being that sexual selection plays a part in evolution as well as natural selection, with the former being a specific mechanism of the latter. The book is about man, and his evolution, but the majority of the examples are from other species, which support homologous principles in human evolution. There are quite a few pictures, which aren't bad. Some readers may be put off by the authors regard of different races of people, which will be considered "non p.c" by many, though it is really just scientific observation, despite it getting some geneticists into trouble to this day. The main problem is that this book is very long, and the evidence in support of the theory is greatly in excess to what would have been sufficient. At the time the theories were not things which were going to be readily accepted, and this is probably why the book goes into so much detail. I would struggle to recommend this book to anyone, as it seems so long and unnecessary, and does not make fascinating reading, as you can tell where a chapter is going when you start reading it, and then it seems like a painful slog to finish it. I have no doubt that this book made good reading when first published, but today it just seems like flogging a dead horse to read it as we don't need convincing of the theories. Maybe an evolutionary sceptic would enjoy it much more than I.

Anteprima del libro

L'origine dell'uomo e la selezione sessuale - Charles Darwin

Introduzione dell'Autore

La natura della seguente opera sarà meglio compresa attraverso un rapido accenno a come è stata scritta. Per molti anni ho raccolto appunti sull'origine o la discendenza dell'uomo, senza nessun intento di pubblicazione al riguardo, ma piuttosto con la determinazione di non pubblicare, in quanto pensavo che altrimenti avrei solo aggiunto pregiudizi contro le mie opinioni. Mi sembrava sufficiente aver indicato, nella prima edizione della mia Origine delle specie, che da questa opera si sarebbe irradiata luce «sull'origine dell'uomo e sulla sua storia», il che implica che l'uomo deve essere incluso con gli altri esseri viventi in qualsiasi conclusione generale, per quanto riguarda il modo di comparire sulla terra. Ora la situazione si presenta in modo del tutto differente. Quando un naturalista come Carl Vogt si avventura a dire nel suo discorso di presidente della Società Nazionale di Ginevra (1869): «Nessuno, almeno in Europa, osa più sostenere la creazione indipendente sia dei tipi che delle specie», è chiaro che almeno un gran numero di naturalisti è costretto ad ammettere che le specie siano i discendenti mutati di altre specie; e ciò è considerato valido particolarmente dai più giovani ed eminenti naturalisti. I più accettano il fattore della selezione naturale; tuttavia qualcuno sostiene che ho troppo esagerato la sua importanza, del che renderà giustizia il futuro. Sfortunatamente molti dei più vecchi ed eminenti esponenti delle scienze naturali sono ancora contrari alla teoria dell'evoluzione sotto qualsiasi forma.

In seguito alle opinioni ora adottate dalla maggioranza dei naturalisti e che alla fine, come sempre, saranno seguite da altri che non sono scienziati, sono stato spinto a riunire i miei appunti, per vedere fino a che punto le conclusioni generali raggiunte nelle mie prime opere fossero applicabili all'uomo. Questa mi sembrava la cosa migliore, in quanto non avevo mai deliberatamente applicato queste teorie alle specie prese singolarmente. Quando rivolgiamo la nostra attenzione alla singola forma siamo privati del complesso di argomenti dedotti dalla natura delle affinità che collegano interi gruppi di organismi, cioè la distribuzione geografica nel passato e nel presente, e la successione geologica. Rimangono da considerare la struttura omologa, lo sviluppo embrionale e gli organi rudimentali di una specie, sia dell'uomo che di qualsiasi altro animale, cui si debba rivolgere la nostra attenzione; ma queste grandi classi di fatti offrono, per lo meno mi sembra, un'ampia e decisiva prova in favore del principio dell'evoluzione graduale. Il forte appoggio fornito da altri argomenti dovrebbe tuttavia essere sempre tenuto presente.

Il solo scopo di questo lavoro è di considerare, in primo luogo, se l'uomo, come ogni altra specie, sia disceso da qualche forma preesistente, in secondo luogo, il modo di questo sviluppo, ed in terzo luogo il valore delle differenze tra le cosiddette razze umane. Poiché mi limiterò a questi punti, non sarà necessario descrivere particolareggiatamente le differenze tra le diverse razze - argomento enorme, già pienamente trattato in molte opere pregevoli. La remota antichità dell'uomo è stata dimostrata dai lavori di una quantità di eminenti studiosi, a cominciare da Boucher de Perthes, ed è base indispensabile per comprendere la sua origine. Prenderò perciò queste conclusioni per buone e rimanderò i miei lettori agli ottimi trattati di Sir Charles Lyell, di Sir John Lubbock ed altri. Né avrò altro da fare se non allusioni al complesso di differenze tra l'uomo e le scimmie antropomorfe; infatti il prof. Huxley, secondo il parere dei giudici più competenti, ha definitivamente dimostrato che l'uomo in ogni carattere visibile differisce dallle scimmie superiori meno di quanto queste differiscano dai membri inferiori dello stesso ordine di primati.

Quest'opera contiene solo qualcosa di originale riguardo all'uomo; ma, poiché le conclusioni cui sono giunto dopo aver tratteggiato un primo abbozzo mi sono parse interessanti, ho pensato che potessero interessare anche altri. È stato spesso e fiduciosamente asserito che l'origine dell'uomo non potrà mai essere conosciuta; ma i'ignoranza genera, più spesso della conoscenza, certe convinzioni: coloro che sanno poco e non quelli che sanno molto asseriscono tanto fermamente che questo o quel problema non sarà mai risolto dalla scienza. La conclusione che l'uomo ha l'origine in comune con qualche antica, infima ed estinta forma non è in nessun grado nuova. Lamarck giunse molto tempo fa a questa conclusione che è stata sostenuta da parecchi eminenti naturalisti e filosofi; per esempio da Wallace, Huxley, Lyell, Vogt, Lubbock, Buchner, Rolle¹ e specialmente da Häckel. Quest'ultimo naturalista, oltre alla sua grande opera Generelle Morfologie (1866) ha recentemente pubblicato (1868, con una seconda edizione del 1870) Natürliche Schöpfungsgeschichte in cui discute a fondo la genealogia dell'uomo. Se questo lavoro fosse apparso prima che scrivessi il mio saggio, probabilmente non lo avrei mai completato. Ho trovato confermate da questo naturalista, la cui conoscenza in molti punti è più completa della mia, quasi tutte le conclusioni cui sono pervenuto. Ovunque abbia aggiunto fatti o opinioni tratti dagli scritti del prof. Häckel, lo cito nel testo; ho lasciato altri particolari come stavano originariamente nel mio manoscritto, richiamandomi occasionalmente nelle note alla sua opera, come conferma di punti più dubbi o interessanti.

Per molti anni mi è sembrato assai probabile che la selezione sessuale avesse avuto una parte importante nel differenziare le razze umane; ma nel mio Origine delle specie (prima edizione, pag. 199) mi sono accontentato di accennare soltanto a questa opinione. Quando sono giunto ad applicare questa teoria all'uomo, ho trovato indispensabile trattare l'argomento completo in tutti i particolari². Di conseguenza la seconda parte della presente opera, che tratta la selezione sessuale, si estende sproporzionatamente rispetto alla prima parte, ma ciò non si poteva evitare.

Avevo intenzione di aggiungere a questo volume un saggio sull'espressione delle diverse emozioni nell'uomo e negli animali inferiori. La mia attenzione era stata richiamata su questo argomento molti anni fa dalla pregevole opera di Sir Charles Bell. Questo illustre anatomista sostiene che l'uomo è dotato di certi muscoli solo per esprimere le sue emozioni. Poiché tale opinione è ovviamente opposta a quella per cui l'uomo è derivato da qualche altra forma inferiore, era per me necessario considerarla. Parimenti desideravo accertare quanto le emozioni fossero espresse nella stessa maniera dalle diverse razze di uomini. Ma per la lunghezza del presente lavoro ho pensato che fosse meglio riservare il saggio per una pubblicazione separata.

¹ Poiché le opere degli autori nominati per primi sono ben conosciute, non è necessario che ne riporti i titoli. Darò quelli degli ultimi, meno noti in Inghilterra: Sechs Vorlesungen über die Darwin'sche Theorie, II edizione 1868 del dott. L. Büchner; trad. francese, Conférences sur la Théorie darwinienne 1869. Der Mensch, im Lichte der Darwin'sche Lehre, 1865 del dott. P. Rolle. Non cercherò nemmeno di citare tutti gli autori che hanno assunto la medesima posizione nei confronti del problema. Così G. Canestrini ha pubblicato (Annuario della Soc. d. Nat., Modena 1867, p. 81) uno scritto molto singolare sui caratteri rudimentali, in merito all'origine dell'uomo. È stata pubblicata dal dott. Francesco Barrago un'ulteriore opera (1869) che in italiano si intitola L'uomo, fatto a immagine di Dio, fu anche fatto a immagine della scimmia.

