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Elogio del paradosso
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E-book47 pagine35 minuti

Elogio del paradosso

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Info su questo ebook

"Nel 1835 veniva pubblicato ad Agen un libro intitolato ”Napoleone non è mai esistito”. L’autore, Jean-Baptiste Pérès, un erudito bibliotecario, dimostrava come l’imperatore dei francesi non fosse mai comparso sulla faccia della terra. La sua storia, spedizione in Russia e Waterloo compresi, risultava essere nient’altro che la trasposizione di un mito solare.

Circa un secolo prima, il filosofo irlandese Berkeley era riuscito a fare di più. Riducendo la realtà a immagine del nostro spirito, aveva dimostrato la non esistenza del mondo intero. E tanto convincente dovette essere da ricavarne una nomina a vescovo e una cattedra all’università di Oxford. Va ricordato pure che l’immaterialità del pianeta non gli impedì di fondare una colonia nel nuovo continente sovvenzionata col lavoro degli schiavi delle piantagioni. Secondo questo autore, sono le conclusioni di Voltaire, diecimila uomini uccisi a colpi di cannone non sono nient’altro che diecimila impressioni del nostro spirito.

Sono questi due degli esempi più notevoli di paradossi che insieme agli arcinoti esempi di Zenone non hanno giovato alla reputazione del genere, trasformandolo col tempo in sinonimo di sofisma o stramberia.

Al tempo dei primi sofisti, tuttavia, il paradosso ha un connotato positivo, è abilità dialettica, capacità di convincere.

La sua cattiva fama prende piede quando si inoltra in campi come l’etica e la religione che per loro natura mal sopportano di essere sottoposte a indagine razionale. I libri di Protagora vengono bruciati nella pubblica piazza di Atene non perché l’autore si sia reso colpevole di ragionamenti paradossali, quanto piuttosto perché tali ragionamenti ha provato a estendere alla religione, affermando di non poter sostenere né che gli dei sono, né che non sono.

Nel momento in cui la ragione prende a occuparsi della divinità diventa fatalmente blasfema, così come nel momento in cui si occupa dell’autorità finisce col risultare irriverente."

Indice:

I benefici del progresso; L’elogio della monarchia assoluta; Contro lo stato sociale; In difesa del proibizionismo; A favore dell’eugenetica; Rilettura del nazismo; Il valore dell’ipocrisia

“Ho letto questo libretto (ma è tale solo per le dimensioni) con un piacere che è andato sempre aumentando man mano che andavo avanti nella lettura. Educativo, realista, cinico e divertente.” (recensione su internet)
LinguaItaliano
Data di uscita13 giu 2013
ISBN9788890826924
Elogio del paradosso

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    Anteprima del libro

    Elogio del paradosso - Giovanni Messina

    Campanile

    I benefici del progresso

    di S.F., di professione ottimista

    Si sente dire da più parti che solo una minoranza tragga effettivo beneficio dal progresso, mentre una percentuale consistente di persone ne subisce soprattutto gli effetti negativi. Si portano tabelle stando alle quali un terzo di tutta la ricchezza mondiale sarebbe concentrata nelle mani dell’1% della popolazione. Si arriva a sostenere che le comodità di alcuni aumentino i disagi di tanti altri, e da ciò si prende spunto per dire male del progresso. Questo è un modo ingannevole di porre la questione. Le cose non stanno affatto così. Il progresso ha effetti positivi per tutta l’umanità, anche per le fasce più povere e, almeno in potenza, tutti ne possono beneficiare.

    Tanto per cominciare, i poveri ci sono sempre stati. Non sono certo comparsi con l’era moderna. In ogni epoca milioni e milioni di persone sono morte per fame. Il fatto che oggi siano di più va collegato allo spaventoso incremento demografico registrato negli ultimi decenni. Ma se si considera il loro numero in rapporto al totale, ci si rende conto che in percentuale sono diminuiti. In passato le carestie decimavano l’intera popolazione, mentre oggi sono non soltanto circoscritte ad alcune aree geografiche, ma addirittura prevedibili.

    È sicuramente diverso essere povero nella nostra epoca ed esserlo stato tre o quattro secoli addietro. Chi, per esempio, è costretto a vivere degli scarti del ricco allora trovava ben poco nel bidone della spazzatura. Il commensale agiato si spolpava anche gli ossicini prima di sparecchiare, e il povero, secondo me, non andava nemmeno a rovistare nell’immondizia. Oggi, invece, il nullatenente che si aggira tra i rifiuti del dopocena in un quartiere di benestanti troverà ogni sorta di leccornie. Se quindi il progresso contribuisce a saziare il ricco, indirettamente giova al povero. E oggi il benessere ha toccato livelli così alti da saziare anche il cane del ricco. Non solo dunque il povero non deve più temere la concorrenza del cane, che essendo più vicino al padrone gli sottraeva un tempo anche gli ossicini, ma può beneficiare anche degli scarti del cane, bocconcini saporiti e di alto valore nutritivo.

    Certo, la nostra società esige anche una buona dose di iniziativa individuale, occorre andarci a frugare nei cassonetti. Non si può certo pretendere che uno dopo cena faccia recapitare gli avanzi al povero che magari abita dall’altro capo della città.

    Lo sviluppo tecnologico, inoltre, rende possibile intervenire in aiuto di quegli sfortunati che non potrebbero mai raggiungere la spazzatura del ricco. In questi casi, dopo averla raccolta, la si sistema in grandi cargo, e gliela si spedisce a domicilio. Un tempo gli abitanti di una remota regione colpita da carestia dovevano cavarsela da soli; oggi prodotti invenduti di qualsiasi tipo piovono loro, letteralmente, addosso, e se qualcuno muore è per abbondanza, perché il pacco che l’ha centrato era troppo pesante.

    La società del benessere non soltanto garantisce in qualche modo la sussistenza, ma offre anche la possibilità di arricchirsi,

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