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Perché i preti sono pedofili
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Perché i preti sono pedofili
E-book196 pagine2 ore

Perché i preti sono pedofili

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Info su questo ebook

Ogni bambino è un progetto sociale
e la difesa della sua incolumità è sempre stata e sempre sarà una responsabilità collettiva. Il cortile dell’inferno pedofilo ha i muri bassi, basterebbe poco a quei fanciulli per alzarsi in piedi e scappare fuori, e basterebbe poco per gli adulti guardare dentro e portar via i bambini, ma la sottomissione al “divino” è paralizzante. I bambini devono continuare a essere le vittime sacrificali sull’altare del potere esercitato con perversione.
Un libro che scoperchia senza false ipocrise il problema della pedofilia nella Chiesa Cattolica,
la protezione, l’occultamento, l’omertà delle gerarchie per nascondere al mondo uno dei grandi problemi del clero. L’autore ne traccia un quadro chiaro fatto di numeri, dati, informazioni che dimostrano quanto questo fenomeno venga minimizzato al di là della sua reale portata.
Il saggio si chiude con la pubblicazione, in inglese (perché non esiste una versione ufficiale in italiano), del Crimen Sollicitationis, il documento segreto che impartiva le direttive per come trattare i casi di pedofilia.
Prefazione di Luigi Tosti
 
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2021
ISBN9791220275323
Perché i preti sono pedofili

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    Perché i preti sono pedofili - Carla Corsetti

    Icop CORRETTApreti

    collana

    TEMPESTA LAICA

    Perchè i preti sono pedofili

    di Carla Corsetti

    © 2011/2021 Carla Corsetti

    © 2011/2021 Tempesta Editore

    I edizione cartacea aprile 2011 

    isbn cartaceo 9788897309024

    Tempesta Editore

    www.tempestaeditore.it

    info@tempestaeditore.it

    Carla Corsetti

    Perché i preti sono pedofili

    Prefazione di Luigi Tosti

    © Copyright 2011/2021 Carla Corsetti - Tutti i diritti riservati

    Essi rivendicano le loro libertà in base ai principi nostri 

    e negano le nostre libertà in base ai principi loro.

    Gaetano Salvemini

    Prefazione di Luigi Tosti

    In un paese come l’Italia, ridotto a ruolo di Colonia del Vaticano grazie allo scellerato Concordato fascista e all’ancor più scellerata revisione Craxiana, scrivere un libro sulla pedofilia del Clero cattolico è un’impresa temeraria, che può essere intrapresa da chi, oltre a non temere scomuniche, non è codardo e non è mafiosamente colluso con la Chiesa: in pratica, da pochissime mosche bianche. Questo spiega come mai, ad onta dello scandalo planetario dei preti pedofili e della loro sistematica, omertosa e criminale copertura da parte della Chiesa, pochissimi si siano cimentati su questo fenomeno tutt’altro che comendevole e perché, inoltre, le frequenti notizie di cronaca giudiziaria e le pesanti condanne inflitte (anche) ai preti pedofili nostrani, siano state e vengano sistematicamente occultate dal regime di (dis)informazione di Stato, cioè dalla RAI, da Mediaset (fatta eccezione per la trasmissione Le Iene) e dalle principali testate giornalistiche. La pubblicazione di questo libro deve essere dunque accolta con estrema soddisfazione, perché si pone in controtendenza e perché rompe una cortina di omertoso silenzio mediatico. Ma non è tutto. L’autrice, infatti, non si limita a una fredda e impietosa cronaca di alcuni casi di clerico-pedofilia, più o meno eclatanti, ma si addentra in una approfondita analisi delle cause di questa epidemia delinquenziale - che affligge Santa Madre Chiesa da più di un millennio - nonché delle strategie omertose che il Vaticano ha istituzionalizzato per assicurare l’impunità dei preti criminali a discapito delle vittime innocenti. Ne scaturisce un lavoro pregevole e sicuramente originale, in merito al quale ciascuno è libero di esprimere consensi o dissensi, ma che è destinato a scuotere le coscienze di coloro che la coscienza ancora ce l’hanno e che non sono disposti a lavarsela periodicamente col rito della confessione.

