Una Campana Suona nel Sud!
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Una Campana Suona nel Sud! è un breve romanzo storico che celebra l’emigrazione italiana in Nuova Zelanda, nonché un aspetto molto poco conosciuto della storia italiana e neozelandese e cioè i rapporti che esistettero tra i due Paesi al riguardo della Grande Guerra (non del successivo conflitto mondiale, come invece si tende usualmente a pensare).
Questo racconto porta l'eventuale lettore a seguire le vicende di un maori nell'Europa della Belle Èpoque e nell'Italia della Grande Guerra, quando trovare un indigeno della Nuova Zelanda nel Vecchio Continente era un'autentica rarità, e coniuga politica, spionaggio, guerra, geografia, religione, storia e genealogia, allo scopo di rinvigorire quel tenue legame esistente tra l’Italia, il Paese natio dello scrittore, e la Nuova Zelanda, la sua nazione d’adozione.
Gli eventuali lettori di questo libro apprenderanno alcune informazioni inerenti il passato di quel piccolo arcipelago localizzato nell’Oceano Pacifico meridionale, nonché verranno a confrontarsi con alcuni eventi storici italiani forse a qualcuno non noti.
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Anteprima del libro
Una Campana Suona nel Sud! - Giuseppe Gallina
UNA CAMPANA SUONA NEL SUD!
Prima Edizione 2021
Giuseppe Gallina
Smashwords Editors
Copyright © 2021Giuseppe Gallina
All Rights Reserved. Tutti i diritti sono riservati.
Indice
Frontespizio
Licenza d’uso
Giuseppe Gallina
Dedica
Ringraziamenti
Gli altri libri dell’autore
Prefazione
Introduzione
UNA CAMPANA SUONA NEL SUD!
Note
Licenza d’uso
Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.
Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.
Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia.
Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.
Giuseppe Gallina
Giuseppa Gallina è nato a Lugo di Romagna (in provincia di Ravenna, Italia) nel 1963.
Durante gli studi universitari ha lavorato come perito agrario nel settore della zootecnia e, dopo aver conseguito la laurea in agraria presso l’Università di Bologna, ha iniziato la carriera di consulente agricolo sempre nel settore zootecnico.
Nel 1993 si è trasferito in Nuova Zelanda dove tuttora vive e lavora ad Auckland.
Per molti anni ha lavorato, usando la lingua italiana, come guida turistica, traduttore, interprete ed insegnante in corsi serali di italiano, di storia italiana moderna e contemporanea e di turismo in Italia.
Successivamente ha lavorato per tre anni nei servizi sociali, poi ha deciso di ritornare all’insegnamento conseguendo il diploma di insegnante di inglese come seconda lingua per studenti stranieri, professione che tuttora svolge.
Giuseppe può essere contattato al seguente indirizzo email: giuggiola@xtra.co.nz.
L’autore dedica
Una Campana Suona nel Sud!
ai suoi amici kiwi,
per il loro fondamentale apporto
al suo inserimento nella società civile neozelandese.
Ringraziamenti
L’autore è riconoscente a: George Dibley, un amico di Auckland, per averlo illuminato con l’idea storica nonché per averlo aiutato nella ricerca dei fatti; Mauro Bovoli, un amico di famiglia, per aver accettato di leggere criticamente lo scritto prima della sua pubblicazione; Paride Mainardi, un vecchio amico di un suo vecchio amico lughese, per il suo continuo supporto e la sua continua supervisione su come usare il computer sempre meglio.
Gli altri libri dell’autore
Intrigo Internazionale
Tainui a Trieste
Un Prete Protestante in Romagna?
Fanno parte della collana intitolata Racconti tra Italia e Nuova Zelanda.
Prefazione
Giuseppe Gallina ha esordito in letteratura un paio di anni fa, dopo una rentrée in Italia nella quale, fra tante occasioni di incontro con la storia nazionale, ha voluto rivedere Ferrara e anche me che ci abito. Al rientro ad Auckland, il tuffo nella letteratura gli è venuto spontaneo, in una forma tutta sua che ha voluto subito adottare e da allora non ha più smesso: rivisitare luoghi persone e fatti della storia nazionale con gli occhi ingenui
di un aborigeno (o comunque un neozelandese genuino) portato dalle vicende della vita ad incrociare le rotte della storia europea e in particolare italiana.
Fin qui, niente di particolarmente nuovo: il buon selvaggio
del Nuovo Mondo (in questo caso, del Nuovissimo) campeggia nella letteratura europea dai tempi di Rousseau e Voltaire, con declinazioni più o meno azzeccate fino ai nostri giorni. Ma la novità c’era nei propositi e nelle conoscenze del nostro aborigeno, anzi dell’autore da cui esso veniva adottato come portavoce: la realtà europea, i fatti celebri e i personaggi icone di un’epoca avvicinati da un anonimo venuto dagli antipodi si rivelavano più complessi di quanto li raccontasse la versione ufficiale, anzi le diverse versioni correnti sostenute a turno dalla pubblicistica.
