Il Comandante Melu e il partigiano Lillo
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Raccontiamo una storia poco nota, di due italiani apparentemente fra loro molto diversi. Il primo è Bartolomeo Grassa, “Melu” per tutti, piemontese nato a Rivara Canavese di Torino, classe 1897, combattente nella prima guerra mondiale col grado di tenente, che nel dopoguerra è “consigliato”, dato il suo rifiuto di prendere la tessera del PNF, ad emigrare a Macao. La seconda guerra mondiale lo vede rientrato in Italia per stare più vicino alla famiglia, prestando servizio ancora come semplice Tenente, vicino a Taranto, come ufficiale istruttore; Bartolomeo aveva già superato i quaranta ed aveva a Rivara moglie e ben quattro figli piccoli. L’otto settembre lo sorprende fortunatamente già a casa, in licenza di convalescenza. La seconda figura è quella di un ragazzo giovane del 1920, calabrese di Vibo Valentia, Saverio Papandrea, “Lillo” per parenti ed amici. Si iscrive giovanissimo alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, ma la guerra ed il richiamo alle armi nel 1943 interrompono il suo corso di studi ormai in vista della Laurea. L’otto settembre lo trova alla Scuola allievi ufficiali di Spoleto.
Cosa mai potevano avere in comune – a parte vivere l’otto settembre - un signore piemontese di mezza età, sposato e con quattro figli, di professione ebanista, magrino coi baffetti ed un mezzo sorrisino sulle labbra, abituato a parlar poco, ed un brillante e giovane bel ragazzo calabrese, studente di Legge a Napoli, molto aperto e gioviale di carattere, facile allo scherzo con amici e commilitoni, “con tutta la vita davanti”?
Un esempio di quanto possano essere diversi fra loro gli abitanti della penisola? Ma ci sono periodi nei quali la Storia ha come delle accelerazioni, e taluni anni paiono valer come un decennio. Il 1943 fu uno di questi: esattamente tre mesi dopo l’otto settembre, i due lontanissimi Bartolomeo e Saverio sono ora fianco a fianco, che combattono e rispondono al fuoco di un rastrellamento tedesco sopra la località di Forno Canavese.
Massimo Zucchetti
Mi sono laureato in Ingegneria Nucleare al Politecnico di Torino nel 1986 e dal 1990 insegno al Politecnico, dal 2000 come professore ordinario. Insegno “Protezione dalle Radiazioni” e “Storia dell’energia”. Presso il MIT - Boston (USA) ho una posizione come Research affiliate e Visiting scientist dal 2005 ad oggi. Nel 2012/2013 ho insegnato a UCLA (University of California at Los Angeles, USA) come Visiting Professor. Presso l’Università di Shiraz (Iran) sono stato Professore aggiunto dal 2008 al 2009. I miei argomenti di ricerca principali sono la fusione termonucleare controllata, lo smantellamento degli impianti nucleari, gli effetti delle radiazioni sull’uomo e sull’ambiente, le scorie radioattive, l’uranio impoverito, la sicurezza industriale, i cambiamenti climatici e l’impatto ambientale delle grandi opere, utili e inutili. Sono membro del “Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra”. Ho scritto oltre un centinaio di articoli su riviste internazionali del settore e alcuni libri. Nel 2009 sono stato consulente tecnico gratuito per i lavoratori al processo Thyssen Krupp, nel 2008 per UTET “L’atomo militare e le sue vittime”, nel 2006 per Odradek ho curato “TAV: Travolti dall’alta voracità”. Coordino per la IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) un progetto sulla gestione delle scorie radioattive. Sono consulente tecnico della Comunità Montana Valle di Susa sul tema dell’impatto ambientale del Traforo ad Alta Velocità (TAV).
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Anteprima del libro
Il Comandante Melu e il partigiano Lillo - Massimo Zucchetti
Ringraziamenti
Un lavoro di ricostruzione come quello qui intrapreso non può essere fatto da un solo autore senza l’aiuto prezioso di molte persone.
Il primo ringraziamento va a mia moglie, Elena Grassa, nipote paterna diretta di Bartolomeo Grassa, il nonno delle stelle
che la guardava da una foto del comò dei genitori nella sua casa di bambina. Lei, con la madre, Luciana Nata (ved. Grassa) mi hanno messo a disposizione materiale di famiglia e riservato con grande fiducia, che spero sia stata ben riposta. Due sorelle di Bartolomeo, Margherita e Pierina Grassa, sono scomparse da tempo, ma hanno lasciato una dovizia di documentazione senza la quale questa ricostruzione non sarebbe stata possibile. Grazie a tutta la famiglia Grassa per il supporto.
Un ringraziamento analogo va alla famiglia di Saverio Papandrea: Ferdinando, Maria e Domenico Papandrea mi hanno messo a disposizione documenti preziosi.
Un grazie all’ANPI di Forno Canavese, sia per la pubblicistica e il materiale in rete, sia per l’apprezzamento della Presidente, Giovanna Moretto, oltre che per il costante ricordo degli eroi del Soglio che si tiene ogni 8 dicembre. Grazie anche al Comune di Forno Canavese e al Comune di Rivara Canavese. Grazie alla mia sezione, l’ANPI Dante di Nanni
di Torino, che ha gentilmente pubblicato in rete una prima versione di questo sforzo ricostruttivo.
Questa piccola storia non è finita con questo ebook, che riprende materiale originariamente uscito nel 2013 per il 70° della Battaglia: la documentazione raccolta è straordinariamente ampia e interessante. Merita una veste più ampia. Arrivederci a presto, dunque.
Introduzione
L’idea che gli Italiani siano un unico popolo
è sempre tanto piaciuta a noi democratici e antifascisti; ma sappiamo bene che la realtà è purtroppo ancora un po’ distante dai nostri desiderata: senza scadere nella pena del leghismo, o nelle aberrazioni razziste da stadio calcistico, è innegabile che l’ombra del campanile sia nella nostra Penisola ancora lunga e l’ethnos abbia a volte la meglio sull’ethos.
La Resistenza, a detta di alcuni, avrebbe contribuito a scavare un altro solco fra Nord e Sud. Il Nord Italia, al di sopra della Linea Gotica, lottò per venti mesi contro una feroce occupazione nazista, supportata da uno stato fantoccio neofascista, mentre il Sud invece quasi subì
la liberazione alleata, amministrato da un grigio e scialbo Regno del Sud
impegnato soltanto a barcamenarsi.
Noi pensiamo questa sia una visione troppo semplicistica: già episodi come le quattro giornate di Napoli o il partigianato abruzzese testimoniano in direzione opposta. La diversa esperienza resistenziale fra Nord e Sud è un fatto: ma ci sono riflessioni diverse da fare, raccontando una storia che è un esempio di come la Resistenza contribuì anche in questo caso ad unire, e non a dividere. Il recente convegno Meridionali e Resistenza. Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte, 1943-1945
tenutosi a Torino nello scorso giugno, ha rivelato una verità spesso misconosciuta: oltre settemila italiani di provenienza meridionale parteciparono attivamente al movimento resistenziale nel solo Piemonte. Nel volume tratto dal convegno possiamo leggere i nomi di ben 2500 siciliani e circa 1000 calabresi ed altrettanti pugliesi che combatterono e spesso caddero al Nord
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