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Il Profumo della Resa
Il Profumo della Resa
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E-book278 pagine3 ore

Il Profumo della Resa

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Info su questo ebook

“Il viaggio della protagonista è difficile e intenso. Raccomando questo libro ai lettori sensibili al potere delle parole. Solo un avvertimento… una volta iniziato a leggere questo libro potreste non volerlo più posare finché non avrete finito di leggere l’ultima pagina. È davvero molto appassionante.” Marlene Bertrand.

"Tutti abbiamo affrontato sfide nella nostra vita e qualche volta sembrano sopraffarci. Questo può far sì che mettiamo in dubbio tutto attorno a noi, inclusa la nostra fede in Dio. Quando questo succede è difficile capire che cosa fare o a chi rivolgersi. April Geremia affronta queste questioni e molto altro nel suo bellissimo libro. È stato interessante e di grande ispirazione. I personaggi ti fanno pensare alla tua vita e a cosa faresti se fossi in lotta con la fede. È scritto meravigliosamente ed è così descrittivo che non volevo che finisse. Mi è sembrato molto reale ma mi ha dato anche una sensazione di pace alla sua conclusione. Trovo che sia un romanzo cristiano molto ben scritto, con personaggi interessanti. Posso solo dire che mi ha fatto pensare a me stessa e alla mia vita in un modo nuovo.” Jean, Amazon.

“April Geremia ha intessuto una bellissima storia con dettagli descrittivi che attirano il lettore più a fondo con ogni riga. April Geremia crea immagini mentali che permettono al lettore di vedere e sentire le emozioni dei suoi personaggi.” Reader’s Favorite

Una vita tragica. La ricerca della fede. Un mistero lungo una vita.

La vita di Gabriella è stata piena di tragedie, inclusa la scomparsa dei suoi genitori una notte. Perché l'hanno lasciata sola in tenera età? Dopo la morte di suo marito, lei e suo figlio si trasferiscono nella sua casa d’infanzia—una casa vicina a una scogliera in un villaggio che il tempo sembra aver dimenticato.

Mentre scopre pezzo dopo pezzo il mistero della scomparsa dei suoi genitori, arriverà a credere nel Dio che vede con sospetto? E quale ruolo avrà suo figlio nella sua decisione?

Il Profumo della Resa è un romanzo sulla costruzione della fede che molti lettori dicono abbia cambiato le loro vite per sempre. Se vi piacciono le storie di ispirazione che vi fanno sentire qualcosa, iniziate a leggerlo subito!

LinguaItaliano
Data di uscita3 mar 2017
ISBN9781507172261
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    Anteprima del libro

    Il Profumo della Resa - April Geremia

    I Libri di

    April Geremia

    ––––––––

    Il Profumo della Resa (Anime del Mare: Libro 1)

    Il Balzo del Perdono (Anime del Mare: Libro 2)

    L’Irrazionalità della Poesia (Anime del Mare: Libro 3)

    Indice

    ––––––––

    Indice

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Parte seconda: Una settimana più tardi

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Epilogo

    L’Autore

    Dedica

    ––––––––

    Alla mia famiglia — coloro che ci hanno lasciato per stare con il nostro Signore, coloro che restano vicini e coloro le cui vite li hanno portati lontano. Vi amo tutti e non potrei immaginare la mia vita senza di voi.

    Prologo

    ––––––––

    Gabriella capiva solo a metà quello che stava per fare. Dopo tutto, non era credente. Non avrebbe potuto capire che gli angeli del Paradiso le erano accanto e la esortavano silenziosamente a pronunciare la preghiera che avrebbe messo in moto il piano che era stato stabilito prima dell’inizio dei tempi. Non aveva modo di comprendere che cosa significava mettere la vita del suo bambino nelle mani di Dio e affidarlo al Suo piano. Non avrebbe potuto prevedere il tormento senza pace dell’incertezza, il doloroso rilascio della sua volontà, l’allentarsi inimmaginabile del suo abbraccio. Il terribile, inarrestabile lasciar andare.

