Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La luna del cacciatore
La luna del cacciatore
La luna del cacciatore
E-book229 pagine3 ore

La luna del cacciatore

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Seguito di Il desiderio del genio
Serie Sollevando il Velo. Libro 3

Dieci anni fa, la Grande Rivelazione ha mostrato la presenza sulla Terra di creature sovrannaturali, ma non sono in tanti a sapere molto su di loro o a dare loro molta importanza, a parte quando si tratta di ricevere uno stipendio.

Kieran Knight è un mercenario che dà la caccia alle creature mitologiche per denaro. La sua missione è rapire un certo Gabriel King per portarlo dal suo cliente. Ma il suo obiettivo non è un semplice cowboy: è un potente licantropo e il beta del suo branco e, come scopriranno presto, Gabriel e Kieran sono compagni.

Kieran non sa praticamente nulla di come funzioni un accoppiamento, e non è neppure gay, ma ciò non vuol dire che non senta l’attrazione bollente che c’è tra lui e l’altro uomo. Per salvare Gabriel, mette in atto un piano di fuga, ma i suoi clienti non lasceranno andare il loro licantropo senza lottare.

LinguaItaliano
Data di uscita15 set 2015
ISBN9781623808877
La luna del cacciatore
Autore

Susan Laine

Susan Laine, an award-winning, multipublished author of LGBTQ erotic romance and a Finnish native, was raised by the best mother in the world, who told her daughter time and again that she could be whatever she wanted to be. The spark for serious writing and publishing kindled when Susan discovered the gay erotic romance genre. Her book, Monsters Under the Bed, won the 2014 Rainbow Award for Best Gay Paranormal Romance. Anthropology is Susan’s formal education, and she could have been happy as an eternal student. But she’s written stories since she was a kid, and her long-term goal is still to become a full-time writer. Susan enjoys hanging out with her sister, two nieces, and friends in movie theaters, libraries, bookstores, and parks. Her favorite pastimes include singing along (badly) to the latest pop songs, watching action flicks, doing the dishes, and sleeping till noon, while a few of her dislikes are sweating, hot and too-bright summer days, tobacco smoke, purposeful prejudice and hate speech. Website: www.susan-laine-author.fi Email: susan.laine@hotmail.com Blog: www.goodreads.com/author/show/5221828.Susan_Laine/blog Facebook: www.facebook.com/Susan-Laine-128697277229180 Twitter: @Laine_Susan

Autori correlati

Correlato a La luna del cacciatore

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica LGBTQIA+ per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La luna del cacciatore

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La luna del cacciatore - Susan Laine

    DIO, LA mia testa.

    Gabriel King aprì gli occhi, ma lo accolse solo l’oscurità. All’inizio pensò di essere diventato cieco. Il suo retaggio da lycan l’avrebbe però guarito da qualsiasi danno agli occhi. No, concluse, era stato bendato.

    Gabe provò a muoversi, ma scoprì che non ci riusciva. Le mani e le braccia non si spostavano e nemmeno le gambe e le caviglie. Attorno a polsi, braccia, vita, gambe e caviglie, sentì del metallo freddo che lo teneva legato al posto. Una lega di titanio e acciaio rinforzati, azzardò come ipotesi, mentre testava le catene che non gli davano nemmeno un centimetro di movimento su cui lavorare.

    Poiché riusciva a respirare normalmente e non sentiva altro sulla faccia, sapeva di non avere un cappuccio, una coperta o un sacchetto a coprirgli il viso. Annusò l’aria inalando profondamente e apprese molte cose in una volta sola. Primo, oltre all’odore del proprio sudore non ve ne erano altri nell’aria. Uno spazio contenuto e sterile, suppose. Secondo, c’era un basso ronzio nell’aria fredda e secca, probabilmente riciclata da un sistema di ventilazione.

    Era stato messo in ginocchio, il torso in alto, con le mani tenute sollevate oltre il capo e separate da una barra di metallo. La piattaforma su cui era legato si stava decisamente muovendo. Un veicolo di qualche tipo, forse un furgone, sospettò, visto che c’era una leggera eco intorno a lui a indicare lo spazio vuoto. La mancanza di altri suoni umani gli fece capire che ne era il solo occupante.

