Curarsi con Erbe e Piante medicinali: Insegna a curare ogni malattia o disturbo e a preparare medicine in famiglia
Di Alberto Fidi
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Anteprima del libro
Curarsi con Erbe e Piante medicinali - Alberto Fidi
Alberto Fidi
Curarsi con Erbe e Piante medicinali
Insegna a curare ogni malattia o disturbo e a preparare medicine in famiglia
Cenni descrittivi - Proprietà medicamentose preparazioni e prescrizioni con speciale riguardo al loro impiego nella pratica familiare e nelle varie malattie
Prima edizione 1988 Fratelli Melita Editori - La Spezia
Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis
Indice
Capitolo preliminare
I. — Raccolta delle piante.
II. — Conservazione delle piante.
III. — Preparazioni.
IV. — Principali forme dei medicamenti.
V. — Significato di alcuni termini medici.
VI. — Significato di alcuni termini botanici.
Erbe e piante medicinali
A
Abete rosso o Falso abete
Abete vero
Abrotano
Acacia gommifera
Acanto
Acetosella
Aconito
Actea
Adonide
Agar agar
Agave
Aglio
Agrifoglio
Agrimonia
Alchimilla
Aletris farinosa
Alloro
Aloe
Altea
Amamelide
Anagallide
Andira
Anemone dei boschi
Aneto
Angostura
Anice
Anonide o Ononide
Appio riso o Ranuncolo di palude
Arancio
Arcangelica
Areca
Argentina
Aristolochia
Arnica
Aro
Artemisia
Artemisia cinese
Asparago
Assenzio
Avena
Avorniello
B
Baccaro o Asaro o Erba renella
Bardana
Basilico
Beccabunga
Belladonna
Benzoino
Berbero
Bergamotto
Betonica
Betulla
Biancospino
Bistorta o Serpentina
Boldo
Borrana o Borragine
Borsapastore
Bosso
Braiera
Brionia
Bromo
Brunella
Bucco
Buglossa
C
Cacao
Caffé
Cajeput
Calamo aromatico
Calcatreppolo
Calendula campestre
Camedrio o Querciola
Camomilla
Canapa
Canapa acquatica
Canna di palude
Canna rigata
Cannella
Capelvenere
Caprifoglio
Capsico
Caragheen o Musco d’Irlanda
Carciofo
Cardamomo
Cardo dei lanaioli
Cardo mariano
Cardo santo
Carice
Cariofillata o Ambretta
Carlina
Carota
Carpino
Cassia
Cassia cava
Castagno
Castagno d’India o Ippocastano
Castagnola
Catapuzia
Catecu
Cavolaccio
Cavolo
Celidonia
Centaurea minore o Biondella
Cerfoglio
Chenopodio
Chenopodio antelmintico
Chichingero
Chimafilla
China
Chiretta
Ciclamino
Cicoria o Radicchio
Cicuta maggiore
Cicuta rossa
Ciliegio
Cimifuga
Cinoglosso
Cinquefoglio
Cipolla
Cipresso
Coca
Coclearia
Cocomero asinino
Coda di cavallo o Setolone
Coda di leone
Cola
Colchico
Colombo
Coloquintide
Concordia
Condurango
Consolida maggiore
Convallaria o Mughetto
Convolvulo purgativo
Copaifera
Coptide
Corallina di corsica
Corbezzolo
Coriandolo
Cotogno
Cotone
Crescione
Crotontiglio
Cubebe
Cuminella
Cumino dei prati
D
Damiana
Dattoliere
Digitale
Dittamo
Dulcamara
E
Edera terrestre
Eliantemo
Eliotropio peruviano
Ellera o Edera
Eluteria
Enula
Epimedio
Epitimo
Erba aglio
Erba aloisia
Erba brusca
Erba calenzola
Erba cipressina
Erba cornacchia
Erba di San Pietro
Erba fragolina
Erba fumaria
Erba gattaria
Erba nocca
Erba peperina
Erba rena
Erba rugginina
Erba storna
Erba tortora
Erba vescicaria
Erniaria
Erodio moscato o Erba muschio
Eucalipto
Eufrasia
Eugenia aromatica
Evonimo
Fabiana
Faggio
Farfaraccio
Farfaro
Farnia o Eschio
