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CLAI, cinquant'anni di vita
CLAI, cinquant'anni di vita
CLAI, cinquant'anni di vita
E-book326 pagine3 ore

CLAI, cinquant'anni di vita

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Info su questo ebook

La cooperativa emiliano-romagnola CLAI rappresenta una realtà significativa, anche come fatturato, occupazione e patrimonio, della cooperazione agroalimentare in uno dei bacini cooperativi più conosciuti ed importanti a livello mondiale come quello imolese. La CLAI nei suoi cinquant'anni di vita continua a rappresentare un modo di intendere e praticare la cooperazione.
Questa monografia intende documentarlo ed argomentarlo, così come evidenziare cosa ha comportato la scelta iniziale e poi coerentemente mantenuta di essere una cooperativa fedele alla sua identità originaria. A ciò è stato finalizzato il lavoro svolto di incontro con i protagonisti e di raccolta, analisi ed approfondimento della documentazione disponibile, che la CLAI ha conservato gelosamente lungo tutto l’arco della sua vita. L'approccio non è stato quello di voler ricostruire in maniera fedele ed esauriente, ma asettica, le vicende di cinquant'anni di storia, bensì di cercare delle chiavi di lettura, attraverso gli avvenimenti e le scelte che li hanno determinati, o che ne sono state le conseguenze, per poter meglio identificare e comprendere un percorso che ha portato alla realizzazione di un’esperienza sociale, culturale ed organizzativa originale all'interno del movimento cooperativo italiano.
Diverse sono state le chiavi di lettura utilizzate e poi condensate nella stesura dei differenti capitoli che compongono questa monografia e che costituiscono brevi “saggi” leggibili anche autonomamente: quella storico-culturale e quella più prettamente aziendale o socio-organizzativa.
LinguaItaliano
Data di uscita7 ott 2013
ISBN9788896771891
CLAI, cinquant'anni di vita

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    CLAI, cinquant'anni di vita - Walter Williams

    Walter Williams

    CLAI

    cinquant’anni di vita

    Una singolare esperienza cooperativa

    Pubblicazione realizzata con il contributo di Clai s.c.a.

    Villa La Babina – Centro Direzionale, Via Sasso Morelli, 40

    40020 Sasso Morelli – Imola (Bo)

    Sede legale e amministrativa, Via Gambellara, 62/A

    40020 Sasso Morelli – Imola (Bo)

    Tel. 0542 55711 – Fax 0542 55777 – E-mail: segreteria@clai.it – www.clai.it

    ISBN 978-88-96771-89-1

    Copyright © 2013 Clai s.c.a.

    Edizioni Homeless Book / www.homelessbook.it

    Collana Prassi Cooperative, diretta da Everardo Minardi, con il sostegno della

    Fondazione Giovanni dalle Fabbriche / www.fondazionedallefabbriche.coop

    ebook by ePubMATIC.com

    Si ringraziano per la sincera collaborazione e la grande disponibilità dimostrate

    Giovanni Bettini, Giampaolo Nildi, Pietro D’Angeli, Giulio Avoni, Fabrizio Facciani, Domenico Frega,

    Domenico Montoschi, Giuseppe Montroni, Paolo Rossini, Roberto Zaccherini, Giorgio Zamboni, Mario Zamboni,

    nonché tutto il personale della CLAI con cui sono venuto in contatto, tra cui Federica Frerè.

    W.W.

