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Morsi
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E-book293 pagine2 ore

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Mi sono sempre piaciuti i negozi pieni di tante cose, quelli che in vetrina hanno il cavallo d’ottone consumato, le poesie di Baudelaire, una collana di perle, gli scacchi in palissandro, l’Eberhard con il vetro segnato, il necessaire con il pennello in osso, i bicchierini di Murano con l’orlo dorato, le cartoline degli anni Trenta, la zanna d’elefante, la foto di un derviscio rotante, il portasigarette in argento, una broche floreale. Questo libro assomiglia a uno di quei negozi, si entra per curiosare qui e là.

“Ogni volta che leggo i testi di Mario Anton Orefice mi viene voglia di pensare, un autore è colui che ti sollecita, ti stimola, forse la parola giusta è fecondità. Mi accade anche con Jacques Nozha che però regolarmente non capisco. Ci sono invece certi scrittori anche famosi che ti gettano in uno stato di depressione e ti fanno venire voglia di urlare, Voglio una donna, come Ingrassia sull’albero in Amarcord di Fellini.”
Francesco Buzzati, L'indice dei Tartari

Mario Anton Orefice è nato il 13 agosto del 1962 a Villach in Austria. Giornalista e consulente della comunicazione, da più di dieci anni tiene corsi di scrittura creativa e professionale.
È autore di libri di storia locale, narrativa, attualità, tra cui Paolo Portoghesi, un’intervista (2011), Corsadellanima, da un pensiero all’altro (2009), Treviso Città Proibita, la storia delle carceri asburgiche (2008), La luna nel pozzo, una fiaba per l’Unicef (2003), La pietra e l’acqua, Andrea Palladio a Venezia (2001), Viale della Zoppas (1999), La fiera dei ricordi (1998), Ciao Barbajàn, storie di osti e osterie (1997). Dal 2008 ha aperto il blog filosofico letterario Corsadellanima.
LinguaItaliano
Data di uscita6 ago 2013
ISBN9788868552350
Morsi

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    Morsi - Mario Anton Orefice

    Mario Anton Orefice

    ***

    MORSI

    di libri e luoghi

    Morsi. Assaggi. Improvvisi

    Variazioni che stuzzicano, solleticano, giocano.

    Sillabario, diario, ideario.

    Effemeridi, Zeitung, zibaldone.

    Testi legati, associati, mischiati.

    Frammenti. Follie. Finestre.

    Zettel, cartoline, appunti da riordinare.

    Ritagli per cominciare.

    Poste en voyage.

    Lettere mobili, tascabili, volatili.

    Dove le leggerai?

    Indice


    Introduzione

    Dell’autore

    Mi perdoni il lettore

    Innumerevoli vivono in noi

    What matter who’s speaking?

    Infinita è la diversità degli ingegni

    L’autore dell’opera

    L’occhio critico

    Il pozzo del passato

    Viaggi e viaggiatori

    Cuori leggeri

    La scarpa nel sogno

    Scorte di cibo e acqua

    Il fascino

    In the mood for Torino

    Due giorni a Milano

    A spasso per il Salone del libro

    Castel del Monte

    Ulivi sulla pietra

    Amsterdam

    Diario afgano

    Da Fes a Marrakech

    Sentieri di sabbia

    Sulla scrittura

    Scrittori

    L’ineffabile

    Parole sottosopra

    Il silenzio

    Scrivere è scoprire

    Gueulade e scatole cinesi

    I dettagli

    Lettere in transito

    Talpe e cicogne

    Una questione di sopravvivenza

    Da chi imparare?