Fava
Fava S. Ignazio
Felce dolce o Polipodio
Felce maschio
Fellandrio o Finocchio acquatico
Ferula
Fiammola
Ficaria
Fico
Fieno greco
Filipendola
Finocchiella
Finocchio
Finocchio porcino
Fiorrancio
Fiordaliso
Fisiostigma
Fitolacca
Fragola
Frangula
Frassino comune
Frassino orniello
Frumento
Fumaria
Fungo del larice o Agarico bianco
Fusaggine
G
Gaggia o Falsa acacia
Galanga
Galega
Garcinia
Gelsemio
Genziana
Genzianella
Giglio
Ginepro
Ginestra
Girasole
Giuggiolo
Giusquiamo
Gramigna
Granoturco
Graziola
Grindelia
Guaiaco
Guaranà
I
Idraste
Ioimbe
Ipecacuana
Ipomea
Iride o Giaggiolo
Issopo
J
Jambul
K
Kava
L
Lamio
Lampone
Lapazio
Lappio
Larice
Lattuga
Lauro canfora
Lauro ceraso
Lavanda o Spigo
Lentisco
Lichene islandico
Licopodio
Ligustro
Limone
Linaiola
Lino
Lino catartico
Liquirizia
Lobelia
Loglio
Lupino
Luppolo
M
Maggiorana
Malva comune
Malvarosa
Mandorlo
Mandragora
Margheritina
Marrobio o Erba apiola
Marrobio fetido
Matico
Melia
Meliloto o Erba vetturina
Melissa o Cedronella
Melo
Melograno
Meloncello
Menta
Mercorella
Mezereo o Fior di stecco
Migliarino
Millefoglie
Miristica odorosa
Mirra
Mirtillo
Mirto o Mortella
Morine
Mostardina
Muira puama
N
Narciso silvestre
Nespolo
Nocciulo
Noce
Noce vomica
O
Oleandro
Olivo
Olmaria
Olmo
Ontano
Origano
Ortica
Orzo
P
Pado
Pan di cuculo o Giglio militare
Papaia
Papavero selvatico o Rosolaccio
Paracoto
Pareira brava
Parietaria
Parnassia
Passiflora incarnata
Patata
Pelosetta o Orecchio di topo
Peonia
Pepe
Persicaria
Pervinca
Pesco
Piantaggine
Piantaggine d’acqua o Mestolaccia
Pigamo
Pilatro
Pilocarpo
Pimpinella
Pinguicola
Pino selvatico o Pino di Scozia
Pioppo nero o Albaro
Piretro
Piscidia
Podagraria o Piccola angelica
Podofillo
Poligala amara
Poligala senega
Polmonaria
Porro
Prezzemolo
Primula
Prugnolo
Pruno virginiano
Pugnitopo
Pulsatilla
Q
Quassia
Quebraco
Quercia
Quercia marina
Quercia tintoria
Quillaia
R
Rabarbaro
Rafano o Cren
Ramerino di palude
Ramno purshiana
Ratania
Reseda
Rhus aromatica
Ribes nero
Ricino
Riso
Rizzomolo
Romice
Rosa Rosa di macchiaRosa pallida - Rosa rossa
Rosa di Natale o Elleboro
Rosa di rocca
Rosmarino
Rosolida
Rottlera
Rovo
Rucola
Ruta
S
Sabina
Salcerella o Salicaria
Salice nero
Salice rosso
Salsapariglia
Salvastrella
Salvia
Sambuco
Sandalo
Sanguinaria
Santolina
Santoreggia
Saponaria
Sassofrasso
Scammonea
Scilla o Cipolla marina
Scilla dei contadini
Scolopendrio
Sconcordia
Scorzonera
Sedano
Sedano di montagna
Segale cornuta
Semprevivo
Senape bianca
Senape nera
Sena provenzale
Senecio o Calderagia
Serpentaria virginiana
Serpillo
Sigillo di salomone o Poligonato
Simaruba
Siringa o Serenella
Solatro
Soldanella
Spigelia
Spino cervino
Stafisagria
Stellina
Stillingia
Stoppioni
Stramonio
Strofanto
Succisa
Susino
T
Tabacco
Tamarindo
Tamaro o Brionia nera
Tamerice
Tanaceto
Tapsia
Tarassaco o Dente di leone
Tasso
Tasso barbasso
Tè
Terebinto
Thuia
Tiglio
Timo
Toluifera balsamo
Toluifera di Pereira
Tormentilla
Tragoselino
Trientale
Trifoglio fibrino
U
Uva ursina
V
Valeriana
Vaniglia
Veratro bianco
Veratro nero
Veratro sabadiglia
Veratro verde
Verbena
Verga d’oro
Veronica
Viburnio
Viburno
Vilucchio
Vilucchio bianco
