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Discesa agli Inferi. Viaggio alla ricerca del Sé
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Discesa agli Inferi. Viaggio alla ricerca del Sé
E-book87 pagine1 ora

Discesa agli Inferi. Viaggio alla ricerca del Sé

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Info su questo ebook

“Il viaggio esprime un desiderio profondo di cambiamento interiore, un bisogno di esperienze nuove, più che di spostamento locale. Secondo Jung, testimonia una insoddisfazione che spinge alla ricerca e alla scoperta di nuovi orizzonti. […] Il viaggio nell’inferno rappresenta una discesa alle origini, come nel sesto canto dell’Eneide, o una discesa nell’inconscio, secondo le interpretazioni moderne. I Romani si cercavano titoli di nobiltà presso gli antichi eroi; l’uomo moderno ricerca cause che spieghino i suoi comportamenti. Il viaggio agli inferi è sentito spesso come un’autodifesa, autogiustificazione più che come autopunizione.”

(Dizionario dei Simboli)

Michele Porcaro è dottore di ricerca in filologia classica presso l'Università degli Studi di Salerno.
LinguaItaliano
Data di uscita29 giu 2016
ISBN9786050469493
Discesa agli Inferi. Viaggio alla ricerca del Sé

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    Anteprima del libro

    Discesa agli Inferi. Viaggio alla ricerca del Sé - Michele Porcaro

    Bibliografia

    Premessa

    Prima di intraprendere la lettura di questo testo, necessita una breve premessa. Questo scritto è l’incontro e l’applicazione delle mie letture e dei miei studi su Carl Gustav Jung con il testo antico. Messo davanti ad un testo della letteratura cristiana apocrifa, intuitivamente ho trovato nel padre della psicologia del profondo una congeniale chiave di lettura. Poi tutto è andato avanti da sé. Non mi ha interessato molto dare una regola, un ordine di tipo cronologico, o filologico, a quello che veniva. Seguivo un impulso profondo che mi guidava, mediandolo attraverso la ragione. Secondo il migliore dei consigli di Jung. Chi si approccerà a questo scritti, quindi, sappia che naviga su un mare molto profondo. Mi è stato fatto notare dai proff. L. Nicastri (la cui guida è venuta a mancare) e A. Salzano e P. Esposito (che io ringrazio per la pazienza e la grande fiducia dimostratami), che molto spesso tanto è inespresso e che le mie note sono il rimando ad un percorso ancora più profondo. È vero. Questo scritto è diventato un percorso. Come il Cristo del vangelo apocrifo compie un percorso e al tempo stesso si ricollega al vasto oceano della civiltà e della cultura (religiosa) dell’umanità in generale e della psicologia individuale e collettiva, così questo testo vuole tentare di registrare tutto ciò che al racconto è collegato, anche nel modo più nascosto o più ovvio. Tutto nei limiti delle possibilità umane di chi scrive. Invito quindi il lettore ad avere una certa pazienza nei miei confronti, specialmente quando si troverà davanti alla nota e quindi di seguire anche il percorso che indico là. Mi farà molto piacere se mi accompagnerà e, magari, mi farà notare cose che io non ho notato, o vedrà le stesse cose con occhi diversi.

    Prologo: un viaggio e un libro

    La discesa agli inferi dell’eroe è una delle narrazioni tipiche che si possono trovare in molte tradizioni. Ogni religione, ogni racconto epico ha questa fase. L’eroe deve compiere questa impresa per poter acquisire conoscenza o salvare chi ama, mostrando la sua diversità dagli altri e la sua vittoria contro la fragilità umana per il bene di tutti. La discesa agli inferi resta comunque la riconquista di qualcosa, il ricongiungimento con una parte di se stessi andata perduta, o che deve essere scoperta per poter andare avanti nel viaggio.[1]