    No, la sola cosa nella mente di Gabriella in quel momento era la vita del suo unico figlio. La pioggia pesante le frustava forte la pelle e lei sentì l’esortazione di forze invisibili. Una folata di vento determinata la spinse in ginocchio – le lacrime della comprensione dell’anima scorrevano violentemente sulle sue guance.

    Dio, se ci sei davvero sussurrò. Per favore non portarmi via mio figlio.

    Gabriella fece una pausa, cercò di placare il panico che minacciava di sopraffarla. Il vento continuava a spingerla verso terra. Deglutì duramente e sollevò gli occhi verso il cielo. Era disperata, avrebbe fatto qualsiasi cosa per far vivere Sammy. Anche presentare una mozione a questo Dio che aveva imparato a odiare. Se salverai il mio Sammy, prometto di rinunciare al controllo sul suo futuro e metterlo nelle tue mani. Ti faccio questo giuramento: lascialo vivere e te lo restituirò.

    E così fu.

    Capitolo 1

    Tre Mesi Prima

    Gabriella era sul ciglio della scogliera, tanto vicino quanto era possibile senza precipitare lungo la caduta da novanta metri, e guardava giù verso i bordi frastagliati che scendevano verso il basso per poi finire all’improvviso nell’ondeggiante mare blu.

    Inspirò, si raddrizzò e sollevò lo sguardo verso i cieli e tutti i suoi misteri apparentemente irraggiungibili. Poi alzò le braccia verso il cielo, i pugni stretti ed espirò. Era in quei momenti – quando sfidava il mare, il mondo, perfino, l’onnipotente Dio in persona, a inghiottirla tutta intera – che si sentiva più viva. Solo lì, a un piccolo passo dalla morte, sentiva la vita fremere dentro di lei.

    Non era sempre stato così.

    Cinque anni prima, Gabriella era stata felice. Era stata sposata con Nicolas, era la madre di un bambino che era la luce dei loro occhi e viveva una vita comoda che la faceva sentire, se non completamente soddisfatta, almeno vicina al sentirsi tale quanto una persona potesse aspettarsi in questa vita.

    Gabriella aveva incontrato Nicolas l’anno dopo la laurea. Lei era la figlia adottata dalla povera zia immigrata – lui il figlio adorato di una coppia anziana che era stata benedetta dalla fertilità già avanti con gli anni. Erano uno studio di contrasto, quei due, il ragazzo americano rilassato e l’immigrata latinoamericana impetuosa. Lui era affascinante con le sue caratteristiche non convenzionali: corporatura solida, capelli ricci, che molti uomini della sua età erano troppo cresciuti per portare, e dolci occhi verdi che ti cullavano in un inaspettato conforto. Gabriella era piccola, con lineamenti squisitamente delicati in contrasto con un muro di capelli nero-blu che le scendeva fino al fondoschiena. Il suo viso non era bello, nemmeno carino, ma aveva una qualità che faceva sì che le persone volessero avvicinarsi per scoprire chi fosse.

    Gli anni seguenti erano stati pieni di torte di mele appena fatte e tamales, feste per il sedicesimo compleanno e quinceñeras, giochi per acchiappare le mele con la bocca e rompere la pentolaccia con manici di scopa avvolti in carta colorata. Era una famiglia multiculturale caratterizzata dall’amore e dal calore e da una disinvoltura che poche persone sono così fortunate da sperimentare.

    Ma era finito tutto tre anni prima, prima che lei e sue figlio si trasferissero a Rendiciòn, un piccolo villaggio su un’isola remota dell’America Latina che sembrava essere stata dimenticata dal tempo. Ora era tutto diverso e lei si trovava a dondolare sul bordo della scogliera più spesso di quanto non volesse ammettere, cercando di trovare un motivo per non lasciarsi cadere. Guardò nello spazio infinito di verde-blu e sentì il desiderio familiare premere dall’interno, esigendo di essere ascoltato. Gabriella voleva così tanto tornare indietro, essere di nuovo al punto in cui stava prima che le cose andassero così incredibilmente storte. Ma non poteva tornare indietro nel tempo, non sarebbe mai più stata nel posto in cui viveva nell’ignoranza di quanto potesse essere crudele la vita.