Vincetossico
Violacciocca
Viola del pensiero
Viola mammola
Viorna
Vischio
Vite
Vite d’orso
Vulneraria
X
Xantoxilo o Clava di Ercole
Z
Zafferano
Zedoaria
Zenzero
Zucca
Indice Terapeutico per malattie e sintomi
Capitolo preliminare
I. — Raccolta delle piante.
Le annate più favorevoli alla raccolta delle piante medicinali sono quelle in cui non ha piovuto troppo.
Gli anni di siccità sono ottimi per le piante aromatiche, quali il timo, il ginepro, l’angelica, l’anice, la menta, il pepe e simili.
Le piante vivaci vanno raccolte nei primi giorni d’aprile e le loro radici invece ai principi dell’ottobre, epoca in cui sono completamente sature dei principi essenziali che ne costituiscono la virtù.
Le piante vanno raccolte per lo più nel momento in cui le loro gemme cominciano a schiudere e prima che il fiore sia completamente aperto. Tale regola non è però assoluta e certe piante acquose, come la malva, la bismalva, la parietaria, la lattuga, ecc., non sono sature dei loro principi attivi che prima della crescita degli steli.
Le piante di cui la virtù curativa è racchiusa nei frutti o nelle bacche, vanno raccolte quando la maturità è completa.
Certe piante non producono che fiori minuscoli o embrionarii (tali ad esempio le capillari e la scolopendra) e i principi attivi ne sono raccolti nella lanuggine che ne riveste le foglie all’epoca della piena maturanza.
Le sementi vanno raccolte ben mature; le radici allorchè gli steli della pianta cominciano ad avvizzire.
La raccolta delle piante acquose va fatta un po’ avanti la levata del sole. La raccolta di tutte le altre piante invece è consigliabile sia fatta poco dopo il sorgere del sole, in modo che la rugiada che le impregnava risulti evaporata.
La raccolta va sempre effettuata con tempo calmo e sereno.
II. — Conservazione delle piante.
Le piante, durante la loro crescita, s’impregnano d’una linfa viscosa che fa parte integrante della loro costituzione e d’un umore acquoso e insipido che occorre separare dalla loro sostanza, essendo di ostacolo alla conservazione della pianta.
Il processo conservativo deve quindi proporsi la disseccazione della pianta, sia a mezzo del calore solare, che di quello delle stufe, del bagnomaria e dei forni. Tali mezzi possono essere impiegati separatamente, o anche successivamente per una stessa pianta.
Per dare un esempio, dovendo conservare la cicoria selvatica, che contiene una quantità media di umore acquoso, la si monda delle foglie morte, si distende su un graticcio di vimini ricoperto di carta assorbente e si espone al sole o in forno riscaldato a circa 40 gradi. Quando la pianta è ben secca, vale a dire quando toccandola si polverizza, si ripone in luogo asciutto e adatto, in modo che le foglie e gli steli non sieno ammucchiati l’uno sull’altro.
Per le piante aromatiche è preferibile l’esposizione al calore solare e non è consigliabile la disseccazione a bagno maria.
Certe piante, invece, quali le crocifere e le antiscorbutiche, vanno, adoperate appena raccolte, giacche le virtù ne risiedono nei succhi e nei sali volatili di cui sono impregnate, sali che il calore disperderebbe.
