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Richiesta di aiuto (eLit): eLit
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E-book164 pagine2 ore

Richiesta di aiuto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Willie Jane non ha proprio il tempo di godersi la misteriosa atmosfera della Thailandia e di Bangkok, perché la sua missione è troppo urgente e pericolosa. Sta cercando suo padre che non vede da vent'anni, ma nessuno sembra disposto a darle informazioni. L'incontro casuale con l'affascinante Guy, che sta svolgendo delle indagini nella sua stessa zona, potrebbe riaprire uno spiraglio. Dopo i sospetti iniziali, Jane accetta la sua richiesta di aiuto, ma...
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2017
ISBN9788858972922
Richiesta di aiuto (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Richiesta di aiuto (eLit) - Tess Gerritsen

    successivo.

    Prologo

    1970. Confine tra Laos e Vietnam del Nord.

    A trenta miglia da Muong Sam videro i primi proiettili squarciare il cielo.

    Il pilota William Maitland, noto come Wild Bill, avvertì il telaio del DeHavilland Twin Otter sbandare non appena vennero centrati da un colpo. D'istinto eseguì un'impennata cercando rifugio nell'alto dei cieli. Oltrepassate le montagne che si ergevano sotto di loro, però, una nuova raffica di proiettili li investì.

    La porta della cabina di pilotaggio si spalancò di colpo e apparve Valdez, l'addetto al carico merci, con indosso un paracadute. «Si può sapere che cosa diavolo…» Un'altra scarica di proiettili gli impedì di concludere la frase.

    «Stiamo attraversando uno sciame di zanzare» rispose Kozlowski, il copilota, con il suo imperturbabile humour.

    «Che cos'erano, degli AK-47?» domandò Valdez.

    «Non mi sembrava…» replicò Maitland. «Piuttosto, che cosa ne è del nostro carico? È morto di paura?»

    Valdez si protese in avanti e bisbigliò: «Abbiamo un passeggero piuttosto strano…».

    «Be', non è una novità» ribatté Kozlowski.

    «No, è ancora più strano degli altri! Volavano i proiettili intorno e lui non batteva ciglio. Se ne sta lì seduto con l'aria assente, come se niente fosse. E poi, dovresti vedere il medaglione che porta al collo. Peserà almeno un chilo.»

    «Figuriamoci!» minimizzò Kozlowski con distacco.

    «Sul serio, Kozy, sarà più o meno un chilo d'oro. Sapete chi è?»

    «Un laotiano importante» rispose Maitland.

    «Tutto qui?»

    «Il mio compito è quello di condurlo a destinazione. Non mi occorre saperne di più.» Maitland si portò a quota diecimila piedi. Poi gettò uno sguardo oltre la porta della cabina e vide il passeggero che se ne stava seduto placidamente tra le casse d'approvvigionamento che trasportavano. Nell'oscurità dell'abitacolo la faccia dell'uomo luccicava come mogano brunito. Teneva gli occhi chiusi mentre le labbra si muovevano silenziose. Che stesse pregando?, si domandò Maitland. Sì, quell'uomo era di sicuro uno dei carichi più interessanti che avesse mai trasportato. Non che in dieci anni di volo non avesse visto persone strane, e basta che avessero un biglietto era pronto a portarle in posti ancora più insoliti.

    «Ecco il fiume Song Ma» annunciò Kozlowski guardando attraverso le nubi che di tanto in tanto lasciavano trasparire la giungla che dall'alto appariva come un oceano verde.

    «Sarà un atterraggio difficile» comunicò Maitland afferrando le estremità del volano. La valle infatti era piuttosto stretta e la pista molto corta. In più esisteva sempre il pericolo di un nuovo attacco. Ma gli ordini disponevano di lasciare il laotiano nel territorio nordvietnamita senza preoccuparsi di dover tornare a riprenderlo.

    «Ci siamo» avvertì Maitland rivolto a Valdez. «Prepara il passeggero, dovrà fare in fretta.»

    «Dice che quella cassa deve scendere con lui.»

    «Cos'è questa storia della cassa?»

    «È stata caricata all'ultimo momento subito dopo aver sistemato gli approvvigionamenti per Nam Tha. È piuttosto pesante, forse qualcuno dovrà aiutarmi.»

    «D'accordo» si offrì Kozlowski. «Ma ricordati che il sottoscritto non viene pagato per scaricare casse.»

    Non appena ebbe terminato di parlare, ci fu un boato. L'esplosione sbalzò Kozlowski nel retro della cabina mentre fiotti di sangue sporcarono la strumentazione. A Wild Bill Maitland, però, non occorreva guardare l'altimetro per capire che stavano precipitando.

