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Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan
Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan
Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan
E-book349 pagine5 ore

Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan

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Info su questo ebook

Descrizione del libro

Gli appassionati di un nuovo giallo per adulti o delle serie di storie d'amore soprannaturali ameranno questo libro e l'intera serie!

Quanto dovrai scuotere l’albero di famiglia per trovare la verità sul passato?

La quindicenne Rae Kerrigan non ha mai conosciuto la storia della sua famiglia. Sua madre e suo padre sono morti quando era piccola ed è solo quando accetta una borsa di studio al prestigioso Collegio Guilder in Inghilterra che un misterioso segreto di famiglia viene svelato.

I peccati del padre saranno i peccati della figlia?

Mentre è alle prese con nuovi amici, una nuova scuola e un amore proibito che le fa vedere le stelle, Rae dovrà anche affrontare la sfida suprema: ricevere un tatuaggio il giorno del suo sedicesimo compleanno con specifici poteri che possono legarla a un inenarrabile oscurità. Dipende da Rae cancellare il male oscuro nel passato della sua famiglia e avere un raggio di speranza per il suo futuro.

Gli amanti di Amanda Hocking, Veronica Roth, Suzanne collins, Richelle Mead, Stephenie Meyer, o Bella Forrest, ameranno queste serie di storie d’amore sovrannaturali per giovani adulti di W. J. May

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita20 set 2017
ISBN9781507153192
Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan
Autore

W.J. May

About W.J. May Welcome to USA TODAY BESTSELLING author W.J. May's Page! SIGN UP for W.J. May's Newsletter to find out about new releases, updates, cover reveals and even freebies! http://eepurl.com/97aYf   Website: http://www.wjmaybooks.com Facebook:  http://www.facebook.com/pages/Author-WJ-May-FAN-PAGE/141170442608149?ref=hl *Please feel free to connect with me and share your comments. I love connecting with my readers.* W.J. May grew up in the fruit belt of Ontario. Crazy-happy childhood, she always has had a vivid imagination and loads of energy. After her father passed away in 2008, from a six-year battle with cancer (which she still believes he won the fight against), she began to write again. A passion she'd loved for years, but realized life was too short to keep putting it off. She is a writer of Young Adult, Fantasy Fiction and where ever else her little muses take her.

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    Anteprima del libro

    Rae di Speranza - Le Cronache di Kerrigan - W.J. May

    Le Cronache di Kerrigan

    Rae di Speranza

    di

    W.J. May

    Copyright 2012 di W.J. May

    http://www.wanitamay.yolasite.com

    Facebook Page: https://www.facebook.com/pages/Author-WJ-May-FAN-PAGE/141170442608149

    Copertina di : Patrick Griffith

    Le Cronache di Kerrigan

    Volume I – Riae di Speranza

    Volume II – La Nebulosa Oscura

    Volume III – Castello di Carte

    Volume IV – Tè Con Sua Maestà 

    Volume V – Sotto Tiro, in uscita Gennaio 2018

    Volume VI – End In sight

    Volume VII – Hidden Darkness

    Volume VIII – Twisted Together

    Volume IX – Mark of Fate

    Volume X – Strength & Power

    Volume XI – Last One Standing

    Volume XII – Rae of Light

    PREQUEL – Christmas Before the Magic

    W.J. MAY’s NEWLETTER: http://eepurl.com/97aYf

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    Questo è un lavoro di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi, marchi, media, ed episodi sono sia il prodotto dell’immaginazione dell’autore sia usati in modo fittizio. L’autore riconosce lo status del marchio di fabbrica e i proprietari del marchio dei vari prodotti menzionati in questo romanzo, che sono stati usati senza permesso. La pubblicazione/uso di questi marchi non è autorizzata, associata o sponsorizzata dai proprietari del marchio.

    Dediche

    Ogni libro che un autore scrive ha un viaggio dietro la storia. La mia vita cambiò strada quando persi mio padre di cancro nel 2008. Questo libro è dedicato a lui, che persino nella morte mi ha insegnato quanto  lontano ti possa condurre la fede e quanto possiamo essere di esempio per gli altri (anche quando nessuno ci sta guardando). Questo libro, e tutti i miei scritti, sono il risultato del suo coraggio nel rincorrere l’impossibile e inseguire i tuoi sogni. Grazie Papà, mi manchi ancora tanto ogni giorno.

