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Allie Strom e l'Anello di Salomone
Allie Strom e l'Anello di Salomone
Allie Strom e l'Anello di Salomone
E-book165 pagine2 ore

Allie Strom e l'Anello di Salomone

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Info su questo ebook

Sua madre è scomparsa. Più di un amico la tradirà. Fortuna che la ragazza nuova della scuola ha una collana magica.

Inizia oggi a leggere la serie supereroica!

Allie è la tipica adolescente appassionata di calcio in una nuova scuola, almeno fino a quando una strana collana le concede abilità che superano i suoi sogni più folli. Quando rifiuta di lasciare che i bulli spadroneggino nella sua scuola, si fa un nuovo amico e parecchi nuovi nemici.

Daniel era un nerd  che sperava di fare amicizia con la ragazza nuova, ma quando la magia della collana di Allie lo teletrasporta assieme a lei e mette entrambe le loro vite in pericolo, non è più così sicuro di volerlo.

A Allie viene confermato che sua madre è scomparsa durante una missione oltreoceano con l’esercito, e che la magia della sua collana è la chiave per salvarla. Daniel ed Allie non si fermeranno davanti a nulla per ritrovarla, fermare un angelo caduto che ha preso il controllo di una loro amica e salvare il mondo.

Allie Strom e l’Anello di Salomone è un Urban Fantasy/Thriller soprannaturale ricco di azione e mito che vede la nascita di una leggenda. L’autore Justin Sloan è ossessionato da Harry Potter e ritiene che Hermione fosse la vera eroina, come si nota in questo primo libro della sua nuova serie.

LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2016
ISBN9781507155912
Allie Strom e l'Anello di Salomone

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    Anteprima del libro

    Allie Strom e l'Anello di Salomone - Justin Sloan

    ALLIE STROM

    E L’ANELLO DI SALOMONE

    Justin Sloan

    ––––––––

    Allie Strom e l’Anello di Salomone

    di Justin Sloan

    Copyright © 2015 Justin Sloan.

    Tutti i diritti riservati.

    Questa è un’opera di fantasia. Per quanto ne sa l’autore, nessuno ha ancora distrutto Samyaza, sappiatelo. Se volete, scrivete una recensione, e parlate ai vostri amici di Allie Strom e l’Anello di Salomone.

    Grazie per il sostegno al mio lavoro.

    Ai miei figli, Brendan e Verona.

    Vi amo tanto entrambi e non vedo l’ora di condividere le mie storie con voi.

    ––––––––

    Indice

    Capitolo 1: La Collana

    Allie Strom fissava l’inquietante bagliore blu della collanina in fondo allo sgabuzzino della sua stanza da letto. Conosceva bene quella collana. Per tutta la sua vita era sempre stata al collo di sua madre. Eppure eccola lì, quando sua madre era dall’altra parte del mondo.

    Allie aveva notato la collana per la prima volta mentre cercava la sua gonna plissettata preferita. Iniziare il settimo anno in una nuova città rendeva molto importanrti le sue decisioni in merito a cosa indossare.

    Rabbrividì al pensiero del sesto anno, quando la sua stupida amica Crystal l’aveva tradita per i ragazzi popolari. Era bastato che Allie dicesse che stava per trasferirsi, anche se forse non aveva aiutato l’averlo detto proprio durante la festa di compleanno di Crystal. C’era voluta una vita per togliersi la glassa della torta dai capelli, ma la sensazione di tradimento non se ne sarebbe andata senza grattare per almeno un anno.

    No, quell’anno era determinata a di partire col piede giusto. Si sarebbe inserita in un gruppo di amici e avrebbe creato la sua squadra di calcio. Negli ultimi giorni non aveva pensato ad altro, a parte l’occasionale seccatura per l’assenza di sua madre, tanto per cambiare. Ma trovare la collana l’aveva presa di sorpresa.

    Un colpo alla porta la fece sobbalzare. Spinse la collana nello sgabuzzino con la punta del piede, assieme alla gonna e alla polo che non voleva far vedere a suo padre. Si soffermò a guardare la confusione, rendendosi conto che, pur essendo lì da due mesi, lo sgabuzzino in cui aveva gettato la sua roba alla rinfusa non si era magicamente riordinato da solo.

    «Tesoro, posso...?» La voce profonda di suo padre arrivò dall’altra parte della porta, più roca del solito quella mattina.