I frutti, le bacche, le sementi, i noccioli e gli acini da conservare vanno raccolti prima della completa maturanza, a differenza di quelli che vengono impiegati freschi che debbono essere raccolti nella piena maturanza. Per conservarli, dopo averli ben nettati, si espongono al calore del forno per un quarto di ora, indi all’aria o al sole, poi ancora a un calore moderato sino a completo disseccamento, badando a tenerli separati gli uni dagli altri a mezzo di strati di carta assorbente.
Le sementi oleose emulsive, quali quelle del lino, del mandorlo, del limone, dell’anice, del finocchio, forniscono olio per pressione, dopo essere state seccate al sole in autunno, o a bagno maria, e averle sbucciate.
Le sementi farinose, come quelle della segale, dell’avena, dell’orzo, delle fave, dei lupini, vanno invece disciolte in acqua bollente.
La maggior parte dei fiori deve essere adoperata quando sono freschi, giacché essi perdono l’odore disseccandosi. Tuttavia nelle labiacee le foglie sono altrettanto odorose quanto i fiori e forniscono un’eguale quantità di olio essenziale per distillazione. Alcuni fiori, al contrario, quali la rosa e il garofano rosso, acquistano maggiore fragranza disseccandosi.
I fiori, salvo rare eccezioni, vanno raccolti un poco prima del loro completo sboccio. Essi si disseccano e si conservano in modo analogo a quello usato per le foglie e per le erbe, con l’avvertenza che è preferibile lasciare loro il calice.
Per conservare le radici, è necessario anzitutto lavarle in acqua fresca, indi si tagliano a pezzi e si mettono a seccare nel forno. Si ripongono poi in recipienti ben tappati.
Certe radici, come quelle della bismalva e del nenufar, non possono essere conservate a lungo.
La radice di angelica si conserva più a lungo, se colta in autunno.
I legni, che si raccolgono dopo la caduta delle foglie, vanno tagliati a pezzi, dopo averne tolto l’alburno e la corteccia per lo più, e seccati al sole. Solo i legni resinosi si conservano a lungo.
Le cortecce si seccano e si conservano come i legni, dopo averle ben nettate.
Un mezzo per conservare sbrigativamente le erbe e le piante consiste nell’ammucchiarle in grandi recipienti di creta, pressandole sinché il vaso non sia riempito sino all’orlo. Si tappa poi il recipiente con un sughero spalmato di cera fusa nella sua parte inferiore e coperto esternamente, dopo averlo applicato, con pece fusa. In tal modo le piante si conservano assai a lungo, senza perdere né le loro virtù né il loro profumo e aroma. Si potrà anche mettere in fondo al vaso un pizzico di nitro greggio.
III. — Preparazioni.
Per estrarre dalle piante i principi attivi medicamentosi si ricorre ad operazioni più o meno complicate, quali la decozione, l’infusione, la macerazione, la distillazione, la spremitura.
INFUSIONE. — Questa operazione, al pari della decozione, ha lo scopo di sciogliere in un mezzo appropriato allo scopo che ci si prefigge i principi attivi di una data pianta.
Si pestano prima bene e si sminuzzano le piante da adoperare, poi ci si versa sopra acqua bollente, si copre il recipiente e si lascia riposare per un quarto d’ora circa.
Il liquido va poi colato e, occorrendo, filtrato, attraverso un po’ d’ovatta o un pannolino.
In linea generica, gl’infusi di piante molto attive si fanno nella proporzione di 1 parte di pianta per 100 parti di acqua. Quelli di piante meno attive nella proporzione del 3 al 5 per 100.
L’infusione si fa anche in vino, aceto, o alcool.
DECOZIONE. — Per la decozione si mette la pianta nell’acqua fredda e si fa bollire a lungo, trattandosi per lo più di estrarre i principi attivi da materiali di natura compatta. Trattandosi di legni, occorrerà prima pestarli e anche rasparli e lasciarli a macero per circa 12 ore.
Le piante aromatiche, di cui la virtù principale risiede nel principio volatile che l’ebollizione disperderebbe, vanno sempre adoperate per infusione e non per decozione.
Le decozioni si fanno generalmente in acqua e nella proporzione di 2 a 5 parti per 100 parti di acqua.
