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Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose
Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose
Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose
E-book179 pagine2 ore

Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose

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Info su questo ebook

C'era una volta Isabella che, per non perdere la testa sul patibolo, fu costretta a sposare un principe idiota. Poi c'era anche un perfido tiranno che censurava i libri e faceva circolare tra il popolo una poesia magica. E i sudditi, quando leggevano quei versi prodigiosi, facevano sempre lo stesso strano sogno. In questo modo, per tantissimi anni, il tiranno riuscì a tenere sotto scacco la sua gente, ma l'arrivo di Francesco, mercante di miele, ruppe quegli equilibri che fino al giorno prima sembravano solidi come una roccia. Tra complotti, passioni, condanne e ribellioni inizia la storia d'amore più eccitante del Medioevo. La Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose è romanzo di avventure passionali e passione avventurosa, amore zuppo di ironia, riflessioni annegate in un passato che se ci pensi ha tanti tratti in comune col nostro presente.
LinguaItaliano
Data di uscita12 feb 2014
ISBN9788867930661
Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose

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    Anteprima del libro

    Favola di Francesco che sapeva sognare, di Isabella che lo amò e di alcune altre cose - Simone Fanni

    coincidenza.

    1

    Isabella non avrebbe voluto sposare il figlio del Signore. Non perché fosse innamorata di un altro uomo, ma perché il Principe, così era chiamato il figlio del Signore, era un idiota. Isabella avrebbe potuto accettare un marito brutto purché fosse stato ricco e ne avrebbe accettato anche uno molto brutto, qualora fosse stato molto ricco. Ma il Principe era un idiota da primato e nonostante le sue tasche fossero piene zeppe di soldi, Isabella se avesse potuto avrebbe urlato:

    No!.

    Alcuni giorni prima delle nozze, Isabella ricevette una lettera del Signore che la invitava a recarsi al Palazzo la mattina successiva. Non appena arrivò fu coperta di complimenti.

    Isabella, Isabella di nome e di fatto.

    Grazie, mio Signore.

    Uso essere breve Isabella, e con voi lo sarò estremamente perché ormai sono vecchio e i vecchi sono sempre noiosi.

    Permettetemi di dirvi che vi sbagliate, almeno in questo caso.

    Va bene, permesso accordato. Intanto vi prego di seguirmi, c’è un affare importante al quale devo assolutamente presenziare. Quindi verrete con me e durante lo svolgimento di questo affare, vi dirò per quale motivo siete stata convocata.

    Spero di non essere d’intralcio, mio Signore.

    State tranquilla, noi dobbiamo solo guardare.

    Di cosa si tratta? Avete stimolato la mia curiosità.

    Una strega.

    Mi portate a vedere una strega?.

    Vi porto a vedere una strega, certo. Non ne avete mai vista neppure una?.

    No, mio Signore. Veramente pensavo che non esistessero.

    Esistono invece, infatti eccola là, chiusa dentro la sua cella. Vedete la ragazza con l’abito bianco?.

    Ma… É Anellina. Conosco quella ragazza!.

    Davvero?.

    Sì, abita vicino a casa mia.

    Non sarete per caso amica di quell’essere immondo?.

    Sì che lo sono, ma perché le hanno tagliato i capelli così corti?.

    Il Boia non è pratico con la scure e allora ha preteso che il collo della vostra, a quanto pare amica, fosse scoperto il più possibile. In genere le streghe le bruciamo sul rogo, ma considerata la giovane età della condannata, la sua particolare bellezza e… E voi, Isabella, quanti anni avete?.

    Ho la sua stessa età.

    E le assomigliate parecchio, ma quale straordinaria coincidenza. Stavo dicendo che alla vostra amica strega sarà concesso il privilegio di una morte rapida e indolore, sempre che il carnefice riesca a tagliarle la testa al primo colpo. É da ieri che si allena con alcuni cadaveri, ma è riuscito a decapitarne solamente uno su sette al primo tentativo.

    Anellina non è una strega, vi state sbagliando!.

    Io sbaglio solo quando affermo di essere un vecchio noioso, lo avete detto voi. Per vostra opportuna informazione, quella ragazza ha tentato di far volare un asino con la forza del suo sguardo e ha avuto rapporti carnali con un topo.

    Con un topo? E come ha fatto?.

    Li ha avuti col topo tutto intero e poi è anche una calpestante. Abbiamo scoperto che sotto il piede sinistro ha una croce che solo Belzebù può aver disegnato in modo da farle calpestare Gesù un passo sì e uno no.

    Anellina sotto il piede sinistro ha un neo a forma di anello. Per questo motivo si chiama così.

    Un neo a forma di anello?.

    Sì, un neo rotondo.

