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Manda un messaggio quando arrivi
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E-book321 pagine4 ore

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Info su questo ebook

Erika è una giovane donna affermata. Soddisfatta del proprio lavoro, bella e apparentemente sicura di sé.
Loris è un uomo con l’animo da adolescente. Gestisce la propria attività, il mercoledì ha l’allenamento di calcetto e il weekend le belle donne si mettono in fila per lui. Vive con leggerezza ma i suoi pensieri hanno tutt’altro peso.
La necessità di un cambiamento, un trasferimento, la distanza. È così che un viaggio trova la propria trasposizione nella vita di due persone che sembrano muoversi su binari paralleli, allungando le mani per sfiorarsi di tanto in tanto. Senza sbilanciarsi mai troppo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 set 2020
ISBN9788868273453
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    Anteprima del libro

    Manda un messaggio quando arrivi - Sergio Trapasso

    tardi.

    Scegliere

    Ci sono sere in cui continuo a scrivere e cancellare. Si potesse fare anche nella vita. Ma senza tristezza.

    Avere centinaia di inizi.

    Poter avere il tempo di pensare a cosa dire. Costruire davvero senza farsi travolgere da un ritmo che non puoi scegliere.

    Incominciare con le parole giuste. Delineare un personaggio, magari due. Creare una storia che sia solo per loro. Selezionare ogni parola delle loro frasi in modo che non risultino mai inopportune o insistenti. Svolgere la storia come si fa quando si spiega una tovaglia sul tavolo. Aggiungere dettagli e colori. Scegliere la colonna sonora che potrebbe accompagnare i momenti importanti e poi… il colpo di scena… l’imprevisto… l’ansia del lettore che cresce assieme al suo coinvolgimento, fiducioso ma sconvolto, temerario nell’andare avanti per scoprire che il cattivo ha ancora un’altra arma da giocare. L’ovvietà del finale. Il coronamento della felicità. Il senso e la morale. Il futuro indefinito. Tutto così confezionato. Non funziona così. Mi dispiace caro lettore. Ma ci sono sere in cui continuo a scrivere e cancellare.

    Nessun eroe in vista. Nessuna storia d’amore. Non voglio prenderti in giro. Non stasera.

    Sarò sincero in questo racconto di niente. Si potesse fare anche nella vita.

    Basterebbe una frase e ne troverei dentro tutta la fantasia. Tutto. Ma senza tristezza.

    Avere centinaia di inizi.

    E scegliere quello con la fine più… bella.

    Erika

    Senza badarci troppo mi sto strofinando il palmo della mano sulla coscia già da un po’. Nonostante in casa ci sia una temperatura ideale non c’è nulla da fare, quando lavoro al pc mi si congelano sempre le mani. Mi guardo attorno per staccare un attimo la mente dal pezzo che sto scrivendo. Il posacenere a fianco del portatile conta cinque mozziconi di Marlboro e l’orologio vicino al frigorifero segna le due meno un quarto.

    È tardi e devo darmi una regolata con il fumo… fosse la prima volta che lo dico.

    Piove ancora. Ascoltando sento solamente il rumore della pioggia scrosciante, non un’auto, non un rumore di altro tipo oltre al ticchettio delle gocce contro il tetto, lungo i vetri e poi giù fino a raggiungere la strada deserta, dove l’acqua s’incanala come in un piccolo fiume.

    Ok, devo rassegnarmi, gli occhi mi bruciano ed è il momento di lasciar perdere il lavoro per concedermi qualche ora di sonno prima di andare in ufficio.

    Appoggio gli occhiali sul tavolino a fianco del divano, chiudo il portatile e spostandomelo dalle gambe mi stiracchio prima di alzarmi per raggiungere il letto.

    Spegnendo la luce del salotto mi accorgo che il cellulare che prima ho abbandonato tra i cuscini in modalità silenziosa segnala tre messaggi non letti. Ci sei?, Che fai?, Se passo mi offri una birra?

    Un sorriso spontaneo e involontario mi si disegna sul viso e spostandomi una ciocca di capelli che mi si appoggia vicino alle labbra digito veloce: Perdonami, ma ho dovuto finire il discorso del boss. Ora ho bisogno di dormire, ma domani se ti va pranziamo assieme. Promesso. Kiss.