² Il prof. Häckel fu il solo autore che, quando apparve questa opera per la prima volta, abbia discusso l'argomento della selezione sessuale, e abbia individuato la sua piena importanza fin dalla pubblicazione dell'Origine; e lo fece nelle sue diverse opere molto abilmente.

PARTE PRIMA

La discendenza od origine dell'uomo

1. Prove della discendenza dell'uomo da alcune forme inferiori

Natura delle prove riguardo all'origine dell'uomo. Strutture omologhe nell'uomo e negli animali inferiori. Punti diversi di corrispondenza. Sviluppo. Strutture rudimentali, muscoli, organi sensori, capigliatura, ossa, organi riproduttori, ecc. L'importanza di queste grandi classi di fattori nell'origine dell'uomo.

Chi voglia decidere se l'uomo sia il discendente modificato di qualche forma preesistente, probabilmente dovrebbe prima appurare se egli muta, sia pure leggermente, nella struttura fisica e nelle facoltà mentali. In caso positivo, se i mutamenti sono trasmessi alla sua discendenza in conformità alle leggi che vigono per gli animali inferiori. Inoltre, per quanto la nostra ignoranza ci permette di valutare, dovrebbe appurare ancora se tali variazioni siano il risultato di alcune cause generali e siano regolate da quelle stesse leggi generali che valgono per gli altri organismi, per esempio la correlazione, gli effetti ereditari dell'uso e del disuso, ecc.; e se l'uomo sia soggetto agli stessi difetti di conformazione conseguenti ad uno sviluppo interrotto, raddoppiamento delle parti, ecc., e dimostri in alcune delle sue anomalie un'involuzione verso qualche precedente ed antico tipo di struttura. Naturalmente si potrebbe anche vedere se l'uomo, come molti altri animali, abbia dato origine a varietà o sotto-razze diversificate l'una dall'altra solo di poco o a razze differenti a tal punto da essere classificate come specie dubbie. Come sono distribuite queste razze nel mondo? E quando si incrociano, come reagiscono una sull'altra nella prima e nelle successive generazioni? E via dicendo per molti altri problemi.

Lo studioso dovrebbe poi arrivare al punto importante: se l'uomo tenda a moltiplicarsi in misura tale da provocare occasionali e dure lotte per l'esistenza che mantengano le variazioni vantaggiose sia fisiche che mentali, eliminando quelle dannose. Le razze o le specie umane, qualunque sia il termine appropriato, possono subentrare e sostituirsi le une alle altre, in modo che alla fine qualcuna si estingua? Vedremo che a tutte queste domande sarà risposto in senso affermativo, come per gli animali inferiori, il che d'altronde è naturale per la maggior parte di esse. Le diverse ipotesi cui si è fatto riferimento possono essere momentaneamente tralasciate senza inconvenienti. E per prima cosa vedremo quanto la struttura fisica dell'uomo riveli tracce remote, più o meno evidenti, della sua derivazione da qualche forma inferiore. Nei capitoli successivi verranno prese in considerazione le capacità intellettuali dell'uomo in rapporto a quelle degli animali inferiori.

La struttura fisica dell'uomo. È noto che l'uomo è costruito sullo stesso tipo o modello generale di ogni altro mammifero. Tutte le ossa del suo scheletro si possono paragonare con le ossa corrispondenti di una scimmia, di un pipistrello o di una foca. La stessa cosa vale per i muscoli, i nervi, i vasi sanguigni e gli organi interni. Il più importante degli organi, il cervello, segue la stessa legge, come è stato dimostrato da Huxley e da altri, anatomisti. Bischoff¹ che segue una teoria contraria, riconosce che i solchi e le pieghe principali del cervello umano presentano analogie con quelle dell'orango; ma aggiunge che in nessuna fase dello sviluppo i loro cervelli concordano perfettamente, né sarebbe da aspettarselo perché in tal caso le loro capacità mentali sarebbero identiche. Vulpian osserva: «Les différences réelles qui existent entre Fencéphale de l'homme et celui des singes supérieurs, sont bien minimes. Il ne faut pas se faire d'illusions à cet égard. L'homme est bien plus près des singes anthropomorphes par les caractères anatomiques de son cerveau que ceux-ci ne le sont non seulement des autres mammifères, mais meme de certains quadrumanes, des guenons et des macaques»². In questa sede sarebbe superfluo aggiungere altri particolari sulla corrispondenza tra uomo e mammiferi superiori nella struttura del cervello e in tutte le altre parti del corpo.

Tuttavia può essere utile specificare alcuni punti, non connessi direttamente e palesemente con la struttura, mediante i quali questa corrispondenza o relazione si può chiarire meglio.

L'uomo è soggetto a ricevere dagli animali inferiori e a comunicare loro certe malattie, come l'idrofobia, il vaiolo, il cimurro, la sifilide, il colera, l'erpete, ecc.³ , il che prova la stretta somiglianza⁴ dei loro tessuti, sia dettagliatamente nella struttura, che nella composizione, molto più chiaramente di quanto non faccia un confronto diretto sotto il migliore microscopio o l'aiuto della più accurata analisi chimica. Le scimmie sono soggette a molte malattie non contagiose, come lo siamo noi; Rengger⁵, che aveva osservato accuratamente e per molto tempo individui di Cebus azarae nel loro paese d'origine, li trovò soggetti al catarro, con quegli stessi sintomi che, quando ricorrono frequentemente, portano alla consunzione. Queste scimmie soffrivano anche di apoplessia, infiammazione agli intestini e cataratte agli occhi. I più giovani, cambiando i denti di latte, spesso morivano di febbre. Le medicine producevano su di loro lo stesso effetto che su di noi. Molti tipi di scimmie nutrono una gran passione per il tè, il caffè e gli alcolici; come ho visto io stesso, fumano anche il tabacco con piacere⁶. Brehm sostiene che gli indigeni del nord-est dell'Africa catturano i babbuini selvaggi esponendo recipienti di birra forte con cui vengono ubriacati. Egli ha osservato qualcuno di questi animali, da lui catturati, in questo stato e ci dà un divertente resoconto del loro comportamento e delle loro strane smorfie. Il giorno dopo sono molto tetri e irritati, si afferrano la testa dolorante con entrambe le mani e assumono un'espressione assai miserevole: qualora si offra loro del vino o della birra, torcono la faccia con disgusto, ma gradiscono il succo di limone⁷. Una scimmia americana, l'Ateles, dopo essersi ubriacata di brandy, non lo volle mai più toccare, dimostrando così più saggezza di molti uomini. Questi divertenti episodi mostrano quanto siano simili i centri del gusto nelle scimmie e negli uomini e quanto analogamente ne sia interessato tutto il loro sistema nervoso.

L'uomo è infestato da parassiti interni che talora causano effetti fatali ed è afflitto da quelli esterni che appartengono tutti agli stessi generi o famiglie di quelli degli altri mammiferi e, nel caso della scabbia, alla stessa specie⁸. L'uomo, come gli altri mammiferi, gli uccelli ed anche gli insetti⁹ è soggetto a quella legge misteriosa che fa sì che certi processi normali, come la gestazione o la maturazione e la durata di varie malattie, seguano i periodi lunari. Le sue ferite guariscono con lo stesso processo di cicatrizzazione; i monconi rimasti dopo un'amputazione delle membra, specialmente durante il primo periodo embrionale, talora hanno un certo potere di rigenerazione, come negli animali inferiori¹⁰.

L'intero processo di quella importantissima funzione che è la riproduzione della specie, è singolarmente uguale in tutti i mammiferi, dal primo atto di corteggiamento da parte del maschio¹¹, fino alla nascita e alla nutrizione della prole. Le scimmie appena nate hanno lo stesso bisogno di aiuto dei nostri bambini e in taluni generi i giovani differiscono nell'apparenza dagli adulti, in modo così completo quanto i nostri bambini dai genitori¹². Alcuni scrittori hanno messo in evidenza una importante differenziazione: nella specie umana il giovane giunge a maturità a un'età molto più avanzata di qualsiasi altro animale. Ma se consideriamo le razze umane che abitano i paesi tropicali la differenza non è grande; infatti si ritiene che l'orango divenga adulto solo verso i 10-15 anni¹³. L'uomo differisce dalla donna per la dimensione, la forza fisica, la mancanza di peli, ecc., nonché per la mente, allo stesso modo che i due sessi in molti mammiferi. In conclusione la rispondenza nella struttura generale, nella struttura particolare dei tessuti, nella composizione chimica e nella costituzione tra uomo e animali superiori, specie scimmie antropomorfe, appare estremamente stretta.

