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Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo
Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo
Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo
E-book390 pagine5 ore

Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo

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Info su questo ebook

L’antologia criminale con i racconti finalisti del premio Garfagnana in Giallo Barga Noir, raccolti per essere esercizio di lettura e di scrittura, tra storie imprevedibili, cattive, folli, ma anche piene zeppe di quella pacatezza che solo il genere poliziesco può tirare fuori dalle animacce sporche delle scrittrici e degli scrittori che scavano nel torbido e nel nero.
 
In questo libro: La voce di Giuliano Fontanella; Un lavoro certosino di Antonella Pellegrinotti; “Contemplazione emiliana” a tinte gialle di Margherita Gobbi; La trappola della perla nera di Silvia Alonso; Un mondo vuoto di Tommaso Sala; Una questione di principio di Daniele Fontani; La badante di Brunella Brotini e Letizia Quaglierini; Deve aver fritto il galletto di Enzo Ronco; La giustizia del santo di Angela Borghi; Apocalisse 21.4. di Maria Bellucci; La lucertola azzurra di Nicolina Scalzo; Conseguenze di Matteo Pedretti; L’aspirapolvere di Daniele Gennari; La breve notte di Beniamino Rosa; Fiori nel vento di Laura Piva; Dodici corpi di Salvatore Enrico Anselmi; Un’indagine a ritmo di jazz di Riccardo Lana; Un cappuccino e un cadavere di Francesco Randazzo.
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2022
ISBN9788832281774
Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo

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    Anteprima del libro

    Antologia Criminale 2021 Garfagnana in Giallo - Antologia Autori vari

    Copyright

    www.tralerighelibri.com

    www.garfagnanaingiallo.it

    © Andrea Giannasi editore

    © Tralerighe libri

    Lucca, luglio 2022

    ISBN 9788832281774

    La voce

    di Giuliano Fontanella

    "Le donne sono capaci di tutto.

    E gli uomini di tutto il resto"

    Henri de Regnier

    Il ragazzo sollevò per la nona o decima volta il ricevitore del telefono sul comodino e formulò di nuovo il numero sulla tastiera. Con molta attenzione, per non sbagliare. Non era certo abituato a quegli aggeggi, con tanto di filo e cornetta.

    Ci furono molti squilli all’altro capo del filo, ma attese, col cuore che batteva a mille.

    - Pronto.

    A lui le parole quasi morirono in gola. - Ciao - riuscì a dire, in un soffio - sono io - parlando lentamente.

    La ragazza non rispose subito. Lasciò che il silenzio si facesse quasi opprimente.

    - Dimmi - L’espressione risuonò di scatto, come un accento in musica. - Lo sapevo che avresti continuato a chiamare.

    Ci fu un istante di silenzio, poi: - Volevo parlarti - disse lui. - Il tuo cellulare risulta sempre spento.

    Lei fece: - É rotto - sbrigativa. - E abbiamo già parlato abbastanza nei giorni scorsi.

    - Sono due giorni che tento di telefonarti, Chiara. Ti penso di continuo.

    - Senti, non ricominciare. Non ha proprio alcun senso.

    - Mi sei mancata. - Fu quasi un sussurro. Il silenzio che seguì gli parve incombente e minaccioso, come un nuvolone carico di pioggia e folgori. Perciò si affrettò ad aggiungere: - Hai sentito cosa ho detto? Mi sei mancata, amore... un sacco.

    - Non chiamarmi così.

    - Così come?

    Chiara rispose. - Amore - in tono secco. - Non chiamarmi in questo modo.

    - Ti ho sempre chiamata così.

    - Sì, prima. Adesso non più.

    - Chiara, non può finire tutto... non adesso, ti prego. Ho fatto uno sbaglio, lo ammetto, ma non così grave da…

    - Ne abbiamo già parlato.

    - ... rovinare quello che c'è tra noi.

    - Non sarà così importante per te, Francesco, ma per me sì. Ci ho pensato molto. Tre giorni fa abbiamo deciso di mollarci…

    - Tu hai deciso.

    - Sì, esatto. Io ho deciso. E si tratta di una decisione definitiva.

    - Guarda che non m’importa un cavolo di quella là, assolutamente niente. Mi interessa solo di te, perché non vuoi capirlo?

