Revixit Spiritus Meus: Appunti di un missionario in Cina
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Anteprima del libro
Revixit Spiritus Meus - Quirino De Ascaniis
Ringraziamenti
Introduzione
Aurelio Porfiri
Nelle pagine che state per leggere, padre Quirino de Ascaniis, raccontando gli inizi della sua vocazione, così dice: Una volta il confessore, di cui ho fatto menzione sopra, trattando il problema delle missioni, presentò la vita missionaria come un eroismo di santità. Voleva dire che chi dedicava la sua vita a predicare il vangelo, ad annunziare la Buona Novella in terre lontane, era un santo
. Certamente quel confessore, aveva detto una grande verità: la missione è eroismo di santità
. Eroismo, in quanto il missionario lascia tutto e tutti per farsi prossimo a coloro che sono lontani da lui e lontano da ciò che per lui (o lei) è più prezioso: la fede cristiana. Il missionario non è un benefattore, uno psicologo, un sociologo o un antropologo; il missionario è uomo di Dio che va in missione a portare Dio e, come conseguenza, anche il bene derivato dalla civiltà occidentale dalla sua matrice cattolica, quindi l'arte, la scienza e la cultura tutta. Il missionario non è un operatore sociale o culturale. Questo problema non fu indifferente anche ai gesuiti alla corte di Pechino al tempo della dinastia Ming (lo fu ma in misura diversa anche per i francescani a contatto con la dinastia Yuan). La cultura serve all'evangelizzazione, non ne è il fine. Il missionario non è un colonizzatore culturale nel senso che vuole imporre la sua cultura europea
(come spesso si è sentito accusare), ma colui che porta Cristo anche attraverso la cultura cattolica, che ha forgiato quella europea.
Chi era il padre De Ascaniis? Pubblichiamo il breve profilo che ne ha fatto il padre Franco Cumbo in Missionari del Pime (reperito in www.atma-o-jibon.org) del Marzo 2009, in occasione della morte del padre Quirino: Nel pomeriggio di Domenica 11 Gennaio 2009, nella
Casa per Anziani, tenuta dalle
Piccole Sorelle dei Poveri", P. Quirino De Ascaniis si è addormentato
tranquillamente nel Signore, proprio mentre pregava davanti al SS. Sacramento
, dove era stato condotto per l'adorazione eucaristica comunitaria
. Aveva 100 anni e 5 mesi, era il decano
dell'Istituto
. Padre Quirino era nato il 5 Agosto 1908, a Giulianova, Teramo. È entrato nell'Istituto
a Genova nel Settembre 1929, proveniente dal Seminario Diocesano
di Teramo. Ha fatto la Promessa definitiva
l'11 Marzo 1932. Ordinato Sacerdote a Milano il 24 Settembre 1932, nell’Agosto 1933 lasciò l’Italia per la Missione di Hong Kong. Dopo lo studio del Cinese, nel 1936 andò subito a lavorare nei distretti meridionali
del Wai Yeung (Cina). Nel Dicembre del 1941, a causa della guerra
, fu costretto a lasciare il suo distretto
, ma vi ritornò subito dopo e vi rimase fino alla sua espulsione
dalla Cina, nell’Ottobre 1951. In Hong Kong fu rettore
del Seminario Diocesano
a Sai Kung fino al 1955, e poi rettore
dello stesso distretto
fino al 1961. Dal 1961 al 1965 fu assistente
nella Parrocchia di Santa Teresa, a Kowloon, e dal 1966 al 1993 assistente
nella Chiesa del Santo Rosario e cappellano
dell’Ospedale Queen Elizabeth
. Nel 1993 si ritirò nella Casa per Anziani San Giuseppe
, tenuta dalle Piccole Sorelle dei Poveri
, dove trascorse tranquillo e sereno, nella preghiera e sempre col sorriso sul volto, gli ultimi anni della sua lunga vita. Il 10 Aprile 2008, in occasione del 150° Anniversario
della presenza del Pime
in Hong Kong, festeggiò anche il suo 100° compleanno
".
Come vediamo una vita lunga, una vita che si era scontrata anche con la guerra, con l'occupazione giapponese, con la fame e gli stenti di una vita disagiata (vedere l'episodio delle cimici che può sembrare una storiella innocente ma in realtà, se ci si pensa bene, ci fa capire la grande difficoltà in cui questi missionari si trovavano a vivere). Una testimonianza interessante quella del padre Quirino, temperata dal suo modo di raccontare smitizzante, quasi non volesse dare troppa importanza alla sua persona nell'essersi trovato ad agire in temperie storiche tanto cruciali.
Gli inizi della vocazione del padre De Ascaniis non furono senza difficoltà, non nel senso che la famiglia opponeva la sua vocazione ma in quello che la stessa sperava di vederlo sacerdote vicino a loro, magari anche in procinto di una dignitosa carriera ecclesiale. Non c'è da biasimare quella povera gente che viveva in tempi difficili, tempi in cui non infrequentemente si indirizzava un figlio o una figlia alla vita religiosa anche per aiutare la baracca
. Ma il padre De Ascaniis aveva chiaro ciò che veramente voleva: La speranza di un futuro miglioramento per la famiglia restò delusa, era svanita. Furono unanimi nel dissuadermi dal mio proposito, a non fare quel passo. Erano disposti a continuare a pagare la retta mensile al Seminario, facendo sacrifici. Anzi, un mio cognato, il marito della mia sorella più anziana, si impegnò a pagare egli stesso la retta per farmi continuare gli studi in quel Seminario. Io fui commosso e grato della sua generosità. Ma ormai non era questione di danaro. Si trattava della vocazione missionaria, che era radicata nel mio cuore, e brillava dinanzi ai miei occhi. Tutto considerato, io avevo fatto la scelta migliore. In seguito, non mi sono mai pentito, né mai ravveduto della scelta fatta
. Bello questo passaggio, questo senso di compiere qualcosa in cui si crede profondamente, malgrado siano forti le avversità che si affrontano. E certamente un missionario di avversità, se ne intende veramente. Non da ultimi i padri del Pontificio Istituto Missioni Estere (da qui PIME) che dopo il loro inizio lombardo, si sono diffusi laddove la parola di Dio non era sufficientemente conosciuta, apprezzata, ascoltata. Il padre De Ascaniis sarà uno di loro.