    Con questo trattato l’autrice demolisce il pilastro  che è stato artatamente costruito per sminuire la portata dell’epidemia pedofilia che affligge la Chiesa in modo endemico, e cioè che le costrizioni e gli indottrinamenti imposti al clero cattolico non interferiscano, più di tanto, su questa criminale deviazione sessuale. In realtà l’imposizione del voto di castità - che reprime e brutalizza pulsioni sessuali che appartengono fisiologicamente a qualsiasi essere umano - la sessuofobia, la misoginia, l’omofobia, il folle declassamento del crimine della pedofilia a peccato, la deresponsabilizzazione indotta dal perdono e dal lavaggio della coscienza con la confessione, il delirio di rappresentare la divinità sul Pianeta Terra e la rosea prospettiva di confidare nella copertura e nella complicità del sodalizio omertoso, costituiscono una miscela esplosiva che alimenta la pedofilia del clero e che spiega - ad onta dei tentativi di relegarla nella forbice della media statistica - perché i preti sono pedofili.

    Auguro pertanto a tutti una buona lettura.

    Luigi Tosti (2011)

    Introduzione

    È necessario premettere che non appartengo alla Chiesa cattolica intesa come comunità di religiosi, né ovviamente alla Chiesa cattolica intesa come organizzazione associativa territoriale.

    Non ho mai guardato alla Chiesa cattolica come guida morale, differenziandomi in questo dalla maggior parte delle persone che mi circondavano, e nella costante osservazione delle abitudini sociali che dalla morale cattolica sono derivati, ho progressivamente sviluppato un’etica assai distante dall’oscurantismo cattolico, certamente più vicina all’etica derivante dai sommi precetti giuridici delle Convenzioni sui Diritti dell’Uomo. 

    Le abitudini sociali derivate dalla morale cattolica, e le deviazioni patologiche oggetto delle mie personali osservazioni, sono state sicuramente la fonte di ispirazione di questo libro.

    Il titolo di queste riflessioni mi viene suggerito da una terminologia giornalistica ormai acquisita nel linguaggio comune, e che certamente non crea fraintendimenti sui contenuti, ma a ben vedere è impropria. Il titolo più corretto sarebbe stato: Perché i preti stuprano i bambini. Costringere un minore con la forza o con il subdolo plagio a subire un atto sessuale, è un crimine aberrante in quasi tutte le legislazioni europee e, quando dico quasi, intendo ovviamente porre l’accento sullo Stato che si sottrae a questa regola generale, ovvero lo Stato del Vaticano. Nello Stato del Vaticano lo stupro non è un reato ma tutt’al più è un peccato, per il quale la punizione degli uomini è incidentale e non necessaria, perché ciò che conta è la prospettazione di una possibile punizione divina, alla quale i responsabili già sanno che non si arriverà mai dal momento che gli intermediari di Dio, nel frattempo, confessano, assolvono e trasferiscono gli stupratori in un’altra parrocchia, e le violenze cominciano di nuovo altrove.

    In questo breve approfondimento si affronteranno sinteticamente alcuni aspetti sconcertanti della pedofilia clericale, cercando di non trascurare l’imbarazzo di coloro che, pur aderendo alla religione cattolica, mantengono e vogliono continuare ad avere una lucidità critica. Sicuramente qualcuno potrà indignarsi rimproverandomi di generalizzare, di non tener conto dei tanti preti che si sono prodigati in azioni lodevoli in favore dell’infanzia. 

    Puntualizzo sin d’ora che le mie riflessioni escludono tutti i preti non pedofili e aggiungo che non tutti i preti sono pedofili. È una puntualizzazione banale ma necessariamente preventiva. Non ho la pretesa di considerare le mie riflessioni come una verità incontrastata e inconfutabile, le mie analisi traggono spunto dalla lettura delle cronache giudiziarie, dalla narrazione delle vittime, dalla lettura dei dati pazientemente raccolti dai giornalisti, dalle osservazioni di esperti e scrittori, ma soprattutto nascono dalla mia personale osservazione del fenomeno.  Anche se, ad onor del vero, il desiderio di scrivere è nato dalla indignazione nel vedere e sentire come le espressioni di solidarietà siano state profuse a iosa nei confronti della Chiesa Cattolica, nel vedere come le fiaccolate di solidarietà si siano dipanate per le vie delle nostre città a sostegno degli indagati. E le vittime?  Perché le vittime non sono state protette? Perché le vittime non hanno ricevuto le stesse espressioni di solidarietà né dalla società civile né dal mondo politico? Perché nessuno si è soffermato a descrivere gli effetti devastanti sulla psiche che comporta uno stupro? Ho analizzato il fenomeno della pedofilia dei preti arrivando ad elaborare conclusioni sulle quali credo che sarà difficile trovare consenso. 