    - Sei tu che non capisci. Ormai è troppo tardi. Avresti dovuto pensarci prima. Prima di portartela a letto, intendo, non dopo!

    - É successo una sola volta, lo giuro ancora. E ti dico che sono pentito. Mi dispiace, Chiara, e vorrei non averlo mai fatto. Ma una cosa del genere può capitare, sono...

    - Un uomo?

    - Umano. Certo è che non può influire a tal punto da rovinare un rapporto serio come il nostro, una relazione che dura da un anno e mezzo…

    - Un anno e otto mesi - precisò lei. - Neanche te ne ricordi. - Poi, parlando concitatamente: - E certo che può influire. Lo sapevi benissimo anche prima che succedesse, brutto stronzo.

    - Voglio dire che non può portare necessariamente ad una rottura definitiva.

    - Oh, insomma... basta! Ho deciso di farla finita, punto. Non voglio più stare con te, è chiaro il messaggio? Devi lasciarmi in pace.

    - Chiara!

    - Che c'è?

    - Non chiudere.

    Ci furono lunghi istanti di silenzio, carichi di tensione.

    - Dicevi di amarmi - disse il ragazzo.

    Ancora silenzio. Udiva forte il respiro di lei, simile al riflusso notturno delle onde su una spiaggia.

    - Dicevi di amarmi tanto.

    - Quando lo dicevo era vero.

    - L'hai detto non più di una settimana fa. Come puoi dire ora che tutto è finito? Credo tu dia troppa importanza ad uno sbaglio commesso in un momento di debolezza. Lo so... sono stato stupido. Ma voglio rimediare.

    - Momento di debolezza... Sei stato una merda! Un maledetto figlio di puttana! Ti rendi conto? Non mi hai tradito solo fisicamente. Tu mi hai imbrogliato. Mi hai mentito. Hai detto un sacco di balle per coprire il tuo tradimento, di non poter uscire perché avevi troppo da studiare... che eri nei guai con la scuola, nei casini con i tuoi... Tutte schifosissime balle!

    - É vero. Mi dispiace.

    - … e intanto ti vedevi con quella troietta al Vintage Pub in pieno centro, davanti a tutti!

    - Ho fatto una gran cazzata.

    - Mi hai fatto fare pure la figura dell’idiota, perché Marco, Claudio, perfino Alice... Tutti i tuoi cari amici sapevano quel che stavi combinando…

    - Giuro che mi dispiace, Chiara! Io amo te. Cosa devo dire di più?

    - Cosa faresti se mi fossi comportata allo stesso modo? Mi perdoneresti? Torneresti da me tranquillo e disponibile e diresti: Non preoccuparti, Chiara, cose che capitano... Cosa vuoi che sia, in fondo? Sei solo andata a letto con un altro. Ma adesso è acqua passata, non pensiamoci più. Non importa se mi hai imbrogliato, non importa se mi hai raccontato un mucchio di stronzate, facendomi fare pure la figura del coglione davanti a tutti. L’importante è che ora siamo di nuovo insieme. Io farò presto a dimenticarmene. - Ansimava, al termine della sfuriata. - Stronzate. Col cavolo che faresti così. Mi daresti della puttana, cacciandomi a calci in culo!

    Lui non rispose. Il respiro di ognuno nel ricevitore arrivava forte all’orecchio dell’altro.

    - Posso dire una cosa? - La voce era uscita di colpo dal silenzio, bassa e pacata.

    - Chiara, chi ha parlato?

    - Che ne so io? Chi c’è con te?

    - Non c’è nessuno. Credevo che fosse qualcuno da te.

    - Scusatemi - disse la voce. - Ho ascoltato per caso la vostra conversazione e…

    - Che cosa sta dicendo, questo? - fece Francesco. - Ehi, dico, come si permette?

    Chiara disse: - Chi è lei? Perché sta ascoltando?

    - Scusatemi tanto, non intendevo ascoltare. Stavo solo cercando di fare una telefonata, e voi vi siete intromessi.

    - Sì, bella questa! Noi ci siamo intromessi - disse Francesco. - Perché non si fa gli affari suoi? Metta giù. Ma guarda questo... Chiara, riappendi, ti richiamo.