    Non passa nemmeno un minuto che il cellulare squilla.

    «Pronto».

    «Se ti dicessi che sono sotto casa tua con due birre?»

    «Ti risponderei che è meglio che torni tra qualche ora con due brioche».

    Loris.

    Lo conosco da qualche anno ormai, ma proprio non capisco come possa vivere senza problemi a ogni ora del giorno e della notte come se nulla fosse.

    Evidentemente però non sono abbastanza convincente dal momento che il campanello inizia a rimbombare nel silenzio della notte.

    «No, ti prego smettila, i vicini mi ammazzeranno» dico a bassa voce sperando che quel suono fastidioso si zittisca, e nel frattempo al buio volo – ma non troppo perché vado a sbattere contro il tavolo della cucina – verso il citofono.

    Eccolo.

    Apro contemporaneamente cancello e portoncino…

    Ma perché ho risposto a quel dannato messaggio invece di fingermi addormenta? penso stizzita intanto che lui come al suo solito sale le scale due a due, prima di raggiungermi con in mano due Beck’s e stamparmi un bacio sulla guancia. I suoi riccioli castani bagnati luccicano alla luce fioca della sala e qualche ciocca gli ricade sulla fronte fino quasi ad arrivargli alle palpebre.

    Mi guarda, ecco che comincia… e infatti, con gli occhi svelti e un sorriso divertito sul volto mi squadra ancora di più da capo a piedi.

    «Ehi, per fortuna che sono solo io, perché se al mio posto fosse arrivato un tuo spasimante avrebbe certo cambiato la sua opinione nei tuoi confronti».

    «Scusa, ma che vuoi? Sono a casa mia, ho lavorato fino a poco fa e secondo te come avrei dovuto farlo? Con tacco dodici e vestiti succinti? Un leggings e una maxi maglia vanno più che bene. E poi non pensare che alle due di notte mi metta a bere birra con te, che minimo torni da casa di qualche ragazzina con la metà dei miei anni».

    Se non mi conoscesse così bene forse avrei potuto ottenere un qualche risultato facendo la voce grossa, ma con lui non funziona, infatti Loris ridendo si è già accomodato sul divano e mi guarda compiaciuto. Alcune volte riesce ancora a mettermi in imbarazzo con quei suoi occhi sempre alla ricerca di qualcosa.

    Penso di non averglielo mai detto, ma credo proprio che se non fossi la sua migliore amica probabilmente vorrebbe portarmi a letto. Ma con me è tutta un’altra storia, siamo praticamente come fratelli. Ci sentiamo al sicuro l’uno con l’altra.

    «Siamo nervosette stasera. Problemi al lavoro? Se comunque disturbo così tanto me ne vado» dice cercando di cambiare discorso.

    «Scemo, sai che non ti caccerei mai… anche se a volte te lo meriteresti. Comunque niente di che, ho avuto una giornata impegnativa e in più Mori ha preteso che riscrivessi il suo intervento per la conferenza in Regione di giovedì. Sono stanca, tutto qui. Tu invece? Cosa fai ancora in giro a quest’ora?»

    Che domanda stupida gli ho fatto, in realtà so benissimo che è stato con qualcuna fino a poco fa, ma lo conosco talmente bene da sapere che adora farsi bello raccontandomi le sue conquiste. E infatti non mi sbaglio perché sta già abbassando lo sguardo, ma vedo chiaramente che sorride e che è decisamente soddisfatto.

    «Nulla, passavo di qui di ritorno da un appuntamento».

    Che novità! Alzo gli occhi al cielo e sbuffo per finta mentre comincio a recitare la solita parte: «Chi è la fortunata stavolta?»

    «Non la conosci, lavora in centro ma non è di qui. Comunque è una bomba e probabilmente si fermerà in città solo per qualche mese».

    «Ci avrei giurato».

    Nel frattempo tanto vale che mi arrenda, prendo la birra dalle sue mani e inizio ad attorcigliarmi alcune ciocche di capelli attorno alle dita facendole ruotare tra l’indice e il pollice. Finalmente mi rilasso davvero e per concludere il discorso gli do una pacca sulla spalla.

    «Perfetto, è la donna giusta per te, goditela e non fare casini possibilmente… poi finisci questa birra e torna a casa, perché ti ricordo che io stavo andando a dormire».

