Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Richiamo del Compagno
Il Richiamo del Compagno
Il Richiamo del Compagno
E-book180 pagine3 ore

Il Richiamo del Compagno

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Re Zeir aveva tutto: un regno prospero, un compagno predestinato e l’amore della sua gente. Ma quando il suo compagno morì, il sovrano impazzì dal dolore e assunse per sempre la sua forma draconica. Incapace di vincere la sua sofferenza, ancora oggi continua a rimpiangere l’amore che non è mai riuscito a conoscere fino in fondo.

Colton Lanx ha vissuto perennemente in viaggio. I suoi genitori hanno sempre viaggiato da un pianeta all’altro senza mai fermarsi. Diventare un navigatore è stata una scelta facile, ma a un certo punto, un errore commesso dal suo capitano lo costringe ad atterrare sul pianeta Dragait.

Uniti dal destino, i due dovranno sconfiggere ciascuno il proprio passato per costruire un futuro insieme.

LinguaItaliano
EditoreAmber Kell
Data di uscita22 ott 2016
ISBN9781370215492
Il Richiamo del Compagno
Autore

Amber Kell

Amber Kell is a dreamer who has been writing stories in her head for as long as she could remember.She lives in Seattle with her husband, two sons, three cats and one very stupid dog. To learn more about her current books or works in progress, check out her blog at http://amberkell.wordpress.com.Her fans can also reach her at amberkellwrites@gmail.com.

Autori correlati

Correlato a Il Richiamo del Compagno

Titoli di questa serie (5)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa gay per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Richiamo del Compagno

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Richiamo del Compagno - Amber Kell

    Capitolo Uno

    Colton Lanx serrò la presa sulla console, aggrappandosi con tutte le proprie forze mentre la nave spaziale attraversava – tra gli scossoni – un campo di asteroidi. Il grande pianeta che, alla loro destra, si faceva sempre più vicino lo riempiva di terrore. Non era quella la rotta che aveva tracciato.

    Siamo troppo vicini!

    Non dite idiozie! ringhiò il capitano Jael. Ho fatto io stesso i calcoli.

    Colton perse del tutto la sua già scarsa pazienza. "Che significa che li avete fatti voi?" La rabbia scacciò la paura. Colton aveva trascorso ore a calcolare la traiettoria corretta per attraversare in tutta sicurezza la sottile fetta di spazio libero tra Dragait e i pianeti, le lune e i meteoriti che lo circondavano. Il minimo errore e tutti sarebbero stati risucchiati in un campo gravitazionale. Qualunque modifica ai risultati ottenuti da Colt avrebbe potuto avere effetti catastrofici.

    Non mi fidavo dei vostri calcoli, dunque ho inserito i miei.

    Il tono arrogante di Jael lo costrinse a mordersi l’interno di una guancia fino al sanguinamento. Il suo autocontrollo, già scarso, cedette completamente. Per caso siete laureato in astronavigazione, capitano?

    Non si curò di moderare il tono di voce. Per quanto ne sapeva lui, il capitano era laureato solo in logistica astronavale e sbiancamento dentale. Nessuna di quelle due competenze lo rendeva capace di calcolare in maniera corretta una rotta.

    Il capitano si infuriò. Attento a come parlate, Lanx. Qualunque imbecille può inserire qualche numero. È la nave a fare tutto il lavoro. Non ho bisogno di un pezzo di carta per fare quello che fate voi.

    Colt sospettava da tempo che il capitano fosse un imbecille, ma la cosa non era mai stata altrettanto palese. Ignorò la mancanza di rispetto dimostrata da Jael nei confronti delle sue competenze. Dopo due mesi a bordo di quella nave, la scarsa opinione che il capitano aveva dei navigatori non lo sorprendeva più.

    Stando bene attento a non guardare le proprie mani, per non attirare l’attenzione su quanto stava facendo, infilò l’indice sotto la console per premere il pulsante di registrazione. Era stato Jael a modificare le coordinate, ma sicuramente avrebbe incolpato lui dell’errore nel caso si fossero schiantati. Serrando i denti, controllò rapidamente le cifre inserite da Jael… e decise che avrebbe dovuto fare un salto dal dentista dopo quel volo, se lo schianto non l’avesse ucciso. Avete inserito la traiettoria errata!