    Lei non rispose. Anche la voce tacque.

    I secondi passarono, ammonticchiandosi uno dopo l'altro come fiches su un tavolo da roulette.

    - Non darmi ordini.

    - Non ti sto dando ordini, per la miseria! Questo stava sentendo tutti i fatti nostri.

    - Certo non per colpa mia - disse la voce.

    - Hai finito di dirmi cosa devo fare! D'ora in poi decido da sola, hai capito?

    - Giusto.

    - Stia zitto, lei - ribatté Francesco, con collera. - Cos'è, un'intercettazione? Uno dei nostri telefoni è sotto controllo?

    - Non credo proprio. Sarà un'anomalia nella linea...

    - Allora vuol riattaccare?

    - Perché non attacca lei, scusi? Io stavo solo cercando di fare una telefonata a mia madre e mi ritrovo nel mezzo di una discussione…

    - Appunto, dico, non le sembra di essere indiscreto?

    - Che colpa ne ho, se i telefoni funzionano male?

    - Ma senti questo stronzo! Fa anche lo spiritoso... Che pezzo d’idiota. Prima sta lì a spiare zitto zitto, ed ora ha pure ragione.

    - Non serve che offenda, sa?

    - Sì, questo è vero - disse Chiara - hai sempre avuto la brutta tendenza di offendere la gente.

    - Dammi anche contro, tu, eh? Senti, dobbiamo parlare un po' da soli, senza intrusi spioni. Da quanto tempo sta lì ad ascoltare, lei? Chiara, vuoi chiudere, per favore?

    - No - rispose lei, cocciutamente. - Metterò giù il telefono quando mi andrà di farlo. Anzi, lo sbatterò giù. Abbiamo parlato fin troppo, comunque, non c’è più nulla da dire.

    - Ah, è così?

    - Già, proprio così. Per me è finita l'epoca dei pesci in faccia.

    - Chiara - disse lui in tono quasi freddo, minaccioso - guarda che se attacco ora, non richiamo più.

    - Ma non mi dire... Bene, fai quello che vuoi. Buonanotte.

    - Ha ragione, signorina, non gliele mandi a dire.

    - Lei la smetta, insomma! Ma che cavolo vuole? Chiara, per l’ultima volta, ascoltami. Vuoi attaccare quel maledetto telefono? Chiudi questa comunicazione, ti richiamo al cellulare.

    - Non accetto più ordini da nessuno. E anche se metto giù non voglio più sentirti lo stesso. Il cellulare era spento proprio perchè non volevo risponderti.

    Lui fece un sospiro, cercando di mantenere la calma. - So che adesso sei piena di rabbia, Chiara - disse. - Ma so anche che, in genere, torni in te e ragioni. Quindi riattacca e vediamoci da qualche parte, così finiamo di parlare.

    - Lo vuoi capire una volta per tutte che abbiamo già finito di parlare?

    Francesco fece un altro lungo respiro e sussurrò: - Sembra che non ricordi niente di quello che c'è stato tra noi. - Poi, cambiando registro: - É ancora in ascolto, lei?

    - Sono qui - rispose la voce. - Vuole che le dica, da ascoltatore casuale, cosa ne penso di tutta la storia?

    - Voglio che lei metta giù quella merda di telefono e pensi agli affari suoi!

    - Ricordo tutto - disse Chiara, pensosa. - Ogni giorno del nostro rapporto. É proprio questo il guaio.

    - Stai pensando solo alle cose negative - mormorò il ragazzo, poi alzò il tono: - Ha riattaccato, brutto stronzo? - e, rimodulando subito il volume: - Qualsiasi coppia ha alti e bassi. Questo non significa però che…

    La voce s’intromise ancora: - Certo che quando non c’è più rispetto

    - Vuole smetterla una buona volta? Io non capisco come fai a parlare di cose private con un imbecille che ascolta.

    - Ehi, ehi, finiamola!

    - Allora riattacca - fece Chiara, brusca, decisa. - E, per tua conoscenza, sappi che non ci sono più cose private fra noi due. I fatti nostri li hanno saputi tutti i tuoi amichetti, li può sapere anche uno sconosciuto.