    È un po’ questo il nostro gioco, io sono la seria e matura, mentre lui si diverte a far credere di potersene fregare di tutto e di tutti.

    Per il resto del tempo resto sdraiata sul divano a fianco a lui, ci gustiamo la birra fresca e le note di alcuni brani di Nine Lives finché mi pare di sentire vibrare il suo cellulare, ma Loris non si muove. Mi sarò sbagliata. E invece no, perché casualmente dopo un attimo mi dà un bacio sulla fronte e se ne va facendomi segno che mi chiamerà più tardi.

    Rido tra me e me, è sempre il solito.

    Ora però si va a letto e, andando in bagno per spogliarmi e lavarmi i denti, mi chiedo perché a volte mi stupisco ancora… lui è fatto così, un eterno Peter Pan che ama godersi la vita come se ogni giorno fosse l’ultimo. L’esatto opposto di come sono io. Forse è proprio per questo che siamo diventati fin da subito amici, anche se a dire il vero non ho mai creduto che un uomo e una donna possano esserlo davvero.

    Fotografie

    Messa a fuoco e click… un altro ricordo fermo per sempre… questa sì che è una certezza… nessuno potrà mai dire che non c’eravamo stati… perché c’eravamo stati lei e io… lì… in quel momento… per quell’istante.

    Seduti su quel muretto, sorridenti a uno scatto automatico di dieci secondi. Gli occhiali da sole di lei, la mia giacca in pelle… le gambe incrociate per non lasciarsi andare… …

    Una bella foto. Appena un po’ sovraesposta.

    Se qualcuno l’avesse vista avrebbe pensato che eravamo felici… forse lo eravamo davvero.

    Se qualcuno l’avesse vista forse avrebbe pensato che eravamo innamorati… lo eravamo davvero…

    Ma solo adesso capisco qualcosa… con questa foto sbiadita tra le mani. È una fotografia. L’amore è una fotografia… è quell’istante in cui se c’è luce catturi tutto il possibile, senza pretendere di considerare il tempo… diventerebbe un’immagine bianca.

    Non puoi sapere se subito dopo lei, dopo avermi tirato uno schiaffo, si è alzata ed è andata via o se io l’ho guardata negli occhi sconvolto perché aveva sbagliato il mio nome. Non puoi saperlo.

    L’amore non è eterno… non so bene cosa sia… ma di sicuro non è per sempre… è una foto… in quell’istante.

    Loris

    Le gambe incrociate per non lasciarsi andare… una mano sotto il cuscino e un buon profumo… sembrano fiori… forse rose, ma più delicato… pulito.

    Apro gli occhi e tutta la serata precedente si riavvolge nella mia testa. Mi scosto bruscamente. Non sopporto di sentire le gambe bloccate, attorcigliate a quelle di un’altra persona.

    Stavolta è Ginevra.

    Che ancora dorme.

    Per fortuna ha smesso di piovere. Dalle ampie vetrate del balcone della camera da letto entra un bel sole che filtra attraverso le tende socchiuse.

    Incrocio con lo sguardo ancora assonnato i due flûte e la bottiglia di Blanc de Blancs sul comò bianco laccato, ma decido immediatamente che riordinerò poi. Ora ho bisogno di altro. Entro in bagno e apro l’acqua della doccia.

    Ginevra. Caschetto castano, divertente, sexy. Molto sexy. Da davanti allo specchio, attraverso la porta del bagno socchiusa, intravedo il suo bel sedere un poco scoperto dalle lenzuola. Ho buon gusto, non c’è davvero nulla da dire.

    La serata è stata all’altezza delle mie aspettative. Aperitivo, cena e dopo cena. Sembrava tutto finito, come primo appuntamento avrei anche potuto accettarlo – certo, fortunatamente non è la norma – ma mi sbagliavo. Devo averla salutata proprio bene con quel bacio se dopo nemmeno un quarto d’ora mi ha scritto che era sotto casa mia perché ci dessimo una buonanotte come si deve. Fortuna che Erika non ha fatto domande quando sono uscito da casa sua piuttosto di fretta.

    Avventura archiviata. Mi sono divertito e ho fatto divertire la bella Ginevra… come sempre del resto faccio con le donne. Nessuna si è mai lamentata, anzi.