    «Uhm...» Allie controllò i vestiti sul letto per accertarsi che suo padre li avrebbe trovati di suo gradimento. Era un papà grandioso e benintenzionato, ma ciò non significava che le avrebbe lasciato indossare quel che voleva per andare a scuola. Pensava ancora che non sarebbe stata indipendente fino ai diciott’anni, e forse neanche allora. Se ci fosse stata sua madre, sarebbe stato diverso. Lei aveva visto Allie comprare quella gonna plissettata e aveva finto di non vedere. Probabilmente l’avrebbe aiutata a scegliere i vestiti e le avrebbe detto tutto quello che una ragazza aveva bisogno di sapere per affrontare la nuova scuola, per diventare una giovane donna. Ma, come sempre, sua madre era con l’esercito. Lontana a cercare di migliorare le vite degli altri invece di concentrarsi su sua figlia come avrebbe dovuto fare. A nessuno importava della vita di Allie. Dov’era la mamma stavolta, in Afghanistan o qualcosa del genere? Uno degli Stan, era tutto ciò che Allie ricordava.

    Allie si voltò con un sorriso sentendo la porta che si apriva. «Sì?»

    Suo padre entrò esitando. Era il tipo di papà che difficilmente si arrabbiava, e non stava fuori per lavoro tutto il tempo. Di solito era ben rasato e vestito per il suo lavoro alla Nintendo, a testare giochi o fare roba di computer o qualcosa di simile, Allie non lo sapeva per certo. Ma al momento aveva il viso ispido e le borse sotto gli occhi.

    «Tutto pronto per il grande giorno?» le chiese guardando i vestiti sul letto.

    «Non sono preoccupata». Forse sarebbe stato vero se sua madre fosse stata lì per accompagnarla, o almeno per augurarle buona fortuna. Allie si voltò per guardare, fuori dalla finestra, un accenno di sole nascente che si rifletteva sull’asfalto umido del parcheggio dell’edificio. Si era svegliata presto con lo stomaco che le formicolava.

    «È solo il settimo anno», disse. «Non è che sia la Coppa del Mondo o niente del genere».

    «Giusto», disse lui, abbassando lo sguardo sul pavimento. «Ehi, Principessa, io...»

    «Papà, ho dodici anni adesso, okay?»

    Lui la guardò come se non potesse crederci, poi annuì. «Già, lo so. Ehi, Principessa Adulta...»

    Lei fece roteare gli occhi e sorrise.

    «Così va meglio». Lui si sedette sul letto, sopra la manica di una delle sue maglie. Lei fece una smorfia, ma lui non se ne accorse. La narice destra gli tremava come faceva sempre quando era nervoso. «Volevo dirti una cosa e... be’...»

    «Papà?»

    «Sì?»

    «Non è che può aspettare? Cioè, ho ancora un mucchio di cose da fare per prepararmi, e non c’è mamma ad aiutarmi, perciò...»

    Lui soffermò lo sguardo su di lei. Dal suo dodicesimo compleanno, due mesi prima, la fissava sempre come se guardando altrove avrebbe potuto perderla. Continuava a ripeterle quanto stesse crescendo in fretta. Be’, era anche ora, a parer suo. Crescere un po’ prima di iniziare la nuova scuola le sarebbe proprio servito, specie per la squadra di calcio. Ma non era stata così fortunata.

    Suo padre sospirò e si alzò. «Certo, tesoro. Ma ne parliamo dopo la scuola?»

    «Sì, va bene.»

    Lui cercò di lisciarsi la camicia bianca, poi guardò la pila di vestiti. «Magari posso aiutarti?».

    «Certo che puoi. Perché non ci ho pensato prima?» Lo spinse verso la porta.

    «Come, tesoro?»

    «Assicurati che Ian non mi dia fastidio.»

    Suo padre aggrottò la fronte mentre lei chiudeva la porta, lasciandolo dall’altra parte.

    Scavò nel buio del suo sgabuzzino e ben presto trovò con le dita la pietra fredda e liscia della collana.

    Si accosciò per raccoglierla, mordicchiandosi il labbro mentre la portava alla luce. La collana aveva una pietra blu alla fine di una catena d’argento, un triangolo rovesciato sovrapposto a un triangolo dritto d’argento. Sua madre la indossava sempre, come se le spuntasse dalla pelle. Allie la mise di fronte allo specchio, tenendola all’altezza del collo e fissandola con ammirazione.

    Il fermaglio era stato rotto. Fece un mezzo nodo alla catenina e stava per indossarla quando la maniglia della porta girò di nuovo.

    «Papà, non sono....» Si fermò vedendo che era suo fratello maggiore, Ian. Aveva una peluria ispida color pesca attorno alla bocca e indossava una sciarpa come se lo facesse sembrare speciale.

    «Sono io, alitosi». Le sorrise, quasi intontito. «Che c’è che non va in questa famiglia? Perché siamo tutti in piedi così presto?»

    «È presto?» Lei diede un’occhiata fuori mentre nascondeva la collana sotto il cuscino. In effetti vedeva ancora il suo riflesso nel vetro della finestra. Il cielo aveva la tinta blu scuro del primo mattino, con striature rosa e arancio chiaro attorno alle nuvole. Ma non significava che fosse davvero presto, visto che era settembre nello stato di Washington. D’altra parte, rispetto ai suoi amici lei era sempre stata mattiniera.