    Indice

    Prefazione di Giovanni Bettini

    Introduzione

    Cap. 1 Gli inizi

    Il quadro di riferimento

    La nascita della CLAI

    Le prime attività

    Cap. 2 La cooperativa

    Il pluralismo mutualistico

    Il coinvolgimento dei soci

    L’autofinanziamento

    La mutualità e la politica associativa e del lavoro

    La separazione delle funzioni tra proprietà e management e la governance

    Cap. 3 L’impresa

    Le principali tappe dello sviluppo

    La diversificazione produttiva e la filiera corta

    La politica degli investimenti

    Le strategie commerciali

    La gestione finanziaria

    Cap. 4 Le fusioni cooperative

    La Cooperativa agricola ACLI di Sesto Imolese

    Il CEZOO di Faenza

    Cap. 5 La ricerca della qualità

    La qualità del progetto

    La qualità dei prodotti

    Cap. 6 Le scelte culturali ed il movimento cooperativo

    La centralità dell’ispirazione cristiana

    L’indipendenza

    La socialità

    I rapporti con il territorio

    I rapporti con il movimento cooperativo

    Cronologia

    Considerazioni finali

    La CLAI in cifre

    Album fotografico

    Bibliografia

    Prefazione

    I cinquant’anni di un’organizzazione rappresentano un’occasione propizia per uscire dalla routine e dai problemi quotidiani al fine di soffermarsi a riflettere sul percorso fatto in così tanti anni, specie se è stato così ricco di vicende, passioni, idealità, progetti, successi (ma anche qualche delusione…) come quello della CLAI.

    Il passato non ritorna, ma qualche lezione utile per il futuro la lascia sempre!

    In un anniversario così importante non potevamo, quindi, esimerci dal cimentarci con la ricostruzione della nostra storia per mettere a fuoco il più chiaramente possibile cosa quest’ultima ha rappresentato per i soci, per i lavoratori, per la comunità imolese e per il movimento cooperativo (non solo locale) e quale patrimonio, non solo materiale, ha generato e lasciato in eredità.

    L’occasione di questo studio consente, così, una riflessione più ampia sul senso della formula cooperativa (azienda e associazione mutualistica) dentro e oltre lo specifico contesto storico ed ambientale che l’ha generata e vista crescere e su cosa sia patrimonio collettivo e cosa invece individuale, dei diretti protagonisti. In un caso ci sono testimonianze, per quanto grandi e forti, non facilmente ripetibili o emulabili, nell’altro delle esperienze con cui confrontarsi per il presente e per il futuro.

    Come cooperatori di oggi, fra i tanti doveri verso i soci di domani, abbiamo anche quello di fare memoria e di metterli in condizione sia di capire da dove siamo partiti e perché, sia di poter a loro volta attingere alle grandi lezioni di vita, di idealità, di coerenza e di competenza come abbiamo fatto noi.

    La ricchezza dei fatti, delle esperienze, delle idee, dei progetti, dei dibattiti ed il loro intersecarsi hanno posto fin da subito l’obbligo di fare delle scelte, di cui ci siamo assunti la responsabilità, alla luce degli obiettivi prioritari selezionati. E questi obiettivi sono stati non solo ricostruire il percorso storico di una cooperativa, ma anche, e in primo luogo, riuscire a dare il senso ed a dimostrare la coerenza nel tempo della peculiarità ed originalità della sua esperienza, ben oltre l’interesse dei soli soci, passati e presenti.

    I motivi che ci hanno portato a scegliere questa soluzione, anziché la strada di una ricerca storica rigorosamente impostata sul piano metodologico (probabilmente più oggettiva, ma anche più asettica), si badi bene, non sono da ascrivere a difficoltà tecniche relative alle fonti. L’archivio della CLAI può contare infatti su una ricca raccolta di documenti.

    Abbiamo condotto questo lavoro con l’obiettivo di ricostruire e descrivere i percorsi strategici, economici, sociali e organizzativi, ma anche quelli culturali, perché abbiamo ritenuto questa soluzione di maggiore utilità, in questo momento, anche per il movimento cooperativo, per rendere più facile capire "chi siamo, da dove veniamo, come abbiamo operato e perché… e dove vogliamo andare".

    L’affermazione non è una celebrazione del passato, anche se affiora chiaramente l’orgoglio dell’appartenenza e probabilmente una malcelata simpatia di colui a cui abbiamo affidato il compito di scrivere questo volume.