    Ora però deve svegliarsi e andarsene. Fuori da casa mia. Il prima possibile. Ciao e grazie.

    Il getto d’acqua calda lungo il collo e la schiena è sempre una sensazione piacevole… mi distende i muscoli e mi rilassa completamente. È sabato e non ho programmi particolari per la giornata a parte il pranzo con Erika, ma visto il bel tempo, prima posso improvvisare una corsa al mare. L’inverno finalmente si sta allontanando e la primavera arriva lenta, perciò Rimini è ancora vivibile e difficilmente incontrerò famiglie, bambini e coppiette innamorate sul bagnasciuga.

    Uscendo dalla doccia vedo il letto vuoto e vado in camera. Mi guardo in giro, Ginevra non c’è, ma quello cos’è? Apro il biglietto che trovo appoggiato sul comò: «Buongiorno, io vado. Grazie per la bella serata. Ci si vede in giro».

    Hai capito la fanciulla? Questa non me la sarei mai aspettata!

    Cara Ginevra, mille punti in tuo favore. Odio i convenevoli dopo una notte di sesso… non c’è alcun bisogno di fingersi fidanzati e rimanere accoccolati nel letto, o magari fare addirittura colazione assieme. Ci si diverte e la cosa finisce lì, o forse no, posso concedere il bis o anche il tris, ma senza alcun tipo di programma, per carità. A me le storie serie non piacciono. Perché complicarsi la vita con un rapporto oppressivo che mi legherebbe?

    Vincolato, condizionato, costretto… assolutamente no. Non fa per me.

    Devo muovermi.

    Letto sfatto, ci penserò dopo. Bottiglia vuota di champagne dove l’abbiamo lasciata, idem.

    Pantaloni da jogging, una t-shirt bianca stretta che non fa mai male per mettere in risalto gli sforzi fatti in palestra, Mizuno ai piedi e auricolari dell’iPod nelle orecchie.

    Fuori.

    Erika 1

    Seduta al tavolino con la mia solita sigaretta accesa in una mano e il cellulare nell’altra scorro le email e fumo godendomi il tiepido sole e la leggera brezza che porta il profumo di salsedine fino a qui… questo aroma mi mancherà immensamente.

    «Buongiorno».

    Persa nei miei pensieri non mi sono nemmeno accorta che Loris è arrivato e si è fermato a guardarmi in piedi vicino al tavolo.

    «Ehi, scusami, stavo leggendo le email e non ti ho sentito». Mi alzo per dargli un bacio e lui mi appoggia la mano sul fianco aspettando che le mie labbra gli sfiorino la pelle della guancia. Profuma di buono ed è liscio. Probabilmente si è appena rasato.

    Ci sediamo e ci scambiamo un sorriso.

    Mi tolgo gli occhiali da sole per guardare meglio negli occhi il mio amico. «Tutto ok?»

    Non mi sembra rilassato come ieri sera.

    Loris fa cenno di sì con la testa e si passa una mano tra i capelli. «Ma dimmi di te invece. Che succede? Sei raggiante e anche mentre mi parlavi al telefono sentivo che sorridevi».

    Evviva, finalmente se n’è accorto. Non vedevo l’ora di dirglielo, ma proprio mentre inizio a raccontare arriva il cameriere per prendere le ordinazioni. Che tempismo!

    Un po’ delusa mi blocco e inizio nervosamente a giocherellare con l’accendino appoggiato sul tavolo. «Per me un’insalata e un’acqua frizzante».

    Loris ordina un sandwich e una birra. «Allora?» mi incalza non appena il ragazzo se ne va.

    «Allora stamattina ho ricevuto una chiamata da Roma: la sede dell’ufficio stampa per cui lavoro mi ha confermato che vuole che li raggiunga per occuparmi della Presidenza del Consiglio. Ti rendi conto? Il sogno della mia vita che si sta avverando!»

    Smetto di parlare che non ho quasi più fiato per l’entusiasmo e l’agitazione, ma so benissimo che Loris odia la politica e che ha seguito a malapena le elezioni che si sono da poco svolte, però sono altrettanto sicura che sarà felice per me. Sa quanto desidero questo ruolo.

    Mi sembra quasi di vedere un attimo di esitazione nella sua risposta, ma poi sorride.