    Ma questo è ciò che penso. Liberi di non essere d’accordo.

    Carla Corsetti

    CAPITOLO I

    La religione spiegata ai bambini

    I miei figli mi hanno chiesto come sono nate le religioni. Ho elaborato una semplificazione favolistica. 

    C’era una volta un uomo primitivo che andava a caccia con il suo cane. Durante la caccia il cane e l’uomo primitivo si fermavano per bere e prendevano l’acqua dai fiumi e dai laghi. Talvolta capitava che la loro immagine si riflettesse nello specchio d’acqua.

    Sia il cane che l’uomo primitivo si vedevano riflessi ma per molto tempo non ci fecero caso, né il cane né l’uomo.

    Un giorno capitò che l’uomo cominciasse a far caso alla propria immagine, la osservò più a lungo e si rese conto che ciò che vedeva era proprio lui, ciò che vedeva gli apparteneva perché se si spostava non c’era più. Ebbe la consapevolezza che dal suo corpo potesse originarsi qualcosa che non poteva toccare.

    Durante la notte l’uomo primitivo e il suo cane sognavano ma poi non si ricordavano cosa avessero sognato. Capitò un giorno che l’uomo primitivo cominciasse a ricordare cosa avesse sognato. L’uomo primitivo cominciò a ricordare di aver sognato altri uomini primitivi che aveva conosciuto e che però erano già morti. Quando cominciò a sognare i morti, l’uomo primitivo iniziò a pensare che esisteva un posto dove i morti erano ancora vivi, anche se lui non li poteva toccare, proprio come accadeva con la sua immagine riflessa nello specchio d’acqua. L’immagine che vedeva di sé era reale però lui non poteva afferrarla, e anche i morti erano reali ma lui non poteva toccarli. Pensò che esistesse un mondo dove le cose esistevano ma non si potevano toccare.

    Siccome l’uomo aveva imparato a cacciare con il cane, non doveva più tenere la preda con i denti perché a questo ci pensava il cane. L’uomo primitivo uccideva la preda, il cane la prendeva e la tratteneva con i denti, e tutti e due cominciavano a correre per scappare da un altro uomo primitivo o da un altro animale feroce che avrebbero potuto rubargli la cacciagione.

    Fu così che la bocca dell’uomo primitivo si trasformò, diventò un po’ più piccola e l’uomo primitivo imparò a parlare. Quando ebbe imparato a parlare, l’uomo primitivo cominciò a raccontare  agli altri uomini primitivi ciò che aveva sognato. Anche gli altri uomini primitivi raccontavano di aver sognato le stesse cose. Siccome vivevano insieme, facevano anche molte cose insieme e quindi sognavano un po’ tutti le stesse cose, cominciarono tutti insieme a pensare che quando anche loro fossero morti, sarebbero ritornati con i sogni. Erano contenti nel credere che dopo la morte sarebbero entrati nel mondo dei sogni, quel mondo che vedevano di notte e che si raccontavano di giorno.

    Capitò che alcuni gruppi di uomini primitivi cominciassero a decidere che i loro sogni erano più belli dei sogni degli altri uomini primitivi che vivevano nelle grotte più a valle, e questi fecero la stessa cosa. Ogni gruppo di uomini primitivi si raccontò un mondo di sogni diverso da quello degli altri. Attorno a questi racconti dal mondo dei sogni, organizzarono le loro vite. Avevano inventato la religione. Ogni gruppo primitivo aveva la sua.

    Da allora sono passati molti millenni, ma molti uomini ancora credono che il mondo dei sogni sia reale. Alla fine è arrivata la Chiesa cattolica, ma questa è un’altra storia.

    I miei figli hanno capito e, nati atei, continuano ad esserlo.