    Trattenendo un sospiro, Gabe comprese che non era stato di certo un rapimento di fortuna.

    Era trattenuto da catene specifiche per qualcuno della sua specie, in un ambiente pulito, e si stavano muovendo. Il tutto suggeriva un piano ben preciso che doveva essere stato messo in atto in un breve lasso di tempo. Gabe era stato preso per un motivo: una stazione mobile era stata costruita per tenerlo prigioniero e trasportarlo verso una destinazione a lui del tutto sconosciuta.

    Era chiaro che quelle persone sapevano esattamente che lui era un licantropo e avevano preso tutte le precauzioni possibili per evitare che Gabe riuscisse a fuggire.

    La paura gli attanagliò il cuore e gli rigirò lo stomaco per l’incertezza, seguita da fredde unghie che strapparono in mille pezzi la sua sicurezza.

    Scuotendo il capo per scacciare via la nebbia di preoccupazione e sfiducia, almeno metaforicamente, Gabe tornò a concentrarsi su ciò che lo circondava. Chinando lievemente la testa all’indietro, sentì del metallo freddo e liscio dietro di sé, contro il capo. Le pareti tremavano appena. Gabe era sicuro che stessero percorrendo una strada con asfalto ben tenuto, magari un’autostrada, visto che non riusciva a percepire svolte.

    Provò ad ascoltare attentamente, ma anche con i suoi sensi da licantropo non riuscì a sentire né rumore di traffico, né voci di persone, nessuna macchina né motore. Il veicolo poteva essere insonorizzato? Sembrava quasi un’esagerazione, ma Gabe era un lycan molto potente.

    All’improvviso vi fu un nuovo suono: un sibilo acuto.

    Gabe respirò profondamente e immediatamente gli occhi iniziarono a chiuderglisi, il sonno a invadergli il cervello, la consapevolezza sembrò trasformarsi in una gelatina morbida. Sedativo in stato gassoso, dedusse. I suoi rapitori dovevano avere qualche marchingegno medico attaccato a lui, per capire quando era sveglio. Il tutto era freddo, distaccato, professionale.

    Gabe cadde in un sonno artificiale e senza sogni.

    INCONSAPEVOLE DEL passaggio del tempo, Gabe si risvegliò con un sobbalzo improvviso quando il veicolo sotto di lui si fermò. Riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti abbastanza a lungo da vedere comunque solo la benda, tanto il suo corpo era fiacco e poco reattivo. Qualsiasi cosa gli avessero dato era roba potente, magari una miscela modificata apposta per lui.

    La mia famiglia starà impazzendo di preoccupazione.

    Almeno aveva un punto a suo favore. Dalla Grande Rivelazione c’erano stati attacchi contro le creature mitologiche che si erano manifestate al mondo. Due anni prima un’altra lycan, una femmina, era stata rapita per essere costretta a donare il suo morso da lupo a un gruppo di uomini che cercavano l’immortalità. Era riuscita a scappare, uccidendo tre di loro e ferendone altri quattro. In seguito la corte aveva fissato un precedente decretandola legittima difesa.

    Perciò, se Gabe fosse riuscito a liberarsi delle catene, avrebbe potuto uccidere o ferire i suoi rapitori come legittima difesa.

    Ma non era un assassino. Era solo un cowboy, per l’amor di Dio, che allevava bestiame in un ranch del Wyoming. Certo, era un licantropo, ma non era qualcuno di importante. E, nonostante la pessima situazione in cui si era ritrovato, non era sicuro che sarebbe riuscito a uccidere i suoi rapitori, anche se se ne fosse presentata l’opportunità. Come figlio maggiore dei fratelli King, era stato il pacificatore per tutta la vita, quello che veniva cercato dagli altri per essere calmati. Come Beta del branco aveva la responsabilità di rimanere calmo e di non permettere ai suoi istinti animali o alle emozioni bestiali di dominarlo.