    Francesco imprecò, poi sibilò tra i denti: - Basta, Chiara, questo è davvero troppo. L'hai voluto tu, allora, ricordalo.

    - Okay!

    Si udì un clic. Poi silenzio. Solo un lontano e indefinito ronzio elettrico nella linea.

    - É andato - commentò la voce, dopo alcuni istanti, ed emise una specie di fischio.

    - Finalmente. Che vada a farsi fottere! Ora riattacco anch’io, la saluto.

    - No, aspetti - disse la voce in fretta.

    - Chiara, è ancora lì?

    - Sì, dica.

    - Aspetti un minuto.

    - Che c’è?

    - Volevo dirle che mi dispiace veramente di aver udito tutto.

    - Ormai non ha più importanza.

    - Non volevo che lui riattaccasse. Comunque non per colpa mia. Però mi permetta di dirle che... non mi stava molto simpatico.

    - Okay, me l'ha detto. Neanche a me sta più simpatico, adesso.

    - Intendevo già da prima che vi accorgeste di me. Prima ancora che lui mi chiamasse imbecille, idiota, stronzo...

    - Già, forse ha esagerato. Ma si metta nei suoi panni...

    La voce si abbassò ancora di tono. - Non mi sembra giusto quello che le ha fatto.

    - Non lo è stato.

    - É per questo che non ho saputo tacere.

    Lei esitò. - Va bene. Grazie.

    - Si figuri, le sto dicendo solo quello che penso. Da perfetto estraneo. Sa, avrei potuto anche rimanere in silenzio, ascoltare tutto... così, solo per curiosità, poi riattaccare piano, e nessuno di voi due si sarebbe accorto di nulla.

    - Avrebbe potuto, è vero... - disse Chiara, come rendendosene conto soltanto in quel momento. - É una cosa strana, questa che è successa. Davvero strana.

    - Già. Una volta succedeva spesso. Non so proprio come sia stato possibile - disse la voce. - Le giuro che volevo chiudere, all’inizio, subito dopo le vostre prime parole. Ma qualcosa mi ha trattenuto dal farlo. - Fece una pausa. - C’è ancora, Chiara?

    - Sì.

    - Insomma voglio dirle, per quanto questo abbia poca importanza per lei, che mi è sembrato giusto quel che è successo. Ha fatto bene a piantarlo.

    - Mi aveva preso in giro.

    - Ho sentito.

    - Non doveva farlo, non in quel modo.

    - No, certo.

    - Dopo tutto questo tempo… É stato un vero bastardo!

    - Ha sbagliato, non c'è dubbio.

    - Io credevo veramente di volergli bene - sussurrò la ragazza, e cominciò a singhiozzare.

    - L’avevo capito... Ma che fa, piange?

    - Non immagina quante volte mi abbia fatto piangere, quello. Lacrime vere, intendo, non frignare per qualche stupidaggine.

    - Ragion di più per non tornare indietro - sentenziò la voce. - Anche se ora le farà un po’ pena.

    - In effetti, in questi ultimi giorni cominciavo a sentire quasi compassione per lui. Avrei potuto anche perdonarlo. Sì, passare sopra, anche se con molta fatica, a quello che aveva fatto, e ricominciare. Ma poi ho capito... - tirò su col naso - poi ho capito che non sarebbe stato giusto dargliela vinta. Lui avrebbe continuato a fare sempre quello che voleva…

    - Ha ragione.

    - É un egoista. Mi avrebbe sempre trattato così.

    - Credo anch’io.

    - E poi - sospirò - aveva fatto morire qualcosa dentro di me. Per sempre.

    Ci fu una lunga pausa. Il ronzio elettrico era scomparso.

    - Quanti anni ha, Chiara?

    - Cosa?… Chi?

    - Lei. Quanti anni ha?

    - Ventuno.

    - Ventuno... Ha tutto il tempo che vuole. Troverà sicuramente la persona giusta, quella che fa per lei. Non deve piangere. Non si abbatta. - La voce fece una pausa, attendendo che la ragazza si soffiasse il naso.

    - Scusi - disse Chiara.

    - Dal tono della sua voce immagino che lei sia molto carina.