    CAPITOLO II

    Reato = peccato, iniqua equazione

    L’etica di un popolo generalmente coincide con i precetti morali della religione praticata dalla maggioranza degli individui. Pochi riescono a sottrarsi all’etica imperante e ad elaborare uno schema etico autonomo e svincolato da ogni forma di credenza trascendente. E tuttavia questa parte della popolazione è in costante crescita in tutti i Paesi, compresa l’Italia. Se facciamo una analisi generale dell’etica degli italiani ne conveniamo che è derivata essenzialmente dalla morale cattolica nella quale i precetti prevalenti sono quelli del perdono e dell’assoluzione. Gli effetti sociali di questi precetti morali, se così possiamo definirli, sono stati devastanti. Gli italiani sono stati indotti, per secoli, a sovrapporre, con una sostanziale identificazione, il reato con il peccato, confondendo il piano spirituale personale con il piano pubblicistico della rilevanza penale dei comportamenti antisociali. Una mistificazione subdolamente gestita con il meccanismo dell’assoluzione che ha avuto il potere di distogliere la popolazione dalla propria responsabilità individuale verso la cosa pubblica. La risultante più evidente è stata una deresponsabilizzazione generalizzata controbilanciata dalla servile riverenza verso il mondo ecclesiastico. 

    Nessuno getterebbe per terra un pacchetto di sigarette vuoto in una chiesa senza sentire di aver recato offesa a Dio, ma nessuno si fa scrupolo di gettare quello stesso pacchetto di sigarette vuoto per strada incurante che un simile gesto costituisca offesa alla generalità dei cittadini. Quando i comportamenti oltre che essere banalmente offensivi sono anche criminali, si cerca esclusivamente il perdono divino, l’assoluzione dal primo prete disponibile, pareggiando i conti con qualche preghiera. A quel punto mal si comprende l’utilità di un processo penale, percepito come una anomala interferenza e non come una legittima verifica della propria responsabilità. Tutto questo è ben chiaro alla casta clericale che per mantere il proprio potere su buona parte della popolazione sa che deve inculcare dinamiche deresponsabilizzanti fin da piccoli, inserendo i propri precetti già nei programmi della scuola materna. Il progetto di deresponsabilizzazione sociale attuato dalla casta clericale nella popolazione italiana è una perfetta macchina da guerra che non lascia spazio ai propri adepti in nessun ambito sociale, inducendo gli uomini e le donne a ignorare il valore sociale dell’impegno civile, sostituendolo con il mero e controproducente volontariato. Nel volontariato le attività spontanee e gratuite si inseriscono tra le maglie larghe delle carenze statali e ci si appaga nel rendersi utili nelle situazioni di bisogno.

    Nell’impegno civile invece lo stato di bisogno non è la motivazione fondamentale della propria attività spontanea, il proprio impegno è dettato dalla consapevolezza di appartenere ad una comunità il cui funzionamento dipende dall’azione responsabile di tutti gli aderenti. La Chiesa cattolica non promuove l’impegno civile, ma il volontariato, consapevole delle differenze e delle conseguenze dell’uno e dell’altro. La deresponsabilizzazione non lascia certo immuni gli stessi ecclesiastici i quali, peraltro, vivono nella consapevolezza che possono sottrarsi impunemente alla legge degli uomini, in preda a una delirante autoreferenzialità. Gli ecclesiastici non tengono in alcun conto le leggi degli uomini, perché la legge divina, a loro dire, sovrasta e rende inutile ogni umana regolamentazione. Lo Stato del Vaticano del resto non ha mai sottoscritto la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, non ha sottoscritto la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, non accetta la Corte internazionale di giustizia, non ha mai sottoscritto Protocolli internazionali di cooperazione giudiziaria, non ha mai sottoscritto la Convenzione per la mutua assistenza amministrativa in materia fiscale, si è perfino rifiutato di sottoscrivere il Protocollo di Kyoto sul clima. Una monarchia assoluta che non riconosce alcuna validità alle regole della convivenza civile e che si autocolloca al di sopra di tutti gli altri Stati. In un simile contesto non è difficile immaginare come l’impunità sia stata vissuta allegramente da tutti quei preti che, nella certezza della mancanza assoluta di ogni conseguenza giudiziaria, hanno dato sfogo alle pulsioni più infime e aberranti di cui un uomo può rendersi responsabile: lo stupro sistematico dei

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