    Ho così tante persone da ringraziare per avermi incoraggiato e indirizzato nella giusta direzione per mostrare a tutti il potenziale di Rae:

    Mio marito, che mi incoraggia e mi fa sentire la persona più importante al mondo (Ti amo), e i miei tre adorabili bambini (che persino quando si sono stancati della Mamma dietro a un computer, ancora le vogliono bene). La mia famiglia allargata per il loro entusiasmo – mia madre, i miei fratelli e sorelle (naturali e acquisiti :), e anche le miei nipoti lettrici- beta che hanno letto e persino scritto un diario su Rae prima che fosse pubblicata!

    Il mio fantastico e super-sincero agente, Dawn, che ha visto il mio potenziale quando io non avevo la minima idea che esistesse.

    Luci, il mio revisore, che si è impossessata di Rae, e ha saputo esattamente dar voce ai suoi pensieri.

    La mia squadra di critici, Le Ragazze d’Oro: Tiffany, Chrissy, Holly, Trish, Marti, Jayde, June, Marva, Wendy, e tutti gli altri che involontariamente mi sono dimenticata di menzionare – voi sapete chi siete e io vi amo per questo.

    Nota Extra: un ringraziamento Speciale a Ray – per avermi concesso in prestito il suo nome.

    INDICE

    Capitolo 1

    Il Collegio Guilder

    Non puoi cancellare il passato. I peccati del padre sono i peccati del figlio, o in questo caso, della figlia.

    Le parole minacciose dello Zio Argyle risuonarono nella testa di Rae ancora molto tempo dopo che l’aveva lasciata all’aeroporto. Un proverbio di verità, l’aveva chiamato. Chi parlava così oggi? Una specie di addio. Strinse la sua coda di cavallo e tentò inutilmente di raccogliere i riccioli scuri perennemente ribelli dietro le orecchie. Guardò l’orologio, poi le file di alberi della campagna fuori dal finestrino dell’autobus. Sembrava strano vedere il sole. Tutto quello che ricordava di quando viveva in Inghilterra nove anni prima era la pioggia. Cercando di mettersi comoda, Rae mise i piedi sul sediolino e appoggiò la testa sulle ginocchia mentre guardava il paesaggio sfilare via. Un cartello fuori dal finestrino indicava le miglia ancora da fare prima che il pullman raggiungesse la Guilder. Ci volevano ancora circa venticinque minuti. Si mise gli auricolari nelle orecchie, soffiò via la frangetta dalla fronte e fissò fuori dal finestrino i campi agricoli che rotolavano via, aspettando che la musica del suo iPod la distraesse.

    Non funzionò. Proprio mentre la tensione cominciava ad allentare la morsa sulle sue spalle e lei cominciava a farsi prendere dalla canzone, qualcosa catturò il suo sguardo. Ondate di fumo nero apparvero proprio vicino alla cima di una collina ricoperta da una vegetazione lussureggiante. Rae le fissò, il cuore che palpitava mentre un vecchio ricordo cominciava a riemergere. Sapeva cosa significava quel fumo. L’aveva visto prima, tanto tempo fa.

    La casa di qualcuno stava bruciando.

    Merda, merda, merda, no, non voglio andare lì. Il suo cuore cominciò a battere convulsamente e il suo stomaco si rivoltò, facendole venire la nausea.

    Mettendo giù le ginocchia si aggrappò al sedile di fronte e seppellì la faccia tra le mani facendo respiri profondi come le aveva insegnato il terapista. Era passata attraverso anni di terapia per curare quelli che erano stati chiamati attacchi di panico. Non aveva importanza come li chiamavano gli altri. Per lei, era semplicemente l’inferno; come essere risucchiata indietro nel tempo contro la sua volontà, in un posto che non voleva più rivedere. Così respirò nel modo che le avevano insegnato, un’inspirazione lenta, profonda fino in fondo, poi un’espirazione lenta, ripetendo come una cantilena non è reale, non è reale nella sua testa.

