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LFV - Una tazza di onice sardonica
LFV - Una tazza di onice sardonica
LFV - Una tazza di onice sardonica
E-book36 pagine25 minuti

LFV - Una tazza di onice sardonica

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Info su questo ebook

Una nuova missione per il magistrato Luigi Francesco Villeblanq, sempre nell'entroterra del Regno e in compagnia del soldato semplice Diego Pica cui questa volta si aggiunge un manipolo di specialisti del reggimento V LUNETIA.

La consegna di un oggetto di gran valore per conto del Re si tramuterà in un'esperienza dai risvolti drammatici tra fattucchiere e pazzi criminali.

All'insegna del mistero e dell'alchimia, tra una citazione e un omaggio a Edgar Allan Poe, Dalla, Pink Floyd, Caparezza, Batman, Wolverine e Terenzio.
LinguaItaliano
Data di uscita26 mag 2016
ISBN9786050446685
LFV - Una tazza di onice sardonica

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    Anteprima del libro

    LFV - Una tazza di onice sardonica - Alfredo Cosco

    cinabro

    I) Festeggiamenti di fine estate

    Lunedì 22 settembre 1749 tutta la nobiltà del Regno era nella reggia di Sanlazzaro, sulle colline alle spalle della Capitale.

    Ai primi del mese un valletto e un sarto si erano presentati, all'alba, a casa di Villeblanq. Il primo aveva consegnato l'invito ufficiale con il sigillo di Sua Maestà per i Reali festeggiamenti di fine estate, il secondo aveva preso le misure per un vestito.

    Quel giorno Villeblanq era ospite della famiglia Tibaldi.

    La reggia di collina era più piccola di quella urbana ma altrettanto maestosa, di fronte aveva un grande prato dove erano stati disposti i tavoli per gli ospiti, fino al bosco che scendeva lungo il crinale congiungendosi alle mura della capitale.

    L'applicazione di un rigido protocollo nobiliare nell'organizzazione del banchetto faceva sì che il procuratore capo fosse al decimo ordine di tavoli dal palco costruito per la famiglia reale, cosa che lo rendeva molto soddisfatto e non finiva di vantarsene con il suo ospite. Ribadendo come la loro distanza si fosse dimezzata in soli due anni e che, a breve, egli sarebbe stato abbastanza vicino a chi contava sul serio, così da poter combinare degli ottimi matrimoni.

    Anche se, aggiunse Tibaldi, non è detta l'ultima parola.

    Come signore?

    Vedrà caro, vedrà. Si rilassi e si goda il pranzo, per ora, lo rassicurò il procuratore capo con un sorriso magnanimo.

    Vennero serviti differenti rinfreschi. Grandi vassoi portarono carni bianche, rosse, selvaggina, bolliti, arrosti e stufati, il tutto condito da gelatine, sottaceti, sottolio e salse.

    Giunsero piatti di pesce: orate, trote e lucci delle peschiere reali, cocci, gamberi, calamari, triglie, spigole, alici, rombi, tonni e pesce-spada pescati la notte precedente nel golfo.

    Fiumi di vino bianco e rosso accompagnarono le portate.

    Inoltre, i camerieri giunsero con delicati filetti di pesce crudo adagiati su piccole palle di riso in bianco lievemente acidulo. Il procuratore capo ne mangiava avidamente invitando Villeblanq che era alquanto perplesso.

    Mangi!, lo esortava, "È buonissimo, si chiama suscio, il Re ha fatto venire dei cuochi sin dall'estremo oriente per farlo. Sono ormai diversi anni, è

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