Anno Santo 1975. Da Milano a Roma a piedi
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Anteprima del libro
Anno Santo 1975. Da Milano a Roma a piedi - Nicola Di Paolo
Indice
Cover
Quarta
Copyright
Premessa
Antefatti
I tappa (Pero-Certosa di Pavia)
II tappa (Certosa di Pavia-Broni)
III tappa (Broni-Zavattarello)
IV tappa (Zavattarello-Passo Penice)
V tappa (Passo Penice-Passo del Mercatello)
VI tappa (Passo del Mercatello-Prato Ideale
)
VII tappa (Prato Ideale
-Bedonia)
VIII Tappa (Bedonia-Bratto)
IX tappa (Bratto-Villafranca in Lunigiana)
X Tappa (Villafranca In L.-S. Stefano di Magra)
XI tappa (S. Stefano-Marinella di Sarzana)
Riposo a Marinella di Sarzana
XII tappa (Marinella di Sarzana-Viareggio)
XIII tappa (Viareggio-Stazione di Tombolo)
XIV tappa (Stazione di Tombolo-Vada)
XV tappa (Vada-Donoratico)
XVI tappa (Donoratico-Follonica)
XVII tappa (Follonica-Castiglione della Pescaia)
XVIII tappa (Castiglione della Pescaia-Rispescia)
XIX tappa (Rispescia-Ansedonia)
XX tappa (Ansedonia-Pescia Fiorentina)
XXI tappa (Pescia Fiorentina-Tarquinia sud)
XII tappa (Tarquinia sud-Santa Marinella)
XXIII tappa (Santa Marinella-Malagrotta)
XXIV tappa (Malagrotta-Roma)
La permanenza a Roma
Le ragioni dell'anima
***
Premessa
Sono trascorsi più di vent’anni da quell’avventura-pellegrinaggio Milano/Roma a piedi vissuta dal primo al 25 luglio 1975 da chi scrive, che all’epoca aveva 17 anni, e da altre cinque persone, una di 16 anni (Nicola), tre di 18 (Enrico, Gianfranco ed Angelo), e dall’allora coadiutore della Parrocchia di Pero, don Giancarlo, di 31 anni.
Era l’Anno Santo del 1975, per l’appunto. Allora si diceva Anno Santo; adesso, nella preparazione di quello del 2000, si sente dire solo Giubileo... segni dei tempi... anche se, come sempre, c’è poco da giubilare.
Già un paio di anni dopo l’ impresa
avevo scritto su di un’agenda, se non ricordo male, la cronistoria di quei venticinque giorni, tappa dopo tappa; naturalmente, quell’agenda l’ho poi persa.
Le motivazioni che mi spingono, oggi, a provare a riscrivere quella cronaca, sono più d’una.
Vi è innanzitutto il richiamo che alcune discussioni di questi tempi sulle riconciliazioni nazionali hanno con le parole ed i fatti di quei giorni: l’Anno Santo del 1975 era l’Anno Santo della Riconciliazione (intesa come Sacramento, quel Sacramento che, in precedenza si chiamava Confessione e che ora è tornato a chiamarsi Confessione... segni dei tempi... cupi); e il 1975 è stato anche l’anno della Legge Reale, quella che istituzionalizzava la repressione contro chi si batteva, in piazza, per dare cognome e nome agli artefici delle stragi di Piazza Fontana, di Brescia e dell’Italicus cioè contro chi aveva interesse a volere quel tipo di legge.
Vi sono, poi, ragioni del cuore: recentemente ho avuto l’occasione di ripercorrere alcuni tratti del tragitto da Maremma Pisana e la Maremma propriamente detta, quella Grossetana, ed i sentimenti, i colori, i profumi hanno trascinato la memoria a quella eccezionale avventura dell’adolescenza; quelle terre, conquistate dal nostro averle raggiunte a piedi, mi sono rimaste dentro, da allora, come qualcosa di indimenticabilmente profondo.
C’è soltanto un altro luogo che evoca, in me, sensazioni simili; un luogo percorso e raggiunto anch’esso nella mia adolescenza, con fatica e sofferenza anche maggiore di quelle del pellegrinaggio: i rifugi e le vette del Rosa.
Vi sono, infine, ragioni dell’anima: ma quelle le confesserò soltanto alla fine di questo viaggio.
Antefatti
Come era allora tradizione, a conclusione del campeggio estivo che Don Giancarlo organizzava ogni anno nel mese di luglio, si incominciava a pensare alla destinazione per l’anno seguente; nell’estate del 1974 avevamo campeggiato a St. Jacques in Val d’Ayas, tra i rifugi ed i ghiacciai del Rosa.
Era stato il mio primo campeggio, la prima volta che dormivo fuori casa per quindici giorni di fila e, a sedici anni, era stata dura districarsi tra cucine da campo, piatti da lavare, camminate su creste ghiacciate a 4000 metri di quota e notti in rifugi non ancora riaperti, con un freddo che ti faceva riversare sul candore di quei ghiacciai ogni goccia di tè caldo che provavi ad ingerire.
Quel primo campeggio, però, fu il mio rito di iniziazione e segnò il mio modo di vedere le bellezze del mondo ed i pericoli della vita, più di ogni altra esperienza precedente e seguente.
Tornati a casa, in settembre, dopo la tradizionale serata della montagna
nella quale si proiettavano le immagini del campeggio, riprese le riunioni parrocchiali dopo la Messa delle 20.30 del sabato, le nostre febbri del sabato sera consistevano nel sognare l’avventura dell’estate successiva.
Incominciò a prendere corpo l’idea di ripercorrere un itinerario da antichi pellegrini nella ricorrenza dell’Anno Santo del 1975: da Milano a Roma a piedi.
Il passo che congiungeva l’idea al progettarne la realizzazione fu breve: detto fatto.
Ed in quell’autunno ed in quell'inverno, oltre alla lotta contro l’aumento del costo dei biglietti dei trasporti sulle tratte che gli studenti ed gli operai di Pero effettuavano per recarsi alle scuole superiori o al lavoro a Rho e a Milano, i nostri pensieri si indirizzarono a costruire sulla carta, quelle che dovevano essere le tappe della nostra impresa
, a preventivarne la spesa, le fonti per coprirla e quant’altro occorresse per metterla in atto.
Una di queste cose occorrenti era l'allenamento.
Agli allenamenti, che erano ovviamente delle camminate, parteciparono più giovani di quelli che poi si cimentarono nell’impresa; vi