Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Storie al femminile
Storie al femminile
Storie al femminile
E-book214 pagine2 ore

Storie al femminile

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Storie al femminile è interamente incentrato sull’universo femminile. Tantissime donne, ognuna con la sua storia, il suo mondo, anime dal meccanismo delicato ma sorprendentemente resiliente, pieno di coraggio e fascino. Un universo che l’Autrice esplora in tutte le possibili sfaccettature, mostrando angolazioni e chiavi di lettura le quali, ovviamente, sono di diversa interpretazione, in quanto opinabili e discutibili.
Un sottile fil rouge collega tutte le donne di Rosemy: la necessità imprescindibile di vivere secondo i propri ideali. Libera dalle convenzioni e dagli schemi che la vogliono inserita in un contesto preformato, non riesce ancora a volare con le proprie ali, troppi gli impedimenti sociali radicati in una società che strutturalmente è maschilista, quindi spesso vincolata dai giudizi e dai pregiudizi di ogni sorta. È che probabilmente a dispetto della tanto agognata libertà, delle lotte per le rivendicazioni sociali, ancora effettivamente una propria coscienza femminile è latente, manca ancora qualche tassello affinché si raggiunga pienamente la parità.
Rosemy Conoscenti è un’Autrice molto attenta alla delicata questione femminile, i suoi personaggi sono sempre carichi di pathos, e spesso dotati di personalità spiccate e piene di spessore.
Scruta con occhio attento il meraviglioso universo femminile e ci dona pagine di straordinaria poesia.
Sandra, Francesca, Camilla, Cecilia, Clelia, Alice, Giovanna e tante altre…
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2023
ISBN9788830676992
Storie al femminile

Leggi altro di Rosemy Conoscenti

Correlato a Storie al femminile

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Storie al femminile

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Storie al femminile - Rosemy Conoscenti

    cover01.png

    Rosemy Conoscenti

    Storie al femminile

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7179-9

    I edizione febbraio 2023

    Finito di stampare nel mese di febbraio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Storie al femminile

    In memoria di mia nonna Gugliè, con infinito amore ed eterna riconoscenza.

    A lei devo la donna che sono.

    prefazione dell’autrice

    Ogni donna è un universo a sé.

    Questi racconti non hanno la pretesa di aver in qualche modo eviscerato ogni aspetto dell’anima profonda e complessa di questo spettacolare universo.

    Il mio è solo un grande quadro dove la tavolozza è la mia agenda sulla quale scrivo, il pennello la mia penna Bic blu preferita ed i colori sono le sfumature di tutti i sentimenti che fanno delle donne un mistero.

    Le loro ansie e paure, le loro gioie e dolori, ansie e preoccupazioni, speranze e disperazione siano esse madri, mogli, figlie, sorelle, amanti o compagne, amiche o rivali.

    Ho parlato di sfumature e non di colori definiti perché nulla è veramente definito nella massa enorme di sentimenti che albergano nel cuore delle donne.

    Siamo corpo ed anima, angelo e demonio.

    Sappiamo ascoltare ma abbiamo chi ci ascolta?

    Sappiamo comprendere e condividere il dolore altrui ma il nostro è davvero condiviso e compreso?

    Il nostro mondo è allo stesso tempo e modo fatato e stregato.

    Amiamo la gioia, amiamo l’amore ma gli uomini sanno il nostro amore cos’è?

    Ci commuoviamo al guaito di un cucciolo abbandonato, nel vedere il pelo arruffato di un piccolo micio impaurito e fradicio di pioggia eppure sappiamo abbandonare, tagliare fuori dalle nostre vita persone e cose.

    Vogliamo avere fiducia nell’uomo, ma ci fa paura passeggiare la notte da sole per strada.

    A volte limitiamo la nostra libertà nel timore di provocare comportamenti morbosi negli uomini che spesso scambiano il nostro voler essere donne come un invito all’approccio.

    Sappiamo benissimo badare a noi stesse ma non ci dispiace avere un uomo che sia capace di darci sicurezza e tenerezza nello stesso tempo, amore e passione.

    Sandra forse si sarà pentita di quella sua scelta drastica di vivere la vita a modo suo, senza obblighi e restrizioni.

