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In ogni tempo: Il passato si fa presente in Edmondo De Amicis
In ogni tempo: Il passato si fa presente in Edmondo De Amicis
In ogni tempo: Il passato si fa presente in Edmondo De Amicis
E-book156 pagine2 ore

In ogni tempo: Il passato si fa presente in Edmondo De Amicis

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Info su questo ebook

Come mostrare l’attualità di un autore, politico, letterato come De Amicis se non attualizzando, con un po’ di creatività, lo stesso protagonista?
L’autrice immagina che lo scrittore sia ancora vivo e, in prima persona, commenti il mondo attuale, attraverso viaggi e dialoghi. Un modo per mostrare che il suo carisma, le sue qualità e il suo pensiero sono valide "in ogni tempo". Essendo infatti lo scopo del libro quello di provare la modernità del De Amicis e della vastità delle tematiche da lui affrontate, si è deciso di creare, sempre sulla base dei suoi testi, delle lettere private, degli appunti di viaggio, una sorta di romanzo. Ogni capitolo affronta il De Amicis sotto una tematica diversa: la famiglia, l'arte, il lavoro, la cultura europea, la guerra e la patria, ....e lo fa con il metodo del dialogo con un personaggio inventato "del popolo": il barista, il professore, l'amico… etc....
Un libro che è anche una riflessione filosofica sul tempo; un romanzo sul tempo…che va “oltre il tempo”.
Un'idea folle, si spera ben riuscita… Ma del resto dove si va senza follie nella vita…
LinguaItaliano
Data di uscita24 nov 2016
ISBN9788869631092
In ogni tempo: Il passato si fa presente in Edmondo De Amicis

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    Anteprima del libro

    In ogni tempo - Ada Fichera

    Ada Fichera

    IN OGNI TEMPO

    Il passato si fa presente

    in Edmondo De Amicis

    Elison Publishing

    Immagine di copertina di Ada Fichera

    Proprietà letteraria riservata

    © 2016 Elison Publishing

    www.elisonpublishing.com

    elisonpublishing@hotmail.com

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Elison Publishing

    Via Milano 44

    73051 Novoli (LE)

    ISBN 9788869631092

    A coloro che hanno lottato per le proprie idee,

    a coloro che ogni giorno credono fermamente in quello che fanno.

    Combattete per quello in cui credete. Perderete forse, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.

    (Indro Montanelli)

    Introduzione

    Il tempo. Misteriosa entità capace di creare e anche distruggere qualsiasi oggetto, persona o attività che gli si sottopone. Non vi è luogo o spazio o essere animato che non sia legato all’impietoso krònos.

    No. Non pensate che qui si voglia dare, necessariamente, un’accezione negativa, semmai si tratta di una visione realistica, magari con qualche vena nostalgica, di come gli anni cambiano le cose e il loro corso.

    Più volte ho pensato, ad esempio, a cosa avrebbe detto o a come avrebbe reagito uno scrittore, o un giornalista, di un’epoca diversa dalla nostra, se fosse ancora vivente o se avesse l’opportunità di vedere oggi i luoghi e i personaggi da lui (o lei) raccontati.

    Certo il tempo può anche avere la potenzialità di far comprendere a distanza realtà e vicende che a caldo non hanno la stessa immagine e la stessa valenza. Il tempo permette di vedere ed esaminare molte sfaccettature degli accadimenti che non si possono notare quando la vicenda è in itinere.

    Esiste poi un altro importante dato, per nulla accessorio bensì determinante: il tempo può far comprendere anche come il suo trascorrere possa modificare mezzi ed atteggiamenti, pur non permeando l’essenza stessa dei luoghi e delle persone. Qui subentra infatti l’attualità.

    E cos’è attuale? Ciò che non è superato, che non è vecchio rispetto agli occhi di chi lo guarda.

    Esiste allora un concetto di atemporalità, un tempo che non è tempo, un tempo che trascorre ma in verità non passa mai, che rende universale ciò che, attraverso le sue fitte trame, scorre in modo eracliteo e inesorabile. È ciò che va oltre il tempo e che quindi sarà adeguato, valido e validabile in ogni tempo.

    Da questa riflessione trova linfa e prende avvio la narrazione che segue. Un libro certamente originale, o meglio, senza alcun dubbio, strano!

