Cos'é lo Gnosticismo?: Momenti di un'antica religione
Di Ezio Albrile
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Cos'é lo Gnosticismo? - Ezio Albrile
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Ezio Albrile
Cos’è lo gnosticismo?
Momenti di un’antica religione
© Tutti i diritti riservati a Harmakis Edizioni Divisione S.E.A. Servizi Editoriali Avanzati,
Sede Legale in Via Volga, 44 - 52025 Montevarchi (AR)
Sede Operativa, la medesima sopra citata.
Direttore Editoriale Paola Agnolucci
www.harmakisedizioni.org
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ISBN: 9788831427029
© 2019
Impaginazione ed elaborazione grafica: Leonardo Paolo Lovari
Immagine di copertina: la prima pagina della Parafrasi di Sēem, testo gnostico copto dal settimo codice della biblioteca di Nag Hammadi (NHC VII, 1, 1).
per Flora
Premessa
Da anni mi occupo di gnosticismo & affini con risultati intermittenti. L’argomento «gnosticismo» se da una parte è accolto con favore in una ristretta cerchia di studiosi, da un’altra è praticamente ignorato in ampie aree della comunicazione multimediale. A complicare la cosa sta poi la confusione con il termine generico di «gnosi», utilizzato in certi ambiti di tradizionalismo nostalgico per etichettare di tutto e di più. La mia non vuole essere una critica verso un universo culturale che sicuramente ha il suo fascino, ma tentare di ristabilire una coerente percezione del «fenomeno gnostico». Gli gnostici antichi sono anti cosmici, detestano il mondo sin dalle sue origini, e quindi mi pare assai azzardato utilizzare un lessico analogo per raccontare le conclusioni dei cosiddetti «tradizionalisti», loro che il mondo lo vogliono, o lo vorrebbero, magicamente afferrare.
Quando si parla di gnosticismo ci si riferisce a una cultura che auspica l’«uscita dal mondo», per usare una indovinata definizione di Elémire Zolla. Gli gnostici partono dal realepertrascenderlo,e lapratica della gnosi proietta la coscienza verso una modalità di esistenza in cui il tempo appare sospeso, dissolto in un continuo fluire di realtà parallele.La consapevolezza dell’illusorietà spaziale e temporale segna l’inizio della mutazione interiore. Il livello di coscienza ordinario, scisso nel dualismo di soggetto e di oggetto, di veglia e di sogno, è solo uno dei possibili livelli di realtà: in pratica e per paradosso è «gnostico» Albert Hofmann, lo scopritore dell’LSD, potentissima sostanza psicoattiva. Trasportato in un altro mondo, egli credette di aver oltrepassato le soglie dell’Ade. Da lì in poi, la sua vita muterà radicalmente e degli diventerà una sorta di apostolo lisergico. Hofmann aveva scoperto una pozione capace di modificare sia quantitativamente sia qualitativamente l’attività psichica, creando reali mutazioni dello spazio e del tempo.
L’esperienza del mondo, e principalmente del divenire quotidiano, per alcuni è fastidiosa e ammorbante, si desidera qualcosa di più dei grezzi lenitivi che la società produce in quantità (cibo, pecunia, sesso), si anela a una dimensione «altra», di pacificazione e di beatitudine. È forse questo l’impulso iniziale per «diventare gnostico». In parole filosofiche Kierkegaard ha mostrato come la storia non è il luogo della rivelazione di Dio, ma al contrario quello della perdita del destino spirituale dell’uomo che, abdicando alla propria missione eterna, è sceso a compromessi col finito. Un’intuizione che era già propria dell’antico gnosticismo. Per Kierkegaard, come per gli gnostici, il mondo, in quanto storia temporale, è sempre negativo perché è visto come dispersione e corruzione. Il nichilismo di Kierkegaard annienta il modello cosmologico cristiano poi secolarizzato da Hegel. In posiziones simmetrica a Kierkegaard, Marx rimprovererà a Hegel diporre come soggetto della storia lo spirito astratto anziché l’uomo concreto: di ridurre a «idea» la realtà vivente degli uomini. Tale trasposizione rispecchiava, per Marx, quella dell’eticaca - capitalista, che riducendo l’uomo, operaio o bracciante, a semplice oggetto della storia, lo esiliava da sé stesso e dal suo mondo. L’aurora dell’alienazione contemporanea.