    Quella scelta, se vivere o morire, se permettere a sé stessa di cadere dalla scogliera o restare in piedi ferma e cercare di trovare di nuovo un senso a una vita andata a rotoli, le dava qualcosa di concreto a cui aggrapparsi. Metteva nelle sue mani la decisione riguardo a cosa sarebbe successo dopo, invece di lasciarla al caso. E visto che non aveva avuto controllo sulla sua vita per così tanto tempo, l’idea di decidere per sé era inebriante. Ma Sammy, il suo bambino di dieci anni, complicava le cose.

    La via d’uscita più facile sarebbe stata cadere nel vuoto che bramava così tanto, ma non avrebbe mai fatto una cosa del genere a Sammy. Aveva bisogno di lei, la amava ancora, nonostante lei fosse stata assente emotivamente per così tanto tempo. E lei, di tutte le persone, capiva l’importanza della famiglia per un bambino.

    Prima di sposare Nicolas, Gabriella non aveva fatto parte di una famiglia, non davvero, non nel modo che aveva sempre desiderato. Abbandonata da piccola all’improvviso dai suoi genitori, si era ritrovata a cercare la sua strada nella vita con una zia stressata ed emotivamente inaccessibile, che diceva di non aver avuto scelta se non prendere la bambina di sua sorella, come sola guida. Dopo tutto, era l’unico membro rimasto della sua famiglia, aveva borbottato malvolentieri sua zia anno agonizzante dopo anno agonizzante.

    E così per tutta la sua vita, Gabriella si era aggrappata ai pochi ricordi che aveva dei genitori. Quelli di una vita nella casa giallo pallido sulla scogliera. Quando la sua vita era stata luminosa e non buia, piena di risate e non di lacrime, d’amore e non di abbandono.

    E ora, mentre permetteva ai ricordi di tornare, sentì il sapore dell’aria salmastra che il vento portava verso l’entroterra, udì il clamore delle onde, sentì le punture dell’acqua di mare spruzzata con noncuranza dalle onde maliziose. Ricordò com’era essere circondata dal calore, da un amore che non conosceva confini, da un senso di sicurezza che tutto fosse a posto nel mondo. Era quello il luogo e il tempo che avrebbe voluto fosse rimasto inalterato – il luogo dell’appartenenza, non del disperato bisogno o desiderio.

    Ma non era stato così.

    Quei ricordi, quei frammenti sfuggenti del suo passato, risalivano a prima che i suoi genitori scomparissero misteriosamente nella notte per non tornare più. Sarebbe stato più facile, pensava spesso, se avesse semplicemente potuto dimenticare quei momenti felici perché lasciavano una voragine nella sua testa già dilaniata. Questo non sapere, questo chiedersi perché i suoi genitori fossero andati via e l’avessero lasciata indietro, era sempre stata una forza contro cui lottare per Gabriella. Era cresciuta con lei, diventando più grande e più alta e più larga insieme a lei, come un’ombra bulla che la seguiva senza sosta ovunque andasse.

    Sua zia non aveva mai detto una parola sull’argomento, anche quando era stata sul letto di morte con Gabriella al suo fianco a supplicare di non portare nella tomba il segreto. Ma era scivolata via comunque, tenendosi stretta la conoscenza che avrebbe liberato una parte del cuore di Gabriella.

    Ed era questo il motivo per cui si era aggrappata così ferocemente a Nicolas e ai suoi genitori. Quando lo aveva sposato, non aveva ottenuto solo un marito, ma anche una famiglia amorevole.