Però anche il mondo primigenio
da cui proveniva il buon selvaggio era tutt’altro che univoco: insomma, la versione storica ufficiale si trovava a confliggere con la realtà anche alle sue latitudini, anche qui la storia aveva camminato abbastanza da costruire e codificare una versione stereotipata, della storia dettata dai vincitori. Allora, a quale punto di forza appoggiarsi per attingere alla ricostruzione onesta che è stata a cuore all’autore in tutti i suoi lavori?
Qui Giuseppe mostra il suo principio etico ed estetico, da cui parte ogni volta e a cui ritorna fedelmente nel suo racconto a tappe: la realtà è costituita dai bisogni essenziali che ogni persona ha modo di scoprire e sperimentare; non solo quelli di prima necessità per la sopravvivenza, ma anche quelli di libertà della persona e di auto-determinazione dei popoli. A quelle libertà si mostrano sensibili, non solo gli eroi
che ne hanno incarnato ufficialmente i principi, ma anche figure anonime popolari e addirittura personaggi del fronte opposto.
Questo è un modo per tenersi attaccato alla storia europea con tutto il disincanto necessario, ma insieme per ribadire il proprio atto di fedeltà al mondo nuovissimo
cui Giuseppe ha dato credito al momento delle scelte giovanili e che ne hanno caratterizzato l’esistenza, lo stile di vita di uno che si accontenta del necessario però si riserva il diritto di continuare a credere nei propri sogni.
Questo è il racconto perseguito nei quattro titoli che finora Giuseppe ha passato alle stampe; un racconto a tappe, un ciclo della storia fra Otto e Novecento, con i necessari rimandi al passato recente o remoto, per raccontare la storia come è stata e come avrebbe potuto essere. Senza il colonialismo che pretese di addomesticare popolazioni fiere della loro autonomia; come, da noi europei, senza l’imperialismo che esaltava la nazione in quanto cellula germinale di programmi di potenza sul vecchio continente funestandone la vita su tutti i fronti di una guerra ininterrotta durata per tutta l’età moderna.
Mauro Bovoli
Introduzione
"Quella statua era una visione meravigliosa per noi reduci di una traversata orribile. Quella torcia scagliata in alto era la luce che indicava la via, la promessa di un mondo nuovo per tutti coloro che avevano il desiderio di cambiare".
Queste furono le parole scritte da un contadino veneto appena sbarcato a Nuova York il 5 Ottobre 1901, che, secondo l’autore, esprimono magnificamente lo stato d’animo di tantissimi, se non tutti, emigranti italiani e non.
Con Una Campana Suona nel Sud! lo scrittore ha voluto celebrare l’emigrazione italiana in Nuova Zelanda, nonché un aspetto molto poco conosciuto della storia italiana e neozelandese e cioè i rapporti che esistettero tra i due Paesi al riguardo della Grande Guerra (non del successivo conflitto mondiale, come invece si tende usualmente a pensare).
Per produrre il libro l’autore ha sviluppato un’idea del suo amico George Dibley, basata su alcune conoscenze che il neozelandese aveva su quegli eventi che coinvolsero italiani in Nuova Zelanda dopo la guerra 1915 – 1918, e la successiva ricerca storica, che, come spesso accade, percorre strade sconosciute e conduce a risultati inaspettati, ha svelato fatti che i due studiosi definiscono molto importanti per la Nuova Zelanda.
Una Campana Suona nel Sud! è il quarto breve romanzo storico dello scrittore che, come i precedenti, è basato su fatti, in questo caso avvenuti nell’Ottocento nonché durante la prima guerra mondiale e dopo di essa, corroborati da prove documentali nei campi della letteratura, dell’architettura, della scultura, della viticultura, dell’enologia, dell’alpinismo, della musicologia e dell’oreficeria.
L’autore ha ampiamente e plausibilmente romanzato il suo racconto, facendo vivere un giovane maori a Montmartre (uno dei più tradizionali quartieri di Parigi), per poi coinvolgerlo nella guerra in Francia, nel 1914, a fianco delle mitiche Camicie Rosse e, successivamente, farlo contribuire allo sforzo bellico italiano compiendo anche un atto quasi eroico.
Questo breve romanzo storico coniuga politica, spionaggio, guerra, geografia, religione, storia e genealogia, allo scopo di rinvigorire quel tenue legame esistente tra l’Italia, il Paese natio dello scrittore, e la Nuova Zelanda, la sua nazione d’adozione.
L’autore segnala la parte storica, realizzata studiando i dati forniti dagli storici, nelle note in calce, mentre il racconto è sostanzialmente, ma non solo, romanzato.
