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Sguardo da mucca
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Sguardo da mucca
E-book189 pagine2 ore

Sguardo da mucca

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Info su questo ebook

Johnny del ghiaccio, sicario che uccide lasciando morire di freddo le sue vittime, riceve dal signor Holmes la richiesta di eliminare il sindaco De Sanctis. Holmes incarica anche Rupert di eseguire io medesimo omicidio... Uccisioni impreviste, avventure, indagini, un pupazzo di neve che fa perdere la testa a una poliziotta, un pappagallo imitatore testimone di un omicidio e tante altre bizzarre situazioni.
LinguaItaliano
Data di uscita14 feb 2014
ISBN9788867930647
Sguardo da mucca

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    Anteprima del libro

    Sguardo da mucca - Simone Fanni

    © Edizioni SENSOINVERSO

    Collana AcquaFragile

    www.edizionisensoinverso.it

    ufficiostampa@edizionisensoinverso.it

    Via Vulcano, 31 – 48124 – Ravenna (RA)

    ISBN 9788867930647

    1° edizione cartaceo – Aprile 2011

    © 2011 - Copyright | Tutti i diritti riservati

    Sensoinverso - P.I. 02360700393

    Creazione e impaginazione eBook | http://creoebook.blogspot.com

    SGUARDO DA MUCCA

    romanzetto immaginario di

    Simone Fanni

    Questo è un romanzo di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti, luoghi, cose e persone della vita reale, contenuto in questo libro, è da ritenersi puramente casuale.

    Il primo capitolo: questa è quasi la fine della storia.

    Mi scusi signore, mi hanno diagnosticato una brutta malattia, non arriverò a sparare i petardi di capodanno.

    Si tratta della psoriasi, signorina?.

    Eh già, proprio quella, quindi se lei fosse così gentile da darmi uno o due euro, due al massimo, sia chiaro, mica ne voglio di più.

    Due euro. Lei, signorina, vorrebbe due euro perché le hanno diagnosticato la psoriasi, è così?.

    Due al massimo, ma anche uno andrebbe bene, signore.

    Forse crede che con due euro si possa guarire dalla psoriasi?.

    No, non lo credo, signore.

    E allora?.

    E allora cosa?.

    Allora perché dovrei darle due euro?.

    Perché la psoriasi senza la fame si sopporta meglio.

    Signorina, non sarebbe meglio se lei andasse a lavorare?.

    Signore, ma è questo il mio lavoro.

    In questo caso, signorina, lo esercita molto male, si capisce benissimo che lei la psoriasi non ce l’ha.

    Dice davvero?.

    Sì, certo che dico davvero.

    Il fatto è che ho appena cambiato tecnica e la faccia della malata di psoriasi ancora non mi viene bene.

    E prima, signorina?.

    Prima cosa?.

    Prima di fare la malata di psoriasi, cosa faceva?.

    Prima avevo i fratelli storpi e prima ancora ero sieropositiva… Ma quello era stato un errore. Mi creda, signore, essere sieropositivi non aiuta a raccattare monete perché quando lo dici la gente scappa.

    Ah, lo credo bene; comunque, signorina, lei mi assicura di non essere sieropositiva?. Certo, può stare tranquillo, non sono sieropositiva.

    Niente psoriasi, niente fratelli storpi e niente aids?.

    Niente aids, signore.

    In questo caso, signorina, ho una proposta per lei.

    Mi dica.

    Le andrebbe di guadagnare addirittura dieci euro?.

    Oh, più di ogni altra cosa, signore!.

    Glieli darò io.

    In cambio di cosa, signore?.

    In cambio di quella cosa là.

    Con quella cosa là, lei intende esattamente quella cosa là, vero?.

    Cos’altro, se no?.

    Incredibile, signore, la sua è una proposta veramente originale, non posso fare a meno di accettare.

    Allora, conosce un posto dove ci potremmo appartare, signorina?.

    All’angolo tra questa e l’altra strada, mi segua.

    Ne è sicura?.

    Certo che lo sono; piuttosto lei, signore, non avrà mica cambiato idea, guardi che su quei dieci euro ci conto!.

    Quelli li avrà di sicuro, anzi, facciamo così: glieli do subito. Ha mica dieci di resto?.

    No, signore, non porto mai contanti con me, queste sono strade poco sicure.

    Fa bene, signorina, meglio non rischiare. Comunque, ecco venti euro e tenga il resto.

    Tenere il resto? Ma figuriamoci se tengo il resto. Con venti euro lei sta pagando per due di quelle cose là, e due di quelle cose là avrà: una dietro l’altra.

    In realtà a me ne basta una, signorina.

    Una? Ma come sarebbe, una?.

    Una. Una è davvero sufficiente.

    Ah, adesso ho capito, signore.

    Cosa ha capito, signorina?.

