Gli episodi del Maresciallo Parrano
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Anteprima del libro
Gli episodi del Maresciallo Parrano - Antonio Formicola
infanzia".
Prefazione
Ho deciso di scrivere questo libro per gli appassionati di romanzi polizieschi o di polizia giudiziaria in genere e di operazioni di soccorso, evidenziando, in alcuni casi, quanto sia importante il connubio tra il metodo di indagine tradizionale e quello scientifico. Io sono convinto che il secondo può dare buoni risultati soltanto se il primo è stato attuato bene.
Voglio precisare che, ogni riferimento a fatti o nominativi di persone, di luoghi (tranne in qualche caso) e di cose, pur rispecchiando l’attuale realtà quotidiana, è puramente casuale, essendo solamente frutto della mia fantasia.
Personaggi e località degli avvenimenti
Sono l’appuntato ammogliato Gentile Rosario, effettivo da alcuni anni alla Stazione Carabinieri di Marnella, un comune di circa 22.000 abitanti, situato nell’Italia Settentrionale, a 200 metri di altitudine. Il paese è sfiorato da una strada di grandi comunicazioni ed è raggiungibile pure con i treni. Il suo territorio è molto vasto, ricco di industrie varie e aziende agricole. Le persone sono operose. La disoccupazione è quasi inesistente, però, come in tanti altri posti, anche se in modo contenuto, ci sono problemi di spaccio e uso di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, furti, qualche rapina e raramente pure l’omicidio.
Tutti i reati sono commessi sia dagli immigrati che da persone native del luogo. Inoltre, specialmente nelle nottate di fine settimana, spesso, sulla predetta arteria principale, si verificano incidenti stradali causati da giovani, di solito appena patentati. Ciò perché sotto l’effetto dell’alcool o della droga, oppure di entrambe le sostanze, si mettono alla guida di autovetture, lanciandole a velocità eccessiva, perdendo così il controllo di esse, buttando, in questo modo, la propria vita e sovente spezzando anche quella degli altri. La criminalità organizzata non esiste; abbiamo avuto vari tentativi di insediamento ma non hanno attecchito, in quanto sono stati da noi troncati sul nascere, naturalmente con la collaborazione dei cittadini, che è elemento indispensabile per combattere questo grave fenomeno. Ricordo la mattina del mio arrivo a Marnella, era di primavera, esattamente un venerdì di maggio. Per alcuni minuti, con la mia autovettura di media cilindrata, un po’ malandata, mi fermai in una piazzetta della periferia per osservare il panorama, accorgendomi subito che meritava di essere goduto.
In lontananza, verso sud, si poteva ammirare la bellissima immensa vallata verdeggiante, tagliata a metà dal fiume Po che scorreva sinuoso da nord-ovest verso sud-est, formando una grande S
. Invece a Settentrione si notavano alte montagne con le cime ancora innevate e le case bianche dei contadini, le quali, viste da quella distanza, sembravano incastonate nei monti, fino alla metà della loro altezza e davanti a esse alcune mucche al pascolo, con il manto chiaro, che parevano pecorelle. L’aria era mite, molto piacevole, sicuramente salubre, tipica della bassa collina. Dopo aver guardato con attenzione e interesse il bellissimo paesaggio mi recai al reparto, presentandomi al miliare di servizio alla caserma; un carabiniere scelto, di circa 25 anni, forse 5 in meno a me.
Il collega mi strinse la mano e mi disse: "Sono Loraci Giorgio, bene arrivato, ti stavamo aspettando, qui c’è proprio bisogno di personale, in particolare di un appuntato. Adesso siediti un attimo; fra poco ritorna il comandante dall’ufficio postale, ove è andato a portare e ritirare la corrispondenza. Intanto ti descrivo la caserma, visto che sarà la tua nuova casa. È un po’ vecchia ma appena ristrutturata, con tutti i locali curati in ogni particolare e predisposti per essere ben funzionali. In sostanza ci sono: due piccole camerate; un archivio molto ampio; una cucina e una sala mensa-camera di riunione alquanto grande; tre uffici, di cui uno per il comandante, uno per il sottordine e uno per il militare di servizio alla caserma; i servizi igienici; le due tradizionali camere di sicurezza, una per le donne e una per gli uomini.
Ogni cella ha una finestra ad almeno due metri e mezzo da terra, che dà nel cortile interno, munita di inferriata, rete metallica e tramoggia in legno, nuova, per permettere alle persone custodite di prendere dall’esterno sia l’aria che la luce del giorno. Inoltre, ci sono gli altri accessori, pure importanti, esistenti in tutte le stazioni. Lo stabile è formato solamente da piano terra e primo piano, quindi molto modesto. C’è un solo alloggio di servizio, con ingresso indipendente, occupato dal comandante con la sua famiglia. Ora, siccome il capo non è ancora rientrato, ti informo un poco sulla situazione in generale del reparto.
L’orario per ricevere il pubblico, in linea di massima, è dalle ore 8:00 alle 22:00. La forza è complessivamente di 9 uomini, pochi rispetto all’operatività del comando, forse nemmeno la metà, praticamente: l’aiutante, un brigadiere in sottordine e sei carabinieri tra celibi e ammogliati, più te appena giunto. Abbiamo in dotazione una buona autovettura di media cilindrata e una vecchia campagnola. Quest’ultimo mezzo lo usiamo solitamente per raggiungere le zone più alte del nostro territorio, principalmente d’inverno in occasione delle precipitazioni nevose e per circolare sulle strade bianche, dissestate, esistenti in mezzo alla valle. La compagnia, gerarchicamente superiore, situata nel comune di Villataurina, a 20 chilometri da Marnella, è comandata dal Capitano Alora Giovanni."