    Siete sicura che quel neo non abbia la forma di una croce?.

    Ne sono assolutamente sicura.

    Anche supposto che non sia una calpestante, è sempre una che ha a che fare con asini e topi.

    Vi prego mio Signore, fermate il Boia, non posso vedere la mia amica che muore in questo modo.

    Allora è meglio che vi voltiate, Isabella. Vi avviserò quando sarà tutto finito.

    Isabella fece appena in tempo a girarsi e così non vide Anellina nel momento in cui perdeva la testa, però sentì molto bene il colpo della scure che si abbatteva sul legno dopo aver attraversato il collo dell’amica.

    E pensare che quella ragazza avrebbe dovuto sposare mio figlio. Gradite del vino, Isabella?.

    Cosa? Avete lasciato uccidere la promessa sposa di vostro figlio perché aveva un neo sotto il piede sinistro e perché aveva intrattenuto affari sessuali con un topo e con un asino? Sì grazie, vada per il vino.

    L’asino non c’entra con le diaboliche depravazioni carnali di Anellina, aveva solo tentato di farlo volare. E poi non era esattamene la promessa sposa di mio figlio.

    Ma siete stato voi a dirmi che avrebbe dovuto sposare vostro figlio.

    Avrebbe dovuto, certo! Lo avrebbe dovuto fare perché glielo avevo chiesto io. Ma lei non ne ha voluto sapere, per questo ci siamo accorti del neo, del topo e dell’asino. Isabella, voi volete sposare mio figlio?.

    Isabella sorrise, trangugiò d’un fiato il bicchiere di vino e poiché non aveva alcune intenzione di morire come l’amica, accettò senza esitare l’anello del più grande idiota di tutti i tempi della storia del Borgo.

    Il Principe divenne idiota alcuni anni prima, quando ne aveva appena compiuti diciotto e non avendo voglia di studiare e bisogno di lavorare consumava il tempo a lanciare sassi dal ponte sul fiume quando sotto passavano le barche.

    Il padre le aveva provate tutte per tentare di convincerlo a trovarsi un nuovo interesse, ma lui non ne voleva sapere e non appena poteva correva sul ponte per bersagliare i natanti.

    Un giorno il ponte crollò sotto i suoi piedi e il Principe, che non sapeva nuotare, finì in acqua prima ancora di avere il tempo di lanciare il suo sasso. Bevve così tanto che a un certo punto iniziò ad affondare. Fu salvato in extremis da un pescatore che lo tirò fuori dal fiume e lo rianimò soffiandogli aria nei polmoni. Quando il Principe ritrovò i sensi era diventato un idiota e questo, secondo il medico, era dovuto al fatto che l’acqua del fiume gli era arrivata fino al cervello passando per le vie respiratorie.

    Anche se buona parte dell’acqua era stata rimossa, una certa quantità era rimasta dentro la testa e mano a mano che il tempo passava diventava sempre più marcia.

    Per questo motivo vostro figlio non può fare altro che peggiorare col passare del tempo.

    Da quel giorno, quando il Principe ascoltava un discorso tendeva ad allargare le palpebre e fino alla fine riusciva a non farle sbattere neppure una volta. Fissava l'interlocutore negli occhi mantenendo inalterata l'espressione e poi teneva la bocca socchiusa, mentre le braccia cadevano ai lati del corpo completamente inanimate, e queste oscillavano solo quando camminava.

    Isabella non lo aveva mai visto prima, ma aveva sentito molto parlare di lui e di come accadde che il Principe diventò un idiota.

    2

    La mattina seguente l’uomo da Soma trainava il carretto tra i filari, mentre i tagliatori caricavano le ceste dell'uva. Percorreva tutta la vigna con passo lento.

    Fortunatamente il terreno era asciutto, se avesse piovuto e ci fosse stato del fango sarebbe stato inevitabile sprofondare e la fatica sarebbe decuplicata. Del resto, la pioggia non era un evento raro, così quella mattina l’uomo da Soma aveva delle ottime ragioni per essere particolarmente soddisfatto. Pensava che avrebbe potuto lavorare almeno tre ore in più di quanto non sarebbe riuscito a fare se ci fossero state le pozzanghere e questo, oltre a procurargli un guadagno maggiore, avrebbe permesso una maggiore produzione per la vigna. Sicuramente nella sua testa non avrebbe mai potuto dimorare l’idea di sentirsi bene per essersi stancato meno quel giorno che il suolo non era fangoso. Lui, a ogni modo, avrebbe dovuto raggiungere la sua quota di fatica quotidiana per essere in pace con se stesso. Il titolo di uomo da Soma lo aveva conquistato sul campo.