    La pagina perfetta

    Fantasia e Leggerezza

    Io sarò scritto

    Corso di scrittura

    L’Italiano dopo il 1945

    C’è sempre un personaggio

    Testo e coda

    Le Odissee

    Noterelle

    Una pietra sopra

    Libri

    Soldi e libri

    Guglielmo libri

    Grand Splendid

    La gabbia delle Muse

    A Gianna, a Pasquale, a Bibi

    Un gioco di ripetizioni

    La somma di tanti foglietti

    Il Club dei desideri impossibili

    Diario di un anno difficile

    Se non siamo innocenti

    Adolfo Kaminsky

    La Consulenza (Gen)etica

    Fragments

    I superficiali

    The West and the Rest

    Settanta acrilico

    Indecision

    Senza leader

    Sbarcare il lunario

    Immagini poetiche

    Nebbia

    Il violinista e le stelle

    Nostalgia

    Un vento raggiante

    Pregunta más allá

    Le jardin

    Donna

    Farò della mia anima uno scrigno

    E il nostro pane

    C'è un tempo negato

    Misteriosa felicità

    La pioggia

    Itaca

    La rosa

    Strada sconosciuta

    Nuvole

    Fantasmi

    La bellezza

    Di qua del mondo, di là del mondo

    Sono le parole

    Ma la poesia

    Appunti filosofici

    Poeti e pensatori

    Filosofi e sognatori

    L’anima

    Tutto scorre

    Cosa è?

    Un movimento di pensieri

    Il volto e l’abito della verità

    Bugie e verità

    Ogni mattina

    Mappe

    Confini

    Andare oltre

    Principia Philosophiae

    Fra i ghiacci e le alte cime

    La banalità del male

    Nous sommes embarqués

    La menzogna e il malinteso

    Filosofia e musica

    La fortuna

    La paura dell’altro

    Il non ascoltare

    L’architettura umanistica

    Da Derrida a Facebook

    Il dominio della tecnica

    Steve Jobs e l’ozio

    Cuori e grida

    La decrescita

    L’etica

    Il linguaggio

    Scritti brevi

    Odissea

    La brioche

    Due

    Porte

    Con una mosca

    Diogene-Sisifo

    Impasse

    Patricia

    Filtro magico

    Asma

    Nel dire che respiri

    Rose

    Blu e nuvole

    Luftmenschen al caffè

    Una lunga storia

    Costruire

    Mosaici

    Animali

    Seduzioni

    Zecchinetta

    Il grande mare

    Sirene

    Naviganti

    Perdersi

    To Sara

    Da Jadlowker

    La casa di zia Mary

    Schiaffi

    Con la coda dell’occhio

    Sotto le onde

    Quello che manca

    Cameriere

    Ballo

    Salsa

    La Morte

    La morte e il ricciolo di burro

    Shabbat

    Cronache varie

    Città inconfessabili

    La musica delle altezze

    Trackeds

    I figli della ruota

    Il gioco e la regola

    Corpo e anima

    La nuova rivoluzione

    Le pietre parlanti

    Katzenstein

    Lo sguardo terrazza

    L’Argent

    Transports amoureux

    Religione d’impresa

    Storming Pizza

    Morsi

    Le donne viste dalle donne

    Papiri and papers

    Lettera a Milena

    Introduzione

    Mi sono sempre piaciuti i negozi pieni di tante cose, quelli che in vetrina hanno il cavallo d’ottone consumato, le poesie di Baudelaire, una collana di perle, gli scacchi in palissandro, l’Eberhard con il vetro segnato, il necessaire con il pennello in osso, i bicchierini di Murano con l’orlo dorato, le cartoline degli anni Trenta, la zanna d’elefante, la foto di un derviscio rotante, il portasigarette in argento, una broche floreale. Questo libro assomiglia a uno di quei negozi, si entra per curiosare qui e là.

    Come quando accolti nella casa di un vecchio amico che non vedevamo da tempo, e in attesa che sia pronta la cena, ci soffermiamo nel salotto davanti alla libreria e scorriamo i titoli mentre parliamo d’altro, poi ad un certo punto, attratti da un volume, diciamo, Ah bello ce l’ho anch’io, oppure, Non l’ho mai letto, sembra interessante.

    È anche un buffet, quelli con le tartine di tanti colori che non sai quale scegliere, e allora mordicchi a caso sperando d’indovinare.