    Questo l’aiutò a calmare il suo cuore galoppante e a riprendere il controllo, ma non cancellò il ricordo. Niente al mondo poteva farlo. Ritornare in Inghilterra per la prima volta e vedere quello strano fumo, fece sentire Rae sbalzata di nuovo a quando aveva sei anni.

    Si trovava nel soggiorno a colorare con i suoi nuovi pennarelli prima di andare a dormire, quando la madre le disse di portarli nella casa sull’albero che il padre le aveva costruito e giocare lì fin quando non l’avesse chiamata. Ma quella chiamata non arrivò mai. L’incendio proiettava ombre terrificanti dentro tutta la casa sull’albero. Il fumo nero puzzolente penetrava nella stanza e spaventava quella bambina di sei anni che era lei in un modo che i mostri sotto il letto non avevano mai fatto. Rae rabbrividì e sobbalzò in avanti, obbligandosi a tornare al presente. Questa scuola non poteva essere un altro po’ più sperduta in mezzo ai boschi?

    Guardandosi intorno nel pullman ormai vuoto, si chiese se l’autista non l’avesse fatto apposta a lasciarla per ultima. Aveva visto le poche persone rimaste scendere ad una scuola circa quindici minuti prima, Roe-qualcosa o altro. Sembravano tutte uguali, tutte ragazze carine con capelli biondi, nessuna di loro magra, pallida e alta come lei. Non erano state amichevoli. Guarda un po’ che sorpresa... Era abituata a questo. Al massimo tendeva a volare al di sotto della quota radar.  Così trattava le persone nello stesso modo in cui aveva sempre trattato quelli a cui non era mai piaciuta a prima vista, senza nessun motivo comprensibile. Rae evitò il contatto visivo e cercò di sembrare immersa nella brochure del Collegio Guilder. Non è che non volesse farsi degli amici. Non ne aveva mai avuto realmente uno. Alla gran parte dei ragazzi della sua età o non piaceva o non la notavano.

    La seccava che lo zio Argyle l’avesse spronata così tanto a partire quando la Guilder aveva mandato la lettera. Era stato lui a far lasciare a tutti la Scozia alla volta di New York quando era andata a vivere con loro, allontanandola dall’orribile tragedia della morte dei suoi genitori. Ed ora, all’improvviso, coglieva al volo la possibilità che lei aveva di tornare indietro? Non aveva senso. Era una sorta di stress lasciare la sua vecchia scuola. Non aveva amici stretti, ma non aveva neanche nemici, il che era un punto a favore nel suo registro. Le ragazze lì sembravano presuntuose proprio come quelle che erano scese dal pullman pochi minuti prima, ma l’avevano semplicemente ignorata. Rae si disse che non aveva nessuna importanza. Le combriccole erano così demodé nella sua opinione. 

    Un’altra cosa strana a cui non riusciva a dare una risposta era perché la Guilder l’aveva scelta? Come facevano a essere a conoscenza della sua esistenza?  Suo zio proclamava a gran voce che occasione d’oro fosse per lei essere stata scelta, ma nemmeno una volta le aveva spiegato in primo luogo come avessero saputo di lei. Aveva bei voti, studiare le veniva facile, ma non aveva nessuna attività extra-curriculare, niente che la facesse emergere. Quindi come era successo che questa scuola straordinaria di cui non aveva mai sentito parlare prima avesse deciso di prenderla in considerazione? Non aveva senso.  Aveva provato qualche volta prima di partire a mettere alle strette suo zio e farsi spiegare qualcosa o tutto, ma sembrava che fosse sempre impegnato.

    Anche se non era un comportamento anomalo per lui, tuttavia l’aveva lasciata con uno strano presentimento, qualcosa che le si era appiccicato addosso da quando aveva ricevuto la lettera. Non riusciva a spiegarsi perché ma aveva una forte sensazione che qualcosa di grosso sarebbe successo. Se sarebbe stato bello o brutto, non lo sapeva.