    Forse, passati gli anni della giovinezza avrà avuto nostalgia di una famiglia, di un marito, di una casa da condividere insieme alla vita.

    Magari invece è tornata sui suoi passi e con Marco o con un altro si sarà sposata, oppure ha continuato solo a convivere.

    In ogni caso ha agito in piena libertà.

    Luisa dal canto suo non aveva opzioni di scelta.

    Se non per stima di se stessa doveva agire per proteggere il figlio trovando il coraggio di lasciare un uomo violento e autoritario, arido ed arrogante.

    Sicuramente non può essersi pentita, forse nel fondo del suo cuore avrà trovato alloggio per molto tempo il rammarico di non essere riuscita a cambiarlo nonostante il suo amore e farse si sarà sentita sconfitta ma aveva deciso per il meglio, quella era l’unica soluzione.

    Francesca, così piena d’amore per il suo Gesù divenuto ormai suo sposo celeste, chissà quante volte lo avrà sentito lontano, incapace di ascoltarla.

    Anche lei come tanti che rinunciano al mondo per un Amore divino avrà sperimentato quella che si definisce la notte dell’anima.

    Si sarà sentita tradita e sola: perché non ascoltava le sue preghiere, perché non metteva fine a tutto il male, perché la faceva soffrire allontanandosi da lei proprio quando ne aveva più bisogno?

    Avrà pianto, lo avrà chiamato supplicandolo di venirle in aiuto.

    Francesca credeva fermamente nel suo Gesù, sapeva che Lui c’era che l’ascoltava, ma perché non le rispondeva?

    Nelle notti buie di novembre quando il silenzio del chiostro evocava fantasmi e demoni si sarà chiesta come sarebbe stata la sua vita fuori da lì.

    Se si fosse innamorata,se avesse avuto dei bambini…

    Sono domande, dubbi legittimi ai quali lei già aveva risposto tanti anni prima donando tutta se stessa all’unico vero amore della sua vita.

    Cecilia, ormai vecchia, senza più la sua incantevole voce, lontana da applausi e pubblico si sarà domandata spesso se ne fosse valsa la pena di rinunciare a Fabrizio, al suo amore sincero, per una carriera che comunque era destinata a finire prima o poi, ma l’aveva poi davvero appagata?

    Forse chiusa tra le quattro mura della stanza della casa di riposo per artisti avrà avuto ripensamenti non rimpianti perché la musica, la carriera se li era goduti fino in fondo e ancora adesso cantava per gli ospiti dell’ospizio.

    Tancredi sapeva suonare il piano, lei sapeva cantare, non serviva altro.

    Sonia, rimpianti, non ne aveva di sicuro.

    Certamente ormai fuori dal giro per raggiunti limiti di età forse stavolta aveva accettato la corte di quell’uomo anziano dai capelli ormai bianchi innamorato e solo come lei.

    Non le era mancato nulla!

    Aveva provato ricchezza e povertà e aveva scelto l’ultima, aveva venduto se stessa a ricchi imprenditori e poveracci e a tutti aveva donato qualcosa.

    È possibile che da qualcuno di loro abbia anche ricevuto oltre ai soldi magari un figlio da amare e da crescere, forse no.

    Ma tutto sommato era stata padrona della sua vita.

    Giovanna ha fatto il suo dovere di madre crescendo, amando e proteggendo quella figlia nata secondo il padre per errore di calcolo e scherzo beffardo del destino alla quale lui aveva rinunciato per vivere la sua vita secondo i suoi gusti ed i suoi schemi.

    Ha scelto di non dare a nessun altro la possibilità di rovinarle l’esistenza.

    Sì, forse qualche avventura avrebbe potuto concedersela, ma lei era felice così, nel vedere crescere la sua Giulia nello sperare per lei un futuro radioso magari tra le braccia di un ragazzo per bene che l’avrebbe saputa amare e proteggere.

    Per Cecilia nulla era stato facile tanto meno la scelta di non abortire che aveva fatto.

    Le fu chiaro da subito che Giacomo – si era nato un maschietto – mal avrebbe digerito il fatto di essere figlio di un mostro che aveva violentato la madre e che gli faceva temere di somigliargli in qualche maniera.

    Sapeva bene che i commenti della gente non le sarebbero stati favorevoli ma comunque lei aveva regalato la vita a qualcuno.