L'istituto nasceva a metà del XIX secolo grazie all'azione dell'allora vescovo di Pavia, Mons. Angelo Ramazzotti. Egli, il primo dicembre 1850 creò a Milano l'Istituto (o Seminario) Missioni Estere. La missione dell'istituto si riassume nell'annuncio del Vangelo a coloro che non sono ancora cristiani, da cui deriva la forte spinta missionaria che caratterizza l'istituzione. Non dimentichiamo che, per parafrasare già che ci siamo Mao Zadong, la missione non è un pranzo di gala
. Nel sito ufficiale del PIME ci viene ricordato quanto segue: La storia del PIME è contrassegnata da una scia luminosa di santità in tanti suoi membri, in alcuni riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa: i martiri Sant'Alberico Crescitelli, Beato Giovanni Battista Mazzucconi, Beato Mario Vergara e i confessori Beato Paolo Manna e Beato Clemente Vismara. Di altri è in cammino il processo di beatificazione, primo fra tutti Mons. Angelo Ramazzotti, di cui è stata riconosciuta nel dicembre 2015 l’eroicità delle virtù. Il PIME ricorda fra i suoi missionari 19 martiri, che hanno dato la vita per Gesù in favore del loro popolo, senza riserve e senza calcoli personali. Possiamo considerarli come la punta dell’iceberg di uno stile di vita nella sequela di Gesù missionario
. La missione è fatta anche di martirio, pur se esso non è martirio nella carne ma lo può essere nello spirito.
In effetti, il padre De Ascaniis ci da anche una importante testimonianza sul comportamento dei comunisti nei confronti dei cristiani, a pochi anni dalla presa del potere in Cina: I cristiani e i sacerdoti, indigeni e stranieri, erano lasciati liberi e indisturbati nelle loro attività religiose. Sembrava che il governo non se ne interessasse, che osservasse la costituzione, la quale proclamava la libertà di religione. Questo stato di cose durò fin verso la fine di dicembre dell'anno 1950. Allora il governo si tolse la maschera, cominciò l'opera di oppressione e di lotta contro la Chiesa e i suoi ministri. Esso esercitava la sua tattica ostile non apertamente, bensì in modo subdolo, sotto un pretesto od un altro, per far vedere che esso non era mosso da odio, ma da zelo per la giustizia e per il bene del popolo. Per far questo bisognava usare scaltrezza ed arti subdole. I membri del governo le usarono senza scrupoli, aderendo placidamente alla politica machiavellica: che tutti i mezzi sono buoni per ottenere lo scopo, e, per sbarazzarsi d'ogni ostacolo. La vera ragione, per cui essi perseguitano la Chiesa e i suoi seguaci, è l'odio, ma essi non vogliono far apparire questo per non fare dei martiri, come dicono essi stessi
. Questo può insegnarci qualcosa per il nostro presente? Alcuni penseranno di sì, altri preferiranno non pensare affatto. Ma in realtà sempre il padre De Ascaniis ci offre la prospettiva giusta, sanamente cattolica, contro i facili accomodamenti: Non bisogna meravigliarsi che la Chiesa è perseguitata. Essa fu perseguita sin dall’inizio e sarà perseguitata sino alla fine del mondo. Gesù preavvisò i suoi discepoli che sarebbero in odio a tutti per causa del Suo nome. E S. Paolo dice:
E tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, patiranno persecuzione. La Chiesa, sotto una forma o un'altra, in un luogo o in un altro, sarà perseguitata: soffrirà incursioni, violenze, oppressioni, attacchi da ogni parte dei suoi nemici; ma essa è fondata sulla solida roccia, è assistita e protetta dall'alto, resisterà in mezzo a tutte le prove e prevarrà. Essa non potrà mai essere distrutta, ma persevererà fino alla fine del mondo, quando uscirà dal mondo e si unirà alla Chiesa trionfante in cielo, dove non ci sarà più lotta, né turbamenti né incursioni nemiche, ma pace sicura, piena tranquillità e felicità perfetta per tutti i secoli. Perciò i discepoli di Gesù non devono perdersi d'animo, non devono venir meno in mezzo alle prove e persecuzioni, in vista del premio che è riservato per loro
. Certo, questa è la prospettiva cattolica, non quella del facile venire a patti con il mondo. Molto interessante anche l'ultimo episodio della conversione del mago pescatore. Forse farà inorridire tanti seguaci del politically correct, ma è certo molto istruttivo.
Il testo di padre De Ascaniis, curato dal padre Sergio Ticozzi suo confratello e autore di numerosi saggi storici sulla storia del PIME, ci rende edotti sulle difficoltà che questi missionari dovettero affrontare in terra cinese, in un periodo