La storia, il tempo, il cosmo diventano, come lo erano già stati per gli gnostici, una prigione e una terra d’esilio.Oscurata nel corpo, l’anima patisce una duplice «estraniazione»: l’esilio dalla Vita primigenia e l’angosciosa alienazione in «questo mondo» arcontico, il «Mondo eonico», in balìa di forme in continuo cangiamento. Lo spazio e il tempo sono per l’Anima due penose prigioni: luoghi, i corpi e il tempo nelle demiurgie gnostiche si equivalgono e formano un tutt’uno. I due lati della stessamedaglia, aspetti molteplici di un medesimo fenomeno. Entrambi perpetuano l’inganno del «grande gioco», della realtà concretamente edificata su un inganno che è cosmico, sociale, emozionale.
Nelle pagine che seguono ho tentato di tracciare un percorso attraverso lo gnosticismo antico, con addentellati al presente. L’intento era di scrivere un testo divulgativo in cui compendiare i miei studi eruditi. Non so se ci sono riuscito.In ogni caso ho ridotto le note e la bibliografia all’essenziale, fatta eccezione per le citazioni dei testi di Nag Hammadi, che sono ritradotti, documentando le scelte interpretative (in copto non esiste la punteggiatura).
Infine vorrei ringraziare chi da sempre segue e aiuta i miei studi e le mie ricerche, in particolare Giancarlo Mantovani e Hans-Thomas Hakl. Un grazie anche a Chiara Tommasi, Valerio Napoli, Luigi Berzano e a Fabio Scialpi. Non si può infine non ricordare Tony a cui va la mia gratitudine.
Ezio Albrile - Marzo 2018
ESISTONO GLI GNOSTICI?
Il mito cosmogonico è una storia sacra delle origini del mondo e dell’umanità, una storia a suo modo veritiera che narra come le cose iniziarono ad esistere, fornisce un modello esemplare e giustifica le attività dell’uomo¹. Le più importanti cerimonie religiose – nascita, iniziazione, matrimonio, morte – si svolgono attraverso l’azione rituale, in un tempo anteriore, cioè in un fantasmatico tempo delle origini. Ogni evento è la ripetizione di un evento raccontato nel mito cosmogonico. La primordialità, anche se smaterializzata e priva di «realtà» storica, ha valore esemplare, archetipico; è una condizione dell’essere che si reintegra periodicamente, e assume il significato di rinnovamento ciclico del tempo. Due tipi di mitologie appaiono in queste storie sacre sulle origini.
La prima narra di un essere supremo, una sorta di padre primordiale che di solito si sottrae nascondendosi nell’inaccessibilità dei cieli; mentre la seconda parla di quegli esseri divini o semidivini che lo sostituiscono, entrando in rapporto con l’umanità.
Sempre unito al mito cosmogonico è il motivo del Paradiso, nella duplice accezione di terrestre e celeste. Cristoforo Colombo credette di approdare alle soglie del Paradiso, mentre la colonizzazione delle Americhe cominciò sotto un segno escatologico: era opinione diffusa che fosse giunto il momento di rinnovare il mondo cristiano e il vero rinnovamento consisteva nel ritorno al Paradiso terrestre, nella ripetizione di ciò che stava scritto nel libro sacro per eccellenza, la Bibbia.²
Le immagini dell’Eden, della Nuova Gerusalemme e il millenarismo, trovarono sul suolo vergine del Nuovo Mondo, le Americhe, un terreno fertile per propagarsi. I coloni osservavano l’Europa che si erano lasciati alle spalle come un Inferno da cui fuggire: la cesura con la vita trascorsa nel Vecchio Continente fu l’impulso verso una trasformazione delle pratiche religiose, riscritte nella ricerca della purezza del cristianesimo primitivo. La restaurazione della Chiesa originaria avrebbe trasformato la terra in Paradiso³.
Affinità gnostiche
Tutto questo sentire è la base della speculazione gnostica, un dualismo tra l’uomo e il mondo, e nel medesimo tempo tra il mondo e Dio, che si risolve in un ritorno dell’uomo, o meglio, della parte divina che sta nell’uomo, nella dimensione originaria, paradisiaca.
Il mito centrale dello gnosticismo è quindi il racconto di un ritorno alle origini, un desiderio precosmico dal quale si sviluppa una colpa anteriore che porta alla creazione dell’uomo e del mondo, intesi entrambi quali carceri dell’anima di luce.