    Ad un bel ragazzo coi lineamenti gentili, dal carattere buono verso gli amici ed i compagni di scuola.

    Cosa importava chi fosse suo padre!

    Se l’erano cavati bene da soli e quando lo guardava non ricordava l’umiliazione e il dolore della violenza subita ma a quella gioia immensa di quando, appena nato ancora sporco di sangue e placenta, l’ostetrica l’aveva appoggiato sul suo seno ancora ansante per lo sforzo del parto.

    Sabrina avrà scontato la sua pena, sicuramente ridotta per buona condotta e per via delle attenuanti.

    Ma era stata risoluta aveva messo al primo posto il suo bene e il bene dei suoi figli.

    Del resto in un paese dove la legge non è in grado di tutelare le donne molestate da ex mariti o compagni violenti, da fidanzati rosi dalla gelosia di un tradimento o di un rifiuto, dove le stesse forze dell’ordine hanno la mani legate a causa di un garantismo legate al limite dell’assurdo, lei aveva preferito infrangere la legge prima che fosse troppo tardi e fosse ex marito ad agire.

    Anna Rosa ha seguito l’amore sbagliato, quello bello e impossibile fino a quando Paolo capisce che può manipolarla a suo piacimento.

    Pur di avere quell’amore Anna Rosa annienta se stessa in una spirale di droga e di prostituzione nel tentativo di non dispiacere all’uomo che ama.

    Potrebbe uscirne nel momento in cui Paolo muore. Ma proprio nel momento in cui la voglia di ricominciare a vivere e l’amore di sua madre la convincono a cambiare vita. Un altro amore sbagliato, una compagnia sbagliata e la sua fragilità hanno la meglio sui ricordi dolorosi del periodo della disintossicazione e sul ricordo della promessa alla madre sempre al suo fianco, sempre così premurosa.

    E l’ultima cosa che i suoi occhi vedranno sarà proprio il volto di sua madre radioso, nel suo sorriso immenso d’amore.

    Simona, pur traghettando la sua vita da sola tra amori saltuari e senza importanza, pur vivendo senza di lui vorrebbe averlo tutto per sé.

    Ma lei non avrebbe mai fatto del male a Stella rivelandole l’infedeltà del marito.

    Non insiste neppure con lui nel costringerlo a scegliere tra lei o la moglie.

    È consapevole che Gianni non ha alcuna intenzione di rinunciare alla famiglia e che in fondo per lui la loro storia è solo un capriccio fatto di complici bugie e di incontri clandestini.

    Con lei vive il piacere della trasgressione, del tradimento, della paura di essere scoperti, sensazioni che rendono il sesso passionale e travolgente.

    Eppure nel momento in cui si sente realmente sola in quel Natale a Vienna, chiama proprio lui, perché è lui che vorrebbe accanto a sé nella magia di quella notte di neve appena cominciata a scendere.

    A’isha poteva restarsene al villaggio in Nigeria senza privarsi di tutti i suoi averi per pagare il viaggio della speranza, senza mettere a repentaglio la sua vita e quella della figlia.

    E forse proprio questo avrebbe fatto. Se non ci fosse stata Fatimah.

    Ma da quando esiste il mondo gli uomini si spostano in flussi migratori in cerca di terre migliori fuggendo da carestie e guerre che loro non hanno voluto.

    E c’è tanto coraggio nell’affrontare un tale viaggio da sola e con una piccola legata al collo!

    La speranza se si vuole è più tosta della disperazione e l’ottimismo ha la meglio sul pessimismo quando c’è in gioco il benessere e la serenità dei figli.

    Ognuno di noi dovrebbe sentirsi cittadino del mondo, fratello del fratello e dovrebbe chiedersi: Ma io nelle stesse condizioni di A’isha cosa avrei fatto?.

    E soprattutto chiedersi se una volta passati tanti pericoli preferirebbe trovarsi tra gente amica o ostile.

    Noi donne lo sappiamo bene!

    Quando i nostri figli decidono di andare lontani a cercare quello che qui non trovano, noi speriamo che incontrino persone in grado di aiutarli e di dare loro, se necessario, da dormire e da mangiare.

    Giusy, se avesse deciso di contattare la madre biologica sarebbe stata in grado di perdonare nel momento in cui le veniva richiesto? Probabilmente sì.