MACERAZIONE. — Si compie a freddo, immergendo in un liquido, acqua, aceto, o alcool, da varie ore a più giorni, le piante da cui si vogliono estrarre i principi medicamentosi.
TINTURE o ALCOOLATI. — Si approntano per macerazione in alcool, dopo avere ridotto in polvere la pianta, sia in vaso chiuso alla temperatura di circa 40 gradi, che a freddo. L’operazione si compie in due volte; prima con la metà dell’alcool che si impiega, successivamente con l’altra metà, protraendo ciascuna delle due macerazioni per 4 o 5 giorni. Indi si spreme il residuo, si riuniscono i due liquidi che sono stati tenuti separati e si filtrano.
Le tinture delle sostanze poco attive si fanno nella proporzione di 1 a 5 con alcool di gradazione da 60 a 80 e più gradi, secondo la natura della sostanza.
Le tinture delle sostanze attivissime si preparano nella proporzione di 1 a 10 con alcool di 70 gradi.
IDROLATI, o ACQUE DISTILLATE. — Si preparano facendo passare una corrente di vapore d’acqua attraverso la pianta o la sostanza da cui si debbono estrarre i principi volatili e non scaldando la droga direttamente nell’acqua.
Le piante fresche si contundono e si distillano; quelle secche si fanno macerare prima in acqua per 24 ore.
Le acque distillate si alterano facilmente se conservate a lungo.
SPREMITURA. — Con la spremitura si estrae dalla pianta il suo succo, vale a dire la sua parte liquida composta di diverse sostanze, quali i sali, gli olii, le gomme, le resine, il latice, ecc.
Per estrarre tali sostanze, si raccoglie la pianta quando è fresca, si lava, si asciuga, si taglia a pezzi e si pesta in un mortaio di pietra. Si raccoglie poi la materia schiacciata in un sacchetto di tela e se ne estrae il succo a mezzo di un torchietto. Il succo in seguito va chiarificato e all’uopo si immerge il recipiente di vetro in cui è stato raccolto in acqua quasi bollente, tenendovelo più o meno a lungo secondo il bisogno. Quando poi sarà raffreddato, si filtra.
Alcuni succhi, come quelli di cetriolo, di ciliegia, di limone, di sedano, di ribes, si chiarificano di per sé stessi e basta riporli in bottiglia e lasciarli riposare prima di filtrarli.
Certe piante, quali la buglossa, la cicoria, la borrana, dal succo denso e mucillaginoso, male si prestano all’operazione. Bisogna quindi, nel pestarle, inumidirle con acqua e lasciarle macerare qualche ora prima della spremitura.
Le radici, generalmente viscose, vanno prima grattugiate.
I succhi così estratti vanno messi in bottiglia. Si versa sopra un po’ d’olio, si tappa ermeticamente e si ripone in luogo fresco.
Per ricavare da tali succhi i sali, occorre farli evaporare sino a consistenza sciropposa. Si tiene poi al fresco e ben riparato dalla polvere lo sciroppo ottenuto e in capo a 15 o 30 giorni si formeranno alla sua superficie alcuni cristalli, che debbono essere conservati in vasi ben chiusi.
Dalle sementi infine si estraggono per fermentazione, per distillazione o per spremitura, olio, sali volatili e spirito.
IV. — Principali forme dei medicamenti.
POLVERI. — Si distinguono, in relazione al loro grado di finezza, in: sottilissime, sottili e grosse.
Sono sottilissime quelle che si ottengono passandole attraverso uno staccio che abbia 1600 forellini quadrati per centimetro quadrato. Tali sono, per non parlare che di quelle vegetali, le polveri di aconito, altea, belladonna, cannella, china, ipecacuana, liquirizia, noce vomica, rabarbaro.
Sono sottili quelle che si ottengono dall’impiego di uno staccio che abbia 900 forellini quadrati per centimetro quadrato e in esse si debbono comprendere tutte quelle polveri che non sono comprese tra le sottilissime e le grosse.
Sono grosse quelle che si ottengono dall’impiego di uno staccio con 100 forellini quadrati per centimetro quadrato, come quelle dei semi di lino, della senape, del veratro sabadiglia.
CACHETS. — Sono gli involucri di ostia dentro cui si mette la polvere medicinale.