    Il quadro che emerge è quello di una ricca storia di uomini e di donne, di avvenimenti, di scelte, di percorsi organizzativi, produttivi e commerciali fittamente intrecciati con le vicende della società locale (e non solo) e, più in generale, del movimento cooperativo e dell’evoluzione dell’economia e degli stili di consumo. L’obiettivo è sempre stato quello dello sviluppo economico e sociale, che è anche condizione per saper rispondere ai bisogni delle persone, e di superare le vulnerabilità dell’azienda.

    È un patrimonio che sempre si fa presente e attuale con le sue conseguenze, ma anche con il suo implementarsi nel tempo, e che non può e non deve essere ignorato da nessuno di coloro che oggi hanno responsabilità nei confronti della stessa CLAI, di quanti sono parte della sua storia e vi operano tuttora e di chi in futuro entrerà a farne parte.

    Non tocca a noi dire se è stata fatta una buona indagine e siamo convinti che, per quanto ci siamo sforzati di produrre un lavoro completo e corretto, non siamo riusciti a rendere conto fino in fondo di una così ricca e complessa storia qual è quella della CLAI, nei suoi diversi ambiti e percorsi locali di nascita e sviluppo.

    Speriamo almeno di essere riusciti a rendere quel servizio (e quell’omaggio) che i grandi ed i piccoli protagonisti della nostra cooperativa hanno meritato.

    E crediamo, comunque, mentre presentiamo i risultati finali del lavoro svolto, che quest’ultimo resti oggi, per noi, ciò che meglio risponde alle esigenze di progettazione strategica dell’organizzazione con quell’originalità che impara dal passato e da questo, facendone tesoro, trae i necessari elementi di crescita per il futuro.

    Auguriamo, perciò, una buona lettura a tutti coloro che hanno interesse a capire le ragioni delle scelte fatte nel passato e degli avvenimenti accaduti alla e nella CLAI, per cogliere fino in fondo le ragioni della realtà attuale. Ma il nostro augurio va soprattutto a coloro che da questa lettura intendono trarre fonte di informazione per capire meglio come funziona il modello cooperativo quale riferimento e stimolo per progredire nel lavoro di costruzione di quel progetto che i padri della cooperazione di ispirazione cristiana di questa terra e di questa regione hanno voluto e perseguito con fede, onestà intellettuale, determinazione e spirito di servizio.

    Certo è che questo volume sarà donato a chi – in particolare grazie al patto intergenerazionale che è alla base della costituzione della CLAI – entrerà a far parte della nostra impresa cooperativa affinché possa meglio comprendere la realtà di cui diverrà un componente e che dovrà contribuire a sviluppare ulteriormente, nel rispetto delle sue peculiarità.

    Giovanni Bettini

    Presidente del consiglio di amministrazione della CLAI

    Introduzione

    Nei documenti preparatori di una conferenza regionale della cooperazione, si legge che

    "La cooperazione non è solo un comparto imprenditoriale. Non è nemmeno solo una rete. Non è solo un movimento. Non è soltanto un sindacato di cittadini. Non è solo una manifestazione della ricerca di giustizia sociale. Non è solo una modalità di iniziativa economica associata. Contemporaneamente essa è tutto questo … Si è dimostrato che le imprese cooperative difficilmente nascono e crescono isolate da un contesto che le valorizzi e che le promuova. Contemporaneamente si è dimostrato che l’esistenza delle cooperative è un indice di una condizione sociale di forte ’reciproca affidabilità tra i suoi componenti. Nel momento in cui appare sempre più evidente che la crescita economica dipende in grandissima parte dal capitale sociale, dai patrimoni di conoscenze condivisi e socializzati, dalle possibilità di forte collaborazione e integrazione tra le differenti componenti sociali, osservare la cooperazione e stabilire principi e azioni per Usuo sviluppo equivale a lavorare per rafforzare ulteriormente alcuni caratteri specifici e positivi della società regionale".