    Ian si appoggiò al telaio della porta e sbadigliò, ma non se ne andò.

    «Che c’è?» chiese lei, impaziente.

    Ian rimase sulla porta e sogghignò. «Papà ha fatto la sua sorpresa a la’ preferita per il grande giorno».

    «E sarebbe?»

    «Yogurt e cereali con i suoi speciali mirtilli surgelati», disse lui ridendo.

    Le fece cenno di seguirlo e lei lo fece, ma con uno sguardo di rimpianto verso il cuscino. Avrebbe dovuto controllare meglio la collana dopo colazione.

    Allie scoprì di avere l’acquolina in bocca e che non le interessava che la colazione fosse la stessa di ogni mattina. Qualunque cosa suo padre avesse voluto dirle prima, doveva essergli passata di mente per il momento. Rideva e raccontava storie del suo primo giorno del settimo anno. Perfino Ian, spesso cupo e distrattoo, le raccontò una storia di quando era entrato per sbaglio nel bagno delle ragazze il suo primo giorno ed era stato preso in giro per tutto il primo mese. Storie di umiliazioni... proprio quello che le serviva prima del grande giorno.

    «Dei ragazzi dell’ottavo anno lo scoprirono», disse Ian, arrossendo. «Ogni volta che mi vedevano dicevano corre come una ragazza e fa la pipì seduto».

    Allie scoppiò a ridere e pensò che fosse la cosa più divertente che avesse mai sentito dire a suo fratello, poi si chiese per un momento se davvero facesse la pipì da seduto. Aveva giocato alle Barbie con lei e la cugina quando erano più piccoli. Ma poi decise di pensare al calcio, perché l’idea di suo fratello che faceva pipì la disgustava e le faceva perdere l’appetito.

    Quando tornò nella sua camera, sospirò e si appoggiò con la schiena alla porta chiusa. Il muro era tappezzato di poster dei suoi calciatori preferiti, a parte un poster nero dei Megadeath in un angolo. Gliel’aveva dato suo fratello e lei aveva apprezzato perché lui diceva che era forte. Lui esagerava, pensò, ma l’aveva comunque tenuto perché era una delle poche cose che le avesse mai dato. Diceva anche che Dungeons and Dragons era forte, e lei aveva creduto anche a quello. I resti di quella fase si vedevano nella sua collezione di miniature perfettamente allineate sullo scaffale d’angolo. Quella più nerd di tutte era un gigante con un’enorme ascia che proteggeva una guerriera dai pugni infuocati. L’aveva dipinta lei stessa un paio d’anni prima e non riusciva ancora a convincersi a buttarla via. Doveva togliersi dalla testa l’idea che suo fratello fosse forte, ma era difficile a farsi. Sarebbe sempre rimasto il suo fratellone, dopo tutto.

    Per adesso, aveva una priorità. Estrasse la collana e guardò la pietra brillare mentre girava appesa alla catena. A confronto, il resto della sua stanza era smorto. La collana l’aveva sempre intrigata; era sempre lì a brillare al collo di sua madre. Ora, reggendola a pochi centimetri dagli occhi, fissava le linee argentate nella pietra blu. I piccoli disegni sulla pietra le ricordavano le mappe che aveva visto. Mappe del mondo, ma anche di molto altro. Forse dell’universo?

    Di nuovo la sollevò per annodarsela al collo, ma si bloccò, sorprendendosi di vedere un fermaglio sulla catena dove prima era stato rotto. Di certo suo padre e Ian non sapevano che l’avesse trovata, né erano riusciti a introdursi di soppiatto nella sua stanza per sostituire il fermaglio. Sarebbe stato ridicolo. L’unica spiegazione, perciò, era che si fosse solo immaginata che era rotto.

    Un lieve tepore si irradiò dalla pietra a contatto con la sua pelle. Chiuse gli occhi,sentendosi rilassata, ma quando li riaprì un fascio di luce esplose dalla collana, e di colpo si ritrovò più piccola, tra le braccia di sua madre. I capelli della mamma la solleticavano sfiorandole la guancia. Quei dolci occhi blu la guardavano con amore, la calda brezza estiva le accarezzava la pelle, portando con sé il profumo delle fragole. Il calore della pietra la avvolgeva come un bagno e, per un attimo, vide solo la forte luce lampeggiare di nuovo. Profumava di aria fresca, come la foresta dopo la pioggia. Stava fluttuando? La piacevole sensazione le attraversò il corpo e si ritrovò nel sedile del passeggero dell’auto della mamma, sua madre guidava mentre una musica dolce veniva da lontano.

    «Allie», disse una voce sottile. «Allie...»

    Tap. Tap.

    La luce lampeggiò di nuovo e poi lasciò il posto all’oscurità. Una caverna o un tunnel, il buio che si agitava come fosse stato vivo, serpeggiando e intrecciandosi tra i suoi arti. Non era sé stessa. Le

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