Sviluppo embrionale. L'uomo si sviluppa da un ovulo del diametro di circa la 124a parte di un pollice [mm 25] che non differisce per nessun aspetto dagli ovuli degli altri animali. Lo stesso embrione nel primo periodo si può difficilmente distinguere da quello degli altri vertebrati. In questa fase le arterie corrono in rami arcuati, come per portare il sangue in branchie che non sono presenti nei vertebrati superiori, quantunque rimangano ancora le fenditure ai lati del collo a segnare la loro primitiva posizione (fig. 1). In un periodo più tardo, quando si sono sviluppate le estremità «i piedi delle lucertole e dei mammiferi - come osserva l'illustre Von Baer - le ali e i piedi degli uccelli nonché le mani e i piedi dell'uomo derivano tutte dalla stessa forma fondamentale». Cioè, come dice il prof. Huxley «è in stadi più avanzati di sviluppo che il giovane essere umano presenta notevoli differenze in confronto alla scimmia giovane, mentre quest'ultima nella sua evoluzione differisce dal cane quanto ne differisce l'uomo. Per quanto ciò possa apparire stupefacente, è dimostrabile»¹⁴.

Poiché qualcuno dei miei lettori può non aver mai visto l'immagine di un embrione, ne ho raffigurato uno di un uomo e uno di un cane allo stesso stadio di sviluppo circa, copiati accuratamente da due opere di indubbia precisione¹⁵.

Dopo le affermazioni che ho su riportato e fatte da persone così autorevoli, sarebbe superfluo da parte mia proporre un complesso di particolari mutuati da altri per dimostrare che l'embrione dell'uomo ricorda molto da vicino quello degli altri mammiferi.

Tuttavia posso aggiungere che in vari punti della sua struttura l'embrione umano ricorda anche certe forme inferiori adulte. Per esempio, inizialmente il cuore esiste come semplice organo pulsante; le feci sono espulse attraverso un condotto cavo e il coccige sporge come una vera coda «estendendosi considerevolmente oltre gli abbozzi delle gambe»¹⁶. Negli embrioni di tutti i vertebrati che respirano ossigeno, certe ghiandole, chiamate corpi di Wolff, sono simili e agiscono come i reni dei pesci adulti¹⁷. Anche nell'ultimo periodo embrionale si possono osservare alcune notevoli somiglianze tra l'uomo e gli animali inferiori. Bischoff nota che le circonvoluzioni del cervello in un feto umano alla fine del settimo mese raggiungono circa lo stesso stadio di sviluppo di quelle di un babbuino adulto¹⁸. L'alluce, come osserva il prof. Owen¹⁹ «che costituisce il fulcro quando si sta in piedi o si cammina è forse la più caratteristica peculiarità della struttura umana»; ma in un embrione di circa un pollice di lunghezza, il prof. Wyman²⁰ ha trovato «che l'alluce è più corto delle altre dita e che invece di essere parallelo ad esse, sporge ad angolo da un lato del piede corrispondendo in questo modo allacondizione permanente dei quadrumani». Vorrei concludere con una citazione di Huxley, che, dopo essersi chiesto se l'uomo abbia una origine diversa da un cane, un uccello, una rana o un pesce, afferma: «attualmente la risposta è priva di dubbi; senza discussione il modo di originarsi e i primi stadi di sviluppo dell'uomo sono identici a quelli degli animali che lo seguono immediatamente nella scala zoologica: senza dubbio a questo riguardo egli è più vicino alle scimmie di quanto le scimmie lo siano al cane»²¹ .

Fig. 1. Figura superiore: embrione umano da Ecker. Figura inferiore: embrione di un cane da Bischoff. a. Prosencefalo. Emisferi cerebrali, ecc. b. Mesencefalo, corpora quadrigemina. c. Romboencefalo, cervelletto, midollo allungato. d. Occhio. e. Orecchio. f. Primo arco branchiale. g. Secondo arco branchiale. h. Colonna vertebrale e muscoli in fase di sviluppo. i. Estremità anteriori. k. Estremità posteriori. l. Coda e coggice.

Organi rudimentali. Questo argomento, anche se non intrinsecamente più importante dei precedenti qui sarà trattato più ampiamente per molte ragioni²². Non si può citare nessun animale superiore che non abbia qualche organo in uno stadio rudimentale; e l'uomo non fa eccezione alla regola. Gli organi rudimentali vanno distinti da quelli in formazione, anche se in alcuni casi la distinzione non è facile. I primi, o sono completamente fuori uso come le mammelle dei quadrumani maschi o gli incisivi dei ruminanti che non forano mai le gengive, o sono di una utilità così irrisoria per i loro attuali possessori, da lasciar difficilmente credere di essersi sviluppati nelle condizioni presenti. Gli organi in questa ultima condizione non sono strettamente rudimentali, ma tendono in questa direzione. D'altra parte gli organi nascenti, anche se non completamente sviluppati, sono molto utili per chi li possiede e sono suscettibili di ulteriore sviluppo. Gli organi rudimentali sono altamente variabili. Ciò è in parte comprensibile, in quanto sono inutili o quasi inutili, e di conseguenza non sono ulteriormente soggetti alla selezione naturale. Spesso, poi, si sopprimono completamente; tuttavia, quando ciò accade, possono riapparire occasionalmente per reversione - fatto questo degno di attenzione.

Motivi principali nel far sì che gli organi siano diventati rudimentali sembra siano stati il disuso in quel periodo della vita in cui l'organo viene soprattutto usato (il che avviene generalmente durante la maturità), nonché l'eredità in un periodo corrispondente della vita. Il termine «disuso» non si riferisce soltanto a una ridotta azione dei muscoli, ma riguarda anche un minor afflusso di sangue a una parte o a un organo per essere esso soggetto a minori alterazioni di pressione e per essere in qualche modo meno attivo abitualmente. Peraltro si possono trovare in un sesso rudimenti di quelle parti che normalmente sono proprie dell'altro sesso; e questi, come vedremo appresso, sono spesso divenuti tali in modo diverso da quello sopra descritto. In alcuni casi gli organi sono stati ridotti tramite la selezione naturale, in quanto divenuti di peso alla specie, sotto diverse condizioni di vita. Il processo di riduzione probabilmente è spesso agevolato dai due princìpi di compensazione e di economia di crescita, ma è difficile comprendere gli ultimi stadi della riduzione dopo che il disuso ha compiuto tutto ciò che gli si può onestamente attribuire e quando molto scarso è il risparmio che l'economia della crescita deve effettuare²³. La soppressione definitiva di una parte già fuori uso e molto ridotta nelle dimensioni, nel quale caso non possono entrare in giuoco né la compensazione né l'economia, forse è comprensibile mediante l'ipotesi della pangenesi. Non sento la necessità di aggiungere altro sull'argomento perché il discorso sugli organi rudimentali è stato affrontato per intero nelle mie opere precedenti²⁴.

Rudimenti di diversi muscoli sono stati osservati in molte parti del corpo umano²⁵; e non pochi muscoli che sono regolarmente presenti in alcuni degli animali inferiori, si possono talora palesare nell'uomo in forma molto ridotta. Ognuno di noi ha notato la facoltà propria di molti animali, in particolare dei cavalli, di muovere o di contrarre la pelle, mediante il panniculus camosus. Residui di questo muscolo in stato efficiente si trovano in varie parti del nostro corpo; per esempio il muscolo della fronte con cui si sollevano le palpebre. Il platysma myoides, che è ben sviluppato sul collo, fa parte di questo sistema. Il prof. Turner di Edinburgo mi ha comunicato di avere scoperto occasionalmente fascetti muscolari in cinque luoghi diversi, cioè nelle ascelle, vicino alle scapole, ecc., che vanno tutti ricondotti al sistema del pannicolo. Egli ha anche dimostrato²⁶ che il musculus sternalis o sternali brutorum, che non è una estensione del rectus abdominalis, ma è strettamente unito al panniculus, si riscontra in una proporzione di circa il tre per cento in più di seicento corpi. Egli aggiunge che questo muscolo costituisce «una eccellente esemplificazione del fatto che strutture rudimentali e occasionali sono particolarmente suscettibili di variazioni nella disposizione».

