Partita a tre
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Info su questo ebook
Un incontro inaspettato con un esperto professore d’arte gli offre l’occasione di osservare le opere esposte in modo del tutto originale e nuovo.
Ma chi è veramente questo sconosciuto?
Che identità nasconde?
Quali fini persegue dietro la sua apparente e generosa disponibilità?
Attraverso una serie di sequenze narrative, che ben si incastrano in un alternarsi di piani reali e surreali, espresse dall’autore con linguaggio accattivante e ricco di fantasia, la figura del professore si rivelerà come quella di un complice in un intrigo criminoso dalle conseguenze imprevedibili…
Biografia dell'autore
Gianluca Pisano è nato e vive a Cagliari. Si laurea nella sua città in ingegneria elettronica, dopo aver redatto la tesi in Germania con il programma europeo per l’istruzione Erasmus.
Lavora nel settore dell’elettronica e delle telecomunicazioni.
Da sempre predilige i romanzi di avventura, di genere thriller, fantascientifico e horror.
Collabora saltuariamente con la rivista online www.sardegnasoprattutto.com su cui ha pubblicato diversi brevi racconti.
Partita a tre è il suo primo romanzo.
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Anteprima del libro
Partita a tre - Gianluca Pisano
dell’autore
Introduzione
Giovedì 2 gennaio 2014.
"Mai avuto tanto tempo libero dall’ultima estate del diploma. Mi sembra trascorsa un’eternità da allora, eppure non ho nemmeno trent’anni.
Sono stanco di stare a letto, sono qui da sei mesi. Potrei stare perore a perdermi tra i meravigliosi panorami di Cagliari, incorniciati come quadri d’autore dai finestroni che si affacciano sulla mia città.
Adoro i panorami, vero, ma alla lunga stancano.
Ogni tanto mi destano le urla ed i lamenti provenienti dai corridoi.
Sì, questo non è un luogo di villeggiatura.
Qui si respira sofferenza, talvolta speranza. Poca, a dire la verità.
Però ieri era capodanno e il mio reparto si è animato un po’. Che bello, ci voleva proprio!
Il tempo libero, dunque. Perché sprecarlo? O se proprio devo, lo voglio fare nel migliore dei modi che conosco, iniziando ad esempio a raccontarvi l’anno più incredibile della mia vita, appena trascorso.
Se non approfitto ora… il lavoro poi mi assorbirà tempo ed energie.
A proposito, mi vorranno ancora, dove lavoravo prima?
Se solo potessi fare una telefonata, una soltanto…
La mia ragazza tornerà a trovarmi domani, non vedo l’ora! Mi sembra già di sentire il profumo, le sue labbra sulle mie, ed è una delle poche cose che…"
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"Già, dimenticavo, devo fare un’ecografia all’anca. Un’altra. Lasciatemi fare anche questo esame e riprenderò il mio racconto."
A Sara e ai nostri bimbi
Capitolo uno
Un anno fa fui inviato in trasferta per lavoro a Berlino, per due settimane. Al termine della prima, decisi di dedicare la mattina del sabato al Pergamon Museum, situato nella splendida isola dei Musei della grande città tedesca.
Non sono il tipo che ama andar da solo per musei o cinema. Mi mancava Tania, la mia fidanzata.
Avevo già visitato quel museo dieci anni prima. Fui rapito, allora come in questa occasione, dalla magnificenza dei reperti conservati nelle sue gigantesche sale.
La visita cominciava dalla sala che contiene l’altare monumentale di Pergamo.
Si proseguiva poi in una seconda sala, che racchiude reperti di architettura ellenistica. Ciò che più mi affascinava era contenuto nell’adiacente Antikensammlung, ovvero il museo delle antichità greche e romane, contenente non solo sculture, ma anche ricostruzioni architettoniche, mosaici, bronzi e gioielli.
La visita alle civiltà greca e romana terminava nella sala delle sculture ellenistiche. Fu lì che incontrai un visitatore dal comportamento singolare. Dava l’impressione di avere un interesse ossessivo per una statua femminile, perché gesticolava di fronte a lei.
Il custode addetto alla sala non gli si avvicinò mai. Mi apparve strano, ma lasciai perdere.
Proseguii la visita, finché un movimento dell’uomo attirò il mio sguardo e, con grande stupore, mi accorsi che sussurrava alla sua opera preferita. Mi avvicinai per osservarla. Era mutila come tante altre contenute là dentro. Le mancavano il braccio destro e parte della gamba sinistra.
Non appena l’uomo si spostò sulla destra, lessi il suo nome. La dea Afrodite era intenta a levarsi i calzari, in procinto di immergersi nell’acqua per fare il bagno.
Ero così vicino all’uomo, che lo sentii sussurrare, in italiano, alcune parole. Tuttavia non potevo coglierne il significato.
<<... campi gialli di biondo grano… adorate… >>
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L’uomo non si era accorto della mia presenza e, nel sentirmi, sussultò così bruscamente, da perdere l’equilibrio e urtare la fronte sulla testa marmorea della dea. Una sferetta metallica gli scivolò via dal palmo della mano e rimbalzò verso il centro della sala. L’urto gli fece cadere gli occhiali. Con gesti goffi e aria stizzita, riuscì a recuperarli, e si lanciò all’inseguimento della sferetta che era rotolata fino all’uscita della sala.
Sei un cretino
pensai, osservando l’uomo che correva verso la sferetta dispettosa. Ad essere sincero, mi ero divertito nel vederlo in difficoltà. In fin dei conti non avevo fatto nulla di male...
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L’uomo tornò sui suoi passi, infilandosi la pallina luccicante in tasca. Aveva l’aria minacciosa.
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L’uso del tu mi confermò che si era indispettito.
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L’uomo rifletté alcuni istanti. Nel frattempo, i tratti del suo viso si distesero. Decisi di interrogarlo, mentre riprendeva fiato.
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Sfoggiò un largo sorriso e gli comparve un’espressione compiaciuta che, però, indugiò un po’ troppo sul viso sino a farlo sembrare quello di un ebete.
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Si accostò, orgoglioso, al corpo marmoreo della dea e assunse la posizione da oratore, come se non aspettasse altro se non l’occasione di salire in cattedra.
Mi misi in posizione d’ascolto.
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Intanto, aveva iniziato a muoversi attorno alla statua, accompagnando la sua esposizione con ampi gesti che la rendevano più efficace.
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Dal fissare rapito un punto della sala, passò a fissare me, intento a immaginare, senza successo, un satiro.
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Non riuscii a trattenere una risatina infantile.
<al volgo.>>
Fece una lunga pausa.
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"Spiritoso ma pesante" pensai.
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Coosa?
Ero sicuro di non aver pronunciato quelle parole.
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Esplorò, ancora una volta, lo spazio circostante con lo sguardo. Gesto col quale, presumibilmente, recuperava informazioni custodite nella sua formidabile memoria.
L’esplorazione visiva terminò.
<
***
Avevo sempre pensato che visitare il museo con una guida turistica, meglio se gratuita, fosse un’occasione da non perdere. Le sue ultime parole mi spinsero a chiedergli subito se volesse guidarmi nelle altre sale. Chiedere non costava nulla. Sapevo che, all’ingresso del museo, venivano fornite guide audio multilingue. Non mi andava, tuttavia, di isolarmi con un paio di auricolari ed una voce registrata.
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