    Dopo anni di studio e analisi (lo ammetto, appassionata) – dichiaro, quindi, sin da adesso la forza motrice carica di partigiana affezione al personaggio di cui parlerò, … mi perdonerete … – di uno scrittore, poco conosciuto nell’interezza della sua produzione, al quale la critica e il tempo (per ragioni molteplici su cui non sto qui a dilungarmi) non hanno dato adeguato meritorio riconoscimento, limitandolo alla definizione di "autore del libro Cuore, come sin da piccola (e ahimè purtroppo fino a oggi) ho sentito definirlo dai più".

    Non sarà certo questo lavoro a consacrare un colosso della letteratura italiana quale Edmondo De Amicis (1846-1908), lo hanno fatto scientificamente il Prof. Franco Contorbia (eccellente docente dell’Università di Genova e curatore della raccolta dedicata a De Amicis dei Meridiani Mondadori), Valentina Bezzi (che tante ricerche ha portato avanti, unitamente ad alcuni suoi libri che hanno ripercorso i viaggi di De Amicis, ricordo in particolare un’indagine filologica e accurata dell’ officina dell’autore come reporter).

    Il testo che segue, spero, sarà, per chi vorrà addentrarsi nella narrazione delle prossime pagine, un’occasione per comprendere una parte di De Amicis meno nota, per conoscere un suo lato innegabile: l’attualità dell’autore vista alla luce del nostro tempo.

    Sono stata colpita da sempre (e ricercando man mano i suoi scritti, e poi godendone, ancor di più) da due aspetti del De Amicis, che sono poi quelli che lo rendono grande scrittore nel pieno senso del termine: la netta consapevolezza del suo tempo, poiché De Amicis vive perfettamente calato nella sua Storia, ne vive tutte le sfaccettature e gli eventi politici, sociali, culturali; rileggendo invece le sue opere e i suoi reportage di grande viaggiatore, e inviato per molteplici riviste è evidente, la sua modernità di autore che ha saputo interpretare il tempo andando oltre lo stesso.

    Affascinante il suo modo di viaggiare e di concepire il viaggio, attraente il suo approccio alle donne e ai sentimenti (si pensi all’epistolario tra lui ed Emilia Peruzzi), attualissima la sua concezione della figura femminile nel mondo del lavoro, senza tempo il suo modo di concepire la guerra, fortemente europeista la sua visione della cultura e delle istituzioni, preziosi documenti sempre validi i suoi reportage dai musei più importanti del mondo che De Amicis visita e racconta in dettaglio fornendo rilevante apporto artistico con dovizia di particolari e appassionata narrazione.

    Ecco allora che nasce In ogni tempo. Ho immaginato, vista l’universalità e l’atemporalità di tante idee e scritti del De Amicis, cosa accadrebbe, per assurdo, se l’autore ligure fosse vivo oggi e dovesse, ora, raccontare i suoi viaggi, i suoi trascorsi a giovani contemporanei, e allo stesso tempo ripercorrendo magari in epoca odierna alcuni itinerari passati, incontrando vari personaggi, gente comune con cui dialogare delle sue impressioni.

    Cosa racconterebbe De Amicis, ad un’aula di studenti universitari, in riferimento ai suoi viaggi del tempo, alle sue attività passate e cosa, ripercorrendo oggi certe tappe con lucida consapevolezza, riconoscerebbe come cambiato e cosa non diverso dalla sua società passata?

    Il viaggio reale si interseca con il viaggio immaginario. Un percorso itinerante inventato, ma su base reale e scientifica, sulle idee del De Amicis e sulla modernità delle sue teorie: il viaggio, la guerra e la patria, le donne e l’amore, la lingua, la famiglia, l’arte, la cultura europea, il giornalismo.

    Ed è proprio il De Amicis, idealmente, a parlare e raccontare qui al lettore gli incontri e le ipotetiche nuove avventure.

    Tutto ciò che dice il De Amicis è contenuto in scritti e testi dello stesso. Dunque non vi sono ivi concetti inventati o parole pronunziate dal De Amicis che non siano state realmente sue, se non per ciò che riguarda parallelismi e opinioni attuali che, sebbene seguendo il profilo dell’autore, sono inevitabilmente ri-create.

    È presente anche, in minima parte, una visione del De Amicis che è stata data dalla critica precedente e contemporanea e da suoi autorevoli studiosi.

    Diremmo che il testo che segue è un diverso modo di rileggere le sue idee. Alcune di esse hanno subìto un’attualizzazione, tuttavia sempre partendo da pensieri e concetti a lui realmente appartenenti.