Poche persone possiedono la capacità di contrarre i muscoli superficiali del cranio, muscoli che sono in una condizione variabile e parzialmente rudimentale. A. de Candolle mi ha raccontato un curioso esempio a proposito della lunga persistenza e ereditarietà di questo potere, così come del suo insolito sviluppo. Egli conosce una famiglia, un membro della quale, l'attuale capo, poteva, da giovane, lanciare parecchi libri pesanti dalla testa col semplice movimento della pelle del cranio, vincendo scommesse con questo esercizio. Il padre, lo zio, il nonno e i tre figli possiedono lo stesso potere allo stesso insolito livello. La famiglia otto generazioni fa si era divisa in due rami, cosicché il capo del ramo di cui si è parlato sopra è cugino in settimo grado del capo dell'altro ramo. Questo lontano cugino risiede in un'altra zona della Francia; essendogli stato chiesto se possedeva la stessa capacità, immediatamente mostrò il suo potere. Questo caso è una valida dimostrazione di quanto possa essere persistente la trasmissione di una facoltà assolutamente fuori uso, probabilmente ereditata dai nostri progenitori semiumani; infatti molte scimmie hanno, e frequentemente usano, il potere di muovere ampiamente su e giù la pelle del cranio²⁷.

Nell'uomo, i muscoli esterni che servono a muovere l'orecchio esterno, e quelli interni che muovono le diverse parti, si trovano in uno stadio rudimentale, e appartengono tutti al sistema del pannicolo; essi variano anche nello sviluppo, o almeno nella funzione. Ho visto un uomo che poteva spingere tutto l'orecchio in avanti, un altro poteva spingerlo in alto, un terzo ancora indietro²⁸ e da quello che uno di costoro mi ha raccontato, se ne può dedurre che la maggior parte di noi, toccando spesso le orecchie, e dirigendo quindi l'attenzione su di esse, potrebbe acquistare qualche facoltà di movimento attraverso ripetuti tentativi. La capacità di drizzare e di rivolgere la parte esterna dell'orecchio da ogni parte, è senza dubbio di enorme utilità per molti animali in quanto fa percepire loro la direzione del pericolo; ma non ho mai avuto sentore con sufficiente plausibilità di un uomo che possieda questo potere, il solo che potrebbe essergli di utilità. L'intero padiglione auricolare può essere considerato un organo rudimentale, insieme alle varie rientranze e prominenze (elice e antielice, trago e anti-trago ) che negli animali inferiori rinforzano e sostengono l'orecchio quando è eretto, senza aggiungere molto al suo peso. Alcuni autori tuttavia suppongono che la cartilagine dell'orecchio serva a trasmettere vibrazioni al nervo acustico; ma Toynbee²⁹, dopo aver raccolto tutte le prove conosciute al riguardo, conclude che il padiglione non ha un uso specifico. Le orecchie dello scimpanzè e dell'orango sono stranamente simili a quelle dell'uomo, e così i muscoli relativi, anche se molto poco sviluppati³⁰. I guardiani del giardino zoologico mi hanno confermato che questi animali non muovono né drizzano mai le orecchie le quali sono così in uno stato rudimentale non meno di quelle degli uomini, per quanto riguarda la funzione. Non possiamo dire perché questi animali, come anche i progenitori dell'uomo, abbiano perso il potere di drizzare le orecchie. Pur non essendo soddisfatto di questa ipotesi, può darsi che, abituati alla vita nelle foreste e alla loro grande forza, fossero esposti a pochi rischi, e così per un lungo periodo muovessero poco le orecchie, finendo col perdere gradualmente il potere di farlo. Questo potrebbe essere un caso analogo a quello di quei grandi e forti uccelli, che vivendo nelle isole oceaniche, non sono stati esposti agli attacchi di animali da preda, e di conseguenza hanno perso la capacità di usare le ali per lottare.

L'incapacità di muovere le orecchie, caratteristica dell'uomo e di parecchie scimmie, è tuttavia parzialmente cpmpensata dalla libertà con cui possono muovere la testa sul piano orizzontale, in modo da cogliere i suoni da tutte le direzioni.

È stato appurato che solo l'orecchio dell'uomo è dotato di un lobo; ma «se ne trova un rudimento nel gorilla»³¹, e secondo il prof. Preyer, spesso è assente nel negro.

Il celebre scultore Woolner mi ha reso nota una piccola caratteristica dell'orecchio esterno, che egli ha osservato spesso sia nell'uomo che nella donna, e di cui ha compreso a pieno il significato. La sua attenzione fu per la prima volta richiamata sull'argomento mentre stava lavorando a una statua di Puck, cui aveva attribuito orecchie aguzze. Fu così indotto a esaminare le orecchie di varie scimmie, e infine più attentamente quelle umane. La peculiarità consiste in una piccola punta smussata che sporge sul margine ripiegato internamente o elice. Quando è presente, è sviluppata sin dalla nascita, e, secondo il prof. Ludwig Meyer più frequentemente nell'uomo che nella donna. Woolner ha fatto, un modello esatto di questa posizione, e mi ha mandato il seguente disegno (fig. 2). Le punte non solo sporgono all'interno verso il centro dell'orecchio, ma spesso un po' oltre il piano, in modo da essere visibili quando la testa è osservata frontalmente o da dietro. Variano per la dimensione e talora per la posizione, trovandosi sia un po' più giù che un po' più su, e a volte si riscontrano in un orecchio e non nell'altro. Non si limitano alla specie umana, perché ho osservato un caso in una scimmia ragno (Ateles beelzebuth) nel nostro giardino zoologico; e il dott. E. Ray Lankester mi fa sapere di un altro scimpanzè in quello di Amburgo. L'elice è semplicemente l'estremo margine dell'orecchio ripiegato internamente; e questa piega sembra in qualche modo connessa col fatto che l'intero orecchio esterno è continuamente spinto all'indietro. Molte scimmie, non troppo in alto nella scala, come i babbuini e alcune specie di macachi³², hanno la parte superiore dell'orecchio leggermente appuntita, con il margine non del tutto rivolto all'interno; ma se il margine fosse ripiegato in tal modo, una piccola parte sarebbe necessariamente rivolta all'interno verso il centro, e un'altra, probabilmente, fuori del piano dell'orecchio. Penso che in molti casi sia questa la loro origine. D'altra parte il prof. L. Meyer, in un valido scritto recentemente pubblicato³³ sostiene che il fatto nel suo complesso è un esempio di mera variabilità, e che le sporgenze non sono reali, ma sono dovute al fatto che la cartilagine interna su ogni parte delle punte non si è completamente sviluppata. In parte sono disposto ad ammettere che questa sia la spiegazione esatta in numerosi casi, quali quelli presentati dal prof. Meyer, che presentano parecchie piccole punte, o il margine completamente sinuoso. Io stesso, per la gentilezza del dott. L. Down, ho potuto vedere l'orecchio di un microcefalo idiota, in cui vi è una sporgenza sull'esterno dell'elice, e non sul bordo ripiegato internamente, cosicché questa punta non può avere relazione alcuna con un precedente apice dell'orecchio. Tuttavia, in alcuni casi, la mia opinione originaria che le punte siano residui di tipi di orecchie precedentemente erette e appuntite, mi sembra ancora probabile. Sono portato a pensare in questo modo per la loro frequente presenza, e per il rapporto generale tra la loro posizione e quella della cima di un orecchio appuntito. In un caso, di cui mi è stata inviata la fotografia, la sporgenza è così ampia, che se la cartilagine, secondo il punto di vista del prof. Meyer, si fosse sviluppata perfettamente per tutta l'estensione del bordo, essa avrebbe completamente coperto un terzo dell'intero orecchio.

Fig. 2. Orecchio umano, modellato e riprodotto da Woolner. a. la punta sporgente.

