Un bacio e poi...: Harmony Collezione
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Catherine Spencer
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Anteprima del libro
Un bacio e poi... - Catherine Spencer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Italian’s Secret Child
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2004 Catherine Spencer
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-339-6
1
L’uomo emerse da un gruppo di alberi, a una ventina di metri dal sentiero che conduceva alla villa. Anche a quella distanza, e con il sole che stava per tramontare, Stephanie sussultò percependo qualcosa di familiare in quella figura maschile dal portamento elegante. Si mise una mano sulla bocca e si nascose dietro un cespuglio. Poi guardò con cautela attraverso le foglie e si disse che non poteva essere lui.
Sicuramente la sua immaginazione le stava giocando un brutto scherzo. Possibile, visto che in quel momento si trovava in Italia: il suo paese, la sua lingua e la sua cultura.
Assurdo, pensò non appena il cuore riprese a batterle normalmente. Lui viveva in un paese della Toscana e trascorreva le sue giornate a lavorare nelle famose cave di marmo di Carrara; un normalissimo lavoratore, che persino durante il suo breve soggiorno estivo in Canada era solito indossare jeans impolverati e magliette sformate.
In quel momento, invece, lei si trovava a Ischia, un’isola nella baia di Napoli, distante qualche centinaio di chilometri da Carrara.
L’uomo che si stagliava contro il mare, in pantaloni chiari e camicia bianca, non aveva l’aspetto di un manovale. Sembrava piuttosto uno di quegli italiani ricchi che sceglievano quell’isola incantevole per i loro ritiri estivi.
Questo, comunque, non gli dava il diritto di violare la proprietà privata che i suoi nonni avevano affittato per tutto il mese di luglio. E allora perché lei si nascondeva dietro quel cespuglio invece di affrontarlo apertamente e domandargli spiegazioni sulla sua presenza lì?
La verità era che quell’uomo le aveva richiamato alla mente un caleidoscopio di immagini del suo passato; ricordi così sbalorditivi nella loro chiarezza che la fecero rabbrividire.
Faceva molto caldo quell’estate dei suoi diciannove anni, in Ontario. La temperatura aveva raggiunto quasi i quaranta gradi e le notti erano talmente umide che non si poteva dormire.
Rivide mentalmente i granelli di polvere che mulinavano in controluce attraverso la porta della stalla dei suoi nonni; e poi lui, nudo fino alla vita, con il torace abbronzato. Come se fosse successo soltanto il giorno prima, ricordò l’eccitazione e la paura quando lasciava furtiva la casa nel bel mezzo della notte per salire le scale che conducevano al fienile. Poteva sentire ancora la ruvidezza della coperta da cavallo sotto la sua schiena mentre giaceva con lui, le stelle come uniche testimoni del piacere con cui si dava a quell’uomo, più vecchio di lei di sei anni.
L’eco di una voce profondamente seducente, intrigante e straniera, riemerse fluttuando nella nebbia del tempo. Riudì le sue suppliche sussurrate, i suoi sospiri, e per un breve momento rivisse quelle ore di passione e la forza pulsante dei loro corpi. Poi, il ricordo del suo rifiuto le procurò ancora una volta una fitta di dolore intollerabile. Si inginocchiò e appoggiò le mani a terra respirando a fondo. Lentamente ritornò al presente e il profumo aspro dei limoni si sostituì a quello del fieno, dei cavalli e... del sesso.
Che stupida! Permettere al periodo più doloroso della sua vita di riemergere nella sua mente dopo tutti quegli anni... e solo perché il giorno del suo arrivo in Italia un uomo dai capelli scuri e dalle ampie spalle aveva attraversato il suo campo visivo. Se un evento così insignificante era riuscito a ridurla in quello stato, chissà come avrebbe fatto a reggere un intero mese su quell’isola. Sicuramente non era per rivivere un incubo che aveva affrontato quel lungo viaggio dalla costa occidentale del Canada insieme a suo figlio.
Brandon e io festeggeremo il nostro sessantacinquesimo anniversario di matrimonio il dodici di luglio, le aveva scritto la nonna, e l’avvenimento merita un degno riconoscimento. Proprio per questo non vogliamo che ci facciate dei regali e desideriamo, invece, chiedere qualcosa forse più difficile da concedere. Vogliamo che la nostra famiglia si riunisca in Italia per tutto il mese di luglio. Questa incomprensione ed estraneità tra nostro figlio e i nostri nipoti è durata fin troppo. La salute del mio adorato marito non è più quella di una volta, e io sono determinata a fare in modo che possa godersi il poco tempo che gli rimane, con la consapevolezza che tutti voi siate riusciti a superare le vostre divergenze. Considerando l’amore incondizionato che ha sempre dimostrato a ciascuno di voi, fin dal giorno in cui siete venuti al mondo, mi sembra il minimo che possiate fare per lui. Ritenetelo pure un piccolo ricatto emotivo, ma una donna, alla mia età, fa tutto quello che ritiene opportuno senza doversi scusare o sentirsi in imbarazzo.
Magari lei avesse avuto anche solo un decimo della determinazione di sua nonna! Mortificata dalla sua stessa debolezza, Stephanie si alzò in piedi e sbirciò ancora una volta attraverso le foglie. L’uomo era scomparso: o aveva deciso di scendere la collina e raggiungere la spiaggia, oppure aveva oltrepassato la pergola ricoperta di fiori rossi che collegava il parco della villa con i giardini confinanti.