    T’immagino mentre sfogli queste pagine alla ricerca di un’idea, di una parola, di uno spunto, per leggere, per scrivere a tua volta qualcosa, o per distrarti mentre sei in coda ad un semaforo o in posta, o, infine, per rubare un verso e dedicarlo alla persona che ami.

    Certo avrei potuto, forse, realizzare un negozio specializzato, attenermi ad una trama, insomma preparare i soliti tramezzini, ma davvero non ci ho pensato e ora non c’è tempo per qualcosa di diverso.

    Venezia, 27 luglio 2013

    Dell’autore


    Mi perdoni il lettore

    "Se le pagine di questo libro consentono

    qualche verso felice, mi perdoni il lettore,

    la scortesia di averle usurpate io,

    previamente. I nostri nulla differiscono

    di poco; è banale e fortuita la circostanza

    che sia tu il lettore di questi

    esercizi, ed io il loro estensore."

    (J.L. Borges, Fervore di Buenos Aires, in Opere, vol. 1, a cura di Domenico Porzio, Mondadori, Milano, 1985)

    Innumerevoli vivono in noi

    Innumerevoli vivono in noi se penso o sento, non so chi è che pensa o sente, so solo il luogo dove si pensa e sente, e, anche se non finisce qui, è come se finisse, una volta che al di là del pensare e sentire non c’è più nulla. lSe questo soltanto sono, pensa Ricardo Reis dopo aver letto, chi sarà che ora pensa ciò che io penso.

    (José Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis, traduzione Rita Resti, Einaudi, Torino, 1996)

    What matter who’s speaking?

    We can easily imagine a culture where discourse would circulate without any need for an author. Discourses, whatever their status, form or value, and regardless of our manner of handling them, would unfold in a pervasive anonymity. No longer the tiresome repetitions:

    Who is the real author?

    Have we proof of his authenticity and originality?

    What has he revealed of his most profound self in his language?

    New question will be heard:

    What are the modes of existence of this discourse?

    Where does it come from; how is it circulated; who controls it?

    What placements are determined for possible subject?

    Behind all these questions we would hear little more than the murmur of indifference:

    What matter who’s speaking?

    (M. Foucault, What is an author?, Societé Francais de Philosophie, 22 febbraio 1969)

    Infinita è la diversità degli ingegni

    Se volessi mettermi a seguire le opinioni e congetture altrui, si aprirebbe un campo sconfinato di cose così incerte e diverse fra loro che è veramente una mostruosità tanta discordia e licenza degli scrittori. Infinita è infatti la diversità degli ingegni e nessuno tiene a freno l’audacia di nuove proposte (...) Del resto le cose stesse sono tali da ammettere sensi molteplici e vari, che, purché siano veri e la lettera li consenta, se anche forse non siano mai venuti in mente a coloro che quelle favole hanno scritto, non saranno da respingere. Giacché in tanta perplessità chi se la sentirebbe di vaticinare la verità insita in qualsivoglia cosa accuratemente occultata affermando senza esitazione che mille anni fa gli autori intendessero proprio questo e non altro?

    (Petrarca, Lettere senili, IV, 5, 7-9, Le Monnier, Firenze, 1869-70)

    L’autore dell’opera

    La condizione preliminare di qualsiasi opera letteraria è questa: la persona che scrive deve inventare quel primo personaggio che è l’autore dell’opera. Che una persona metta tutto se stesso nell’opera che scrive è una frase che si dice spesso ma che non corrisponde mai a verità. È sempre solo una proiezione di se stesso che l’autore mette in gioco nella scrittura, e può essere la proiezione d’una vera parte di se stesso come la proiezione d’un io fittizio, d’una maschera. Scrivere presuppone ogni volta la scelta d’un atteggiamento psicologico, d’un rapporto col mondo, d’un’impostazione di voce, d’un insieme omogeneo di mezzi linguistici e di dati dell’esperienza e di fantasmi dell’immaginazione, insomma di uno stile. L’autore è autore in quanto entra in una parte, come un attore, e s’identifica con quella proiezione di se stesso nel momento in cui scrive.