Mi sono stati resi noti due casi, l'uno nel Nord America e l'altro in Inghilterra, nei quali il margine superiore non è del tutto ripiegato internamente, ma è appuntito, cosicché assomiglia molto all'orecchio aguzzo di un qualsiasi quadrumane di profilo. In uno di questi casi, quello di un bambinetto, il padre confrontò l'orecchio con il disegno che gli avevo dato³⁴ dell'orecchio di una scimmia, il Cynopithecus niger, e disse che i loro contorni erano molto simili. In questi due casi, se il margine fosse stato rivolto in dentro in modo normale, si sarebbe dovuta formare una sporgenza interna. Posso aggiungere che in altri due casi ancora il contorno rimane alquanto appuntito, benché il margine della parte superiore dell'orecchio sia normalmente ripiegato in dentro - in uno di essi tuttavia molto strettamente. La seguente xilografia (fig. 3) è la copia precisa di una fotografia del feto di un orango (gentilmente inviatami dal dott. Nitsche) in cui è evidente quanto sia diverso il margine appuntito dell'orecchio in questo periodo rispetto alla configurazione nell'età adulta, quando presenta una stretta somiglianza, in senso lato, con quella dell'uomo. È evidente che la piega sopra la punta di tale orecchio, a meno che non cambi molto nel corso dei successivi sviluppi, darebbe origine a una punta sporgente all'interno.

Nel complesso, mi sembra ancora probabile che le peculiarità in questione siano talora, tanto nell'uomo quanto nelle scimmie, residui di una condizione primitiva.

La membrana nictitante [Membrana interna dell'occhio degli uccelli], o terza palpebra, con i suoi muscoli accessori e le altre strutture, è particolarmente ben sviluppata negli uccelli, ed è di una importanza assai funzionale per essi, in quanto può essere rapidamente distesa su tutta la pupilla. È stata ritrovata in alcuni rettili e anfibi, e in certi pesci, come il pescecane. È molto sviluppata nelle due classi inferiori della serie di mammiferi, cioè nei monotremi e nei marsupiali, e in altri pochi mammiferi superiori, come il tricheco. Ma nell'uomo, nei quadrumani, e nella maggior parte degli altri mammiferi, si rinviene, come è stato ammesso da tutti gli anatomisti, come semplice rudimento, chiamato piega semilunare³⁵.

Fig. 3. Feto di un orango. Copia esatta di una fotografia, che mette in evidenza la forma dell'orecchio in questa prima fase.

Il senso dell'odorato è della massima importanza per la maggior parte dei mammiferi: per alcuni, come i ruminanti, per avvertirli del pericolo; per altri, come i carnivori, per individuare la preda; per altri ancora come il cinghiale selvaggio, per entrambi gli scopi insieme. Ma il senso dell'odorato è di importanza estremamente ridotta, se non nulla, nell'uomo, ed eventualmente più utile per le razze umane scure, in cui è molto più sviluppato, che non per quelle bianche e civilizzate³⁶. Pertanto non li avvisa del pericolo né li guida verso il cibo; né impedisce agli esquimesi di dormire nella più fetida atmosfera, né a molti selvaggi di mangiare carne semi-putrefatta. Tra gli europei il potere differisce molto tra i diversi individui: così mi assicura un eminente naturalista che possiede questo senso sviluppato a un alto grado, e che si è dedicato all'argomento. Coloro che credono al principio dell'evoluzione graduale, non ammetteranno subito che il senso dell'odorato, nella sua forma presente, fosse appannaggio dell'uomo sin dalle origini, come lo è ora. L'uomo ha ereditato questa facoltà, in forma indebolita e assai rudimentale, da qualche lontano progenitore, a cui era stata molto utile, e dal quale veniva continuamente usata. Gli animali che hanno senso molto sviluppato, come i cani e i cavalli, associano fortemente il ricordo delle persone e dei luoghi al loro odore; forse così possiamo comprendere il fatto che, come il dott. Maudsley ha giustamente osservato³⁷, il senso dell'olfatto nell'uomo «è singolarmente efficace nel richiamare vividamente le idee e le immagini di scene e luoghi dimenticati.»

Gli uomini differiscono notevolmente dai primati per essere quasi nudi. Un po' di peli corti si trovano sulla maggior parte del corpo maschile, e una sottile peluria sulla parte inferiore di quello della donna. Le varie razze differiscono molto per la pelosità, e, in individui della stessa razza, i peli subiscono molte variazioni, non solo in quantità, ma anche per dislocazione: così in molti europei le spalle sono completamente nude, mentre altri le hanno coperte di fitti ciuffi di peli³⁸. Non può esservi il minimo dubbio che i peli così sparsi per il corpo siano rudimenti dell'uniforme copertura pelosa degli animali inferiori. Questa ipotesi si fa sempre più probabile se si pensa che la sottile, corta e chiara peluria sulle membra e le altre parti del corpo, può svilupparsi «in folti, lunghi e soprattutto grossi peli neri, quando sia anormalmente mantenuta vicino a superfici lungamente infiammate»³⁹.

Sir James Paget mi ha fatto sapere che spesso molti membri di una famiglia hanno alcuni peli delle sopracciglia più lunghi degli altri; cosicché anche questa piccola caratteristica sembra ereditaria. Anche questi peli sembrano avere un riferimento: infatti nello scimpanzè e in certe specie di macachi si trovano sparsi peli di considerevole lunghezza, che crescono sulla pelle nuda sopra gli occhi, e corrispondono alle nostre sopracciglia; in alcuni babbuini sporgono dalla copertura pelosa delle sommità sopraccigliari lunghi peli simili a questi.

La sottile peluria, o cosiddetta lanugine, da cui è fittamente coperto il feto umano al sesto mese, presenta un esempio più curioso. Dapprima si sviluppa, durante il quinto mese, sulle ciglia e il viso, in particolare intorno alla bocca, dove è più lunga di quella sulla testa. Baffi di questo genere furono osservati da Eschricht⁴⁰ in un feto femminile. La circostanza non è così sorprendente, come può apparire da principio, poiché generalmente i due sessi si somigliano in tutti i caratteri esterni durante il primo periodo di crescita. La direzione e la sistemazione dei peli su tutte le parti del corpo del feto sono le stesse che nell'adulto, ma sono soggette a molte variazioni. Così tutta la superficie, comprendente anche la fronte e le orecchie, è del tutto coperta; ma è significativo che le palme delle mani e le piante dei piedi siano del tutto nude, come la superficie inferiore di tutte e quattro le estremità della maggior parte degli animali inferiori. Poiché questa difficilmente è una coincidenza accidentale, la copertura completa del feto probabilmente riprospetta la originaria persistente rivestitura di pelo dei mammiferi nati pelosi. Si ricordano tre o quattro casi di persone nate con l'intero corpo e la faccia del tutto coperti da peli lunghi e sottili; questa strana condizione è ereditaria in alto grado ed è accompagnata da anomalie ai denti⁴¹. Il prof. Alex Brandt mi informa di aver confrontato la peluria della faccia di un uomo di trentacinque anni, con queste caratteristiche, con la lanugine di un feto, e di averle trovate di qualità del tutto simili: perciò egli osserva che il caso si può attribuire a un arresto dello sviluppo dei peli, insieme al proseguimento della crescita del feto. Il chirurgo di un ospedale infantile mi ha assicurato che molti delicati bambini hanno i reni coperti di peli setosi alquanto lunghi; e tali casi probabilmente derivano dallo stesso principio.

Sembra che il molare posteriore o dente del giudizio tenda a divenire un rudimento nelle più civilizzate razze umane. Questi denti sono più piccoli degli altri molari, il che avviene anche nei corrispondenti dello scimpanzè e dell'orango, ed hanno solo due punte separate. Non spuntano fino al diciassettesimo anno, e mi si assicura che sono molto più suscettibili al deterioramento e che cadono prima degli altri denti; il che però è negato da alcuni eminenti dentisti. Sono anche molto più suscettibili di variazioni, sia nella struttura che nel periodo della crescita, degli altri denti⁴². Nelle razze melaniche, d'altra parte, i denti del giudizio di solito sono formati di tre punte separate e generalmente sono sani; inoltre differiscono nelle dimensioni dagli altri molari meno che nelle razze caucasiche⁴³. Il prof. Schaaffhausen attribuisce questa differenza tra le razze al fatto che «la parte posteriore dentale della mascella è sempre più corta» in quelle civilizzate⁴⁴. Personalmente ritengo che tale contrazione si possa spiegare col fatto che gli uomini civili si nutrono di cose morbide, di cibi cotti e così usano di meno le mascelle. Da Brace so che negli Stati Uniti sta diventando quasi di uso comune togliere qualche molare ai bambini, quando la mascella non cresca abbastanza per il perfetto sviluppo del numero normale⁴⁵.