Con cautela emerse dal suo nascondiglio e si guardò attorno attentamente, ma non scorse nessuno. Si chiese stupita se per caso non avesse avuto un’allucinazione. A disagio, si voltò verso la villa che si stagliava sulla collina con la facciata color crema decorata con archi e stucchi, e il tetto di tegole scure. Fortunatamente, la casa aveva l’aria condizionata e Simon, esausto, si era addormentato.
«Lascialo dormire, così potrà stare alzato di più questa sera» le aveva suggerito la nonna. «Non è mai troppo presto per introdurre un bambino alle gioie della vita. Ceneremo all’aperto alle otto, perciò adesso vai a esplorare il giardino; baderò io al piccolo.»
Stephanie era stata contenta di allontanarsi per un po’, soprattutto da suo padre e da suo fratello maggiore, Victor. I due non cercavano nemmeno di celare il disappunto nei suoi confronti. Ormai erano passati quasi sette anni dall’ultima volta che aveva trascorso qualche giorno con loro, tuttavia non avevano fatto in tempo a salutarsi che avevano iniziato a criticarla.
«È una tragedia che Charles sia morto così giovane» aveva osservato il padre, riferendosi alla scomparsa del suo ex marito, cinque anni prima. «Ma almeno adesso hai riacquistato un minimo di rispettabilità.»
«Rispettabilità?» Stephanie lo aveva fissato perplessa. «Non capisco cosa c’entri la morte di Charles con la mia rispettabilità.»
«Be’, adesso puoi dire di essere vedova» aveva sottolineato Victor usando un tono condiscendente. «In caso non te ne fossi accorta, Stephanie, nella nostra famiglia non si usa divorziare.»
«Ah, sì? Davvero opportuno da parte del povero Charles togliere il disturbo con tanto tempismo.»
«Ci dispiace che sia morto» aveva aggiunto il padre altezzoso, lanciando uno sguardo di disapprovazione a Simon che correva eccitato in giardino. «Tuttavia ritengo che quel bambino abbia bisogno di una mano ferma che lo guidi, di un modello maschile di riferimento. Se Charles fosse ancora vivo eserciterebbe una influenza positiva su suo figlio. Peccato che abbia scelto di lavorare in India e che sia morto sei mesi dopo la sua partenza di un male oscuro. Che cosa diavolo gli hai fatto per indurlo ad allontanarsi così?»
Ho ammesso di avere compiuto un errore a sposarlo, avrebbe voluto rispondere lei. So che tu preferiresti restare per sempre insieme a una persona che non sopporti pur di salvare le apparenze, ma non è così per me. E poi, per quanto riguarda Charles, non è il padre di Simon, per cui non è stato difficile per lui allontanarsi dal bambino.
Naturalmente aveva evitato di fare quella rivelazione sconvolgente, anche se le sarebbe piaciuto vedere l’espressione scioccata sul viso di suo padre e di suo fratello. Purtroppo, fin da piccola, le avevano insegnato a non contraddire il potente professor Leyland, e certamente non avrebbe mai voluto infangare il nome della famiglia con quello scandalo.
Alla fine aveva deciso di tenere la bocca chiusa e di continuare con la menzogna iniziata ormai dieci anni prima. Così facendo era riuscita a dare a Simon un certo senso della famiglia, perché, se suo padre avesse saputo che il nipote era il frutto illegittimo di un suo amore estivo, si sarebbe rifiutato di vederlo.
Neppure sua madre era a conoscenza della verità. Sicuramente Vivienne si sarebbe mostrata comprensiva con lei, però non sarebbe riuscita a mantenere un simile segreto con il marito, che aveva dominato completamente la sua vita fin dal giorno in cui aveva pronunciato il fatidico sì.
Era meglio conservare lo status quo e recitare la parte della figlia compiacente e rispettosa. In fondo, dovevano stare insieme soltanto un mese per il bene dei nonni, che non avevano certo bisogno di discussioni familiari.
Stephanie non aveva molta voglia di tornare alla villa, visto il battibecco di poco prima con suo padre e Victor, quindi cercò un posticino tranquillo dove potersi sedere e assaporare la pace e la tranquillità del giardino, con i suoi fiori profumati e la vista spettacolare. Alla fine, in un angolo, trovò una panchina in pietra avvolta da arrampicanti. Da lì si poteva osservare in tutta la sua bellezza la baia di Sant’Angelo e, in lontananza, l’isola di Capri.
Malgrado i suoi problemi con il padre, Stephanie era contenta di avere accettato l’invito dei nonni. A Simon avrebbe fatto sicuramente bene conoscere un po’ il mondo, e poi erano anni che non passavano un intero mese di vacanza lontano dal lavoro. Il bambino stava crescendo in fretta; a maggio aveva compiuto nove anni e già mostrava segni di indipendenza.
Un movimento alla sua destra la fece sussultare; si trattava di una bellissima farfalla che si andò a posare su un fiore lì accanto. «Mi hai spaventata» le sussurrò rilassandosi. «Credevo di essere sola.»
In quell’istante un’ombra attraversò il sentiero e una voce inconfondibile annunciò: «Prima di arrivare a una simile conclusione avresti dovuto fare ricerche più accurate. Il fatto che tu non mi abbia più visto, poco fa, non significa che io non abbia notato te. Come stai, Stephanie?».
Stephanie si sentì cogliere da un attacco di nausea per lo shock. Non avrebbe potuto giustificare altrimenti l’unica parola che le uscì dalla bocca: «Simon!».
«Non c’è dubbio che sai come mortificare l’orgoglio di un uomo!» esclamò l’altro divertito. «Non devo esserti rimasto molto