Le concezioni e le aspettative della gnosi sono ben rappresentate dal mito valentiniano: da un’unità iniziale, un Dio totalmente ineffabile, dipartono delle emanazioni che si configurano come una «pienezza», il plērōma, cioè realizzano armonicamente tutte le molteplici potenzialità creative in esso racchiuse, nel Dio Padre trascendente e sconosciuto. È un Dio sfuggente e mentale quello che sta alla base delle cosmogonie gnostiche, un’entità afferrabile solo attraverso processi intuitivi e stati di meditazione profonda.
Non a caso le emanazioni del primo principio, cioè gli Eoni sgorgati dal Padre celeste, personificate e organizzate in «coppie», le syzygiai, ripercorrono condizioni dell’essere e processi mentali come «infinità e unione» oppure «pensiero e coscienza», «volontà e sapienza». Proprio l’ultima di queste entità, di natura femminile, la «Sapienza» (Sophia), nel desiderio e nella «passione» di cogliere l’inconoscibile Dio dalquale tutto nasce, produce una lacerazione tra mondo superiore, il plērōma, e mondo inferiore, il kenōma, il «vuoto», il nostro universo. Nella sfera luminosa e perfetta si produce uno squarcio, frutto di un errore, una «frantumazione dei vasi» come racconta il Vangelo di Verità⁴, espressione che avrà fortuna molto più tardi, nel XVI sec., nella scuola kabbalistica di Safed.
È l’origine di una generazione irregolare da cui sorge il Demiurgo inferiore, un essere abnorme, ignaro che aldisopra di lui c’è il plērōma e superbo nella sua fittizia unicità. In realtà è il Dio dell’Antico Testamento, crudele e geloso: crea gli Arconti, demoni astrali (zodiacali e planetari) con l’aiuto dei quali plasma il mondo e l’uomo. Ma l’uomo riceve, all’insaputa del Demiurgo inferiore e omicida, una «scintilla» luminosa della vera divinità. Egli potrà, gradualmente, venire a conoscenza di questa «scintilla», spinthēr o pneuma, nascosta in lui altrettanto profondamente quanto lo è la vera divinità nel cosmo rispetto al Demiurgo omicida.
Nelle sue parti «psichica» e «carnale», l’uomo è in balia del Demiurgo e degli Arconti, intrappolato nella prigione del Destino, la Heimarmēne⁵. Solo l’intervento di un Sōtēr, un Salvatore che è al medesimo tempo Rivelatore di «conoscenza», cioè di gnōsis, può porre rimedio a questa ingiuria. La gnosi così rivelata, consiste nella comprensione ultimadel«senso» da attribuire all’esistenza, e interpreta il mondo nella propria «vacuità»: l’unica realtà è la scintilla divina proveniente dal mondo della luce, il resto è solo un’illusione fabbricata dal Demiurgo e dagli Arconti. Il Salvatore è Cristo-Gesù recepito secondo una logica «docetica», cioè è un fantasma, dal greco dokein, «apparire». L’apparizione di Gesù è fittizia, è un ologramma proiettato in una realtà tridimensionale; un modo, condiviso dalla maggior parte degli autori gnostici, di comprendere la persona di Cristo, a cui viene negato ogni attributo umano: Cristo è un «Eone» divino sceso in una persona umana che funge da «contenitore», redime l’uomo rendendolo cosciente della propria origine divina e insegnandogli la via attraverso la quale potrà sfuggire alla tirannia degli Arconti e ritrovare il vero Dio, lo sconosciuto abitatore del plērōma.
La gnosi non è una conoscenza derivante da questo mondo, il suo raggiungimento implica una trasformazione che non è intellettuale. L’uomo vive nell’incoscienza, in un sonno cosmico, reso ubriaco delle potenze creatrici del mondo: se l’atto noetico della «gnosi» non sarà accompagnato da un esercizio e un’esperienza concreti, indispensabili per conseguire la «separazione» dalla presente modalità di esistenza, verrà a mancare ogni presupposto per giungere ad una Vita consapevole e cosciente.
La riscoperta della vera dimensione spirituale nello gnosticismo coincide quindi con la «conoscenza» accurata delle facoltà noetiche in cui si esteriorizza il nostro pensiero. Un