PILLOLE. — Sono sostanze medicamentose polverizzate e amalgamate con acconcie sostanze eccipienti. Si aggiunge qualche goccia di glicerina per impedire che si essicchino troppo e si cospargono di licopodio. Nel caso che occorra proteggerle dall’aria, le pillole vengono immerse in una soluzione di balsamo di Tolù e si lasciano seccare.
Quelle pillole che non debbono sciogliersi nello stomaco, ma nell’intestino, vengono infine cheratinizzate, ricoprendole prima di burro di cacao, arrotolandole nella polvere di grafite e immergendole in una soluzione di cheratina, che è la sostanza fondamentale del tessuto corneo. Secondo la natura del farmaco, s’impiega la soluzione di cheratina nell’ammoniaca, o nell’acido acetico glaciale. L’immersione nella cheratina si ripete sino a ottenere uno strato protettivo sufficiente, indi si lascia asciugare.
Oltre la cheratina, si può impiegare allo stesso scopo la gelatina trattata con aldeide formica.
GRANULI. — Sono pillole minuscole, che si impiegano per somministrare farmaci molto attivi. Il farmaco si amalgama con zucchero di canna o lattosio, s’impasta poi con gomma adragante o gomma arabica e infine si ricoprono i granuli di uno strato di zucchero o di zucchero e amido.
BOLI. — Non sono altro che pillole voluminose, necessarie per la somministrazione di sostanze di cattivo sapore in quantità rilevanti.
PASTIGLIE. — Si preparano impastando il farmaco con sciroppo, o mucillaggine di gomma arabica o gomma adragante, e dando loro la forma voluta, del peso di un grammo circa, a mezzo di uno stampo circolare o ellittico.
Oppure a mezzo compressione a secco del farmaco finemente polverizzato dentro apposite forme.
TAVOLETTE DI GELATINA. — Si scioglie la gelatina in acqua distillata addizionata di glicerina, si aggiunge il farmaco e si lascia essiccare sopra una lastra di vetro suddivisa in quadratini, in modo che a ogni quadratino corrisponda una determinata dose del farmaco. Per lo più si preparano in tal modo quelle sostanze che sono attive in piccoli quantitativi col vantaggio di potersi conservare bene e di essere pratiche per viaggio o campagna.
SUPPOSITORI. — Sono preparazioni a forma di cono e a base di burro di cacao, che contengono sostanze medicamentose destinate a essere introdotte nel retto o nella vagina.
DISCHI OFTALMICI. — Sono dischi di gelatina, di circa 16 millimetri quadrati, contenenti farmaci adatti per le cure delle malattie degli occhi.
POMATE E UNGUENTI. — Sono farmaci incorporati con sostanze grasse da adoperarsi per uso esterno. Le sostanze più usate sono il grasso di maiale, la lanolina e la vaselina. Il grasso di maiale, a evitare l’irrancidimento, si addiziona per il solito con benzoino in polvere.
LINIMENTI. — Offrono un consistenza intermedia tra gli unguenti e gli olii grassi e sono mescolanze di olii grassi e saponi.
ESTRATTI. — Con riferimento ai solventi impiegati per la preparazione, gli estratti possono essere: acquosi, quando sono preparati con la pianta secca e acqua distillata; idroalcoolici, quando sono preparati con alcool diluito; alcoolici, quando sono preparati con alcool meno allungato; eterei, quando sono preparati con etere.
Con riferimento al grado di consistenza possono essere: molli, allorchè si fa evaporare la soluzione finché il residuo non bagna la carta senza colla; secchi, quando si fa evaporare la soluzione nel vuoto fino a ottenere una sostanza riducibile in polvere; fluidi, i quali per ogni grammo contengono 1 grammo di principi solubili della droga.
Gli estratti fluidi conservano inalterati i principi attivi a lungo, si prestano meglio alla rapida preparazione di tinture, infusi e simili e per conseguenza il loro impiego tende sempre più a generalizzarsi.
ELETTUARI. — Sono i miscugli di polveri, polpe, sciroppi, miele e simili, ridotti a consistenza di poltiglia a bagno maria.