    «Kozy!» urlò Valdez fissando il corpo spappolato del copilota. «Kozy…» ripeté mentre le parole si perdevano nel turbine d'aria che si era creato all'interno del velivolo.

    Lottando disperatamente con i comandi, Maitland capì subito di aver perso le pompe idrauliche. L'unica speranza che gli rimaneva era di riuscire ad atterrare sulla folta vegetazione della giungla.

    Si voltò indietro per valutare l'entità del danno e tra i rottami vide il corpo insanguinato del passeggero. Dove doveva esserci il portello di carico, poi, splendeva il sole tra le nuvole. Che diavolo era successo? Possibile che l'esplosione fosse provenuta dall'interno?

    «Gettati!» urlò Wild Bill Maitland a Valdez.

    Ma l'uomo non rispose. Era rimasto impietrito a osservare con orrore Kozlowski.

    Maitland lo scosse. «Va' via!»

    Alla fine Valdez reagì. Uscì barcollando dalla cabina e si avvicinò al portello squarciato. «Maitland» lo chiamò con quanto fiato aveva nei polmoni.

    Il pilota si voltò e i loro sguardi si incontrarono. In una frazione di secondo entrambi compresero che quella era l'ultima volta che si sarebbero visti.

    «Mi lancerò anch'io!» gridò Maitland. «Gettati!»

    Valdez arretrò di qualche passo poi si lanciò nel vuoto. In realtà Maitland era consapevole di non avere né il tempo né l'altitudine necessaria per lanciarsi con il paracadute. Del resto non aveva mai voluto indossarlo perché era come ammettere di non fidarsi delle proprie capacità di pilota. E lui, al contrario, era il migliore in assoluto.

    Attraverso la lamiera squarciata osservò il tappeto verde che si stendeva sotto i suoi piedi. A pensarci bene, sapeva che sarebbe finita in quel modo, con il vento che gli fischiava nelle orecchie, il suolo che si avvicinava a velocità ultrasonica, le mani che afferravano impotenti i comandi. Sto per morire, fu l'ultimo pensiero che gli attraversò la mente prima che l'aereo affondasse tra le cime degli alberi.

    Vientiane, Laos.

    Alle sette della sera giunse la notizia che il volo 5078 dell'Air America era scomparso nel nulla.

    Nelle stanze operative dell'esercito americano, il colonnello Joseph Kistner e i colleghi dei Servizi Segreti e della Difesa appresero la notizia ammutoliti.

    Che l'operazione, programmata in ogni minimo dettaglio e di vitale importanza per gli interessi degli Stati Uniti, si fosse conclusa con un disastro aereo?

    Il colonnello ne chiese subito la conferma.

    Il comando dell'Air America fornì tutti i dettagli. Il volo 5078 con arrivo previsto a Nam Tha per le tre del pomeriggio non era mai giunto a destinazione. Le ricerche condotte lungo la rotta del volo non avevano dato alcun esito. Si era saputo, però, che era stato aperto il fuoco proprio in prossimità del confine. Fuori Muong Sam, poi, erano stati ritrovati accampamenti forniti di artiglieria da cinquantasette millimetri. A rendere più difficoltose le ricerche, infine, avevano contribuito il terreno montagnoso, il tempo variabile e l'esistenza limitata di punti d'atterraggio.

    Dunque, si poteva presumere, con poca probabilità di sbagliare, che il volo 5078 era stato abbattuto.

    Una sinistra aria di rassegnazione si stampò sul volto dei presenti riuniti intorno al tavolo. La loro speranza più grande si era schiantata insieme all'aeroplano. Gli sguardi si concentrarono su Kistner in attesa della sua decisione.

    «Riprendete le ricerche allo spuntar del giorno» ordinò.

    «Ma… questo significherebbe sacrificare degli uomini inutilmente» obiettò l'ufficiale della CIA. «Su, signori, sappiamo tutti che l'intero equipaggio è morto.»

    Che bastardo!, pensò Kistner fra sé. Come al solito, però, quell'esemplare di freddezza aveva ragione. Il colonnello riunì le carte sul tavolo e si alzò in piedi. «Non sono gli uomini che dobbiamo cercare» puntualizzò infine. «È l'aereo. Voglio che venga localizzato.»

    «E poi?»

    «Verrà fuso.»

    L'ufficiale della CIA approvò annuendo. Nessuno sollevò obiezioni. L'operazione si era conclusa con un disastro. Non c'era più niente da fare.

    Se non distruggere le prove.

    1

    Vent'anni dopo. Bangkok, Thailandia.