    Un rumore metallico risuonò quando le pesanti porte furono aperte, confermando l’idea di Gabe di essere stato tenuto nel retro di un furgone. Pesanti stivali dalla punta di ferro toccarono il terreno e gli si avvicinarono.

    È sveglio, disse una roca voce maschile, senza una traccia di compassione. Era la voce di un professionista, qualcuno per cui una persona era come una qualsiasi altra merce di scambio: poteva essere maneggiata e rivenduta. Prendo i sedativi.

    Non ti preoccupare, s’intromise un’altra voce maschile. Non va da nessuna parte. E il proprietario vorrà vedere il cucciolo sveglio e in forma.

    Gabe non aveva la bocca imbavagliata, quindi avrebbe potuto parlargli, gridare aiuto o anche solo ringhiare, ma nessuna di quelle cose avrebbe avuto senso. Se quelli erano veramente professionisti consumati, probabilmente mercenari assunti da terzi, non avrebbero risposto alle sue domande o mostrato alcuna empatia. Se avesse urlato, l’avrebbero colpito o sedato di nuovo. E se avesse ringhiato come un animale, si sarebbero probabilmente messi a ridere sprezzanti, poi l’avrebbero pestato fino a farlo svenire.

    Invece di interagire con gli uomini, Gabe annusò l’aria che entrava dal retro del furgone, cercando di capire la posizione geografica dagli odori che lo raggiungevano. La fragranza pungente delle conifere al ranch aveva lasciato spazio a un odore più dolciastro e zuccherato di alberi quasi spogli e foglie cadute, unito a un ricco profumo di terreno bagnato. Avrebbe potuto essere l’estuario o il delta di un fiume, oppure una palude, pensò Gabe, ora più preoccupato, con la consapevolezza di non essere certamente più in Wyoming, ma in uno stato più a sud, come la Louisiana, il Mississippi o l’Alabama.

    Gabe era molto, molto lontano dal suo territorio.

    Qualcuno invece gli era vicino. Lo scricchiolio di stivali militari di pelle e quello gommoso di un giubbotto antiproiettile erano forti nelle sue orecchie, e l’odore di caffè e sudore gli arrivò chiaro. Inoltre vi era tensione nell’aria, non così densa da poterla tagliare con un coltello, ma comunque palpabile.

    Li rendo ansiosi.

    Stai fermo, bastardo, disse l’uomo, praticamente grugnendo le parole.

    Gabe non riuscì a trovare nessun accento nella sua voce, nulla a indicarne le origini. Avrebbe potuto permettere loro di provocarlo mantenendo comunque una certa distanza emotiva, ma grazie all’aria fresca e ai nuovi stimoli aveva riacquistato forza e consapevolezza. Gli effetti del sedativo erano completamente svaniti.

    Un solo errore da parte di uno di quegli uomini sarebbe stato per loro l’ultimo.

    Il vento scuoteva le foglie degli alberi e l’odore di gelsomino lo raggiunse in ventate di aria calda e umida. Sicuramente era nel Sud, pensò, chiedendosi chi da così lontano avesse saputo che lui era un lycan. Nei suoi anni da viaggiatore, secoli prima, Gabe aveva bazzicato le strade del Sud, ma non vi metteva piede da diverse decadi, cinquanta o sessant’anni almeno, non dalla Seconda Guerra Mondiale.

    Poi, in un battito di ciglia, tutto cambiò.

    Percepì un nuovo odore, stupefacente e incantevole, allettante ed eccitante. Gabe s’indurì istantaneamente nei jeans, il suo intero corpo cominciò a desiderare, i sensi si misero all’erta. Poteva non aver mai sentito quell’odore in particolare, ma seppe istantaneamente di cosa si trattava.

    Il mio compagno non è lontano.

    L’uomo più vicino testò le catene. È ben legato. Una pausa seguita poi da una leggera risatina divertita. È anche molto calmo, per essere una piccola cagna. Internamente Gabe sogghignò. Solo i cani femmine erano cagne, ma nonostante il suggerimento non così sottinteso, la ridicola presa in giro mancò il suo bersaglio di miglia e miglia.