    La vedevano per quello che era – qualcuno che un tempo era stato amato e accettato. I genitori di Nicolas sentivano in qualche modo che portava con sé ricordi del passato, troppo spaventata per ammettere davvero che fossero suoi ricordi. Così l’avevano accolta in un modo che aveva reso impossibile rifiutare. Lentamente, costantemente, si era concessa di entrare a far parte di un’altra famiglia e presto si era trovata immersa così profondamente che aveva dimenticato di tener conto della fine – quel momento inevitabile in cui tutto quello per cui vivi si ferma all’improvviso.

    Era successo in una mattina incredibilmente umida, una di pioggia battente, nuvole basse e soffocanti e tergicristalli che si muovevano affannosamente. Quando i poliziotti erano arrivati alla porta, nei loro impermeabili sgocciolanti, per portare la notizia che i genitori di Nicolas erano morti – che non avevano visto il camion che correva lungo la corsia sbagliata dell’autostrada viscida, si era immediatamente rimproverata per aver creduto all’illusione. Finiva sempre così, si era detta. Con una partenza.

    Ma invece di lasciare andare coloro che amava, interponendo una distanza per evitare il dolore inevitabile, si era aggrappata più forte, cercando disperatamente di cambiare quello che il destino di certo aveva in serbo.

    In quel momento, una brezza compassionevole soffiò attorno alla scogliera e disturbò l’orlo della sua gonna lunga e Gabriella si rese conto che stava trattenendo il respiro. Era sempre questa disperazione, questa mancanza di speranza nella sua vita, che la portava sul ciglio della scogliera, ma era il pensiero di quel prossimo passo, quel tuffo nel buio totale che la riportava alla vita. Qui, così vicina all’eternità, poteva sentire appena i leggeri sussurri nel vento che le dicevano che c’era di più.

    Ma cosa?

    Voleva disperatamente – aveva bisogno – di sapere dove sarebbe atterrata se si fosse lasciata cadere. Nelle mani del cosiddetto Dio amorevole, come Nicolas aveva cercato di farle credere, o in un abisso nero che divorava tutto?

    Ah, sì. Nicolas.

    Chiuse gli occhi contro il sole splendente e cercò di non sentire. La perdita era ancora troppo fresca, troppo affilata da sopportare. Appena dieci anni prima, lei e Nicolas avevano condiviso la gioia inesprimibile che scaturiva dal guardare il frutto del tuo amore farsi strada nel mondo. Sammy era uscito urlando, un attaccabrighe, una personalità energica fin dall’inizio. Aveva deliziato, disorientato e fatto preoccupare i suoi genitori con le sue stranezze colorite, il suo cuore grande e la sua curiosità insaziabile.

    Mentre Sammy cresceva, lui e Nicolas, che si assomigliavano moltissimo, erano diventati inseparabili. Erano entrambi magri, di carnagione chiara e con le lentiggini, con i ricci biondi ribelli che si riversavano sulla fronte. Nicolas era un uomo robusto, aveva il genere di corporatura che suggerisce onore e dignità e valori fuori moda. Sammy aveva ereditato la corporatura di Nicolas, così come i suoi occhi – verdi e delicati, che ricordavano il muschio che cresce comodamente nel punto molle di uno stagno.

    Gabriella adorava guardare il suo bambino imitare Nicolas. Se lui indossava una camicia rossa, Sammy si cambiava subito con qualcosa di simile. Se Nicolas metteva la mano contro uno stipite e ci si appoggiava, Sammy era proprio lì, a copiare i suoi movimenti con precisione. Erano stati anni semplici, il genere di momenti che si sciolgono piacevolmente come il burro avanzato sul bancone tiepido della cucina. Così lei aveva messo via la sua paura per la sventura, l’onnipresente senso di catastrofe incombente e, nonostante le promesse che faceva di non lasciarsi cullare più in un falso senso di sicurezza, aveva fallito nel prepararsi contro la calamità che aspettava appena fuori dalla porta. E così le si era avvicinata di soppiatto. Insidiosa. Disonesta. Crudele.

