Abolire il suffragio universale
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Che la democrazia non stia vivendo la sua età dell’oro è sotto gli occhi di tutti. Anzi, la sensazione è che si proceda verso un inesorabile declino. Non si vota più per il migliore, ma per il meno peggio, e sempre più spesso il meno peggio è tanto simile al peggio che si fa pure fatica a distinguerlo.
Questo pamphlet vuole mettere in discussione la democraticità e l’efficacia del suffragio universale, evidenziando l’equivoco che ne è alla base e i paradossi che ne derivano, soffermandosi sugli argomenti portati in sua difesa e contro di esso e provando a rispondere ad alcune inevitabili domande: quanto sia ragionevole affidarsi al volere della maggioranza; se questa democrazia possa ancora essere garanzia di libertà; quanto la sovranità popolare sia sostanziale oltre che formale; ecc.
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Anteprima del libro
Abolire il suffragio universale - Giovanni Messina
un’oligarchia
Premessa
Un famoso film degli anni ’70, Oltre il giardino, si chiude con Peter Sellers, che interpreta un idiota, destinato ormai a diventare presidente degli Stati Uniti. La cosa potrebbe a prima vista apparire inverosimile, ma fino a qualche anno fa sarebbe apparso inverosimile anche un presidente che fa pubblicità a una marca produttrice di fagioli in scatola sul tavolo dello Studio Ovale. Eppure è successo.
Che la democrazia non stia vivendo la sua età dell’oro è sotto gli occhi di tutti. Anzi, la sensazione è che proceda verso un inesorabile declino.
Questo pamphlet vuole mettere in discussione la reale democraticità e l’efficacia del suffragio universale, evidenziando l’equivoco che ne è alla base e i paradossi che ne derivano, soffermandosi sugli argomenti portati in sua difesa e contro di esso e provando a rispondere ad alcune inevitabili domande: quanto sia ragionevole affidarsi al volere della maggioranza; se questa democrazia possa ancora essere garanzia di libertà; quanto la sovranità popolare sia sostanziale oltre che formale; ecc.
Il tabù del suffragio universale
Si può criticare il suffragio universale? Sulla carta, sì, si può. Nei fatti, la risposta non è così netta.
Parliamo del pilastro fondamentale dell’organizzazione politica della società occidentale. Anche se non è vietato metterlo in discussione, è comunque una sorta di tabù. Significa porsi al limite di quello che si usa chiamare il civile dibattito, in quella variegata zona di confine popolata da teorie più o meno strampalate e da personaggi più o meno eccentrici. Non nella migliore compagnia, insomma.
Proprio come succede con un tabù la questione sembra esulare dal dominio della razionalità. Quando qualcuno critica il suffragio universale, infatti, le sue argomentazioni passano in secondo piano. Quasi non vi si presta attenzione, non si entra nel merito delle tesi sostenute, perché il fatto stesso di criticare l’elemento costitutivo del nostro consorzio civile risulta talmente inconcepibile da far escludere a priori che possano esistere argomentazioni sufficientemente valide da renderlo giustificabile.
Si viene immediatamente bollati come antidemocratici, additati più o meno come si sarebbe fatto nel medioevo con gli eretici. Fortunatamente senza le spiacevoli conseguenze cui andavano incontro questi ultimi.
Nella migliore delle ipotesi, una critica del suffragio universale la si prende per una provocazione. Oppure per la boutade di qualche buontempone. O per scontati paradossi da sofista della domenica. Insomma, se va bene, una critica al suffragio universale non viene presa sul serio.
Il principio che sta a monte di questo moderno tabù è che decidere tutti insieme sia più giusto rispetto a quando a decidere sono in pochi o uno soltanto, il che in astratto è vero, rimandando al sacrosanto principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Tutti sono uguali di fronte alla legge; tutti, dunque, hanno il medesimo diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la collettività. Criticare il suffragio universale equivarrebbe, per conseguenza, a negare quel principio di uguaglianza su cui si fondano le società moderne.
Questo è il ragionamento che comunemente si fa. In apparenza lineare, ma in realtà basato su un presupposto fallace, che cioè uguaglianza ed esercizio del voto siano due categorie che collimano. Se c’è uguaglianza, significa che tutti i cittadini possono votare; se tutti i cittadini votano, significa che sono uguali. Basta però rifletterci un attimo per rendersi conto che non è così.
L’uguaglianza è, per così dire, inerente alla sostanza dell’essere uomo: tutti gli uomini sono uguali a prescindere dalle loro caratteristiche. L’esercizio del voto attiene invece a un suo accidente, presuppone cioè uno specifico percorso di apprendimento, dato che implica la capacità di discernere tra idee e proposte diverse. Se così non fosse voterebbe anche un bambino di dieci anni. Se si attende che abbia diciotto anni, è perché si suppone che col raggiungimento della maggiore età si sia compiuto quel processo di maturazione che consenta di effettuare scelte ragionevoli. Il punto è che questo processo spesso non si compie nemmeno a trenta o a sessant’anni.
Muovere delle critiche al suffragio universale e negare l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, quindi, non sono due facce della stessa medaglia, come sovente si è portati a credere, ma appartengono a due sfere ben distinte. Criticare il suffragio universale significa solo affermare che non tutti hanno competenze sufficienti per decidere in maniera ponderata sulla validità e sulla realizzabilità di una proposta elettorale, e che in mancanza di tali competenze, con le loro scelte possono nuocere ai destini comuni, senza con ciò per nulla inficiare l’uguaglianza tra chi ha competenze e chi non ce le ha.
Un medico e un pilota di aerei, per esempio, hanno acquisito competenze diverse. Sono uguali di fronte alla legge e godono dei medesimi diritti, in quanto uomini, ma uno ha la competenza per diagnosticare malattie, quindi per prendere decisioni sulla terapia che il paziente dovrà seguire, mentre l’altro per pilotare aerei, quindi ha la facoltà di prendere decisioni circa la rotta e le modalità di volo che reputa migliori per portare i passeggeri a destinazione.
L’uguaglianza dei cittadini si esprime nell’essere considerati uguali davanti alla legge, nelle pari opportunità, nella tutela della libertà individuale e di tutti gli altri diritti inerenti alla persona.
Il diritto di voto non c’entra nulla con