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Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia
Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia
Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia
E-book205 pagine2 ore

Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia

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Info su questo ebook

Questa antologia raccoglie brani, di ridotte dimensioni, come frammenti, tratti da libri di autori, in massima parte famosi e celebrati, che hanno emozionato, e ancora emozionano, i lettori di ogni parte del mondo.

Il tema è il sesso, o meglio l’amore carnale, in tutte le sue infinite sfaccettature.

Cambiano i tempi, cambiano i luoghi, ma le situazioni sono sempre le stesse. La passione, l’estasi, il tormento, il disincanto, o lo squallore dell’amore fisico, sono qui rappresentati con la maestria del tocco d’artista.

Nello stesso tempo la letteratura si mostra in tutta la sua ricchezza, la sua varietà di accenti e di stili e la sua capacità di indagare e disvelare la natura umana.

Come nel film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore Alfredo, l’anziano proiezionista, regala al giovane Salvatore la bobina in cui ha raccolto, tagliate, tutte le scene di bacio colte dai film che aveva visionato come “simbolo dell’immortalità del cinema”, così questa nostra antologia, certamente non esaustiva, può essere considerata una testimonianza ed un omaggio all’immortalità e alla necessità insopprimibile della letteratura.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2017
ISBN9788822894304
Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia

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    Il petto era giovane e coi botton di rosa. Come gli scrittori raccontano l’amore carnale. Antologia - Ruben Olivier

    BIBLIOGRAFICA

    Presentazione

    Questa antologia raccoglie brani, di ridotte dimensioni, come frammenti, tratti da libri di autori, in massima parte famosi e celebrati, che hanno emozionato, e ancora emozionano, i lettori di ogni parte del mondo.

    Il tema è il sesso, o meglio l’amore carnale, in tutte le sue infinite sfaccettature.

    Cambiano i tempi, cambiano i luoghi, ma le situazioni sono sempre le stesse. La passione, l’estasi, il tormento, il disincanto, o lo squallore dell’amore fisico, sono qui rappresentati con la maestria del tocco d’artista.

    Nello stesso tempo la letteratura si mostra in tutta la sua ricchezza, la sua varietà di accenti e di stili e la sua capacità di indagare e disvelare la natura umana.

    Come nel film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore Alfredo, l’anziano proiezionista, regala al giovane Salvatore la bobina in cui ha raccolto, tagliate, tutte le scene di bacio colte dai film che aveva visionato come simbolo dell’immortalità del cinema, così questa nostra antologia, certamente non esaustiva, può essere considerata una testimonianza ed un omaggio all’immortalità e alla necessità insopprimibile della letteratura.

    Ruben Olivier*

    *Ruben Olivier è un bibliotecario, senza alcuna pretesa letteraria

    Il miglior inizio: parla il libro sacro

    Sacra Bibbia, Antico Testamento

    [1] Cantico dei cantici, che è di Salomone.

    La sposa

    [2] Come son belli i tuoi piedi

    nei sandali, figlia di principe!

    Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,

    opera di mani d’artista.

    [3] Il tuo ombelico è una coppa rotonda

    che non manca mai di vino drogato.

    Il tuo ventre è un mucchio di grano,

    circondato da gigli.

    [4] I tuoi seni come due cerbiatti,

    gemelli di gazzella.

    [5] Il tuo collo come una torre d’avorio;

    i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,

    presso la porta di Bat-Rabbìm;

    il tuo naso come la torre del Libano

    che fa la guardia verso Damasco.

    [6] Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo

    e la chioma del tuo capo è come la porpora;

    un re è stato preso dalle tue trecce.

    [7] Quanto sei bella e quanto sei graziosa,

    o amore, figlia di delizie!

    [8] La tua statura rassomiglia a una palma

    e i tuoi seni ai grappoli.

    [9] Ho detto: "Salirò sulla palma,

    coglierò i grappoli di datteri;

    mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva

    e il profumo del tuo respiro come di pomi".

    La saggezza dei rimedi popolari…

    Afanasev, Aleksandr Nikolaevic Fiabe russe proibite

    Così l’indomani il soldato, come abbiamo detto, e anche scritto, tornò e si sdraiò sul letto. Passata una mezz’ora vede venire una ragazza giovane.

    Al solo guardarla il cordone gli tira, e gli si rizza non peggio di una baionetta. La vecchina esamina la ragazza, e dice:

    Che ti è successo, mia cara? Fra le gambe ti ci hanno nidificato le pulci, e l’unico modo di togliercele è con la mano; altrimenti muori!