Riguardo al condotto alimentare, mi sono imbattuto in un solo caso di rudimento, vale a dire l'appendice vermiforme del cieco. Il cieco è una ramificazione o canale cieco dell'intestino, che termina in un cul-de-sac, e che è estremamente lungo in alcuni mammiferi erbivori inferiori. Nel marsupiale koala è infatti tre volte più grande dell'intero corpo⁴⁶. Talora si configura in lunga punta gradualmente conica e talora è parzialmente ristretto. È come se mutando dieta e abitudini, il cieco sia divenuto più corto in vari animali, e l'appendice vermiforme sia rimasta come rudimento della parte accorciatasi. Che questa appendice sia un rudimento, possiamo dedurlo dalla sua piccolezza e dalle prove che il prof. Canestrini⁴⁷ ha raccolto del suo variare nell'uomo. Talora è del tutto assente; talaltra ampiamente sviluppata. A volte il passaggio è completamente chiuso per metà o per due terzi della lunghezza, con una parte finale costituita da una espansione solida schiacciata. Nell'orango questa appendice è lunga e arrotolata: nell'uomo nasce dalla fine del corto cieco, e normalmente è tra i quattro e i cinque pollici di lunghezza, e di circa un terzo di pollice di diametro. Non solo è inutile, ma spesso è causa di morte, del qual caso ho recentemente udito due esempi: avviene che piccoli corpi duri, come semi, entrino nel canale e causino infiammazione⁴⁸.

In alcuni dei quadrumani inferiori, nei lemuri e nei carnivori, come in molti marsupiali, vi è un passaggio vicino all'estremità dell'omero inferiore, chiamato foro sopra-condiloideo, attraverso cui passa il grande nervo dell'arto anteriore, e spesso la grande arteria. Ora nell'omero dell'uomo vi è traccia di questo passaggio che talora appare ben sviluppato, ed è costituito da un apofisi a forma di uncino, completato da una striscia di tendine. Il dott. Struthers⁴⁹, che si è dedicato a fondo all'argomento, ha dimostrato che questa caratteristica talora è ereditaria, in quanto si è riscontrata in un padre e in non meno di quattro dei suoi sette figli. Quando è presente, il grande nervo vi passa invariabilmente attraverso: ciò dimostra chiaramente che è omologo ed è un rudimento del foro sopracondiloideo degli animali inferiori. Il prof. Turner mi fa sapere di supporre che ciò si riscontri in circa l'uno per cento degli scheletri recenti. Ma se questo saltuario sviluppo nell'uomo è dovuto, come sembra probabile, a reversione, è il ritorno a uno stato di cose molto antico, perché nei quadrumani superiori è assente.

Vi è un altro foro o perforazione nell'omero, a volte presente nell'uomo, che si può chiamare intercondiloideo. Si ritrova, ma non costantemente, in varie scimmie antropoidi ed altre⁵⁰, oltre che in molti animali inferiori. È notevole che questo foro sembra sia stato presente nell'uomo molto più frequentemente durante l'antichità che in tempi recenti. Busk⁵¹ ha raccolto le seguenti prove su tale argomento: il prof. Broca «ha notato il foro nel 4,5% delle ossa delle braccia raccolte nel Cimitero del Sud a Parigi; e nella grotta di Orrony, il cui contenuto si fa risalire all'età del bronzo, otto omeri su trentadue erano perforati; ma egli pensa che questo straordinario rapporto potrebbe esser dovuto al fatto che la caverna fosse una sorta di cella familiare. Ancora, Dupont trovò il 30% di ossa perforate nelle grotte della Valle del Lesse, appartenenti al periodo preistorico; mentre Leguay, in una sorta di dolmen ad Argenteuil, osservò che il 25% era perforato; M. Pruner-Bey trovò il 26% delle ossa nelle stesse condizioni a Vaureal. Né va trascurato il fatto che Pruner-Bey afferma che questa condizione è comune negli scheletri Guanche».

È interessante notare che le razze antiche, in questo e parecchi altri casi, presentano strutture che ricordano quelle degli animali inferiori più frequentemente delle moderne. Una causa precipua sembra sia che le razze antiche si trovano un po' più vicine nella lunga linea della discendenza ai loro remoti progenitori, simili a animali.

Il coccige, insieme a certe altre vertebre descritte appresso, benché non abbia la funzione di coda nell'uomo, svolge chiaramente questo compito negli altri vertebrati. In un primo periodo embrionale è libero, e sporge oltre le estremità inferiori; come si può vedere nel disegno (cfr. fig. 1) di un embrione umano. Anche dopo la nascita si è visto formare, in certi casi rari e anomali⁵² un piccolo rudimento esterno di coda. Il coccige è corto, comprendendo di solito solo quattro vertebre, tutte legate tra di loro; e queste sono ad uno stato primitivo, poiché consistono, ad eccezione di quella di base, solo del centro⁵³. Sono fornite di alcuni piccoli muscoli, uno dei quali, come mi comunica il prof. Turner, è stato espressamente descritto da Theile come una rozza ripetizione del muscolo estensore della coda, largamente diffuso in molti mammiferi.

Nell'uomo il midollo spinale scende solo fino all'ultima vertebra dorsale o alla prima lombare; ma una struttura simile a un filo (il filum terminale) scende lungo l'asse della parte sacra del canale spinale e anche lungo il fondo delle ossa coccigee. La parte superiore di questo filamento, mi dice il prof. Turner, è senza dubbio omologa al midollo spinale, ma la parte inferiore apparentemente consta solo della pia mater, o membrana vascolare rivestente. Anche in questo caso si può dire che il coccige possiede le sembianze di una struttura importante come il midollo spinale, sebbene non sia più racchiuso dentro un canale osseo. Il fatto seguente, del quale sono anche debitore al prof. Turner, rivela quanto strettamente il coccige corrisponda alla vera e propria coda degli animali inferiori: Luschka ha recentemente scoperto all'estremità delle ossa coccigee un corpo arrotolato molto particolare che continua l'arteria mediana sacrale; questa scoperta portò Krause e Meyer a esaminare la coda di una scimmia (macaco) e di un gatto, in ciascuna delle quali trovarono un simile corpo arrotolato, anche se non all'estremità.

Il sistema urogenitale presenta varie strutture rudimentali, ma queste differiscono per un aspetto importante dai casi precedenti. In questo caso non si tratta del residuo di una parte, che non appartiene alla specie a livello efficiente, ma di una parte che in un sesso è efficiente, mentre nell'altro non costituisce che un mero rudimento. Nondimeno, come nei casi precedenti, la presenza di questi rudimenti è altrettanto difficile da spiegarsi con la teoria della creazione separata di ciascuna specie. Dovrò in seguito tornare su questi argomenti per dimostrare che generalmente la loro presenza dipende solo dall'ereditarietà, cioè dal fatto che le parti acquisite da un sesso sono state parzialmente trasmesse all'altro. In questa sede voglio dare solo qualche esempio di questi rudimenti.

Si sa bene che nei maschi di tutti i mammiferi, compreso l'uomo, si trovano mammelle rudimentali. Queste in parecchi casi si sono ben sviluppate, e hanno emesso una copiosa quantità di latte. L'essenziale identità nei due sessi è del pari rivelata dalla estensione simpatetica in entrambi durante l'attacco di rosolia. La vesicula prostatica osservata in molti mammiferi maschi, è ora ovunque nota come omologa all'utero femminile, insieme al canale connesso. È impossibile leggere la pregevole descrizione di questo organo fatta da Leuckart e la sua argomentazione, senza riconoscere la giustezza delle conclusioni. Ciò è particolarmente chiaro nel caso di quei mammiferi in cui il vero e proprio utero femminile si biforca, poiché nei maschi la vesicula si biforca parimenti⁵⁴. Si sarebbero qui potute aggiungere alcune altre strutture rudimentali proprie del sistema riproduttivo⁵⁵.

L'importanza delle tre grandi classi di fatti ora esaminati è inequivocabile. Ma sarebbe veramente superfluo riassumere qui la successione di argomenti prospettata nei particolari ne L'origine delle specie. La struttura omologa dell'ossatura dei membri di una stessa classe è comprensibile, se ammettiamo la loro derivazione da un progenitore comune, insieme a un successivo adattamento a condizioni diversificate. Da un altro punto di vista, la somiglianza tra il tipo di mano di un uomo e di una scimmia, il piede di un cavallo, la pinna di una foca, l'ala di un pipistrello, ecc. sarebbe del tutto inesplicabile⁵⁶. Non è spiegazione scientifica quella che tutti si sono formati su uno stesso modello ideale.