    Ciascuno di noi nelle sue condizioni avrebbe voluto sapere come e perché fosse venuto al mondo ed allo stesso modo ritengo che si abbia il diritto di sapere le proprie origini e il perché del rifiuto a perpetrato.

    Spetterà poi all’individuo stesso decidere di perdonare o meno.

    Troppo complessi a volte sono i motivi o le ragioni per le quali una donna nega al proprio figlio se stessa, la loro vita insieme ed altrettanto complessi sono quelli che la spingono a negare e a rifiutare anche nell’eventualità che il figlio la cerchi e la trovi suo malgrado.

    Ma Giusy ha operato una scelta in tutta sicurezza preferendo la certezza all’incognito, un amore costante e vero ad uno incerto ed instabile.

    Quella donna si era persa tutto di lei; i primi passi, la scuola, il diploma e la laurea.

    Non aveva consolato il suo pianto per la prima delusione d’amore, ma la sua mamma sì!

    E poi come avrebbe reagito Giusy ad un ulteriore rifiuto da parte di quella donna, che lei aveva voluto a tutti i costi rintracciare, gettando nello sconforto chi l’aveva cresciuta ed amata fino ad allora?

    Alice, apparentemente frivola e sognatrice, indirizza il suo amore verso l’intrinseca bellezza del creato e questo amore sviscerato e quella sua profonda speranza li indirizzerà poi verso l’obiettivo primario di portare bellezza, vita e speranza là dove non ci sono.

    In quei, cioè, luoghi dove Dio pare assente, lontano ed indifferente al dolore e alla morte di tanti suoi figli innocenti.

    Avrebbero potuto lei ed il marito avere tutto dalla loro professione: carriera, soldi, fama e magari un Nobel per la Medicina.

    Ma la sua scelta è stata quella di far vincere la forza vitale della fantasia sull’arida realtà, catapultare il suo mondo incantato in un mondo angosciato, torturato, al limite della più nera disperazione.

    Alice ha rinunciato con Mutu ad un falso spaccato di vita falsamente dorato e fiabesco affinché, in una realtà che nulla ha di tutto questo, potesse essere seminata e dopo aver messo le radici e germogliata, annaffiata dall’acqua della fiducia; sarebbe nata la pianta forte e tenace della gioiosa speranza che tutto può e tutto ravviva.

    Camilla non voleva solo danzare voleva essere la danza.

    Voleva la fama, la gloria della protagonista assoluta di un balletto infinito dove tutto era perfetto in bellezza, armonia, stile e sentimento.

    Nel momento in cui un infortunio, tra l’altro consueto per i ballerini, la mette di fronte alla responsabilità di dedicarsi a se stessa nell’attesa della ripresa degli allenamenti, alla possibilità che potrebbe essere pregiudicata la sua perfezione nel ballo si sente perduta.

    Pensare di più a se stessa per superare la riabilitazione, che voleva dire? Lei doveva pensare a ballare!

    Rinunciare all’esercizio delle figure per dedicarsi agli esercizi consigliati dai fisiatri?

    No, lei doveva esercitarsi, doveva ballare "Le Corsaire"!

    Per lei era meglio rinunciare piuttosto che rimettersi all’eventualità riservatale dal destino malvagio di avere una carriera di ballerina di seconda fila!

    Avrebbe potuto attendere, rimettersi in gioco e in caso di referto sfavorevole dedicarsi all’insegnamento, alla cura di tante altre bambine come lei amanti di tutù e scarpine rosa, di "Allongée di Arabesque , di Aplomb e di Brisè".

    Probabilmente non si riteneva idonea o forse pretendeva troppo da lei stessa.

    Per Vera la convinzione profonda è che gli uomini ci ritengano responsabili per la perdita del paradiso!

    In fondo Adamo stava solo pescando e neanche gli passava per la testa di assaggiare una mela con tutto quel ben di Dio e poi non lo aveva proibito proprio Lui in persona?

    E Dio era un po’ come una mamma!

    Se diceva di non fare una cosa era per il nostro bene.

    Semmai quella pazza di Eva: perché non se ne era stata tranquilla a rincorrere farfalle e, in ogni caso, perché non se l’era mangiata da sola la mela? Per quale

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1