    Nemmeno il personaggio di Gesù può esimersi da questa condizione, anzi, proprio per il ruolo che ha agli occhi della sua comunità questa fase è più che obbligatoria. Il fascino di questo carismatico rabbi e le aspettative del suo messaggio riempirono di curiosità i suoi seguaci. Si vuol conoscere il più possibile sul personaggio che desta il nostro interesse, ogni minimo dettaglio. Le Vitae Caesarum di Svetonio, la Historia Augusta, tanta produzione biografica fino ai nostri rotocalchi di pettegolezzi e vita mondana rispondono a questa esigenza. I Vangeli, sia i canonici che gli apocrifi, svolgono a loro modo questa necessità e salvano una tradizione che correva il rischio di andare perduta. Si conservano i logia, gli insegnamenti, e le parabole del Maestro, ma si fa di più: si cuciono elementi della tradizione favolistica, mitica, teologica e meravigliosa sul Gesù uomo. Il Gesù uomo, storico, si perde, confonde la sua identità con l’interpretazione che di lui faranno i suoi discepoli e seguaci, fino a narrarlo come ognuno lo ha voluto vedere ed interpretare.

    I Vangeli apocrifi si prestano ancora di più dei canonici alla curiosità di conoscere tutto su Gesù, di cercare di avvicinarsi alla sua umanità e straordinarietà, di vedere dietro il Maestro, il Salvatore, il Figlio di Dio il bambino, l’uomo come tutti noi e la sua divinità.

    In questo caso si vuole prendere uno degli aspetti che ha destato per forza l’ansiosa curiosità e aspettativa del cristiano primitivo: la discesa di Gesù negli Inferi per salvare l’umanità morta prima della sua venuta. In questo caso Gesù deve rispondere ad una funzione escatologica e di salvezza molto concreta. L’uomo antico viveva (come l’uomo di tutti i tempi) un angoscioso rapporto con la morte. L’esigenza di procreare molti figli, la filosofia, le religioni misteriche e di salvezza erano le risposte a questa angoscia. Il messaggio di Gesù rientra tra queste risposte. Però c’era bisogno di un dato concreto: si doveva narrare il suo miracolo, la sua salvezza dalla morte per crocifissione e, altrettanto importante, la salvezza che ha portato ad altri.

    La Discesa agli Inferi, una parte autonoma del Vangelo di Nicodemo, descrive concretamente questa esperienza.

    In questo apocrifo viene narrato il percorso tipico del recupero delle energie, fondamentali per affrontare e vivere in modo equilibrato e sano la vita dell’individuo e della comunità, come più volte ha mostrato C. G. Jung nei suoi studi. La figura di Gesù, l’archetipo, in questo caso è quello dell’eroe. La funzione dell’eroe è quella di percorrere un viaggio. Questo viaggio iniziatico ha una meta: liberare qualcuno, conquistare qualcosa affinché l’equilibrio spezzato sia ristabilito e la vita possa procedere. Importante non è solo la meta, ma anche il viaggio, che farà maturare l’eroe. Durante il percorso egli avrà delle prove da superare, che gli permetteranno di crescere e scoprire il proprio potere, o anche di esprimerlo. Sia ancora detto che il percorso non è mai facile e senza problemi. Nel suo viaggio periglioso l’eroe potrà avere compagni, antagonisti, dovrà confrontarsi con il suo lato oscuro, la sua ombra, ed integrarlo per possedere quel potere che l’uomo ha scisso da sé e condannato; dovrà confrontarsi con la sua anima, la parte femminile che è nell’inconscio maschile e superarne le seduzioni malevole, se c’è tale rischio, oppure integrarla. Alla fine dovrà combattere e liberarsi dall’archetipo stesso, che potrebbe imprigionarlo in schemi prefissati, e creare uno spazio tra conscio ed inconscio in cui godere delle energie dell’uno e dell’altro, evitando scissioni ed estremizzazioni tra introversione ed estroversione, tra conscio ed inconscio. Quello che è narrato nell’apocrifo è una versione molto semplificata, dove l’esperienza cristiana e quella del re vincitore di tradizione orientale si intrecciano fortemente. L’eroe Gesù, che ricorda più un Gran Re, anche negli appellativi, di tradizione orientale, che il mansueto rabbi di Nazareth, e agisce sempre vittoriosamente. Le anime sono il coro che ricorda la profezia del suo

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