Per quanto riguarda lo sviluppo, possiamo chiaramente comprendere sulla base dei mutamenti che sopravvengono in un periodo embrionale, alquanto posteriore, e che si ereditano in un periodo corrispondente, come avvenga che gli embrioni di forme straordinariamente diverse, possano ancora possedere, più o meno perfettamente, la struttura dei loro comuni progenitori. Non è ancora stata data nessun'altra spiegazione del fatto meraviglioso che l'embrione umano, quello del cane, della foca, del pipistrello, del rettile, ecc. inizialmente si possano difficilmente distinguere l'uno dall'altro. Per poter capire l'esistenza di organi rudimentali abbiamo solo supposto che dei progenitori primitivi possedessero le parti in questione ad uno stato perfetto; e che, col mutare del costume di vita, queste si venissero gradualmente riducendo, sia per semplice disuso, sia per la selezione naturale di quegli individui meno oberati di parti superflue, con il concorso di altri agenti, precedentemente indicati.

Possiamo così capire come si sia giunti ad ammettere che l'uomo e tutti gli altri vertebrati siano stati strutturati sullo stesso modello generale, perché essi passino attraverso i medesimi stadi primitivi di sviluppo, e perché mantengano certi fattori rudimentali in comune. Conseguentemente dovremmo onestamente ammettere la loro origine; assumere un'altra posizione significa ritenere che la nostra struttura e quella degli animali tutti intorno a noi sia una semplice insidia disposta per trarci in inganno. Tale considerazione è ancor più rinforzata se osserviamo i componenti dell'intera serie animale e consideriamo le prove che derivano dalla loro affinità e classificazione, la loro distribuzione geografica e la successione geologica. È solo un nostro pregiudizio naturale, nonché quell'arroganza che fece dichiarare ai nostri progenitori di discendere da semidei, che ci porta a esitare su questa conclusione.

Ma tra breve sembrerà inverosimile che dei naturalisti, informati della struttura comparata e dello sviluppo dell'uomo e degli altri mammiferi, abbiano potuto credere che fossero opera di atti separati di creazione.

¹ Die Grosshirnwindungen des Menschen, 1868, p. 96. Le conclusioni di questo autore, come quelle di Gratiolet e di Aeby, a proposito del cervello saranno discusse dal prof. Huxley nell'appendice di cui si fa cenno nella prefazione a questa edizione.

² [«Le differenze reali esistenti tra l'encefalo dell'uomo e quello della scimmia sono minime. Non ci si deve fare illusioni a questo proposito. Per i caratteri anatomici del suo cervello, l'uomo è più vicino alle scimmie antropomorfe di quanto queste non lo siano, non solo ad altri mammiferi, ma anche a certi quadrumani quali le bertucce ed i macachi»]. «Leç. sur la Phys., 1866 p. 890, citato da Dally in L'Ordre des Primates et le Transformisme, 1868, p.29.

³ Il dott. W. Lauder Lindsay ha in una qualche misura trattato questo argomento nel Journal of Mental Science luglio 1871; e nella Edinburgh Veterinary Review, luglio 1858.

⁴ Un recensore (British Quarterly Review, ottobre 1871, p. 472) ha criticato con molta severità e disprezzo ciò che ho affermato qui, ma poiché non ho usato il termine identità, non riesco a vedere in che cosa abbia tanto sbagliato. Mi sembra evidente la stretta analogia che vi è tra la stessa infezione o contagio che producono il medesimo effetto, o perlomeno qualcosa di molto simile, in due diversi animali, e la reazione di due diversi fluidi alla stessa sostanza chimica.

Naturgeschichte der Säugethiere von Paraguay, 1830, p. 50.

⁶ Le stesse tendenze sono comuni ad alcuni animali disposti più in basso nella scala zoologica. A. Nichols mi dice di aver catturato nel Queensland, in Australia, tre esemplari di Phascolarctus cinereus, i quali, senza essere stati in alcun modo istruiti, hanno acquistato un gran gusto per il rum e per il tabacco da fumo.

⁷ Brehm, Thierleben V. I, 1864, p. 75, 86. Su Ateles, p. 105. Per altre notizie analoghe cfr. p. 25, 107.

⁸ Dott. W. Lauder Lindsay «Edinburgh Vet. Review», luglio 1858, p. 13.

⁹ Per quanto riguarda gli insetti cfr. il dott. Laycock On a general Law of Vital Periodicity British Association 1842. Il dott. Macculloch (Silliman's North American Journal of Science, vol. XVII, p. 305) ha visto un cane colpito dalla febbre terzana. Tornerò in seguito su questo argomento.

¹⁰ Ho fornito prove su questo punto nel mio Variation of Animals and Plants under Domestication. vol. II, p. 15, e se ne potrebbero aggiungere molte altre.

¹¹ «Mares e diversis generibus Quadrumanorum sine dubio dignoscunt feminas humanas a maribus. Primum, credo, odoratu, postea aspectu. Mr. Youatt, qui diu in Hortis Zoologicis (Bestiariis) medicus animalium erat, vir in rebus observandis cautus et sagax, hoc mihi certissime probavit, et curatores eiusdem loci et ahi e ministris confirmaverunt. Sir Andrew Smith et Brehm notabant idem in Cynocephalo. Illustrissimus Cuvier etiam narrat multa de hac re, qua ut opinor, nihil turpius potest indicari inter omnia hominibus et Quadrumanis communia. Narrat enim Cynocephalum quendam in furorem incidere aspectu feminarum aliquarum, sed nequaquam accendi tanto furore ab omnibus. Semper eligebat juniores, et dignoscebat in turba, et advocabat voce gestuque».

[«Senza dubbio i maschi dei diversi generi di quadrumani riconoscono le femmine umane dai maschi. Credo in primo luogo dall'odore e poi dall'aspetto. Me lo ha dimostrato con la massima certezza Youatt che fu a lungo veterinario nel giardino zoologico, uomo cauto e sagace nell'osservazione, e mi fu confermato dai guardiani e da altri addetti dello stesso luogo. Sir Andrew Smith e Brehm notavano la stessa cosa nel Cinocefalo. Anche il famoso Cuvier dice molte cose su questo argomento, e credo che non si possa indicare nulla di più indegno di ciò, tra le cose che accomunano uomini e quadrumani. Racconta infatti che un Cinocefalo cadeva in furore in vista di alcune femmine, ma non era acceso da altrettanto furore alla vista di tutte. Sceglieva sempre le più giovani, le riconosceva nella folla e le chiamava con gesti e suoni».]

¹² Questa osservazione è fatta in riferimento al Cynocephalus ed alle scimmie antropomorfe da Goeffroy Saint-Hilaire e F. Cuvier, Hist. Nat. des Manmifères, tomo I, 1824.

¹³ Huxley, Man's Place in Nature, 1863, p. 34.

¹⁴ Man's Place in Nature, 1863, p. 67.

¹⁵ L'embrione umano (figura superiore) è ripreso da Ecker, Icones Phys., 1851-1859, tav. XXX fig. 2. Questo embrione era lungo mm. 22 cosicché il disegno è molto ingrandito. L'embrione del cane è ripreso da Bischoff, Entwicklungsgeschichte des Hunde-Eies, 1845, tab. XI, fig. 42 b. Questo disegno è ingrandito cinque volte, essendo l'embrione di 25 giorni. Gli organi interni sono stati trascurati e le parti uterine tolte in entrambi i disegni. Ero stato indirizzato a queste immagini dal prof. Huxley, dalla cui opera, Man's Place in Nature, avevo preso l'idea di riportarle. Häckel ha riportato disegni analoghi nel suo Schöfungsgeschichte.

¹⁶ Prof. Wyman in Proc. of American Acad. of Sciences, vol. IV, 1860, p. 17.

¹⁷ Owen, Anatomy of Vertebrates vol. I, p. 533.

¹⁸ Die Grosshirnwindungen des Menschen, 1868, p. 95.

¹⁹ Anatomy of Vertebrates, vol. I, p. 533.

²⁰ Proc. Soc. Nat. Hist., Boston, 1863, vol. IX, p. 185.

²¹ Man's Place in Nature, p. 65.

²² Ho scritto una stesura inesatta di questo capitolo prima di aver letto il valido scritto «Caratteri rudimentali in ordine all'origine dell'uomo» (Annuario della Soc. d. Nat., Modena, 1867, p. 81) di G. Canestrini, verso cui sono assai debitore. Häckel ha ammirevolmente discusso tutto questo argomento con il titolo Disteleologia nel suo Generelle Morphologie e in Schöpfungsgeschichte.

