Elogio del paradosso
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Anteprima del libro
Elogio del paradosso - Giovanni Messina
Campanile
I benefici del progresso
di S.F., di professione ottimista
Si sente dire da più parti che solo una minoranza tragga effettivo beneficio dal progresso, mentre una percentuale consistente di persone ne subisce soprattutto gli effetti negativi. Si portano tabelle stando alle quali un terzo di tutta la ricchezza mondiale sarebbe concentrata nelle mani dell’1% della popolazione. Si arriva a sostenere che le comodità di alcuni aumentino i disagi di tanti altri, e da ciò si prende spunto per dire male del progresso. Questo è un modo ingannevole di porre la questione. Le cose non stanno affatto così. Il progresso ha effetti positivi per tutta l’umanità, anche per le fasce più povere e, almeno in potenza, tutti ne possono beneficiare.
Tanto per cominciare, i poveri ci sono sempre stati. Non sono certo comparsi con l’era moderna. In ogni epoca milioni e milioni di persone sono morte per fame. Il fatto che oggi siano di più va collegato allo spaventoso incremento demografico registrato negli ultimi decenni. Ma se si considera il loro numero in rapporto al totale, ci si rende conto che in percentuale sono diminuiti. In passato le carestie decimavano l’intera popolazione, mentre oggi sono non soltanto circoscritte ad alcune aree geografiche, ma addirittura prevedibili.
È sicuramente diverso essere povero nella nostra epoca ed esserlo stato tre o quattro secoli addietro. Chi, per esempio, è costretto a vivere degli scarti del ricco allora trovava ben poco nel bidone della spazzatura. Il commensale agiato si spolpava anche gli ossicini prima di sparecchiare, e il povero, secondo me, non andava nemmeno a rovistare nell’immondizia. Oggi, invece, il nullatenente che si aggira tra i rifiuti del dopocena in un quartiere di benestanti troverà ogni sorta di leccornie. Se quindi il progresso contribuisce a saziare il ricco, indirettamente giova al povero. E oggi il benessere ha toccato livelli così alti da saziare anche il cane del ricco. Non solo dunque il povero non deve più temere la concorrenza del cane, che essendo più vicino al padrone gli sottraeva un tempo anche gli ossicini, ma può beneficiare anche degli scarti del cane, bocconcini saporiti e di alto valore nutritivo.
Certo, la nostra società esige anche una buona dose di iniziativa individuale, occorre andarci a frugare nei cassonetti. Non si può certo pretendere che uno dopo cena faccia recapitare gli avanzi al povero che magari abita dall’altro capo della città.
Lo sviluppo tecnologico, inoltre, rende possibile intervenire in aiuto di quegli sfortunati che non potrebbero mai raggiungere la spazzatura del ricco. In questi casi, dopo averla raccolta, la si sistema in grandi cargo, e gliela si spedisce a domicilio. Un tempo gli abitanti di una remota regione colpita da carestia dovevano cavarsela da soli; oggi prodotti invenduti di qualsiasi tipo piovono loro, letteralmente, addosso, e se qualcuno muore è per abbondanza, perché il pacco che l’ha centrato era troppo pesante.
La società del benessere non soltanto garantisce in qualche modo la sussistenza, ma offre anche la possibilità di arricchirsi,