    Allora sistematela! Altrimenti a che cazzo servite? Il capitano Jael urlava da spaccare le orecchie.

    Colt sussultò e cercò di inserire nuove coordinate in fretta e furia. Ma prima che potesse premere più di qualche tasto, le spie di emergenza resero il pannello più luminoso del pianeta infuocato Freil.

    La sirena dell’allarme di prossimità lanciò un urlo, avvertendo l’equipaggio che avevano oltrepassato la distanza di sicurezza dal pianeta Dragait.

    Se, il giorno prima, il capitano avesse dato retta a Colt, non si sarebbero trovati in quella situazione. Lui aveva detto a Jael più e più volte che si trovavano troppo vicini al campo gravitazionale del pianeta, ma come al solito Jael aveva ignorato i suoi consigli. Sapeva che avrebbe dovuto abbandonare la nave all’ultimo porto in cui si erano fermati, ma aveva ignorato il suo istinto per cogliere l’occasione di vedere Dragait, il pianeta dove suo padre era cresciuto ma sul quale non era mai tornato. Ora, invece di avere una bella visione dallo spazio e di fare qualche foto memorabile, sarebbero rimasti tutti schiacciati dall’impatto della nave contro la gravità di Dragait. Forse suo padre aveva detto bene quando aveva definito quel pianeta un luogo pericoloso.

    Il padre di Colt, Seltin Lanx, aveva lasciato Dragait da giovane, spinto a suo dire da un bisogno compulsivo di esplorare le stelle. E Colt gli avrebbe anche creduto, non fosse stato che l’uomo cambiava sempre discorso quando lui gli chiedeva perché non fosse mai tornato.

    I genitori di Colt erano stati viaggiatori interplanetari fin dalla sua nascita e avevano continuato i loro viaggi dopo che lui li aveva lasciati per studiare. Non aveva mai conosciuto una coppia altrettanto innamorata. Suo padre lo definiva un vincolo sacro. Forse, un giorno, anche lui avrebbe trovato un compagno a cui legarsi con quell’intensità. Pur non essendo in grado di trasformarsi in drago come suo padre, desiderava un legame simile a quello che intercorreva tra i suoi genitori. Ma nessuno degli uomini o delle donne con cui era stato gli aveva mai ispirato alcuna devozione.

    Colt si era unito alla Gilda degli Esploratori non appena concluso l’addestramento, ansioso di proseguire lo studio dello spazio. La missione della Gilda era di agire da mediatrice tra i vari mondi con lo scopo di eliminare le barriere doganali e di appianare le differenze politiche. Sfortunatamente, il buon senso del capitano Jael era inferiore persino a quello di un coniglio del fango mecrofiliano. Quando andava bene, il comportamento di Jael spingeva Colt a chiedersi come diamine avesse fatto a ottenere il grado di capitano; in tutte le altre circostanze, lo faceva infuriare. Jael doveva avere parentele influenti; altrimenti, il suo equipaggio lo avrebbe rimosso dal comando anni prima, o in alternativa lo avrebbe percosso a morte.

    Virare a sinistra, ordinò il tenente Phelps, il braccio destro di Jael.

    Colt era segretamente convinto che il tenente avesse la bocca attaccata chirurgicamente al culo del capitano. Phelps non aveva mai contraddetto un ordine di Jael, non importava quanto idiota.

    Lasciate fare a me! esclamò Colt. Battendo sulla tastiera come un folle, cercò di riparare ai danni fatti da Jael. Non era il momento giusto perché Phelps imparasse a pilotare un’astronave.

    Ci farete schiantare, imbecille, gridò Jael.

    Sto cercando di sovrascrivere le vostre indicazioni idiote! Colt sferrò un pugno alla console quando il computer, con un verso elettronico, gli disse quello che pensava del suo input.

    Rivolgetevi a me in tono rispettoso, navigatore! L’arrogante richiesta di Jael rimbalzò contro l’indifferenza di Colt.