    Lei rise, piano, poi: - Beh, grazie a Dio c’è qualcuno che lo pensa - aggiunse imbarazzata. - Magari pochi…

    - Non faccia la modesta, su... saranno un sacco, invece, i suoi ammiratori - disse la voce - Sa, Chiara, cercavo di farmi un’idea del suo aspetto, ascoltandola. In qualche modo nella mia mente l’associavo ad una certa attrice francese, una di qualche tempo fa… della quale però mi sfugge il nome.

    Chiara disse: - Brigitte Bardot? - e rise. - No... sto scherzando, non s’impressioni! Sento proprio il bisogno, di scherzare un po’. Comunque, chiunque sia l'attrice alla quale si riferisce… io sono molto più affascinante.

    - Non ne dubito.

    - Firmo autografi la maggior parte del tempo, sa?

    Giunse una risatina anche dall’altro capo del filo.

    Chiara riprese, in tono cauto: - Lei invece... quanti anni ha?

    - Sono più maturo... ma solo d’età, intendo. Ne ho trentotto.

    - É sposato?... Oh, scusi, non volevo essere indiscreta.

    - No, anzi…

    - Mi scusi, davvero.

    - Non è per nulla indiscreta. Dopo quello che ho fatto - disse la voce - l'essermi intromesso nella chiamata e tutto il resto... mi sembra più che legittimo che lei sappia qualcosa su di me.

    - Non è obbligatorio.

    - Davvero, a me fa piacere. Comunque no, non sono sposato. Ho avuto una storia importante, tempo fa, ma attualmente non sono neppure fidanzato. - Esitò e aggiunse più piano: - A quanto pare, anche a me qualcosa è andato storto.

    - Beh, non credo sia tardi per...

    - No, certo, quello no…

    - Intendevo che lei è giovane - aggiunse in fretta la ragazza.

    - Beh, su questo non ci piove! - disse la voce, con una risata.

    - Mi dispiace, temo di aver fatto una gaffe...

    - Neanche per sogno, Chiara, stia tranquilla. Volevo stemperare la tensione.

    La ragazza attese qualche istante, prima di chiedere: - Le voleva bene? Alla sua ragazza, voglio dire.

    - Molto.

    - Come si chiamava? - Si udì una risatina, all'altro capo del filo. - Perchè ride?

    - Le sembrerà strano, ma si chiamava come lei. Chiara.

    - É vero?

    - Glielo giuro.

    - Ma guarda, a volte, il caso... E cos'è successo?

    - Quello che capita a molti. Andava tutto bene, e poi...

    - Che successe?

    - Arrivò un tale, un tecnico, allo studio dentistico dove lei lavorava come assistente e segretaria - disse la voce. - Un tipo brillante, ha presente? Belloccio, sicuro di sè, di quelli che sprizzano fascino da tutti i pori e con un sacco di donne ai loro piedi... Lei perfino me ne parlò con entusiasmo, all'inizio. Non fece per niente un segreto che le fosse simpatico.

    - Ma?

    - Beh, qualche settimana più tardi mi lasciò.

    - Ah... capisco - disse Chiara, in tono sommesso.

    - Vede che non è l'unica a subire quella sorte?

    - Non l'ho mai pensato.

    - Voglio dire che è molto frequente. L'inganno, intendo. Non si può mai sapere per certo con chi si ha a che fare.

    - La natura dell'uomo è doppia.

    - Direi che su questo, abbiamo raggiunto la parità dei sessi.

    - Come l'ha scoperto?

    - Della mia fidanzata? All'inizio lui la invitava al ristorante, in pausa pranzo.

    - Ma lei glielo disse?

    - Che ci usciva insieme?

    - E che si era innamorata di quel tipo.

    - Certo, me lo disse.

    - E lei come la prese?

    - Come pensa che l'abbia presa? Male. Prima andai su tutte le furie, poi l'avvertii che avrebbe avuto delle rogne, a stare con uno così... ma non mi stette nemmeno a sentire. E mi piantò, di punto in bianco. Nessun rimpianto.

    Chiara rimase in silenzio per mezzo minuto circa. - Almeno Francesco dice di essere pentito - concluse.

    - Non gli creda.

    - Perchè no?

    - Perchè non è vero, ecco perchè. Gli dispiace solo essere stato beccato sul fatto.

    - Lo pensa davvero?

