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Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida.
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Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida.
E-book128 pagine1 ora

Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida.

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Info su questo ebook

Nato nel 1923 a San Lorenzo in Banale, in provincia di Trento, Felice deve confrontarsi fin dalla più tenera età con le avversità della vita. Una tragedia familiare e la miseria generale di quegli anni, lo costringono a soli 8 anni a mendicare per le strade di Bologna, con ripercussioni disastrose sul suo percorso scolastico. Sul finire degli anni Trenta, affronta le prime dure esperienze lavorative in montagna e in Alto Adige. Poi la chiamata alle armi, l'invio al fronte e il lungo periodo di prigionia in Francia. Quindi l'amore, il lavoro, la famiglia.

E un presente malinconico, con il pensiero a chi non c'è più, confortato però dall'affetto di tanti e alleviato da uno straordinario interesse per la lettura.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2022
ISBN9791221406191
Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida.

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    Anteprima del libro

    Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida. - Enzo Falagiarda

    Enzo Falagiarda

    Bòcia, vèi che ném! La guera l'è finida.

    A colloquio con Felice Rigotti

    San Lorenzo Dorsino

    settembre - dicembre 2021

    Premessa

    La Chìcchi e il Felice sono amici di vecchia data, amici veri che si interessano di te, con i quali scambiare parole non banali su argomenti di semplice quotidianità come su questioni più complesse del nostro stare al mondo.

    Un'amicizia nata in modo naturale attraverso Andrea, fin dalle nostre frequentazioni di ragazzi. E cresciuta nel tempo, grazie all'accoglienza cordiale che hanno sempre riservato a me e alla mia famiglia. Potevi capitare a casa loro in qualsiasi giorno della settimana, del mese o dell'anno, e a qualsiasi ora. Il saluto affabile e spontaneo e il sorriso aperto ti garantivano che eri sempre il ben venuto.

    Un legame di amicizia autentica che la Chìcchi e il Felice hanno coltivato con tante altre persone.

    L'idea di questa biografia è nata quest'estate, durante una chiacchierata al sole di agosto, sotto la pergola davanti a casa sua. Parlandomi delle sue letture, Felice ha fatto riferimento a un paio di episodi della sua lunga vita con una partecipazione emotiva che mi ha colpito. Mi è parso quasi un invito a raccogliere le sue memorie.

    Qualche settimana dopo, mi sono presentato a lui con carta e penna ed è iniziato il racconto trascritto in questo libro.

    E. F.

    Ringrazio per il loro contributo:

    Giliola e Claudio Albertani, Tommaso Baldo,

    Francesco Berghi, Franco Bernardi, Enrica Bosetti,

    Albino Delaidotti, Costantino Falagiarda,

    Lorenza Falagiarda, Matteo Falagiarda,

    Dolores Ravelli, Andrea Rigotti,

    Gianluigi Rocca, Ernesto Rosati,

    Alfonsina Tomasi, Luigi Zanella.

    Un grazie particolare a Giorgio Battocchio che ha curato l’editing.

    Questo libro è dedicato alla memoria

    delle persone qui nominate che ci hanno preceduto

    e di quanti a baita non hanno fatto ritorno.

    «Scriveva qualche secolo fa Erasmo da Rotterdam la guerra piace a chi non la conosce È esattamente così. La guerra piace ai politici che non la conoscono che votano perché l’Italia invada l’Afghanistan, senza essere in grado di individuare l’Afghanistan su una cartina muta del pianeta. La guerra piace a chi ha interessi economici, che se ne stanno ben distanti dai teatri di guerra. Chi invece la conosce si fa un’idea molto presto. Io che non sono tanto furbo ci ho messo qualche anno a capire che non importa perché c'è una guerra.

    Non importa se la si chiama guerra contro il terrorismo, guerra per la democrazia, guerra per i diritti umani... Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, sono persone che non hanno mai imbracciato un fucile, sono persone che molto spesso non sanno neanche perché gli scoppia una mina sotto i piedi o gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e dai potenti e poi ci mandano a morire i figli dei poveri».

    Gino Strada

    fondatore di Emergency,

    alla Festa della Scienza e Filosofia

    Foligno 15 giugno 2018

    Introduzione

    Felice è nato il 10 gennaio 1923, a San Lorenzo in Banale, in provincia di Trento; ha dunque compiuto da poco 99 anni. Una esistenza lunga che ha attraversato periodi storici complicati ed è stata segnata da vicende familiari difficili.

    Nel racconto che fa della sua vita, i molteplici e ripetuti riferimenti alle persone e le descrizioni circostanziate dei luoghi e delle vicende, attestano una lucidità di memoria eccezionale e sono garanzia di veridicità di una biografia dove le vicende individuali e familiari narrate sfiorano le esistenze di molte altre persone e si intrecciano con le vite di alcuni compaesani, coetanei e non, fino a costituire un tassello significativo della storia della nostra terra. Un tassello da inserire in quel mosaico della nostra memoria collettiva creato negli anni attraverso vari e importanti contributi; penso in particolare ad alcune pubblicazioni monografiche e ai documenti, alle testimonianze e agli approfondimenti, apparsi su diversi numeri del notiziario comunale Verso Castel Mani e del Bollettino parrocchiale.