    Sulla scogliera, Gabriella inspirò la pesante aria salmastra e iniziò a pensare alla notte in cui il loro mondo era andato in pezzi per sempre.

    Era iniziata quando Nicolas era stato invitato da uno dei suoi colleghi ad andare in un rifugio per soli uomini nel sud del Texas. Aveva deciso di andare perché il collega era uno dei suoi supervisori e non voleva offenderlo.

    Chi può saperlo, mi amor? Potresti divertirti lo prese in giro Gabriella.

    Nicolas sospirò. Vorrei solo che fosse un momento migliore. Sono così stanco che potrei dormire per giorni.

    Lei abbassò la testa, lasciando che i lunghi capelli nascondessero la sua preoccupazione. Benché fosse vero che Nicolas stava facendo sempre tardi al lavoro, questo non poteva in alcun modo spiegare il livello di stanchezza che aveva sentito negli ultimi mesi. Lo aveva pregato di vedere un dottore, ma lui credeva che se solo fosse riuscito a recuperare il sonno sarebbe stato bene. Ma stava dormendo per la maggior parte del tempo nei fine settimana e sembrava essere sempre più stanco. Nicolas iniziò...

    Lui posò una pila di camice nella sua valigia aperta e andò da lei, prendendo con gentilezza il suo viso tra le mani. So cosa stai per dire e hai ragione. Prenderò un appuntamento dal dottore per prima cosa domattina.

    Lei sorrise, sollevata. Grazie. Sono certa che non sia niente, ma mi farà stare meglio, ok?

    Lui la attirò più vicina e le parlò dolcemente nell’orecchio. "Non preoccuparti, Gabby. Sono certo che sia tutto a posto.

    Lei annuì, ricacciando indietro il familiare senso di disagio.

    Un rumore alla porta li interruppe e si voltarono all’unisono per trovare Sammy che lottava con la sua valigia da bambino.

    Papi? Ho fatto i bagagli. Quando partiamo?

    Nicolas e Gabriella si guardarono, cercando di capire negli occhi dell’altro quando era avvenuto il fraintendimento. Nicolas si inginocchiò accanto a Sammy. Temo che dovrò andare da solo questa volta, figliolo.

    Eh? disse Sammy, lasciando cadere la sua valigia di Spiderman con un tonfo. Spinse indietro il groviglio di riccioli che gli cadeva sulla fronte. Pensavo avessi detto che era un rifugio per uomini.

    Beh...

    Quindi, sono un uomo. Perché non posso venire?

    Mentre Gabriella osservava la scena, notò che Sammy aveva emulato ancora una volta i vestiti di Nicolas – questa volta indossavano dei blu jeans e un maglione giallo. Nicolas posò le mani sulle spalle di Sammy, che le scrollò via per l’indignazione di essere lasciato a casa.

    Figliolo, a volte un uomo deve pensare agli altri prima che a sé stesso. Ora, se andiamo entrambi, chi resterà qui a prendersi cura della tua mamma?

    Potremmo prendere una babysitter.

    Nicolas sorrise e scosse la testa. Non ha bisogno di una babysitter. Ha bisogno di un uomo in casa. Dovrai essere quell’uomo mentre sono via.

    Gabriella osservò Sammy processare l’informazione. Passò dall’essere sull’orlo delle lacrime allo stare più dritto con la schiena, un nuovo sguardo determinato sul viso. Lo farò, papà! Sarò l’uomo di casa mentre tu sei via.

    Nicolas lo aveva abbracciato. Sapevo che non mi avresti deluso, figliolo. Conto su di te.