    - Certo. É così senz'altro. Lui gliel'avrebbe confessato, del tradimento?

    - Non credo. L'ho saputo da un messaggio anonimo.

    - Qualche anima pia che l'ha voluta avvertire.

    - L'ha più rivista?

    - Chi?

    - La sua ex.

    - Certo che no. E non la rivedrò più.

    - Come fa ad esserne certo?

    - Nessun dubbio su questo - disse la voce, in tono freddo. - É morta.

    - Oh, mio Dio! Come... com'è successo? Era malata?

    - Fu un incidente. Si trovava in macchina con lui. Scendevano di ritorno da una scampagnata, avevano mangiato in uno di quegli agriturismo su in collina, stando a quanto hanno scritto i giornali... Lui era alla guida. Il fesso ha risposto al telefono, si sarà distratto per parlare con chissacchì, magari a litigare per qualche motivo di donne, tenendo il volante con una sola mano... Magari quello che chiamava gli avrà detto che c'era una bomba sull'auto... Un po' come succede in quel film, Speed, se lo ricorda?

    - Non mi pare.

    - Quello con Keanu Reeves e Sandra Bullock.

    - Non credo di averlo visto.

    - Certo... per una ragazza della sua età, quello è un film già vecchio... Comunque, forse il tipo al telefono gli avrà detto che, mentre pranzavano allegramente scolandosi un paio di bottiglie di Sorsasso, lui aveva sollevato il cofano della loro macchina, messo una scatola contenente un sacchetto di polvere nera e una carica di due chili e mezzo di dinamite tra il frontale e il radiatore, attaccato allo chassis un filo e staccato poi un filo di collegamento dell'impianto elettrico. Infine attorcigliato le parti che terminavano nel sacchetto di plastica pieno di polvere nera, dove finiva anche la miccia della dinamite. Il tutto per collegarlo poi al sensore della velocità.

    - Esiste davvero, questo procedimento?

    - Che ne so - disse la voce. - Può darsi. Come può darsi di no.

    - E quel... sensore di velocità?

    - Chissà, credo di sì... Forse ce ne sono addirittura due. Ma in ogni caso cosa poteva saperne, quello, di automobili e di innesco bombe? Faceva l'odontotecnico! Magari il tale al telefono, perchè è sicuro che il bastardo stava al telefono con qualcuno al momento dell'incidente, l'hanno accertato successivamente, anche se non hanno mai scoperto con chi... beh, gli avrà riferito che la bomba era innescata e che se la macchina rallentava sotto un certo chilometraggio, o addirittura si fermava... Boooom!

    - Oh, mio Dio!

    - Lei a quel punto si sarà fatta prendere dal panico, si sarà aggrappata a lui come un piccolo scimpanzè alla madre all'arrivo di un predatore, e gli avrà fatto perdere il controllo.

    - Ma... lei come fa a sapere queste cose?

    - Io? Non conosco i particolari, in verità. Ho solo immaginato. Non c'ero, come potrei sapere quel che successe esattamente? Ma le serate in solitudine, magari davanti ad una bottiglia di whisky, sono lunghe, e si immagina di tutto. So solo che la BMW di quel tipo, sulla strada che collega Como a Cernobbio, dove credo che lo stronzo abitasse, costeggiando il lago dopo la mezzanotte ha effettuato un sorpasso azzardato, sbandando improvvisamente. Sul muro c'erano i segni del primo impatto. Poi l'automobile ha scartato verso l'esterno, e infine è precipitata in acqua. Sembra abbiano tentato in tutti i modi di aprire gli sportelli, ma che le chiusure non siano scattate. - La voce attese qualche istante prima di aggiugere: - E così sono rimasti intrappolati nell'abitacolo. Mentre l'auto si inabissava.

    - Aspetti, mi sembra di ricordare il fatto... É successo qualche anno fa. Ne parlarono per giorni tutti i giornali, e anche in TV. Che disgrazia terribile... mi dispiace tanto! E...

    - Morti entrambi annegati. Credo abbiano avuto tutto il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo e che... abbiano sofferto. - La voce abbassò il tono. Poi concluse, gravemente: - Ma mai quanto me.

    Passarono diversi secondi di completo silenzio, pesante come una coltre scura.