Gli eventuali lettori dei libri dello scrittore facenti parte della collana Racconti tra Italia e Nuova Zelanda, apprenderanno innumerevoli informazioni inerenti la storia, la geografia, la religione, la sociologia, la linguistica, gli usi ed i costumi degli abitanti di quel piccolo arcipelago localizzato nell’Oceano Pacifico meridionale, nonché verranno a confrontarsi con eventi storici italiani forse a qualcuno non noti.
UNA CAMPANA SUONA NEL SUD!
"L’emigrante stagionale vuole incrementare il proprio reddito,
l’emigrante permanente è in cerca di una vita migliore".
Autore sconosciuto
1
LA STORIA D’AMORE PIÙ AFFOLLATA D’EUROPA
Le migrazioni sono, da sempre, una costante della vita della specie Homo Sapiens: basti pensare che, poco dopo la sua formazione¹, i soggetti appartenenti alla sotto-specie Sapiens², cioè i nostri primi antenati, intrapresero le prime due migrazioni partendo dall’Africa Orientale, Etiopia e Kenya, nonché dalla Namibia.
Spinto dal desiderio di sapere, di scoprire e, principalmente, dall’impulso di materializzare ciò che immagina³, l’uomo ha colonizzato tutto il globo con l’unica eccezione del continente Antartico⁴ (probabilmente dovuto all’estrema difficoltà di superare i mari che lo circondano⁵, in quanto sono gelidi tutto l’anno).
L’Italia, dalla sua preistoria⁶⁷ ad oggi, è stata un crocevia di migrazioni che vi hanno fatto passare mezzo mondo⁸ e, inevitabilmente, tutta quella gente, appartenente alle più svariate culture, ha plasmato il nostro patrimonio genetico.
Di qui sorge spontanea la domanda: Chi sono, veramente, gli italiani?
.
La selezione naturale spiega solo limitatamente le differenze fenotipiche all’interno di una popolazione ed è quindi con la genetica (coadiuvata dalle nuove tecnologie del potassio-argo, del radio-carbonio 14, della termoluminescenza, ecc…, nonché da nuovi studi sulla linguistica, che comprendono anche la glottologia) che si sta cercando di dare una risposta, almeno parziale, a questa domanda.
Questo dato scientifico è basato sulla cosiddetta deriva genetica
, che consiste nell’individuare quelle porzioni di DNA tra loro quasi identiche e passate di generazione in generazione, in quanto dà la possibilità di ricostruire il trapassato remoto dei nostri cromosomi.
La deriva genetica in Italia segue l’asse Nord – Sud (ugualmente a quella del continente europeo), così come la variazione genetica
, cioè quella parte del DNA che varia lungo le generazioni, in quanto è paragonabile a quella esistente tra un danese ed uno spagnolo.
Noi italiani siamo il popolo geneticamente più eterogeneo d’Europa.
Circa 50.000 anni fa, nel Vecchio Continente, l’Homo Sapiens (proveniente dall’Africa ed allora cacciatore, pescatore e raccoglitore nomade) si incontrò con il suo parente più stretto in senso evolutivo, l’Uomo di Neanderthal, presente nel Vecchio Continente già da circa 300.000 anni.
La deriva genetica causata da tale incrocio è presente in tutte le popolazioni esterne al continente africano ed è stimata essere intorno al 2% del corredo cromosomico⁹.
Quella a livello italiano è superiore nei settentrionali rispetto ai meridionali, così come è maggiore nei popoli del Nord-Europa rispetto a quelli del Sud del continente.
Nei cromosomi italiani esiste anche una componente genetica, maggiormente presente nei meridionali rispetto ai settentrionali, proveniente dall’odierno Caucaso e facente parte dei loro geni da almeno 4.000 anni, quindi molto prima della Magna Grecia.
Inoltre si è notata un’influenza genetica, anche questa molto più presente nel DNA degli italiani del Mezzogiorno, di popolazioni nordafricane e mediorientali, risalente a circa 1.000 anni fa, cioè più o meno al periodo della dominazione araba in Sicilia.
Il viaggio nel trapassato remoto dei nostri geni ha confermato che lo Stivale fu teatro di una lunga serie di migrazioni susseguitesi nel corso dei millenni. Se poi si considera che le migrazioni sono continuate nei secoli fino ad oggi, si può concludere che noi italiani costituiamo un cocktail culturale in continua evoluzione.
Siamo quindi un vero e proprio zibaldone genetico.
2
UN POPOLO IN MOVIMENTO
Causate dalla fame, dalle guerre, dalle malattie, dal clima, dalla miseria o, più semplicemente, dal volere ciò che altri hanno, le migrazioni avvengono anche oggi: dall’America Centrale agli USA; dall’Africa e dal Medio Oriente all’Europa, principalmente l’Italia; in Cina, dalle campagne alle città; nel Vecchio Continente, dalle