SCIROPPI. — Si preparano con acqua distillata e zucchero, in modo che risultino limpidi e della densità di 1,32 a 15 gradi.
Lo sciroppo semplice si prepara con parti 19 di zucchero sciolte in 10 parti di acqua, filtrando poi per panno.
EMULSIONI. — Rappresentano la sospensione di una sostanza insolubile, per lo più le sostanze grasse, in un mezzo liquido. La massa che se ne ottiene assume aspetto lattiginoso..
Ciò si ottiene a mezzo dell’impiego della gomma arabica, del tuorlo d’uovo o del bianco d’uovo.
LOOCH. — Vocabolo arabo, che indica una emulsione spessa e dolce.
ROOB, o ROB. — Vocabolo anch’esso derivato dall’arabo, che designa gli estratti preparati con succo di frutti.
V. — Significato di alcuni termini medici.
Afrodisiaco = eccitante dei desideri venerei.
Amenorrea = ritardo o mancanza della mestruazione.
Anafrodisiaco = calmante dei desideri venerei.
Analgesico che toglie il dolore.
Anestetico = che priva della sensibilità.
Anodino = che calma il dolore.
Antidoto = contravveleno.
Antielmintico = vermifugo.
Antiflogistico = contrario alle infiammazioni.
Antipiretico = rimedio contro la febbre.
Antisettico = contrario alla putrefazione.
Antispasmodico = calmante delle contrazioni muscolari.
Aperitivo = eccitante dell’appetito..
Aromatico = rimedio contenente oli: eterei volatili e leggermente eccitante dei nervi.
Asettico = che impedisce la putrefazione.
Astringente = rimedio atto a diminuire o arrestare una secrezione.
Bechico = contrario alla tosse.
Cardiotonico = rimedio pel cuore.
Carminativo = che espelle i gas intestinali.
Catartico = purgante non troppo violento.
Caustico = che brucia.
Cefalico = che combatte i dolori di testa.
Colagogo = che provoca l’espulsione della bile.
Depurativo = atto a purificare il sangue.
Diaforetico = eccitante del sudore.
Detersivo = atto a pulire le ferite e a favorirne la cicatrizzazione.
Dismenorrea = mestruazione difficile.
Diuretico = eccitante della secrezione urinaria.
Eclampsia = convulsione infantile.
Drastico = purgante energico.
Emetico = eccitante del vomito.
Emmenagogo = atto a provocare la mestruazione.
Emolliente = atto a mollificare i tessuti.
Emostatico = che arresta le emorragie.
Energetico = che produce o accresce la forza vitale.
Epispastico = vescicatorio.
Epistassi = emorragia nasale.
Espettorante = atto a promuovere la secrezione bronchiale.
Galattoforo = che favorisce la secrezione lattea.
Galattofugo = che arresta la secrezione lattea.
Ipnotico = che provoca il sonno.
Lassativo = purgante blando e non irritante.
Linimento = miscela emolliente per frizioni esterne.
Metrite = infiammazione dell’utero.
Narcotico = che produce torpore, sonnifero.
Paregorico = rimedio calmante.
Leucorrea = perdite bianche delle donne (volgarmente: fiori bianchi).
Pettorale = atto a curare le malattie dell’apparato respiratorio.
Profilattico = rimedio tendente a preservane dai mali.
Revulsivo = rimedio che devia all’esterno una secrezione morbosa.
Risolvente = atto a risolvere i mali in generale e in particolare i tumori, gli ingorghi, le ostruzioni, ecc.
Risolutivo (vedi risolvente).
Rubefacente = rimedio che richiama maggiore quantità di sangue alla superficie dell’epidermide.
Scialagogo = rimedio atto a promuovere una ipersecrezione di saliva.
Stimolante = rimedio atto a eccitare le funzioni degli organi, ravvivandone la circolazione sanguigna.
Stomachico = rimedio che giova allo stomaco.
Stomatico = rimedio per le malattie della bocca.
Tenifugo = rimedio contro la tenia o verme solitario.
Tonico = atto a regolare ed eccitare le funzioni dei tessuti. Topico = rimedio che si applica all’esterno, come impiastri, cataplasmi, unguenti,