    Tieniti le tue opinioni per te. È comunque una persona.

    Eccolo, Gabe lo sentì, e chiuse gli occhi per crogiolarsi nel suono della sua voce.

    L’uomo più vicino rise con sarcasmo. Lo vuoi coccolare, bel ragazzo?

    Vienimi vicino e ripetimelo in faccia, stronzo! Quando parlava, l’accento irlandese era percepibile nella voce e Gabe immaginò come la lingua che formava quelle parole aggressive sarebbe stata bene attanagliata alla sua in una dimostrazione di passione intensa.

    Oh sì, il suo compagno era un uomo. Ma era chiaramente un uomo con un temperamento impulsivo e una forza fisica tale da poter rispondere al pericolo, perché l’altro sbuffò col naso in modo conciliatorio, segno di resa.

    Era interessante, ma non lasciava presagire niente di buono per la loro relazione. Un uomo che passava il tempo dal lato sbagliato della legge, come un mercenario combattente, non sarebbe stato la prima scelta di compagno da parte di Gabe. In effetti un uomo del genere non sarebbe nemmeno stato sulla lista.

    Sì, quel tipo sarebbe stato l’opposto di Gabe e avrebbe potuto completarlo di conseguenza. Ma anche senza mai avere avuto un compagno, Gabe sapeva che delle relazioni stabili e durature erano costruite su punti in comune, non differenze.

    Cercando di capire dove si trovasse il suo compagno, solo da quello che riusciva a captare, Gabe girò il capo per concentrarsi sui suoi sensi da licantropo, ma un improvviso e forte colpo alla testa lo distolse dal suo intento e perse la percezione del suo uomo. Il dolore si diffuse in lui, ma se ne andò pochi secondi dopo e gli fu restituita una certa chiarezza mentale.

    Stai fermo, amichetto, gli inveì contro uno degli uomini in un accento dell’ovest molto esagerato.

    Gabe non si faceva scuotere dalle parole di un estraneo, figurarsi da quelle di un nemico. A quell’uomo non importava chi fosse Gabe e ogni presa in giro nei suoi confronti era, così per dire, solo una cortesia professionale. Mentalmente Gabe fece spallucce e cercò di ritrovare il suo compagno solo con udito e olfatto.

    Chiunque fosse, il suo compagno se n’era andato. Gabe non riusciva a percepirlo da nessuna parte. Imprecando dentro di sé, rimase fermo per evitare l’ennesima reazione violenta dell’uomo al suo fianco. Per quello la crudeltà era parte del lavoro, una cosa che accettava con gratitudine pari a quella di un pesce rimesso in acqua, quindi Gabe si sforzò di prendere un respiro per calmarsi e arrendersi a ciò che stava per arrivare.

    Ci fu di nuovo silenzio. Gli uomini non parlavano. Gabe ne percepiva almeno quattro, tre dei quali avevano già parlato ad alta voce, tra cui il suo compagno, e uno che non aveva ancora detto una parola. Ma Gabe riusciva ad annusare le differenze nel loro odore naturale, anche se il profumo del suo compagno dominava la sua coscienza sensoriale e gli faceva desiderare di più della semplice sniffata avuta fino a quel momento.

    Che cosa volevano quegli uomini? La famiglia King era benestante e rinomata, quindi il riscatto poteva essere una ragione, ma considerate tutte le precauzioni di sicurezza che erano state attivate, Gabe sospettò che la sua natura di lycan fosse la ragione principale. Pertanto la questione non era cosa volevano quegli uomini, che erano chiaramente un braccio armato, ma per chi stavano lavorando? Chi era la mente?

    La macchina sta arrivando. Possiamo portarlo fuori.

    Il battito cardiaco di Gabe accelerò mentre la voce del suo compagno gli si avvicinava. Aveva la gola più secca di un deserto e le mani sudate. Era difficile concentrarsi su altro, a parte il suo compagno sempre più vicino.

    Poi il tocco.