    Lo chiamavano così perché afferrava il carretto con entrambe le mani congiunte dietro la schiena, mentre tutti gli altri lo spingevano. Inoltre, essendo particolarmente alto, col volto allungato, gli occhi all’infuori e una folta chioma di capelli che teneva raccolti a coda fino a metà della schiena, il paragone con un cavallo diveniva ancora più immediato.

    Tra le varie mansioni che poteva svolgere un bracciante della vigna, quella di addetto al carretto era sicuramente la più faticosa. Tuttavia l’uomo da Soma andava fiero del suo incarico perché quello era il mestiere che fu del padre, del nonno e probabilmente persino del bisnonno.

    Probabilmente, avrebbe pensato l’uomo da Soma ancora per alcuni giorni, questo sarà anche il mestiere di mio figlio. E quando uno dei maestri del suo bambino, tempo prima, lo aveva convocato per dirgli quanto il piccolo fosse bravo con i numeri, l’uomo da Soma aveva risposto:

    E quindi?.

    E quindi, signor uomo da Soma, il suo bambino è così forte in matematica che se lei non ha nulla in contrario, vorrei segnalare il caso agli astronomi.

    Cosa? Vuole segnalare mio figlio agli astronomi?.

    Certo, affinché gli insegnino la loro scienza. É una scienza molto interessante, e….

    Basta così, signor maestro. Mio figlio non ha tempo da perdere con la luna, le stelle e cose del genere. Mio figlio ha davanti un futuro di addetto al carretto nella vigna. Forse a lei, signor maestro, non piace l’uva? E magari non beve neppure il vino?.

    Io veramente pensavo che le avrebbe fatto piacere sapere di questa opportunità per il suo ragazzo.

    Ma crede che l’uva si vendemmi da sola?.

    So bene che il vostro è un lavoro importante, mi dispiace signor uomo da Soma, non volevo affatto e … Ma cosa fa adesso? Se ne va così?.

    Gli altri addetti al carretto sorridevano pochissimo durante il lavoro. La loro era una mansione molto faticosa che nessuno avrebbe voluto svolgere. Tuttavia, nessuno fino a quella mattina aveva chiesto al Sorvegliante di essere messo alla prova per cambiare lavoro. Così, quando si fece avanti un giovane di neppure vent’anni che durante il tempo libero conquistava il cuore delle donne del Borgo con le sue poesie, tutti restarono senza parole per lo stupore.

    Il Poeta approfittò della pausa di mezza mattina per andare dal Sorvegliante, che in quel momento si preparava a ricevere il Signore che sarebbe arrivato da un momento all’altro, e disse: Vorrei fare il tagliatore.

    Il Sorvegliante non si accorse che proprio in quel momento il Signore era già alle sue spalle e tentò di liquidare il giovane intraprendente con poche parole.

    É impossibile, nessuno può cambiare mansione nella vigna. Tu sei nato per lavorare col carretto e morirai lavorando col carretto.

    Io credo di essere nato per scrivere poesie.

    Le poesie puoi scriverle a casa tua, questa è la vigna e tu sei molto più lento degli altri. E poi non ho tempo, tra un po’ arriva il Signore a fare un’ispezione e tutto deve essere perfetto. Se vede che mi fermo a chiacchier….

    Buongiorno Sorvegliante intervenne il Signore.

    Posso sapere di cosa si parla?.

    Il Sorvegliante restò paralizzato per un attimo. Aveva sempre una risposta per tutto, l’avrebbe avuta anche in quella circostanza, solo che quell’attimo di esitazione era stato giusto il tempo che bastò al Poeta per intervenire.

    Mio Signore, mi trovavo a colloquio col Sorvegliante perché volevo chiedergli di essere messo alla prova per fare il tagliatore di uva da tavola.

    E cosa ti fa pensare che saresti più utile come tagliatore piuttosto che come… Cosa fai adesso?.

    Addetto al carretto.

    Piuttosto che come addetto al carretto?.

    Grazie per avermi dato il tempo.

    Il tuo tempo sta per scadere, vieni al punto.

    Ecco, se potessi tagliare l’uva da tavola e deporla nelle ceste scegliendo i colori da accostare, sistemando tutte attorno le foglie per poi portarla al mercato….

    Nel frattempo il Sorvegliante stava per scoppiare dalla rabbia, era diventato tutto rosso in faccia.

    E vedere il sorriso delle donne che la comprano e l’acquolina nella bocca dei figli che l’assaggiano e poi immaginare la felicità dei mariti che la gustano a casa dopo che rientrano dal lavoro, ecco, io sarei l’uomo più felice del mondo.

    "Veramente? La tua felicità è solo un piatto d’uva con gli acini gialli vicino alle

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