    Nonnina, fammi questa grazia del Signore, guariscimi

    Non c’è proprio altro da fare, non ne ho proprio voglia di infilarti lì la mano, ma bisogna. Eccoti un fazzoletto, bendati gli occhi, spogliati nuda come Dio t’ha fatta, e mettiti a quattro zampe. La ragazza fa tutto come le è stato detto. Allora il soldato viene al bersaglio, si prende il cazzo in tutte e due le mani, e glielo pianta in potta. La ragazza manda un urlo:

    Mi fai male, nonnina, mi fai male!

    Sopporta, benefattrice! Quelle pulci maledette si sono talmente moltiplicate, da infilarsi in ogni pertugio! Il soldato lo spinge dentro per una spanna intera, la ragazza strilla:

    Ohi, nonnina, muoio; mi fai male, mia buona, mi fai male!

    Aspetta, bambina mia, adesso ti metto dentro del catrame; forse ti farà meno male. Il soldato le infila dentro il cazzo che di più non si può, la ragazza si morde la lingua, e lui giù a marinarsela. Sono lì lì per venire. Ecco, nonnina, adesso va bene! Va bene davvero! Non potresti ungermi ancora col catrame? Col catrame è più buono! Voglio portarne un secchio intero a mio padre, ti pagherò per questo.

    Il soldato sente che la ragazza gli s’è proprio arroventata sul chiodo, e allora le caccia dentro la sua proboscide con i sonaglietti e tutto; la fa godere tanto, che la potta le diventa più larga di un cappello.

    Allora, va meglio adesso? chiede la vecchina, mi pare che siano crepate tutte!

    Come no, nonnina! Adesso sto meglio! Il soldato si nascose; la ragazza s’alzò, si rivestì e uscì.

    Il biribissi ritto e rosato

    Allende, Isabel La figlia della fortuna

    Nonostante l’enorme differenza di età, tra lei e il piccolo Karl si instaurò un insolito legame.

    Le recitò il suo repertorio completo, ma lo fece senza malizia, profondamente convinto della propria onestà, abbagliato com’era da lei. Sciolse i lacci del corsetto e la spogliò della sottoveste per lasciarle unicamente indosso i lunghi pantaloni di batista e una camicetta trasparente che rivelava le fragole dei capezzoli.

    Non le tolse gli stivaletti di cordovano dai tacchi ritorti né le calze bianche sostenute alle ginocchia da giarrettiere ricamate. A quel punto si trattenne, ansimando, con un fragore tellurico nel petto, convinto che Rose Sommers fosse la donna più bella dell’universo, un angelo, e che se non si fosse calmato il cuore gli sarebbe scoppiato come un petardo. Senza fatica la sollevò tra le braccia, attraversò la stanza e la collocò in piedi davanti a un grande specchio dalla cornice dorata. La luce baluginante delle candele e i costumi di scena appesi ai muri, in un tripudio di broccati, piume, velluti e pizzi scoloriti, davano alla scena un tocco di irrealtà.

    Inerme, ebbra di emozioni, Rose si guardò allo specchio e non riconobbe la donna in biancheria intima, coi capelli arruffati e le guance in fiamme, cui un uomo, altrettanto sconosciuto, baciava il collo e accarezzava i seni a piene mani. La pausa di desiderio diede tempo al tenore per recuperare il fiato e parte della lucidità perduta durante i primi assalti. Iniziò a denudarsi senza pudore davanti allo specchio e, va detto, nudo faceva miglior figura che vestito. Ha bisogno di un buon sarto, pensò Rose, che non aveva mai visto un uomo nudo, nemmeno i suoi fratelli nell’infanzia, e che faceva provenire le sue conoscenze dalle esagerate descrizioni dei libri piccanti e da alcune cartoline giapponesi che aveva trovato nel bagaglio di John in cui gli organi maschili avevano dimensioni francamente ottimiste. Il biribissi ritto e rosato che apparve ai suoi occhi non la spaventò, come temeva Karl Bretzner, ma le provocò un’incontenibile e allegra risata. E ciò diede il tono a quel che poi seguì. Al posto della solenne e piuttosto dolorosa cerimonia solitamente rappresentata dalla deflorazione, essi si dilettarono in giocosi inarcamenti, si inseguirono nella stanza saltando sopra i mobili come bambini, bevvero il resto dello champagne e ne aprirono un’altra bottiglia per versarsi addosso fiotti spumeggianti, si dissero sconcezze tra risate e promesse d’amore in sussurri, si morsicarono, si leccarono e nella palude senza fondo dell’amore appena inaugurato si perlustrarono con sfrenatezza per tutto il pomeriggio e fino a sera avanzata, completamente dimentichi dell’ora e del resto dell’universo. Esistevano solo loro due. Il tenore viennese condusse Rose ad altitudini epiche e lei, da allieva diligente, lo seguì senza esitare e una volta sulla cima iniziò a volare da sola con un sorprendente talento naturale, lasciandosi guidare dall’istinto e chiedendo ciò che non riusciva a indovinare, lasciando sconcertato il maestro e superandolo infine con la sua improvvisata abilità e lo sconcertante dono del suo amore. Quando riuscirono a separarsi e ad atterrare nella realtà, l’orologio segnava le dieci di sera. Il teatro era vuoto, fuori regnava l’oscurità e oltretutto era scesa una nebbia fitta come albume a neve.