    Il respiro gli tremò in gola quando le dita dell’uomo gli toccarono la pelle dei polsi. Tutto il desiderio di lottare che gli era rimasto svanì e la cosa, viste le circostanze, non era buona per niente. Ma Gabe non poteva opporsi, era qualcosa di istintivo e naturale. Poi la benda gli fu rimossa dagli occhi e, tra le ciocche di capelli biondo scuro, lanciò una prima occhiata al suo compagno.

    L’uomo era alto, snello e forte, come un cavallo da corsa, potente e veloce sulle gambe. I capelli scuri erano tagliati a spazzola e gli indurivano il viso, tratto già abbastanza enfatizzato da una muscolatura slanciata e un’ossatura spigolosa. Indossava dei vestiti neri in stile militare, con un giubbotto antiproiettile in ceramica balistica a sua volta nero, un assortimento di altre placche protettive, e imbracciava, quasi casualmente, un MP7 Geckler & Kootch. Quell’uomo era professionale tanto quanto gli altri, ma a differenza del suo collega più spietato, le sue fattezze indicavano un indurimento che era imposto dal non voler mostrare emozioni, o addirittura dal poco interesse provato verso quel compito.

    Beh, quello stava per cambiare.

    Quando Gabe alzò lo sguardo a fissare gli occhi blu chiaro dell’uomo, eccola lì, l’immediata e forte connessione tra di loro.

    L’innegabile riconoscimento, Gabe sapeva, sarebbe stato un punto di svolta.

    CHE. CAZZO?

    Per la prima volta nella sua vita, Kieran Knight era ipnotizzato. Non faceva parte del team che si era occupato del recupero, la sua funzione era di rinforzo d’emergenza su un tetto lì vicino, visto che la sua esperienza si concentrava, tra le altre cose, sui fucili da cecchino e sulla precisione a lunga gittata. Era la prima volta che stava vicino al loro obiettivo, tale Gabriel King, figlio di Rebecca e Daniel King, proprietari dell’Howling Creek Ranch e Alfa del branco. Gabriel King, età indeterminata, ipotizzabili tre o quattrocento anni, capelli biondo scuro, occhi castano scuro, due metri per centosette chili.

    Erano tutte statistiche. Ciò che stava di fronte a Kieran era qualcos’altro: potente e vivo, stupendo e perfetto…

    La reazione fisica, nuda e cruda, sopraffece la sua razionalità. Non riusciva a respirare e un brivido gli percorse tutto il corpo. Non aveva mai capito il significato del cuore che perdeva un battito alla vista di un altro essere umano, ma in quel momento l’afferrò chiaramente. Si sentì come se il cuore gli fosse saltato dal petto alla gola e si fosse poi incastrato lì, rendendo impossibile la deglutizione e la respirazione.

    Quegli occhi castani lo fissavano, come se contenessero un segreto poco fuori dalla portata di Kieran. Sentì quello sguardo fino alle dita dei piedi, ma la sensazione era incentrata maggiormente nella regione inguinale, una pozza calda alla base dello stomaco, come lava ribollente. Stava anche sudando a profusione. Nonostante fosse catturato da quello sguardo primordiale, Kieran notò anche i rigonfiamenti muscolari nel fisico ben scolpito dell’uomo, la pelle baciata dal sole e le piccole rughe d’espressione intorno agli occhi.

    Stupendo.

    Kieran sospirò a quella visione, poi scosse velocemente il capo e scacciò quei pensieri lontani dalla mente. L’uomo era il loro prigioniero, il loro biglietto per il completamento di un lavoro, la loro busta paga. Quell’uomo arrivava con una targhetta del prezzo attaccata addosso e Kieran non poteva permettersi che l’attrazione si mettesse in mezzo. Prima di diventare un braccio armato che poteva essere affittato da persone ricche, potenti e da quelle totalmente cattive e corrotte, aveva combattuto nella fottutissima IRA, per l’amor di Dio!

    Non era un frocetto…

    Ma la convinzione che il lavoro venisse prima di tutto gli risuonò vuota nelle orecchie quando

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1