    Un movimento alla periferia del suo campo visivo catturò la sua attenzione, facendo uscire la sua mente dal circolo senza fine di domande nella sua testa. Si girò per guardare fuori dal finestrino e fu sbalordita nel vedere il più grande uccello che avesse mai visto in vita sua. Forse un’aquila? La cosa volava parallela all’autobus, proprio affianco a lei. Con la faccia premuta contro il vetro freddo, lo sguardo si concentrò intensamente su quello strano spettacolo. Sobbalzò all’indietro quando le sue larghe ali sbatterono, sfiorarono il vetro e poi virarono allontanandosi. Guardò il suo volo pieno di grazia mentre si librava in volo e poi scendeva in picchiata per atterrare sul ramo di un grande albero proprio davanti. Mentre il pullman continuava la sua corsa, l’uccello sembrò incrociare il suo sguardo con quello di Rae e lei ne fu incantata. Rae si era sempre chiesta cosa si provasse ad essere un uccello, a volare così libero, ad andare ovunque il vento lo portasse. Continuò a guardare l’uccello fino a quando non lo perse di vista, poi crollò all’indietro sul sediolino mentre l’autobus accelerava per la lunga strada.

    Il Collegio Guilder. Rosicchiò la pellicina del suo pollice un po’ troppo in fondo e lacerò la pelle, strappandosi un sussulto. Non poteva farci niente, faceva sempre così quando era nervosa. Sarebbe stata l’unica ragazza americana. Beh, non proprio americana. Aveva un passaporto britannico ma si era trasferita a New York dopo che i suoi genitori erano morti nell’incendio, lasciandola orfana. Così ... non proprio Americana, non proprio Britannica; un po’ di tutte e due, senza appartenere a nessuna.

    L’autobus incrociò una vecchia targa di pietra. Collegio Guilder, Fondato nel 1520. Uno degli Istituti Educativi più Raffinati in Gran Bretagna.  Rae lesse la targa e si domandò come potesse una scuola essere tanto vecchia e non essere menzionata nelle storie o online. Non aveva trovato niente quando aveva cercato informazioni. Il pullman passò sotto un vecchio arco, che sosteneva una passeggiata coperta, punteggiata da finestre piombate, che erano collegate da due torri rotonde di mattoni rossi. Il flusso di persone che entrava e usciva dalle porte in fondo la fece pensare a qualche sorta di ufficio. Allungò il collo per guardare meglio. Gli edifici erano vecchi ma ben tenuti e conservavano un’aura quasi magica del loro originario periodo Tudor. Quasi si aspettava di vedere uomini in calzamaglia e brachette avanzare impettiti giù per la strada, a cavallo dei loro destrieri, con donne in corsetto delicatamente arroccate in cima agli edifici. La visione la divertì e sorrise distrattamente. I suoi occhi erano attratti dai camini di mattoni riccamente ornati lungo i tetti degli edifici. Intravide altri edifici alle spalle. Questo posto sembra enorme ... spero di non perdermi.

    L’autista si fermò di fronte ad un edificio con una targa scolpita che diceva Aumbry House[1]. Il vecchio edificio era ricoperto da un tappeto d’edera su tutta la superficie. Sembrava che fosse probabilmente più vecchio di Enrico VIII, lasciando Rae con delle visioni orripilanti di vasi da notte che danzavano nella sua testa. E’ meglio che abbia tubature interne ...

    La porta del pullman si aprì con un sibilo. Rae recuperò le sue due piccole valige e la sacca dei libri, si inerpicò per il corridoio e infine, fortunatamente, fuori dal pullman.

    Benvenuta alla Guilder, Sig.na. Kerrigan. Rae si girò goffamente verso la voce, per vedere che una donna alta e magra era in piedi sui gradini di cemento dell’edificio, gli occhi che sfrecciavano a destra e sinistra, per fermarsi su Rae per non più di una manciata di secondi.

    Rae la fissò, chiedendosi da dove fosse sbucata quella donna. Non era lì un secondo fa. Rae guardò la lunga gonna di lana della donna. Questa sarà pure l’Inghilterra, ma oggi si soffoca. Non sta squagliando con questo caldo?