    L’amor pudico ai tempi dei nostri nonni

    Amado, Jorge Dona Flor e i suoi due mariti

    Presa di sorpresa lei si lasciò andare, e nel bacio si ruppe il fragile e delicato guscio del suo ritegno. La mano dello sposo era scivolata giù dall’anca alla gamba carezzandola di sopra la camicia, raggiunse l’orlo di cambrì e, senza dare a dona Flor il tempo di aprirsi completamente, liberandosi del suo pudore, tirò su trine e gale. Senza perder tempo a spogliarla e a spogliarsi, o in carezze buone per il letto d’un bordello, sempre coperto dal lenzuolo si mise sopra di lei, e la prese con desiderio, con forza e con piacere. Fu tutto molto rapido, e pudico per così dire.

    Il dottor Teodoro si rese conto d’aver lasciato dona Flor tesa e insoddisfatta.

    Ora, come si sa, per essere stato riferito prima, nelle sue visite settimanali a Otaviana, varie volte il dottor Teodoro aveva allegramente ripetuto la sua impresa. Lo stesso fece con dona Flor, nel letto monumentale di palissandro odoroso di lavanda…

    Fece di tutto per raggiungerla, e la raggiunse, e i due s’incontrarono finalmente, uniti in un abbraccio stretto e in un bacio profondo. Circonfusi di ahi, di sospiri, di languori, e di freddo, poiché il lenzuolo, nel calore dello scontro amoroso, era scivolato giù dal letto, lasciando i due coniugi scomposti, dona Flor sbocciata in dolcezza, con le vergogne in mostra (e che galanteria di vergogne! come aveva constatato il dottor Teodoro con una timida occhiatina di sbieco).

    Grato per tanti beni e tanto godimento, le baciò il viso febbrile, le coprì il corpo freddo con un pudico lenzuolo e una coperta pesante.

    Ménage à trois

    Apollinaire, Guillaume Le undicimila verghe

    Alessina aveva però contemporaneamente orinato, e il getto caldo era caduto sul membro di Mony, risvegliando i suoi spiriti animali. L'asta cominciò a rizzarsi a poco a poco gonfiandosi sino al momento in cui, raggiunta la sua grossezza normale, il glande si tese, rosso come una grossa prugna, sotto gli occhi della ragazza che, accostandosene, si chinò sempre di più, fino a far penetrare il membro in erezione tra le sponde pelose del suo sesso ampiamente aperto. Il culo di Alessina, abbassandosi, sfoggiava ancor meglio la sua appetitosa rotondità. Le curve piccanti si delineavano ancor meglio a causa dell’allargamento delle natiche. Quando il culo fu sceso per bene, e l’asta completamente inghiottita, si rialzò dando inizio a un grazioso movimento di va-e-vieni che modificava il suo volume in proporzioni notevoli, producendo uno spettacolo delizioso a vedersi. Mony, tutto smerdato, era al massimo del godimento: e sentì presto restringersi la vagina della bella Alessina, che disse con voce rantolante: Porco, vengo... godo... Ed emise il suo seme. Ma Culculina, che aveva assistito all’intera operazione e sembrava tutta in calore, la strappò via violentemente da sopra il suo palo, e gettandosi su Mony senza affatto preoccuparsi della merda, che sporcò anche lei, si infilò la banana nel sesso, con un gran sospiro di piacere. E cominciò a dare terribili colpi di sedere dicendo: Ah!, ad ogni colpo di reni. Ma Alessina, irritata per essere stata spossessata del suo bene, aprì un cassetto e ne tirò fuori uno staffile fatto di strisce di cuoio. E cominciò a picchiare sul culo di Culculina, i cui sobbalzi divennero ancora più appassionati. Alessina, eccitata dallo spettacolo, picchiava sodo e senza esitazioni. I colpi piovevano sul magnifico posteriore. Mony abbassando la testa un po’ dilato, vedeva, in uno specchio posto proprio di fronte, il grosso culo di Culculina sollevarsi e abbassarsi. Nel sollevarsi, le natiche si aprivano e appariva per un attimo la rosetta, per sparire nell’abbassarsi quando le belle chiappe paffute si restringevano. Più in basso, le labbra pelose e allargate del sesso inghiottivano l’enorme membro che, nel movimento di ascesa del culo, appariva quasi per intero, e bagnato. I colpi di Alessina fecero arrossare del tutto il povero culo, che ora trasaliva di voluttà.

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