    Lo farò quando vi sarete guadagnato il mio rispetto. Colt inserì delle nuove coordinate, trattenendo a stento un grido quando non ottenne praticamente alcun risultato. Nulla di ciò che faceva sembrava fare molta differenza. Al momento sto cercando di evitare una strage.

    Phelps, prendete il suo posto. Guardiamarina Talword, chiudete il navigatore Lanx in cella per insubordinazione, ordinò Jael.

    Siete impazzito, cazzo? Stiamo per schiantarci e voi vi preoccupate del protocollo! gridò Colt.

    Il volto a chiazze rosse di Jael si fece ancora più rosso per la furia. Levatemelo di torno!

    Colt fulminò con lo sguardo prima Phelps, poi Jael. Se ci fate ammazzare, vi perseguiterò nell’oltretomba!

    Phelps impallidì.

    Talword afferrò Colt per un braccio e lo trascinò via.

    Dopo che vi avrò fatto rapporto, sarete fortunato se vi affideranno il comando di un barcone! gridò Colt mentre Talword lo trascinava via dal ponte di comando.

    L’ammiraglio della Gilda Killan Stanforth avrebbe degradato Jael a mozzo dopo aver udito la registrazione. Lo zio Killan era stato la ragione per cui Colt si era unito alla Gilda invece che mettersi in proprio.

    Avreste dovuto tenere quella minaccia per voi, lo mise in guardia Talword. "Non vorrete avere un incidente mentre siete in cella."

    Se venissi ucciso, mio zio, l’ammiraglio Stanforth, distruggerà chiunque si trovi su questa nave. Meglio che non sappiate la fine che hanno fatto i pirati che hanno attaccato la nave dei miei genitori. Alla fine, hanno implorato la morte. Colt non era solito far valere il nome di suo zio, ma quella gente gli aveva fatto perdere la pazienza. Non erano che un gregge di pecore, guidati da un idiota che sarebbe stato la rovina di Colt.

    Talword aprì la porta della cella e vi spinse dentro Colt, facendolo barcollare e cadere sull’unica branda.

    State attento, Tal; stiamo per schiantarci. Fareste meglio a trovarvi una capsula di salvataggio invece di tornare sul ponte, lo mise in guardia Colt.

    Talword sbuffò sonoramente. Andrà tutto bene. Il capitano Jael ci tirerà fuori dai guai. State solo cercando di spaventarci. Ma l’espressione preoccupata del guardiamarina tradiva i suoi veri sentimenti.

    Colt sbuffò. Non dite che non vi avevo avvertito.

    Non lo farò.

    L’occhiata sprezzante di Talword non lo rassicurò per niente. Coloro che non erano capaci di pensare da soli erano pericolosi. Ma nonostante la sua fiducia cieca nel capitano, Talword non meritava di morire; nessuno di loro lo meritava.

    Talword inserì il codice che bloccò la porta della cella prima di andarsene; i suoi passi pesanti riecheggiarono sul pavimento di metallo. Colt sperava che Talword avrebbe riferito al resto dell’equipaggio la notizia della loro fine imminente. Prima la gente si sarebbe diretta verso le capsule di salvataggio, migliori sarebbero state le loro possibilità di fuga quando la nave sarebbe entrata in rotta di collisione con Dragait. Ben pochi sarebbero rimasti in vita se le capsule fossero state risucchiate nell’atmosfera del pianeta.

    Non era stata l’arroganza a spingerlo a dichiarare di essere l’unico in grado di risolvere il problema della navigazione. Colt aveva guidato l’astronave di suo padre molto prima di aver raggiunto l’età minima per ottenere una licenza. Le sue abilità di pilota avevano salvato più di una missione. Si era diplomato alla scuola di navigazione con estrema facilità e aveva ottenuto la laurea a pieni voti con ben poco sforzo.

    Ma ora era il momento di abbandonare la nave e sfruttare l’istinto di sopravvivenza instillatogli dal padre.