    - Non avrei dovuto chiederle nulla...

    - Perchè? Mica poteva saperlo.

    - Sono stata una stupida.

    - Acqua passata, ormai, mi pare proprio il caso di dirlo. É successo molto tempo fa.

    - Il pensiero della sua fine tragica le farà male per sempre, temo.

    - Al contrario. Penso di averlo superato - disse la voce. - Vuole la verità? Secondo me, ognuno si sceglie il proprio destino.

    - Intende dire che se l'era meritato?

    - Chi può dirlo? Lei se lo riprenderebbe, adesso, il suo ragazzo?

    - Credo di no - ammise Chiara, dopo un attimo di riflessione.

    - Appunto. Anche lui, quando l'ha tradita, ha deciso il suo destino.

    - Questo è certo.

    - Ma cambiamo discorso...

    - Forse adesso dovremmo salutarci.

    - Un minuto ancora....

    - É stata una conoscenza inaspettata, la nostra, soprattutto per come è capitata, ma...

    - Aspetti, la prego. Lei parla da Como?

    - Sì... come lo sa?

    - Prima ho sentito che accennava a quel nuovo locale, quello in Piazza San Fedele, il Vintage pub... E ho riconosciuto anche l'accento, abito a Como anch’io. Lo ammetta, non le sembra una strana coincidenza?

    - Lo so cosa sta per dire. Che si tratta del destino. Mi chiamo Chiara come la sua sfortunata ragazza, abitiamo nella stessa città...

    - Ma è curioso, non crede? Un collegamento casuale, direi inusuale, ci fa conoscere. Avremmo potuto trovarci a centinaia e centinaia di chilometri di distanza uno dall'altra, e invece...

    - Quindi - disse Chiara, col tono di chi ha mangiato la foglia - a quale conclusione vorrebbe arrivare?

    - Stavo pensando… oh, ma se vuole lasciamo stare.

    - Ormai lo dica, forza. Sputi il rospo.

    - Non le sembrerà una buona idea, ne sono sicuro.

    - Lasci giudicare a me - disse Chiara. - Senta, non si offenda, ma lei è un po' imbranato con le ragazze, lo sa?

    - Devo essermi arrugginito, dopo tutto questo tempo.

    Chiara rise di cuore. - Può dire quel che vuole, a questo punto. Cosa ha paura che faccia, che riattacchi?

    - Già, è vero. Glielo dico, allora. Dato che lei si sente un po’ giù, e che ci siamo conosciuti in modo così insolito...

    - Sì?

    - Insomma, ci si potrebbe vedere da qualche parte e stare a parlare ancora per una mezz’oretta assieme - disse la voce, tutto in un fiato. - O anche un po' di più, se le va.

    - Non sono proprio sicura che sia una buona idea, in effetti - disse Chiara, ma il suo tono era malizioso. - Sa da che situazione arrivo.

    - Anche lei. Ha paura di rimanere delusa, vero?

    - Non è per questo.

    - La differenza d'età?

    - Non dica stupidaggini.

    - E allora, cos'ha da perdere? - disse la voce. - Il suo ex non l'aspetta di certo, dopo quello che gli ha detto, - e abbassando il tono - parlare dei fatti nostri al telefono, beh... non si può mai sapere chi stia ad ascoltare...

    Lei rise, e abbandonò gli ultimi residui di diffidenza. - Ad un patto, però.

    - Quello che vuole.

    - Diamoci del tu, per carità!

    - Certo! Allora ci vediamo al Vintage tra... una mezz'ora? Io sarò quello con un giubbetto rosso e una rosa in mano, mi riconoscerai subito. Tu, sicuramente quella più carina.

    Chiara rise e: - Va bene, allora - disse - mi hai convinta. A tra poco!

    Ci fu un clic. Lei aveva riattaccato.

    L’uomo, all'interno dell'abitacolo dell'auto parcheggiata poco distante da dove abitava la ragazza, si liberò di cuffie e microfono e disinserì il cavetto dalla presa del computer portatile. Lui sapeva che la ragazza non avrebbe più risposto alle insistenti chiamate dell'ex fidanzato sul cellulare. Ma per uno che aveva lavorato per una compagnia dei telefoni, quella di inserire una trasmittente nell'apparecchio di linea fissa, con la scusa di un controllo, era stata una cosetta da nulla. L'anziano signore che gli aveva aperto la porta, forse il nonno di Chiara, non era stato sufficientemente diffidente come sempre raccomandano in tv.