    Il sole sparì dietro una nuvola e il cambiamento nella luce distrasse Gabriella. Sospirò, si sentì ondeggiare leggermente, spinta da un vento malevolo da nord. I ricordi erano sufficienti a farle prendere in considerazione di scivolare oltre il bordo della scogliera, ma poi le immagini di Sammy le tornarono alla mente. Il suo bambino ne aveva passate così tante e le non gli avrebbe causato un altro lutto. Ma il dolore che sentiva nel cuore era implacabile e lei non credeva di poter continuare con quel dolore come compagno costante.

    Lasciò che i ricordi la riportassero indietro di nuovo. Era stata sconvolta quando Nicolas era entrato dalla porta dopo il raduno. Sembrava esausto ed era come se fosse invecchiato nel breve tempo in cui era stato via. Ma non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Sembrava che avessero tutta la luce del mondo dentro di loro.

    Nicolas! aveva strillato, correndo verso di lui.

    Lui non aveva rifiutato l’offerta di Gabriella di portare la sua valigia e quando era affondato nel divano, aveva chiuso gli occhi per stabilizzarsi per un momento. Quando li aveva aperti, la luce era ancora lì.

    Lei aveva difficoltà a concentrarsi sulle sue parole perché era così preoccupata riguardo alla sua salute. Si era rivelato essere un ritiro cristiano e Nicolas era entusiasta delle cose che aveva sentito.

    L’ho trovato, tesoro disse con un tono di quieto timore reverenziale. Colui che può darci la vita eterna.

    Dobbiamo andare all’ospedale ribatté lei. Non ti ho mai visto così malato.

    Abbiamo vissuto le nostre vite per le cose sbagliate disse. Le cose che scompariranno invece che per quelle eterne.

    Gabriella posò la mano sulla sua fronte. Amor, hai la febbre. Quand’è il tuo appuntamento con il dottore?

    Oh Gabby sospirò lui, affondando di più nel divano. Ci ama così tanto. Non l’ho mai saputo. Semplicemente non lo sapevo.

    Vamos disse, l’irritazione che tingeva le sue parole. Si alzò e lo tirò per un braccio, ma non era abbastanza forte da spostarlo. Andiamo a metterti a letto e chiamerò il dottore come prima cosa domattina.

    Nicolas si alzò dal divano con riluttanza e con uno sforzo immenso. Gabby disse, prendendola per le spalle e facendola voltare gentilmente verso di lui. Voglio che tu sappia quello che so io. Che tu veda quello che ho scoperto. Cambia tutto, tesoro.

    Lei soffiò l’aria dalle narici, cercando di mantenere la calma. Adesso disse tutto quello che voglio veder cambiare è la tua salute. Davvero, Nicolas, devi andare a letto prima di cadere a terra.

    L’aria salmastra le punse gli occhi e Gabriella si liberò momentaneamente dei ricordi. Nicolas era morto meno di un anno dopo di una forma di cancro particolarmente aggressiva e maligna.

    Così, dopo tutto se n’è andato.

    Bel Dio che sei sibilò amaramente. Chiuse i pugni più stretti e ignorò il vento mentre iniziava a frustarle brutalmente il viso con i capelli. Contro la sua volontà, i suoi pensieri andarono al momento in cui il suo mondo e quello di Sammy era cambiato per sempre.

    Dopo la morte di Nicolas, Gabriella era scivolata in una profonda depressione, un desiderio di scomparire sullo sfondo, per non riemergere mai più. Negli anni seguenti, si era allontanata dai suoi amici, aveva smesso di rispondere alle chiamate e aveva iniziato a proibire qualsiasi riferimento a Dio nella sua casa. La faceva arrabbiare che Nicolas avesse messo tutta la sua fede in questo Dio che lo aveva abbandonato quando era malato.

    Aveva smesso di fare le cose nel modo in cui le avevano fatte come famiglia. Non cucinava gli stessi pasti, non teneva la stessa tabella di marcia, si era liberata delle cose familiari nella casa e le aveva rimpiazzate con oggetti funzionali e utili. Altrimenti ogni pasto sarebbe stato un promemoria di quanto aveva perso, ogni evento familiare le avrebbe fatto provare il dolore come se

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