    (cfr. Idee e progetti, Confcooperative Emilia-Romagna, n. 29, 2005)

    Quest’opera vede la luce in occasione dei cinquant’anni di vita della Cooperativa Lavoratori Agricoli Imolesi, più sinteticamente, CLAI.

    La storia di una cooperativa rischia sempre di essere un po’ una celebrazione, perché parlando di uomini comuni, di ideali, di lotte e sacrifici, successi ed insuccessi facilmente ci si appassiona, ma, se tutto finisse lì, la sua utilità sarebbe molto circoscritta anche in rapporto ai possibili fruitori e sarebbe un peccato per il molto da dire e da conoscere che c’è su questa esperienza, viva e vitale.

    Partendo dai riconoscimenti si può andare molto più in là nella ricerca di ciò che supera la specifica epoca storica ed il vissuto dei protagonisti, per quanto grandi uomini siano stati, la cooperazione si propone ancora oggi come utile riferimento cui attingere per la riflessione che deve precedere le scelte, richieste dalle nuove sfide della società e dell’economia, dei protagonisti di oggi della CLAI e del movimento cooperativo, di cui fa parte.

    La CLAI rappresenta la realtà più significativa, anche come fatturato, occupazione e patrimonio, della cooperazione agroalimentare in uno dei bacini cooperativi più conosciuti ed importanti a livello mondiale come quello imolese1.

    Nel senso comune si è diffusa l’idea che la formula cooperativa vada bene per i settori marginali, dove può essere un’efficace incubatrice di imprenditorialità, ma che, nel momento in cui si sviluppa, la cooperazione sia fatalmente destinata a omologarsi alle imprese ordinarie se vuole restare competitiva sul mercato, reggere le sfide della concorrenza e giocare un ruolo da protagonista in uno scenario che si fa sempre più aspro e difficile.

    La CLAI nei suoi cinquant’anni di vita ha smentito questa tesi, perché continua a rappresentare un modo di intendere e praticare la cooperazione.

    Questa monografia intende documentarlo ed argomentarlo, così come evidenziare cosa ha comportato la scelta iniziale e poi coerentemente mantenuta di essere una cooperativa fedele alla sua identità originaria. A ciò è stato finalizzato il lavoro svolto di incontro con i protagonisti e di raccolta, analisi ed approfondimento della documentazione disponibile, che la CLAI ha conservato gelosamente lungo tutto l’arco della sua vita.

    Le strade per l’approfondimento di questo caso aziendale potevano essere sicuramente più di una.

    Chi scrive non è uno storico di professione e, pur occupandosi di studi e ricerche, ha trascorso la gran parte della sua vita lavorativa all’interno del movimento cooperativo. L’approccio non è, quindi, stato quello di voler ricostruire in maniera fedele ed esauriente, ma asettica, le vicende di cinquant’anni di storia, bensi di cercare delle chiavi di lettura, attraverso gli avvenimenti e le scelte che li hanno determinati, o che ne sono state le conseguenze, per poter meglio identificare e comprendere un percorso che, come già detto, ha portato alla realizzazione di un’esperienza sociale, culturale ed organizzativa originale all’interno del movimento cooperativo italiano.

    Ci sono stati, quindi, fatti e vicende che più di altri aiutano a capire come e perché è avvenuta la caratterizzazione della CLAI, se c’è stata ed in che misura.

    La convinzione che ci ha guidato è che non si potesse scrivere una storia di questa cooperativa semplicemente basandosi sui fatti, date e nomi dei protagonisti, con il rischio sia di dimenticare qualcuno, sia di perdersi nel dettaglio. Si sarebbe fatta, alla fine, una semplice rievocazione che avrebbe potuto strappare qualche bel ricordo a chi ce l’ha, ma non aiutare a capire cosa è realmente restato oggi di cinquant’anni di vita della CLAI per quanti, la maggioranza, all’epoca non c’erano o erano altrove.