    «Grandissima!» mi dice sbattendo le mani l’una contro l’altra in un unico applauso «Non ci posso credere, sono davvero felice per te. Hai visto che tutti i sacrifici che hai fatto per il cretino che segui ora sono valsi a qualcosa?»

    Meno male che c’è lui a sostenermi. Quante volte sono stata sul punto di mollare tutto per l’ennesimo capriccio del politico di turno? E anche adesso, nonostante l’immensa felicità, un po’ di paura ce l’ho. E se non fossi all’altezza?

    Scuoto la testa e tranquillizzandomi mi lascio andare a un sorriso. «Ma ti rendi conto? Di tutto il team hanno scelto proprio me! Ho una settimana di tempo per organizzarmi con il trasloco, perché lunedì prossimo mi aspettano in ufficio per la prima riunione operativa».

    «Quindi la mia amica se ne va? Voglio dire, dovrai stabilirti a Roma, giusto?»

    Tasto dolente. Sapevo che ci saremmo arrivati, ma fa male affrontare questo argomento.

    «È così: l’ufficio stampa mette a mia disposizione un appartamento di proprietà dello studio. Posso decidere di declinare l’offerta per trovare un’abitazione autonomamente, tuttavia i tempi sono troppo stretti e quindi almeno per il primo periodo preferisco sfruttare questa possibilità, poi valuterò».

    Silenzio.

    Appena il cameriere posa sul tavolo il nostro pranzo mi allungo in avanti per prendere la mano di Loris. «Verrai a trovarmi, vero? Appena mi sarò sistemata potresti venire da me un weekend per festeggiare il mio nuovo incarico. Facciamo festa grande, solo noi due… cena, vino e poi tiriamo mattina girando tutta Roma».

    Loris mi stringe la mano facendomi l’occhiolino. «Certo che sì, non vedo l’ora di raggiungerti… e anche di conoscere le tue nuove colleghe!»

    Eccolo il mio migliore amico.

    Ridendo con lui riesco ad allontanare temporaneamente quella scia di tristezza che la bella notizia porta con sé perché entrambi in fondo sappiamo che tra di noi cambierà tutto. Non tanto per il fatto che ci vedremo meno spesso, ma anche sentirsi sarà complicato con i miei futuri impegni lavorativi.

    Finito di pranzare abbraccio forte Loris e quasi mi sembra che fatichi a lasciarmi andare, o forse sono io a dilungarmi un po’ troppo fra le sue braccia.

    Mi impongo di staccarmi e lo saluto. Devo tornare a casa per iniziare a inscatolare le mie cose in vista della partenza.

    Loris 1

    Erika.

    Erika è bionda, ha i capelli lunghi e gli occhi scuri, è la mia migliore amica ed è una stronza. Roma. Che diavolo. Ovvio che son contento per lei ma… e io?

    Grandissima!, le ho detto davvero così? Tanto valeva darle un cinque e dire Yo, bro!

    Spero non si sia accorta che quando una cosa non mi va proprio a genio tendo a sollevare l’angolo destro della bocca in una specie di sorriso che in realtà proprio non vorrei fare. Tra una settimana. Tutta quest’urgenza altrimenti il governo cade, il ministro inciampa e l’auto blu del capo si buca? Idioti.

    Dovrebbe essere qui il suo negozio. Quanto ho camminato?

    Obiettivo: individuare negozio di ottica fra Corso d’Augusto e Piazza Tre Martiri. Eccolo.

    Modalità radar Off.

    Questa cosa mi mette un po’ a disagio. Non sono proprio il tipo che cerca le proprie conquiste il giorno seguente. Nemmeno nei giorni seguenti. Non mi è mai nemmeno capitato, se è per questo, che una non si facesse sentire almeno con un messaggio o un commento o un like o insomma qualcosa, ecco! Le dirò che ero di passaggio e mi son fermato a salutarla. Devo pur farle sapere dove sarò per poterci incontrare casualmente stasera ore ventidue e trenta all’Irish Pub.

    Centonovantacinque euro per un paio di occhiali come questi in vetrina mi sembrano anche esagerati. Uno sguardo al telefono. Un altro alla vetrina. Ecco. Sgamato.