Appena finì di parlare il collega giunse il titolare, maresciallo aiutante s.U.P.S. Parrano Antonio, di anni 45-50, moro, di altezza media, all’incirca 1,75 metri, sui 70 chilogrammi, corporatura normale, un po’ atletica, dall’aspetto severo, vestiva molto bene l’uniforme.
Il piantone gli spiegò il motivo del mio arrivo e il superiore mi diede anch’egli il benvenuto. Subito mi accompagnò nel suo ufficio, facendomi sedere su una sedia posta davanti alla propria scrivania, situata di fronte alla porta, poi sedette al suo posto, dirimpetto a me, in una modesta poltroncina. Qui gli consegnai la copia della lettera di trasferimento e il relativo foglio di viaggio. Mentre leggeva i documenti i miei occhi scrutavano il locale. Mi resi conto che mi trovavo in una stanza non molto grande, più o meno di metri 4 x 4, ove nei mobili scaffali e sul tavolo vi erano numerosi fascicoli, raccoglitori e pubblicazioni, tenuti, però, in modo ordinato.
In un angolo dell’ambiente, esattamente alla sinistra del comandante, c’era la bandiera italiana di grande dimensione, spiegata e legata a un’asta in legno di noce nazionale lucido, lunga dal pavimento al soffitto; era bellissima, aveva un grande fascino. Nella parte opposta, cioè alla destra dell’aiutante, a circa due metri da terra vi era una mensola, anch’essa in noce, con sopra l’immagine della Madonna Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma, e sotto, ad altezza d’uomo, c’era la solita cassetta di sicurezza ancorata al muro. Alle spalle del capo, fissati alla parete, vi erano: il Crocifisso, l’effigie del Presidente della Repubblica e quella del Generale Comandante dell’Arma. Questo meraviglioso sfondo, completato con la figura austera del maresciallo e penso anche con un suo tocco di buon gusto, credo ricordasse a ogni appartenente all’Arma che entrava nell’ufficio, di essere prima di tutto un italiano vero e poi pure carabiniere, trasmettendo nel contempo tanto entusiasmo.
L’aiutante, dopo aver letto i documenti mi domandò: Quale motivo ti ha spinto a chiedere il cambio di destinazione?
Io risposi: Siccome sono prossimo al matrimonio ho deciso di stabilirmi in una piccola città per imparare a fare il carabiniere, poiché sin dalla fine del corso di allievo, ho lavorato soltanto presso un ufficio del Comando Legione.
Egli annuì e disse: Se intendi apprendere hai scelto la sede giusta, però devo dirti che si può essere un buon carabiniere ovunque, ma è chiaro che in una stazione distaccata, operativa come questa, si arricchisce indubbiamente il bagaglio professionale e, credo anche, quello culturale. Inoltre, ti faccio presente che se desideri partecipare al concorso per l’ammissione al corso di brigadieri o marescialli, per essere più tranquillo, fai bene ad approfondire, fin da adesso, la tua preparazione, in quanto gli esaminatori sono sempre più esigenti e poi la cultura non è mai in eccesso. Tuttavia, in caso di rinuncia o di non ammissione alla graduatoria, pur restando nell’attuale grado, potrai divenire, impegnandoti parecchio, comunque molto utile, perché ritengo che l’appuntato sia il perno principale della stazione. Dopo anni diventerai la memoria storica del reparto, quindi elemento indispensabile per il suo buon funzionamento. In ogni modo, penso che alla tua età sia arrivato il momento di fare una scelta per il futuro.
Io risposi: La mia scelta l’ho fatta quando ho inoltrato domanda per essere trasferito qui, perciò sono certo che resterò nella mia categoria.
Poi uscimmo dall’ufficio e mi condusse in una camerata, dove mi indicò il mio posto letto, dicendomi di sistemarmi e visitare gli altri ambienti.
Il giorno dopo il mio arrivo a Marnella, pure per conoscere subito la giurisdizione, il capo mi fece iniziare a prendere parte ai servizi esterni, consistenti, quasi sempre, in pattuglie e perlustrazioni, effettuate a piedi o con l’automezzo militare. Ancora oggi quest’attività viene svolta ampiamente. Molte volte anche il maresciallo partecipa.
Spesso dice: È meglio prevenire che reprimere.
Ci tiene tantissimo al controllo del territorio. Sovente asserisce che il ruolo del comandante della stazione va svolto soprattutto in piazza, non in ufficio a produrre carte, ma poi chiarisce che purtroppo non c’è tempo sufficiente per poterlo attuare. Infatti, oltre al militare di servizio alla caserma, ogni tanto è costretto a impiegare, a turno, tutto il personale nel disbrigo delle pratiche.
Frequente ripete che la giornata per noi dovrebbe essere di 48 ore non di 24. Spesso, in particolare la mattina, nelle strade del paese trascorre qualche ora fermo a parlare con delle persone, di solito una alla volta, senza distinzione di età, sesso e ceto sociale. In