    Il passato si fa presente, il presente fa rivivere il passato in uno scenario che restituisce l’autore al suo tempo, costruendo contemporaneamente nella nostra epoca, una trama universale al di là di ogni secolo; perché come scrisse lo stesso De Amicis "non sempre il tempo la beltà cancella".

    L’AUTRICE

    CAPITOLO I

    Un ritorno è una nuova partenza

    Ci sono viaggi la cui meta è il cammino e non il luogo d’arrivo. Credo sia stato questo il senso della mia vita, o meglio del mio viaggio chiamato vita. Una vita da viaggiatore errante, alla ricerca di nuovi luoghi, grandi stimoli, alla scoperta in fondo di me stesso.

    Quando si viaggia, si visitano posti, si conoscono persone, si presentano ai nostri occhi nuove e diverse culture che ci fanno apprezzare o criticare la nostra tradizione e, al contempo, ci arricchiscono fornendoci altri occhi in grado di osservare la realtà in modo diverso da prima.

    Sono stato questo nella mia vita, e senza nostalgia alcuna. Oggi all’età di sessant’anni, posso reputarmi, nonostante tutto, un uomo felice.

    Sì, è da uomo felice e soddisfatto, ma ancora con voglia di scoprire e sperimentare luoghi, culture, persone, che mi presenterò domani alla platea dei ragazzi dell’Università Kore di Enna e racconterò loro cos’è per me il viaggio.

    §§§

    È una bella giornata di sole, calda quanto basta, ma non afosa, è il tipico clima di Catania ad aprile. Lo ricordo perfettamente e, nonostante siano passati gli anni (tanti anni), lo ritrovo così come il mio ricordo lo ha conservato. Una leggera brezza carica di iodio mi accarezza il volto (la stessa ineguagliabile che ho avvertito appena sceso dall’aereo a Fontanarossa), mentre il calore solare invade il taxi che mi accompagna sul lungomare all’hotel che mi ospiterà per i prossimi giorni.

    La cupola ottocentesca della cattedrale si mostra ai miei occhi, nella sua bicromìa nera e bianca, tipica anche dell’intera chiesa. La vidi, appena realizzata da pochi decenni, nel mio primo soggiorno siciliano, visto che la cupola fu realizzata parecchi anni dopo l’intera cattedrale, poiché il progetto settecentesco di Gian Battista Vaccarini, il quale seguì i lavori della facciata, non venne mai realizzato. Si è dovuto quindi attendere l’attuale realizzazione, che, nel 1802, munisce la chiesa di colonne e ampi finestroni illuminanti.

    Il porto alla mia destra è oggi colmo di traghetti e navi da crociera, che, in maniera frequente, a quanto mi dicono, si fermano ivi per permettere ai viaggiatori di ammirare le bellezze barocche del centro antico della città etnea, così come per godere delle piazze e del meraviglioso mare. Oh, il mare! Tipicamente blu, cangiante da un azzurro intenso ad un blu cobalto in base alle ore e alle condizioni climatiche, come è dato da sempre allo Ionio.

    Un tempo piccole imbarcazioni e pescatori affollavano il molo. Chiedo che ne è di loro adesso. Mi dicono che ci sono ancora, ma concentrati nel porticciolo di Ognina e nella zona del litorale di Acitrezza. Mi piacerebbe avere un po’ di tempo per potere fare una lunga passeggiata e trascorrere del tempo a guardare il mare da lì, dove, imponenti e anche inquietanti, si ergono i faraglioni lavici.

    Gli Archi della marina mi accolgono, regalandomi quasi la sensazione di essere abbracciato, accolto dalla città e dalla sua gente, nel modo particolare in cui solo i siciliani sanno fare. Un tempo non c’erano gli archi, non passava nemmeno la ferrovia e i suoi treni, come invece accade oggi. Qui c’era il mare e il litorale per la passeggiata che i catanesi amavano fare nei momenti liberi.

    Non so come era nel 1867, perché, a differenza di quanto in molti hanno scritto, non venni all’epoca del colera. I miei ricordi sono fermi ad una breve gita nel 1865, quando feci la prima guarnigione militare a Messina, e da cui ripartii nell’aprile dell’anno dopo, per la guerra contro l’Austria. Ha infatti ragione Piero Mieli, nel suo articolo a me dedicato "Edmondo De Amicis e i fantasmi letterari del colera in Sicilia", a dissentire da quanti mi vogliono qui in Sicilia a quell’epoca.

    Ricordo invece, nel 1906, gli archi e il treno che vi passa sopra (allora come oggi) quando tornai piacevolmente per visitare il mio amico Mario Rapisardi,

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