    Un istante per analizzare la situazione:

    - sta sorridendo: è contenta di vedermi o ha già capito che non sono qui per caso?

    - vestita in tenuta lavorativa è ancora più sexy! Camicia aderente abbottonata fino all’altezza del seno perché sa di avere un bel décolleté, tubino nero, vita stretta, tacco dodici (di meno non avrebbe senso chiamarlo tacco), caviglia fine. Non sbaglio un colpo.

    - pensa alla frase d’attacco: Hey spettacolo … mmm… poi tiro un pugno al juke-box e parte la canzone di Happy-Days. Idiota.

    «Buongiorno, posso esserle d’aiuto?» cinguetta lei in netto anticipo sui miei pensieri.

    «Ciao Ginevra, sì, mi hanno detto che in questo negozio avete tutti gli ultimi modelli, sia da vista che da sole, te t’ho vista da sola e mi chiedevo se…»

    ALT. Analizziamo la situazione:

    - sei un idiota.

    Ma che frase è? Oggi proprio non funziona. Erika mi offre il pranzo, tira una martellata distruggendo uno di quei due o tre punti fermi della mia vita e io perdo completamente originalità e brillantezza?

    Sciogliamo la situazione. Uno dei miei migliori sorrisi, mano fra i capelli volutamente spettinati per quel fascino alla Mickey Rourke prima che si schiantasse contro un autobus, e un leggero gesto di avvicinamento verso le mani per cercare un contatto.

    Belle mani. Stanotte mi ha graffiato la schiena tra l’altro. Non me lo ricordavo.

    La situazione si fa imbarazzante. Dovrebbe essere felice di vedermi, trovare un qualche spunto per parlare un po’ e ovviamente invitarmi nel retro del negozio.

    No. Non accade niente di tutto questo.

    Cerco un diversivo. Rotazione di qualche grado, guardo un po’ gli occhiali e prendo tempo. Lei dovrebbe smettere di fissarmi con quella supponenza. Non mi pare di averle fatto niente di che, o comunque tutte cose belle. Son stato educato, carino e penso di aver mantenuto il mio standard sessuale. Niente di eclatante, certo, ma non è nemmeno un buon motivo per trattarmi così.

    Specchio. La vedo riflessa. Appoggiata al bancone con le braccia conserte. Chiusura totale. Tanto vale salutarla e andare.

    Mi avvicino, le poggio una mano sul fianco e invece del solito bacio sulla guancia punto al collo. Un vampiro. Ma la sfioro appena e le faccio sentire il mio respiro vicino all’orecchio quel tanto che basta da scatenarle quel brivido lungo la schiena, ed ecco che… ecco che… niente. Immobile.

    «Ti ringrazio per essere passato a salutarmi, ma ora devo lavorare» mi dice appoggiando il palmo della sua mano sul mio petto e scansandomi delicatamente ma con decisione.

    Pensa a una risposta abbastanza menefreghista da lasciare comunque un certo margine…

    «Ok. Allora ci vediamo in giro dai»… mi stupisco della mia inaudita creatività.

    «Loris, da te proprio non me lo sarei aspettata. Sono stata bene stanotte, ma è stato tutto come ci siamo detti. Sesso. Entrambi avevamo voglia di divertirci e l’abbiamo fatto, ma la cosa è finita lì. Giusto?»

    Anche un po’ meno arrogante sarebbe stato comunque chiaro.

    «Perfetto gioia, sono pienamente d’accordo. Ma se dovessi aver voglia di rinfrescarti le idee, sai dove trovarmi».

    Adesso è meglio andare via.

    Maniglia della porta in mano e lei: «Loris, ascolta…»

    Ah ecco. Mi sembrava strano. Ego ristabilito in tre, due, uno.

    «Stanotte è stata sensazionale, ma non fa per me. Se decido di godermela senza alcun tipo di legami lo voglio fare al top, e non con un uomo che sembra stia seguendo un copione. Gioco al tuo stesso gioco, ma la notte scorsa io avrei potuto essere qualsiasi altra persona e tu ti saresti comportato nello stesso identico modo. Sai quello che piace alle donne e lo ripeti all’infinito. È vero che è solo sesso, ma io in quel momento pretendo di essere la cosa più importante del mondo per te, e non un corpo su cui replicare ciò

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