    Coraggio, ce la può fare benissimo. Tuttavia, per non rischiare, meglio che prenda questa pastiglia.

    Dovrei prendere quella pastiglia?.

    Certo signore, non credo che le capitino tutti i giorni delle labbra morbide come le mie, quindi è meglio non rischiare di fare cilecca. E poi, questa, la guardi bene signore… Questa pastiglia è meglio di quella blu.

    Signorina, anche la sua pastiglia è blu.

    Ma dai, che combinazione; comunque non importa, la mia pastiglia blu è meglio di quella blu di cui alcune righe sopra.

    Di alcune righe sopra? Signorina, cosa significa quello che ha detto?.

    Della pastiglia della quale ho scritto alcune righe sopra. Sopra questa riga, ovviamente.

    Scritto?.

    Certo, signore, scritto, e cosa altrimenti?.

    "Ma come sarebbe a dire scritto?".

    Scritto.

    Lei non sta scrivendo, lei sta parlando.

    È evidente che lei, signore, ancora non ha capito di essere morto.

    Morto? Secondo lei, signorina, io sarei morto?.

    Certo, lei è assolutamente morto. Si aspettava per caso di vedere una luce bianca in fondo al tunnel?.

    Sì, infatti, mi aspettavo proprio quello; c’è qualcosa di male ad aspettarsi un tunnel con la luce bianca quando si muore?.

    No signore, non c’è nulla di male, è solo che il tunnel non esiste.

    Invece il tunnel esiste, lo dicono tutti.

    Tutti?.

    Sì signorina, tutti quelli che entrano in coma e poi si risvegliano.

    Ma quelli che entrano in coma non sono mica morti.

    Comunque qui non c’è alcun tunnel. Qui c’è lei che ha appena intascato i miei venti euro e ancora non ha fatto nulla di quello che avrebbe dovuto fare… Ma cosa sta facendo adesso, signorina? Perché si è inginocchiata?.

    Per la prima di quelle cose là, signore. Stia tranquillo, quando ho detto che gliele avrei fatte una appresso all’altra stavo scherzando, le darò il tempo di riprendersi. E poi, se proprio non ce la dovesse fare, può sempre prendere la pastiglia di alcune righe sopra, che ormai sono diventate parecchie righe sopra da quando ne ho cominciato a scrivere per la prima volta: esattamente 33 righe sopra, nonché 1.952 caratteri inclusi gli spazi.

    Signorina, io non capisco cosa mi stia succedendo, ma non posso credere al fatto che lei stia scrivendo questa storia. Io la sento benissimo, quindi lei sta certamente parlando e io non sono affatto morto.

    Le sto dimostrando, signore, che quello che dice non è corretto.

    Oh Cristo, signorina, da quanto tempo ha iniziato a farmi questa cosa?.

    Da quando mi ha sentito scrivere il ‘le’ di ‘Le sto dimostrando, signore, che quello che dice non è corretto’.

    Lei non lo ha scritto, lo ha detto punto e basta. Il fatto che lei riesca a parlare anche col mio affare in bocca dimostra….

    Dimostra che lei è morto, signore.

    Dimostra che lei è ventriloqua, signorina.

    Lei è morto, mortissimo, fortissimamente morto, signore. Se ne faccia una ragione, ascolti il mio consiglio, altrimenti rischia di vagare per l’eternità da una seduta spiritica all’altra. Sarà lo zimbello di tutti i medium.

    E lei, signorina? Anche lei è morta?.

    Io non posso morire, non sono mai stata viva.

    Quindi se premessi il grilletto non le accadrebbe nulla, vero?.

    Oh, che bella pistola, finalmente qualcosa di duro. Sì, è esattamente così, non mi accadrebbe nulla.

    Io invece dico che qualcosa potrebbe accadere.

    Spari pure quando vuole, signore, le assicuro che non mi accadrà nulla.

    E allora vai all’inferno, puttana!.

    Lei è molto maleducato, signore. In questo posto non si da del ‘tu’ a nessuno e certe parole farebbe meglio a dimenticarsele.

    Io… Io non ho sentito alcuno sparo, ma ho visto la fiammata uscire dalla canna della mia pistola quando ho premuto il grilletto e… e… Non vedo sangue… E poi la sua testa, signorina, la sua testa non si è bucata.

    Non ha sentito lo sparo perché lei può sentire solo quello che scrivo io! E fino a quando non si scuserà per quello che mi ha detto poco fa, non ho alcuna intenzione di scrivere il rumore degli spari della sua pistola.

    E va bene, signorina, le chiedo scusa.

    Molto meglio. Vuole riprovare?.

    Sì, grazie.

    Preferisce puntare alla tempia adesso? Non ha visto che se mi spara sulla fronte non succede nulla?.

    E se le sparassi alla tempia cambierebbe qualcosa?.