    Io sono la Signora Elpis, la direttrice del dormitorio femminile. La signora scese di corsa i larghi gradini di cemento, fermandosi sull’ultimo gradino e, con un movimento fluido,  infilò la cartellina degli appunti sotto un braccio e stese la mano.

    Le movenze della donna ricordavano a Rae quelle di un uccello – i suoi capelli neri lucenti, gli occhi scuri, e specialmente il naso sporgente. Rae annuì e posò una valigia per ricambiare la stretta di mano, le dita stritolate dalla presa d’artiglio della donna. Oh, oh, oh,! Così sei stranamente forte, ricevuto! Seguimi. Non c’è tempo da perdere. Si voltò e marciò sui gradini, senza controllare se Rae la seguisse o avesse bisogno di aiuto con i bagagli.

    Sbuffando per la stizza, Rae afferrò le sue cose e arrancò sui gradini per seguirla, sentendo l’autista del pullman che sogghignava mentre chiudeva la porta dietro di lei. E io dovrò passare i prossimi due anni in questo posto? Che gioia! Che fortuna sfacciata!

    Un frastuono di martelli e trapani al lavoro al piano superiore salutarono Rae come passò attraverso l’entrata. Il clamore rimbombava in tutto l’edificio.

    Le ragazze di quindici e sedici anni sono al secondo piano, la Signora Elpis gridava sopra al rumore. La tua stanza è l’ultima sulla sinistra. Controllò il blocco che teneva sotto il braccio. Molly Skye è la tua compagna di stanza. Suppongo che saprai trovare la strada. L’ultima parte fu più un’affermazione che una domanda.

    Grazie, Rae rispose incerta, non sapendo cos’altro dire.

    La Signora Elpis indicò una porta alla sua sinistra. La sala studio è per di là. Le porte a vetri conducono alla sala ricreativa. La porta alla tua destra dà sui miei appartamenti. Non puoi entrare lì. condusse Rae a una scala a chiocciola di marmo bianco e nero. I più piccoli sono al secondo piano, i più grandi al terzo e quarto. Diede un’occhiata a un vecchio orologio da tasca attaccato a una catena attorno al collo e, se possibile, si raddrizzò ancora di più. La cena è alle cinque, puntuale. Si voltò, la gonna che girò vorticosamente quando sfrecciò nella sua stanza e, con un colpo di stivale, sbatté la porta.

    Rae rilasciò il respiro che non sapeva di stare trattenendo. I colpi di martello e il lamento stridente delle seghe elettriche riecheggiavano nell’ingresso. Era così nervosa, il martellamento poteva provenire dal suo cuore e lei non ne avrebbe saputo riconoscere la differenza.

    Rae si prese il suo tempo sulla scala di marmo e, una volta sul pianerottolo, si diresse a sinistra alla fine del corridoio. Mordendosi l’interno della guancia, bussò piano alla porta socchiusa e scrutò all’interno. Vuota. Cautamente Rae aprì la porta e esaminò la sua nuova stanza.

    Un folto, lussuoso tappeto marrone ricopriva il pavimento. Due letti, con piumini coordinati e cuscini di pelle scamosciata marrone chiaro, poggiavano contro il muro di fronte. Uno di essi era già ricoperto di valige mezze vuote.  Moderni armadi con un ampio spazio si intonavano perfettamente con gli scrittoi antichi incassati nel muro vicino a ogni finestra a bovindo. Rae inspirò profondamente, inalando l’odore della pittura fresca mescolata al profumo unico delle cose antiche.

    Finalmente! Era stata una giornata di viaggio terribilmente lunga. Gran parte della tensione scivolò via dalle sue spalle e sul suo viso si aprì un sorriso per la prima volta da ore.