    Adesso si guardò attorno, eccitato. Nessuno lo osservava.

    Spense il pc e aprì lo scomparto sul cruscotto, che conteneva del filo metallico arrotolato. Lo prese e se lo mise nella tasca del giaccone, mentre un sorrisetto storto gli incrinava le labbra.

    Se tutto andava bene entro poche ore, dopo averla fatta bere un po' ed essersi appartato con lei in macchina in un posticino solitario per vedere fino a che punto sarebbe arrivata, con quel filo avrebbe strangolato la puttana.

    Lei e tutte quelle che accettavano appuntamenti col primo che capita.

    Un lavoro certosino

    di Antonella Pellegrinotti

    Buona sera ai nostri telespettatori e telespettatrici. É davvero prezioso il vostro contributo per risolvere i numerosi casi di scomparsa di cui ci occuperemo anche quest’anno, dopo la pausa estiva. ‘Chi l’ha visto?’ si è dedicato, infatti, a nuove segnalazioni, pervenute dai familiari di persone in difficoltà e a voi tutti ci rivolgiamo, perché sappiamo bene, quanto il nostro affezionato pubblico sia d’aiuto nella ricerca delle persone che si trovano, in quella che io chiamo, la terra degli scomparsi..

    Seguivo Chi l’ha visto? dai tempi dei tempi; si erano succedute diverse conduttrici, ma la Sciarelli a mio modo di vedere, era la numero uno! In più aveva dato una certa svolta intellettuale alla trasmissione e, finalmente, aveva fatto ricredere chi lo considerava un programma per curiosi patologici.

    In cuor mio, cullavo segretamente il sogno di ritrovare una persona scomparsa, così, come tutti i mercoledì, non saltavo mai il mio appuntamento fisso e sacrosanto; quella sera poi, con l’inizio della nuova stagione televisiva, avevo un motivo in più, di carattere professionale e personale.

    "La nostra redazione ha raccolto l’appello della Dottoressa Luisa Orlando, Ispettore Capo del Commissariato di Lucca; siamo in Toscana perché dovete sapere che proprio in provincia di Lucca, nei boschi della frazione di Verni, nel comune di Gallicano (non si tratta di Gallicano nel Lazio, lo voglio chiarire subito perché non si faccia confusione) è stato trovato un cadavere di donna, sul cui cranio sono stati rilevati i fori lasciati da una pallottola, presumibilmente, in entrata e in uscita.

    Ogni tentativo di attribuire un’identità ai poveri resti è stato vano ed anche la comparazione del DNA con quello di donne scomparse, non ha dato alcun frutto. Pensate, la Polizia non ha limitato le ricerche in ambito regionale, ma pur di dare un nome a questa sconosciuta si è arrivati a passare in rassegna ogni caso di sparizione segnalato in tutta Italia e riconducibile ad un arco di tempo considerevole dato che la datazione della morte è operazione alquanto ardua; l’anatomopatologo ha potuto stabilire in maniera molto approssimativa l’epoca cui risalirebbe, date le cattive condizioni del corpo, ed ha parlato di minimo una ventina di anni fa. Insomma, tornando a noi, ora vi mostreremo alcuni oggetti personali, che la poveretta indossava e che vi chiediamo di osservare attentamente per cercare, con questo estremo tentativo, di far riaffiorare qualche indicazione utile alla soluzione del caso."

    Sullo schermo venivano mandate in onda le foto di quel che rimaneva di una catenina in argento con un ciondolo a forma di elefantino, una fibbia di una cintura decisamente malridotta e brandelli di non meglio identificati indumenti.

    Più tardi poi ci collegheremo al telefono con la Dottoressa Orlando, che segue le indagini su questo caso, che definirei della sconosciuta del bosco, in maniera tale che ci possa ragguagliare su altri particolari e darci altri spunti per voi che ci seguite da casa.

    Sapevo dalla redazione che il lancio del servizio sarebbe avvenuto nel corso dell’anteprima del programma, salvo poi

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