²³ Alcune buone critiche sull'argomento sono state fatte da Murie e Mivart in Transact. Zoolog. Soc., 1869, vol. VII, p. 92.

²⁴ The Variation of Animals and Plants under Domestication, vol. II, pp. 317 e 397. Cfr. anche Origin of Species, 5a edizione, p. 535.

²⁵ Per esempio M. Richard (Annales des Sciences Nat., 3a serie, zoolog. 1852, tomo XVII, p. 13) descrive e raffigura i rudimenti di ciò che egli definisce «muscle pédieux de la main», che dice essere talora «infiniment petit». Un altro muscolo chiamato «le tibial postérieur» in genere è completamente assente dalla mano, ma di tanto in tanto compare in condizioni più o meno rudimentali.

²⁶ Prof. W. Turner, Proc. Royal Soc. Edinburgh, 1866-67, p. 65.

²⁷ Cfr. il mio Expression of the Emotions in Man and Animals, 1872, p 144.

²⁸ Canestrini cita Hyrtl (Annuario della Soc. dei Naturalisti, Modena, 1867, p. 97) allo stesso scopo.

²⁹ The Diseases of the Ear di J. Toynbee, F.R.S., 1860, p. 12. Un insigne fisiologo, il prof. Preyer, mi informa di aver compiuto esperimenti recenti sulle funzioni della parte esterna dell'orecchio, giungendo circa alle stesse conclusioni riportate qui.

³⁰ Prof. A. Macalister, Annals and Mag. of Nat. History, vol. VII, 1871, p. 342.

³¹ St. George Mivatt, Elementary Anatomy, 1873, p. 396.

³² Cfr. anche alcune osservazioni e i disegni dell'orecchio dei Lemuridi negli scritti di Murie e Mivart in Transact. Zoolog. Soc., vol. VII, 1869, pp. 6 e 90.

³³ «Ueber das Darwin'sche Spitzohr», Archiv. für Path. Anat. und Phys., 1871, p. 485.

³⁴ The Expression of Emotions, p. 136.

³⁵ Müller, Elements of Physiology, trad. inglese 1842, vol. II, p. 1117. Owen, Anatomy of Vertebrates, vol. III, p. 260; ibidem sul tricheco, Proc. Zoolog. Soc., 8 novembre 1854. Cfr. anche R. Knox, Great Artists and Anatomists, p. 106. Questo rudimento è apparentemente un po' più esteso nei negri e negli australiani che negli europei; cfr. Carl Vogt, Lectures on Man, trad. inglese, p. 129.

³⁶ Il resoconto di Humboldt sulla capacità di olfatto posseduta dagli indigeni del sud America è noto ed è stato confermato da altri. Houzeau (Études sur les Facultés Mentales ecc. t.I, 1872, p. 91) sostiene di aver compiuto ripetuti esperimenti e di aver trovato che i negri e gli indiani possono riconoscere le persone dal loro odore, al buio. Il dott. W. Ogle ha fatto alcune curiose osservazioni sulla connessione tra la capacità dell'olfatto e il colore sia della mucosa della regione olfattiva che della pelle del corpo. Per questo nel testo ho affermato che le razze colorate hanno un senso dell'olfatto più fine delle razze bianche. Cfr. il suo scritto Medico-Chirurgical Transaction, Londra, v. LIII, 1870, p. 276.

³⁷ The Physiology and Pathology of Mind, II ed. 1868, p. 134.

³⁸ Eschricht, «Ueber die Richtung der Haare am menschlichen Körper», Muller's Arch, für Anat. und Phys., 1837, p. 47. Mi dovrò spesso riferire a questo curiosissimo scritto.

³⁹ Paget, Lectures on Surgical Pathology, 1853, v. I, p. 71.

⁴⁰ Eschricht, ibidem, pp. 40, 47.

⁴¹ Cfr. il mio Variation of Animals and Plants under Domestication, v. II, p. 327. Il prof. Alex Brandt mi ha inviato recentemente la notizia di un altro caso di padre e figlio, russi, con queste caratteristiche. Ho ricevuto da Parigi disegni di entrambi.

⁴² Dott. Webb, «Teeth in Man and Anthropoid Apes», citato dal dott C. Carter Blake in Anthropological Review, luglio 1867, p. 299.

⁴³ Owen, Anatomy of Vertebrates, v. III, pp. 320, 321 e 325.

⁴⁴ «On the primitive Form of the Skull», trad. inglese in Anthropological Review, ottobre 1868, p. 426.

⁴⁵ Il prof. Mantegazza mi ha scritto da Firenze di avere studiato recentemente gli ultimi denti molari delle varie razze umane e di essere giunto alla stessa conclusione che ho riportato nel testo, cioè che nelle razze più elevate o civilizzate essi sono in via di atrofizzazione o di scomparsa.

⁴⁶ Owen, Anatomy of Vertebrates, v. III, pp. 416, 434, 441.

⁴⁷ Ann. della Soc. d. Nat., Modena 1867, p. 94.

⁴⁸ M. C. Martinis («De l'Unité Organique» in Revue des deux Mortdes, 15 giugno 1862, p. 16) e Häckel (Generelle Morphologie, v. II, p. 278) hanno entrambi messo in evidenza il fatto singolare che talora questo rudimento genera la morte.

⁴⁹ Circa l'ereditarietà cfr. il dott. Struthers, in Lancet, 15 febbraio 1873, e un altro importante scritto, ibidem, 24 gennaio 1863, p. 83. Il dottor Knox, da quanto so, è stato il primo anatomista che si sia dedicato a questa struttura peculiare dell'uomo; cfr. il suo Great Artists and Anatomists, p. 63. Cfr. anche un'importante memoria del dott. Gruber nel Bulletin de l'Acad. Imp. de St. Pétersbourg, t. XII, 1867, p. 448.

⁵⁰ St. George Mivart, Transact. Phil, soc., 1867, p. 310.

⁵¹ «On the Caves of Gibraltar», Transact. Internat. Congress of Prehist. Arch., 3a sessione 1869, p. 159. Il prof. Wyman ha recentemente dimostrato (IV rapporto annuale, Peabody Museum, 1871, p. 20) che questa perforazione è presente nel 31% di tutti i resti umani provenienti dagli antichi terrapieni negli Stati Uniti occidentali e in Florida, ed è molto frequente nei negri.

⁵² Recentemente Quatrefages ha raccolto prove su questo argomento. Revue des Cours Scientifiques, 1867-1868, p. 625. Nel 1840 Fleischmann mostrò un feto umano dotato di una coda sciolta, che comprendeva vertebre, il che non sempre avviene; e questa coda fu esaminata accuratamente da molti anatomisti presenti alla riunione di naturalisti a Erlangen (cfr. Marshall, in Niederländisches Archiv. für Zoologie, dicembre 1871).

⁵³ Owen, On the Nature of Limbs, 1849, p. 114.

⁵⁴ Leuckart, in Cyclop. of Anat. di Todd, 1849-52 v. IV, p. 1415. Nell'uomo quest'organo è lungo solo dai 6,36 mm. ai 17,72 mm., ma, come molte altre parti rudimentali, varia sia nello sviluppo che negli altri caratteri.

⁵⁵ Cfr. su questo argomento Owen, Anatomy of Vertebrates, v. III, pp. 675, 676, 706.

⁵⁶ Il prof. Bianconi, in un'opera recentemente pubblicata, illustrata con ottime incisioni (La Théorie Darwinienne et la création dite indépendante, 1874) tenta di dimostrare che le strutture omologhe, nel caso suddetto ed in altri possono essere completamente spiegate dai princìpi meccanici, secondo il loro uso. Nessuno ha dimostrato così bene come strutture tanto meravigliose siano adeguate al loro fine; e credo che questo adattamento possa essere spiegato mediante la selezione naturale. Considerando l'ala del pipistrello, egli sostiene (p. 218) ciò che a me sembra (per usare un termine di Auguste Comte) un principio puramente metafisico, vale a dire la conservazione «nella sua integrità della natura mammifera dell'animale». Solo in pochi casi egli discute i rudimenti, ed anche allora solo quelle parti che sono parzialmente rudimentali, come i piccoli zoccoli del maiale e del bue, che non toccano terra: e dimostra chiaramente che debbono servire all'animale. Sfortunatamente non prende in considerazione casi come i piccoli denti che non spuntano mai nel bue, o le mammelle dei quadrumani maschi o le ali di certi scarafaggi, che si trovano sotto elitre saldate,

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