    Il generale Joe Kistner appariva asciutto e la cosa meravigliò Jane Maitland, dal momento che lei stessa era in un bagno di sudore benché indossasse abiti leggeri. Kistner non aveva l'aspetto di chi dovesse grondare di sudore con quel caldo infernale. Al contrario, aveva un'aria fresca su quel volto dalle mascelle squadrate, sorretto da un collo così spesso che sembrava dovesse scoppiare da un momento all'altro. Emana sicurezza e determinazione da tutti i pori ad eccezione degli occhi, pensò lei. Sono sempre evasivi, preoccupati.

    Quegli occhi celesti e freddi stavano fissando la lussureggiante collina Thai che nel torrido pomeriggio appariva tremula. «È un'impresa inutile, signorina Maitland. Sono trascorsi vent'anni. Converrà con me che suo padre è morto» esordì infine.

    «Mia madre non ha mai accettato una tale eventualità. Ha bisogno di un corpo da seppellire, generale.»

    Kistner sospirò. «Capisco, ma dopo vent'anni…»

    «Mia madre non ha dimenticato.»

    «Non so proprio cosa dirle» replicò l'uomo tornando a fissare Jane con i suoi occhi pallidi. «In fondo, signorina Maitland, a che cosa servirebbe se non a soddisfare una sua curiosità?»

    Quelle parole la irritarono: sminuivano il valore della sua missione. Esistevano poche cose al mondo che Jane non sopportava, e una era proprio quella di farla sentire una sciocca. I gradi non la impressionavano, almeno non più dopo tutti i generali e ufficiali che aveva incontrato negli ultimi due mesi. Tutti le avevano espresso comprensione e simpatia nel tentativo di eludere le sue domande, ma Jane non era il tipo da arrendersi facilmente. Non se ne andava finché non riceveva una risposta o non veniva sbattuta fuori dall'ufficio in malomodo, cosa che ultimamente le capitava spesso.

    «Questo caso riguarda la Commissione per gli Infortuni» esordì Kistner. «Quello è il canale giusto per arrivare a una…»

    «Mi hanno già spiegato che non possono aiutarmi.»

    «Neanch'io.»

    «Entrambi sappiamo che lei può fare qualcosa.»

    «Davvero?» rispose l'uomo con finta meraviglia.

    Jane si sporse in avanti cercando di sfruttare il vantaggio. «Generale, ho scritto lettere, parlato con dozzine di persone e ogni volta che ho nominato il Laos, il volo 5078 o l'Air America è sempre saltato fuori il suo nome.»

    Kistner abbozzò un sorriso. «Che gentili, a ricordarsi di me.»

    «So che lei è stato l'addetto militare in Vientiane e che fu il suo ufficio a commissionare l'ultimo volo di mio padre. So anche che è stato proprio lei in persona a ordinargli quella missione.»

    «Dove ha sentito questa chiacchiera?»

    «All'Air America. I vecchi compagni di mio padre sono una fonte più che attendibile, non crede?»

    «Forse avrò anche dato quell'ordine» concesse Kistner.

    «Significa che non se ne ricorda?»

    «No, significa che non posso parlarne. Si tratta di informazioni riservate. Quello che è accaduto nel Laos è un argomento molto delicato.»

    «Non stiamo discutendo di segreti militari» protestò Jane. «La guerra è finita più di quindici anni fa.»

    Kistner tacque, sorpreso da tanta veemenza. Quel fisico minuto nascondeva una forza e un'energia degna di un marine. Sin dal momento in cui aveva messo piede nella sua veranda, spalle quadrate e mascelle serrate, aveva capito immediatamente che non era possibile ignorare quella donna. E tre anni di guerra in Giappone, Corea e Nam gli avevano insegnato a non sottovalutare mai il nemico anche se in questo caso si trattava solo della figlia di Wild Bill Maitland.

    Ci fu un lungo silenzio prima che Kistner tornasse a parlare. «Il volo 5078 decollò da Vientiane con un equipaggio di tre uomini, suo padre, un copilota e un addetto alle merci. Durante il volo deviarono verso il territorio nordvietnamita dove riteniamo che siano stati abbattuti dal nemico. Soltanto l'addetto alle merci, Luis Valdez, riuscì a lanciarsi ma venne catturato subito dai nordvietnamiti. Suo padre non è mai stato ritrovato.»

    «Questo non significa che sia morto. Valdez, appunto, si salvò.»

    «Non proprio.»

    Entrambi tacquero al pensiero di quell'uomo che, dopo ben cinque anni di prigionia, era tornato a casa un sabato per togliersi la vita il giorno seguente.

    «Ha tralasciato un particolare, generale. So che trasportavano un passeggero…»

    «Oh, sì» rispose Kistner per nulla imbarazzato. «Me ne ero dimenticato.»

    «Chi era?»

    Il generale si

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