    Inoltre, i richiami puntuali e pertinenti agli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia dell'Italia e quella mondiale, e i giudizi motivati che vengono espressi, a mio parere conferiscono al racconto il valore di una testimonianza storica apprezzabile ben oltre i confini ristretti di una piccola realtà di paese.

    Quanto alla forma letteraria adottata, il testo della narrazione si sviluppa in forma colloquiale per riprodurre, per quanto possibile, la spontaneità e l'intensità del racconto fatto a voce.

    Certe frasi dialettali hanno un'immediatezza e una forza espressiva difficilmente replicabili in italiano; dunque a volte si è scelto di trascrivere qualche forma dialettale originale del racconto che Felice stava facendo. Mentre, per ovvi motivi, si sono trascurate determinate espressioni forti e colorite della sua narrazione appassionata.

    Un'ultima osservazione. Una biografia dice sempre qualcosa di chi l'ha scritta; a maggior ragione questa che è la trascrizione di un colloquio amichevole tra persone che si frequentano da tempo. Ho pensato che qualche breve inciso autobiografico, non nuocesse al contenuto e alla compattezza della narrazione, accostando maggiormente il testo alla concretezza e alla vivacità della conversazione.

    Quanto agli allegati, mi piace pensare che quella sezione del libro rappresenti una specie di invito a valorizzare e a condividere ricordi e documenti di famiglia e di paese, perché si conservi e si tramandi tutto ciò che valga a onorare la memoria di chi ci ha preceduto.

    E. F.

    "In un mondo in cui si è tentati di dimenticare o ignorare troppo, la riconquista del nostro passato collettivo dovrebbe essere tra i primi progetti per il nostro futuro."

    Umberto Eco

    - Contro la perdita della memoria -

    ONU - New York, 21/10/2013

    Precisazioni a riguardo delle espressioni dialettali contenute nel testo

    Nella trascrizione delle parole dialettali sono stati adottati i seguenti valori fonetici:

    È stata utile la consultazione del

    Vocabolario del dialetto di San Lorenzo e Dorsino

    di Miriam Sottovia

    (Curcu&Genovese ed.)

    1

    I primi decenni del '900

    Prima de mì...

    Ciao Felice! Ti distolgo dalle tue letture...

    Ehh, ciao Enzo. Ma valà, me paso 'l tèmp. Vèi! Vèi dénter.

    Questa è la casa che ha disegnato e anche costruito il tuo nonno Modesto¹ a partire dal 1912, almeno per quel che riguarda questi tre ambienti a pianoterra. Come vedi, i soffitti sono piuttosto alti perché subito sopra, dove in un primo momento c'era l'èra², si doveva arrivare al livello della strada carrabile che allora collegava San Lorenzo e Dorsino.

    Poi la costruzione della casa si è interrotta, forse con l'arrivo delle Guerra. Il resto è stato edificato più tardi, con l'aggiunta della cisterna interna che raccoglieva l'acqua proveniente dal tetto. Nei primi anni, i miei andavano ad attingere l'acqua laggiù, alla sorgente di Redónda³. Più avanti e fino al secondo dopoguerra, attingevamo anche dalla cisterna, ma quella non era un'acqua molto pulita, perché nell'acqua del tetto finiva anche la polvere della strada sterrata che passava sopra.

    Ma vèi, sèntete gió. Él bévet én bicér?

    Mi pare di aver capito che lo 'stradone' San Lorenzo-Dorsino non esisteva.

    No, nel 1912 non esisteva. L'hanno realizzato nel 1920, o nei primi anni Venti, insieme alla strada della Crozèa che porta a Nembia e alla strada nuova che da Dorsino va a Tavodo e a Villa Banale.

    Così mi è stato detto, perché io sono nato nel gennaio del 1923.

    Naturalmente di asfalto non se ne parla, almeno fino agli anni Cinquanta e Sessanta.

    Caro Felice, hai già cominciato a darmi informazioni che non avevo.

    Allora mi siedo, tiro fuori penna e quaderno di appunti e ti prendo in parola: raccontami della tua vita.

    Immagino ne potrebbe venir fuori uno spezzone di storia dei nostri paesi.

    Ehh... son contènt, valà! Ó legiù la storia dela tó zia Èlia⁴ e... a parte che a 'n certo punto t'à mà fat vegnìr le lagrime ai òci, te sé stà pròpi brào. L'é na storia unica, tribolada, ma la cónta tànt dela vita che i féva sti ani.

    Se te pensa che gàbia qualcòs de interesante

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