    Rae fece cadere le valige dalla parte libera della stanza. La sua compagna di stanza, Molly, doveva essere uscita lasciando a metà i bagagli. Le porte del suo armadio era tutte aperte, con stampelle già piene di vestiti e più scarpe di quante Rae ne avesse mai avute in vita sua. Non si era mai interessata granché di moda, ma persino lei sapeva riconoscere le etichette degli stilisti e ne vide un mucchio incredibile in quell’armadio. Sperando che la sua compagna non si dimostrasse superficiale, Rae rimase lì a pensare a come avrebbe gestito la cosa se si fosse trovata a dividere la stanza con la Futura Top Model della Guilder. Immagini della sua compagna di stanza che camminava rumorosamente su e giù per la stanza con i tacchi alti per esercitarsi nella sua camminata la distrassero. Non udì i passi che venivano dal corridoio alla porta.

    Che fai nella mia stanza? Rae sobbalzò e fece cadere la borsa. Una ragazza vestita alla moda stava sul vano della porta. Aveva dei capelli rosso mogano scuro, del tipo che le donne pagano somme pazzesche di denaro per cercare di copiare. Oh fantastico ... beh! si comincia.

    Molly? Rae inghiottì. Sono la tua nuova compagna di stanza.

    Molly guardò Rae dall’alto in basso. Tu sei Rae Kerrigan? Mi immaginavo qualcuno di completamente diverso. Non sei affatto terrificante! Rise come a uno scherzo che conosceva solo lei. Terrificante? Io? Di cosa sta parlando?

    Il mio nome è Molly Skye. Vengo da Cardiff, in Galles. Spinse una delle sue valige sul pavimento e saltò nel piccolo spazio libero sul letto.

    Rae la guardò, confusa. Perché qualcuna doveva pensare che lei fosse terrificante? Perché viveva a New York? Ebbe un terribile presentimento di essere quella strana lì e la scuola non era ancora cominciata.

    Non hai ancora sedici anni, eh? No ta’too? Molly portò lo sguardo ostentatamente giù ai fianchi di Rae, come se si aspettasse che Rae le mostrasse qualcosa.

    Tatuaggio? Rae socchiuse gli occhi cercano di ascoltare più attentamente l’accento di Molly. Il modo in cui parlava, alcune delle parole erano difficili da capire. Perché mi dovrebbe chiedere se ho un tatuaggio?

    Il mio compleanno mio è tra tre giorni. Sarà divertente! Molly si poggiò all’indietro sui gomiti. Quand’è il tuo?

    Il mio compleanno? Uh.. non fino a novembre. Dritta alle informazioni personali. Okay, credo di sapere come sarà la mia compagna di stanza.

    Novembre? Dovrai aspettare un sacco di tempo. Molly fece una smorfia e scosse la testa. Povera te. Sarai sicuramente l’ultima ad essere tatuata. Saltò giù dal letto. Rae notò lo strano commento ma la bocca a razzo di Molly continuò a gran velocità e così lei immagazzinò la notizia per analizzarla più tardi.

    Cosa pensi della nostra stanza? Proprio fica eh? Eccetto per i lavori sui pavimenti sopra di noi. Lanciò uno sguardo annoiato al soffitto. Ho appena parlato con uno degli operai. Ha detto che finiscono alle quattro. Ricominciano alle otto del mattino! Ci credi? Ad ogni modo chi si alza a quell’ora?

    Wow. Molly può parlare senza fermarsi a respirare. Rae annuì e cercò di non cedere. Guardava Molly dondolarsi dalle punte dei piedi sui talloni, avanti e indietro continuamente. Era un gesto tipicamente nervoso che Rae attribuiva all’incontrare persone nuove. Ognuno ha i suoi problemi , ma resta comunque sorprendente considerando la velocità con cui sta parlando.

    Ci credi che siamo state invitate alla Guilder? Siamo due tra le sedici ragazze con una marea di ragazzi ricchi, carini e probabilmente inaccessibili.  Quando Rae non rispose, Molly la guardò di traverso. Tu sai perché sei qui, giusto?

    Rae si strinse nelle spalle. Il jet lag sembrava le avesse mangiato le cellule cerebrali. A essere sincera, non capisco proprio di cosa parli. Non sono mai tornata in Inghilterra da quando avevo sei anni e non so niente della Guilder. Nonostante le numerose ricerche su Google a casa ed essere stata con la testa nella brochure per un’ora durante il viaggio qui.