    Diverse sono state, quindi, le chiavi di lettura utilizzate e poi condensate nella stesura dei differenti capitoli che compongono questa monografia e che costituiscono brevi saggi leggibili anche autonomamente: quella storico-culturale e quella più prettamente aziendale o socio-organizzativa.

    Lo stesso indice ha una ulteriore, specifica funzione, quella di evidenziare le componenti della "vision" della CLAI per come è stata definita dalla sua dirigenza di oggi.

    E le analisi elaborate saranno supportate ed avvalorate dai dati e dai grafici riportati nelle tabelle finali, che consentono una lettura più di carattere quantitativo, così come una sintetica cronologia consentirà di contestualizzare meglio i fatti più salienti e la loro successione negli anni.

    Il fine generale è riuscire a capire e spiegare le strategie imprenditoriali e sociali perseguite ed i risultati quantitativi e qualitativi ottenuti, che sono poi il presupposto di credibilità delle stesse proposte del modello cooperativo e delle sfide che sono ancora davanti, vecchie e nuove.

    Alla luce dell’obiettivo di rendere interessante ed utile l’approfondimento del caso della CLAI ben oltre la platea dei suoi soci passati, presenti… e futuri, è stato necessario fare delle scelte sui temi, le vicende e le questioni da approfondire.

    Ciò è stato fatto con due consapevolezze. La prima è che la storia della CLAI è soprattutto storia di persone, uomini e donne, con profonde convinzioni ma anche indiscusse capacità, disponibilità, spirito di sacrificio e senso della responsabilità.

    La seconda è che dalle vicende della CLAI sono deducibili alcune lezioni che possono valere anche per l’oggi e per il domani… e non solo per i cooperatori della CLAI, ad esempio evidenziando ciò che non è esclusivo di questo caso aziendale, ma può essere replicabile in quanto impresa e cooperativa di successo. E le due cose non sempre procedono di pari passo.

    La storia è maestra di vita, diceva Cicerone; sicuramente, almeno in parte, aveva ragione… dipende da come la si vuole leggere e perché e da quali suggerimenti o insegnamenti si vogliono recuperare ed utilizzare, o almeno meditare, per la propria analisi del presente e di una prevedibile prospettiva.

    Ciò, si ritiene, vale per chi opera ed opererà nella CLAI, ma anche per quanti, pur tra le innumerevoli difficoltà della sfida, continuano con caparbietà e convinzione ad impegnarsi nel movimento cooperativo ed a lavorare con e per quelle persone che hanno scelto e continuano a scegliere una così particolare forma imprenditoriale che ha in sé i requisiti di valorizzazione ed emancipazione del lavoro e dell’individuo. E continua a contribuire ad accrescere nel nostro, come in altri Paesi, il quoziente di democrazia economica, anche in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo.

    In questa introduzione resta da fare un’ultima considerazione, che è di carattere generale, ma necessaria per un giusto approccio alla lettura di questo libro sulla CLAI. Giustamente si dice che la cooperazione ha una storia più che centenaria, e ciò è particolarmente vero per Imola2.

    Diverso, però, è il discorso se si parla di movimento e, appunto, di identità collettiva della cooperazione e dei cooperatori. La maturazione della consapevolezza della propria autonomia identitaria, destinata a diventare anche soggettualità politica (in senso lato), è stata, inevitabilmente, molto più recente (circa una quarantina d’anni fa) – almeno per quanto riguarda la cooperazione di ispirazione cristiana – e questo avvicina molto questa acquisita coscienza alle vicende odierne perché di nuovo drammatico è il problema del lavoro (specie per i giovani) e perché la classe dirigente di oggi (della CLAI, ma non solo) è ancora debitrice di alcune intuizioni strategiche nei confronti di quella di allora. E c’è un motivo in più: la crisi sistemica in atto del modello tradizionale dell’economia di mercato richiede riforme e proposte davvero innovative, non effimere, ma strutturali. Non può allora mancare il recupero di un pensiero forte del mondo cooperativo, se si crede che ciò che occorre per il futuro è riportare al centro dei processi di sviluppo la persona umana, l’equità e la giustizia sociale.