    (Italo Calvino, Una pietra sopra, Einaudi, Torino, 1980)

    L’occhio critico

    "Esiste un’etica che l’occhio critico deve assumere: quella del rispetto degli enigmi personali dell’autore. Non si può, né si deve, decifrare tutto. Ciò che si deve, invece, assumere è la responsabilità delle trasformazioni che l’impatto con l’opera promuove nello spirito e nel corpo del lettore. Il mondo dell’artista è segreto e quello che noi conosciamo è soltanto la sua maschera, la sua forma esterna, che è già una metamorfosi pubblica del segreto. Gli enigmi fanno parte del corpo dell’apparire della maschera. Il criterio che vuole conoscere, interpretare, sciogliere tutto, dimentica o nega che sciogliendo il discorso enigmatico si scioglie anche la cera del volto delle cose, la maschera della persona. In greco persona o prosopon dà origine alla maschera, prosopeion: la maschera è quindi legata alla persona come l’ombra al corpo. Ogni espressione, ogni gesto, ogni parola, ogni scritto ha una sua ombra."

    (Salomon Resnik, Sul Fantastico, Bollati Boringhieri, Torino, 1996)

    Il pozzo del passato

    Da notare che imitazione non significa mancanza di autenticità, perché l’individuo non può non imitare ciò che è già stato; per quanto sincero egli è, è solo una reincarnazione; per quanto schietto, è soltanto il risultato delle suggestioni e delle ingiunzioni che gli pervengono dal pozzo del passato.

    (Milan Kundera, I testamenti traditi, Adelphi, Milano, 1994)

    Viaggi e viaggiatori


    Cuori leggeri

    I veri viaggiatori sono quelli che partono per partire; cuori leggeri, simili agli aerostati, dicono sempre andiamo, i loro desideri hanno le forme delle nuvole.

    "Straordinari viaggiatori, quali nobili storie leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare. Oh, mostrateci gli scrigni della vostra ricca memoria, i gioielli meravigliosi fatti di astri e di etere.

    Senza vapore né vela vogliamo navigare! Per alleviare il tedio delle nostre prigioni fate passare sui nostri spiriti, tesi come una tela, i vostri ricordi chiusi in cornici d’orizzonti.

    Diteci: che vedeste?"

    (Charles Baudelaire, I fiori del male, traduzione Gian Piero Bona, Dalai, Milano 2005)

    La scarpa nel sogno

    "Il primo gesto di ogni vero viaggio ha qualcosa di lento. Non credete a chi si mostra deciso, privo di dubbi e incertezze. Nasconde sensazioni incomprensibili e contraddittorie. Lui stesso non vuole crederci: ha sognato e desiderato per mesi questo momento e ora come è possibile che non voglia più partire? È qualcosa di inspiegabile. Nasconde, dietro il sorriso, una stanchezza improvvisa, un indefinibile senso di solitudine. Nella sua testa stanno passando, come cavalli al galoppo, mille sagge ragioni che suggeriscono di non andare.

    La partenza è un momento di fine e di inizio. È necessario, credetemi, trovare coraggio. Occorre coraggio nel cancellare ogni dubbio e affrontare quel momento per fare spazio al proprio sogno-bisogno. E ne occorre tanto per sciogliere gli ormeggi e mollare la cima che ci tiene legati alla banchina. Fa’ salpare il tuo sogno, mettici dentro una scarpa, dice il poeta rumeno Paul Celan."

    (Andrea Semplici, da In viaggio con Kapuscinski, Terre di mezzo, 2006)

    Scorte di cibo e acqua

    "Prendo il comando della mia nave:

    ho scorte di cibo e acqua,

    ho compagni di viaggio resistenti e affidabili,

    la mappa mi é chiara perché l’ho disegnata io

    e la mia bussola batte 76 volte al minuto.

    Spiego le vele che ho cucito in notti insonni, e parto..."