    Computer, apri la porta. Riuscì quasi a udire la voce tranquilla di Sentil che gli diceva: Non aspettarti nulla, ma pensa in anticipo a ogni eventualità. Dopo aver fatto la conoscenza del capitano Jael, Colt aveva riprogrammato il computer della nave in modo che accettasse i suoi ordini. Pur non avendo previsto esattamente quanto era successo, aveva sospettato che l’ego di Jael li avrebbe posti prima o poi in una situazione dalla quale Colt sarebbe dovuto fuggire.

    La nave fu attraversata da un tremore.

    Merda!

    Comando riconosciuto. Un forte ‘click’ riecheggiò nella piccola cella prima che la porta scorresse.

    Colt sbirciò oltre la soglia, ma fuori dalla cella non c’era nessuno. Senza dubbio, Talword aveva dato per scontato che lui sarebbe rimasto calmo e aveva preferito salvarsi il culo piuttosto che sorvegliarlo. Colt non poteva fargliene una colpa. Su quella nave valeva il principio di ‘ognuno per sé’; c’era ben poco onore tra i membri dell’equipaggio. Ciascuno voleva essere il primo a scoprire una nuova specie o pianeta, oppure a portare a casa un contratto firmato con nuovi alieni. Sostenevano di essere una compagnia pacifista nata con lo scopo di diffondere la pace interplanetaria, ma sotto la superficie viveva una corporazione senz’anima che voleva ottenere il più possibile dalle altre civiltà.

    Tutti coloro che erano a conoscenza della sua incarcerazione si trovavano sul ponte, quindi Colt non si curò di nascondersi. Salutò con un cenno del capo gli altri membri dell’equipaggio che incrociò, ma non disse nulla. Non poteva rischiare che lo rimettessero in cella.

    Avrebbe voluto che ci fosse un altro modo per mettere in guardia gli altri dal pericolo, ma nel periodo trascorso a bordo non aveva fatto amicizia con nessuno di loro. Per quanto ne sapeva, credevano tutti che il capitano sapesse il fatto suo. Nessuno gli aveva mai prestato orecchio quando lui aveva cercato di convincerli del contrario. Dopo aver ricevuto una serie di occhiate sprezzanti e aver sentito mormorare che stava complottando un ammutinamento, aveva smesso di mettere in guardia il resto dell’equipaggio e li aveva lasciati alla loro autoinflitta cecità.

    Il corridoio si biforcò di fronte a lui. Colt si diresse verso destra. Rischiava la corte marziale, ma non intendeva precipitare assieme alla nave. Le capsule di salvataggio si trovavano alla fine del corridoio e Colt era intenzionato a trovarsi a bordo di una di esse quando la nave sarebbe finita distrutta. Aveva appena raggiunto la prima rampa di scale quando iniziarono a risuonare gli annunci di emergenza.

    Prepararsi all’impatto. Prepararsi all’impatto, urlò il computer di bordo.

    Colt tornò al pannello che aveva appena oltrepassato e attivò la procedura di preparazione delle capsule. Dubitava che il capitano avrebbe avuto la prontezza di spirito di iniziare le procedure di emergenza. Jael non aveva il minimo buon senso e lo stesso poteva dirsi per Phelps.

    Capsule pronte all’evacuazione. La voce del computer riecheggiò lungo il corridoio, la frase ripetuta in continuazione era accompagnata da frecce lampeggianti che indicavano la strada per i trasporti.

    Le capsule di salvataggio sarebbero state sganciate non appena avessero raggiunto la capienza massima. La coscienza ormai a posto, Colt proseguì verso le scale e si diresse verso il boccaporto. Avrebbe scommesso una bella sommetta che Jael aveva già abbandonato la nave. Il capitano aveva un piccolo shuttle che teneva pronto per raggiungere i pianeti ed esplorarli prima che le squadre di ricerca ufficiali atterrassero. Lo sapevano tutti, ma Jael credeva che i suoi traffici sottobanco fossero un segreto. Colt era convinto che fosse già fuggito, lasciando l’equipaggio al suo destino.

    La nave spaziale si inclinò di nuovo. Un piede gli scivolò sulla scala di metallo, facendolo ruzzolare lungo

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1