    Non cambierebbe proprio nulla, ma non trova noioso sparare alla fronte per due volte di fila?.

    Ecco, se posso, vorrei chiederle il permesso di spararle alla nuca.

    Un’ottima idea. Così, visto che mi devo voltare, ho un pretesto per smettere di fare questa inutile cosa.

    Guardi, signorina, che la colpa non è mia. Fare bene una di queste cose non è da tutte le donne. Sa, è una questione di trovare il tempo e mantenere il ritmo, e poi ci vuole un’esperienza pluriennale.

    Signore, per sua opportuna informazione, la mia esperienza è plurisecolare.

    In questo caso è evidente, signorina, che l’attuale insuccesso dipenda dal fatto che mi è stato appena comunicato il mio decesso e quindi non mi trova dell’umore adatto.

    Sarà, ma tutti gli altri neomorti che ho accolto fino a ieri mi hanno sempre chiesto il bis.

    Signorina, sta forse cercando di cambiare discorso per evitare il colpo di pistola alla nuca?.

    E certi mi hanno chiesto persino il ter. No, signore, adesso mi volto.

    Ecco, si volti.

    Preferisce che resti inginocchiata?.

    Faccia come crede, signorina, ma questa volta non si scordi di scrivere il rumore dello sparo.

    Allora sincronizziamoci. Al mio tre, signore.

    Al suo tre, signorina.

    Uno, due, tre…. BANG!

    Allo sparo Jonny del Ghiaccio scattò seduto sul letto come fanno i pupazzi a molla quando qualcuno apre la scatola che li tiene prigionieri. Si stropicciò gli occhi perché vedeva doppio e sfocato e, sebbene non fosse in grado di contare con precisione quante persone si trovava di fronte, era abbastanza lucido da capire che anche una, una sola persona, sarebbe stata di troppo. Allora allungò la mano sul comodino, prese la pistola e la puntò nell’unico modo possibile, ossia a caso, ma avendo cura di mantenere il braccio teso e fermo. Del resto non si era mai visto un sicario professionista che punta una pistola muovendola di qua e di là. E, se la fortuna fosse stata dalla sua, magari in traiettoria di tiro ci sarebbe davvero finito qualcuno di quegli intrusi.

    Chi va là?, chiese Jonny.

    Rupert.

    Rupert? E poi?.

    Sono solo, veramente. Sono qui per conto del signor Holmes.

    Il signor Holmes, l’americano.

    Esatto, proprio lui. Lei conosce il signor Holmes?.

    Rupert, immagino che tu abbia già scaricato la mia pistola. Lo hai fatto mentre dormivo?.

    La pistola? Io non l’ho toccata. A proposito, perché la punta contro l’armadio?.

    Devi essere uno simpatico tu, Rupert. Allora fallo subito e non dimenticare che certe volte il signor Holmes rifila di quei lavori che sono delle vere fregature.

    Il secondo capitolo: l’inizio della storia.

    Quella mattina sarebbero mancate circa 36 ore alla morte per fucilazione di Jonny del Ghiaccio, che avrebbe dovuto finire di respirare farcito di piombo sul letto a due piazze delle stanza 77 di un albergo in pieno centro.

    Il tempo era uno schifo in quella giornata che il telegiornale aveva definito come la più fredda degli ultimi trentasei anni, con minime di diciassette gradi sottozero e un’umidità da far venire l’infarto ai pinguini.

    Jonny era arrivato nell’ufficio del signor Holmes intorno alle undici e aveva passato in rassegna molto attentamente una dozzina di fotografie dopo averle estratte dalla busta gialla che si trovava sulla scrivania.

    Ritraevano sua moglie.

    In quel momento il signor Holmes osservava fuori dalla finestra gli uccelli neri che volavano sui tetti pieni di neve. Di quei pennuti non gli importava nulla, erano solo il pretesto per esprimere il distacco professionale tipico di certe circostanze.

    Per mantenere lo stesso distacco, uno degli scagnozzi del signor Holmes, lo Slavo, se ne stava alle spalle di Jonny, vicino alla porta a un passo dall’attaccapanni. Giocava con un’arancia lanciandola con la mano, rilanciandola subito dopo con un colpo di bicipite per riacciuffarla con la stessa mano con la quale poco prima l’aveva mandata per aria.

    Il distacco dello Slavo era decisamente un distacco meno professionale di quello del signor Holmes, soprattutto perché come giocoliere era piuttosto mediocre, e l’arancia era caduta sul pavimento per ben cinque volte interrompendo la silenziosa colonna sonora del film sulle corna di Jonny del Giaccio.

    Era evidente che la moglie di Jonny del Ghiaccio intratteneva un affare sessuale con Santo De Santis: nel primo scatto lui parcheggiava la Ford, nel

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