    (Lotina Lopez su FB, 11 gennaio 2011)

    Il fascino

    Il fascino è lontananza, diciamo che qualcuno ci affascina quando ci porta lontano con i suoi racconti, la sua faccia, la sua vita.

    (Corsadellanima, 22 maggio 2010)

    In the mood for Torino

    Un negozio bizzarro che non ho visto, un museo che è l’acronimo del mio nome, un chirurgo che per distrarsi fa il cameriere. Leggendo la guida Lonely in treno m’aveva colpito il nome Nautilus, già m’immaginavo un locale a forma di sottomarino. No, è un negozio con vetrina ma la visita non dovrebbe essere meno interessante: antichi strumenti medici, mirabilia, chimere, animali fantastici, vecchi trattati di anatomia, protesi, trapani, teschi, dentiere. Ci andremo, pensavo in treno, il Tgv delle 16.10 che collega Milano a Torino e poi prosegue verso Parigi. L’interior design delle carrozze è curato e colorato, ma si sta stretti come sulle spiagge romagnole. Per fortuna la vicina di corridoio è una signora dall’aria interessante: laptop, occhiali rossi a goccia che trattengono i capelli scarmigliati e un piccolo cane dormiglione. Lavora per un fotografo di moda e sta andando a Parigi, c'è la settimana della moda. È responsabile della post-produzione, cioè della selezione e del ritocco delle immagini, e dei contatti con i giornali. Un lavoro affascinante, sempre in giro per il mondo e immersa nella bellezza. È lavoro - dice - quella che sembra bellezza è photoshop. Ho degli orari impossibili e non trovo un attimo per me stessa. Racconta della sua squadra di giovani assistenti, parliamo di Versace e Belèn, di politica e di valori. Il treno arriva a Torino Porta Susa in un attimo, la velocità delle parole. Qui Rossana ed io dovremmo scendere nei sotterranei del metrò trascurando una parte di città. Preferiamo di no: attraversiamo la strada, il portico di via Cernaia ci accoglie, avvolge, protegge. Un caffè, un bouquiniste, una libreria. Nelle strette viuzze del quadrilatero romano luci accese nel crepuscolo, una farinata ligure con pepe servita da un napoletano che fa anche pizze con il pomodoro di Sorrento. Cartoccio da passeggio, anzi due, prima di scoprire che il cannocchiale di via Garibaldi inquadra le Alpi: le vette innevate sono blu nell’approssimarsi della sera. A Palazzo Madama saliamo la bianca scalinata dello Juvarra. Attraverso i vetri del piano superiore la piazza e la prospettiva di via Garibaldi hanno la morbidezza di un quadro impressionista. In piazza Castello una sposa in posa davanti ad uno degli storici tram verdi. Poi ancora portici (ce ne sono per 16 chilometri informa il baedeker). Via Po fila dritta verso piazza Vittorio e t’ordina di guardare ai piedi della collina oltre il Po, dove c'è la Gran Madre di Dio, una chiesa ottocentesca che sembra il Pantheon. Si dice che una delle sue statue indichi dov’è celato il Santo Graal. Alla fine della strada punteggiata da librai ambulanti e chocolaterie, due locali storici: il Caffè Vittorio Veneto dal 1878 e il Caffè Elena con la pubblicità del Vermuth Carpano. Torino come Vienna ha conservato il gusto di sedersi ad un tavolo, leggere un giornale, fare due chiacchiere, guardare gli altri e farsi guardare, in una parola il gusto dell’incontro. Si sono seduti ai tavoli dei caffè torinesi fior di intellettuali e scrittori, come Pavese e Bobbio, e di sicuro da qualche parte si sono seduti anche Nietzsche, Jules Verne e il professor Pierre Aronnax.

    Siamo quasi arrivati. Nella vicina via Giulia di Barolo ci aspetta l’amico Simone, giovane architetto, occhi mediterranei e un sorriso che dice Benvenuti a Torino. Abita qualche numero dopo la fetta di polenta, Casa Scaccabarozzi. L’eccentrica residenza d’angolo progettata dall’Antonelli, quello

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