    Anche per questo (ma non solo…) la cooperazione, che è essenzialmente storia di un movimento sociale ed economico di carattere popolare, ha necessità di una forte ed estesa azione di recupero e di salvaguardia della memoria storica. E ciò è molto importante anche a livello di quelle singole esperienze considerate particolarmente emblematiche – e la CLAI è sicuramente una di queste – attraverso i documenti e le testimonianze di coloro che non solo sono stati protagonisti delle imprese cooperative, ma, molto spesso, anche della scena politica, economica e sociale delle comunità territoriali in cui hanno operato, a Imola come altrove.

    1. Gli inizi

    Le radici della Cooperativa Lavoratori Agricoli Imolesi affondano nel mondo cattolico tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei primi anni sessanta, in un gruppo di persone, in buona parte giovani, caratterizzate da grande unità di valori e di intenzioni, con forti vincoli di amicizia ed in alcuni casi anche di parentela, appartenenti a famiglie di mezzadri e di coltivatori diretti insediati nella campagna attorno ad Imola1. Ci fu un fecondo connubio di menti, necessarie per far scaturire un’idea, un progetto concreto attorno al quale far maturare consenso e partecipazione dei più deboli, e di braccia, non meno importanti per dare concretezza e quotidianità al percorso cooperativo proposto.

    Se oggi – anche in campo cooperativo – alcune differenze non si colgono più e alcuni riferimenti – specie di carattere ideologico o comunque culturale – possono apparire anacronistici, è comunque fondamentale conoscere il percorso evolutivo svolto ed in particolare sapere da dove si è partiti2.

    Occorre, infatti, avere piena consapevolezza del fatto che i percorsi storici, per il tipo di approccio ai problemi sociali ed economici che hanno determinato, finiscono con l’influire anche sulle scelte di oggi, così come probabilmente quelle di domani, per il particolare habitus mentale, stile operativo e tipo di approccio alla realtà ed al cambiamento che hanno fatto maturare.

    Ne consegue che la ricostruzione del contesto storico-economico e politico-culturale al cui interno è maturata l’idea di promuovere la CLAI è importante per capire la sua caratterizzazione come esperienza cooperativa e per meglio comprendere le sue scelte successive e la loro coerenza.

    Il quadro di riferimento

    Si deve, in primo luogo, ricordare che la provincia di Bologna era stata uno dei centri più fervidi dell’azione dei cattolici italiani in campo pubblico prima del fascismo, ma, sul piano delle iniziative sociali, i loro sforzi erano stati concentrati altrove (dalla creazione dell’Istituto del Credito Romagnolo alla nascita del giornale L’Avvenire d’Italia per esempio), piuttosto che a favore di iniziative di tipo cooperativistico o comunitario di particolare rilevanza.

    In ogni caso, la cooperazione era un pezzo del nuovo modello di Stato e di sviluppo che riemerse all’indomani della liberazione (1945) nelle aspirazioni dei cattolici che, nel confronto ideologico con le altre forze politiche (minoritarie nel Paese, ma maggioritarie in Emilia Romagna), riscoprivano una propria identità culturale che poteva favorire la ricostruzione di una nazione distrutta dalla guerra3. E rappresentava uno degli strumenti per innovare i rapporti economici e sociali, pur nel rispetto del concetto di libertà e di giustizia, all’interno di un autentico riformismo che non metteva in discussione le basi dell’economia di mercato e che derivava dalla dottrina sociale della Chiesa.

    In modo particolare dopo il 1945, in un processo di recupero

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