    Non sei ritardata o simili, no? Rae scrollò la testa lentamente pensando se la sua loquace compagna di stanza non l’avesse appena insultata. Molly la fissava, grattandosi la testa. Tu proprio non lo sai eh? Guardò in su e a sinistra, cercando ovviamente di ricordarsi qualcosa di importante. Si raddrizzò, come se citasse il testo di una brochure a memoria. La Guilder è uno degli istituti formativi più ricercati, ma è principalmente una scuola per dotati. La gente che viene alla Guilder sa perché. Il resto del mondo non ne ha idea!

    Rae strinse le dita con forza, le unghie che le scavavano i palmi. Si sentiva stupida e anche irritata con se stessa per sentirsi stupida. Non era qualcosa con cui voleva avere a che fare, specialmente dopo un tale lungo viaggio. Che cosa ci rende ... dotati?

    Gli occhi di Molly si spalancarono. Andò su e giù per la stanza. Oh mio ... Papà non ci crederà. Tu sul serio non sai NIENTE?

    Rae sentì la pressione sanguigna salire. Sapeva che era stanca, confusa e nervosa. Niente di tutto questo aiutava il suo umore, ma era determinata a non perdere le staffe contro chi era un perfetto sconosciuto. Strinse forte le labbra per evitare che un commento brusco le sfuggisse. La tizia non può semplicemente rispondere a una domanda semplice con una risposta semplice?

    Molly si girò di fronte a Rae, raddrizzò teatralmente le spalle e fece una faccia seria. Quando compiamo sedici anni, riceviamo il nostro getto d’inchiostro.

    Che cosa?

    Un tatuaggio.  Si chinò e sussurrò Ci dà dei poteri speciali.

    Pausa ... cosa dice? P-Poteri? Rae cercò di non ridere. Suo zio l’aveva mandata in un istituto per pazzi? Stai scherzando vero? Lo zio Argyle le aveva detto che sarebbe stata un’esperienza che le avrebbe cambiato la vita, ma non le aveva detto come. Rae si immaginava significasse che in qualche modo sarebbe cresciuta – come una sorta di maturità. E, naturalmente, c’era quello sciocco proverbio. Ma forse l’aveva mandata per errore in una gigantesca stanza imbottita di gomma.

    Molly agitò la mano. Sono seria. Il dono si trasmette di generazione in generazione. Esalò un respiro esagerato. Ogni ragazzo qui intorno che ha sedici anni ha un tatuaggio all’interno del suo avambraccio. Tirò Rae verso la finestra e indicò un edificio dall’altro lato. E’ il dormitorio dei ragazzi. Usciamo e andiamo in giro. Ne troverò uno per farti vedere cosa intendo.

    I suoi occhi si abbassarono sui vestiti di Rae, le labbra serrate. Non gradiresti cambiarti velocemente prima di andare?

    Rae rise, nonostante l’espressione seria della sua coinquilina. Molly era certamente pazza, ma aveva ragione. Si era vestita in modo confortevole per il viaggio e benché non fosse una patita di moda, anche lei tirò una linea rossa sull’incontrare i suoi nuovi compagni di scuola come una vecchia strega. Poteva rinfrescarsi un poco. Ok, dammi un momento.

    Sono giù fuori per vedere di trovare qualche ragazzo carino. Incontriamoci fuori quando sei pronta. Molly se ne andò, continuando a parlare senza fermarsi senza nessuno nel corridoio che la ascoltasse.

    Rae aprì la valigia più vicina e afferrò il primo paio di jeans e un top a portata di mano. Esitò e scavò un po’ più a fondo nella valigia. I jeans andavano bene, erano nuovi, ma una t-shirt bianca sembrava troppo smorta. Trovò una maglietta scollata senza maniche rosa della Converse con ONE STAR scritto con i brillantini. Tirò la sua coda, desiderando che i suoi ribelli riccioli neri fossero come i capelli perfetti di Molly. Non si era mai preoccupata del trucco perché aveva delle ciglia incredibilmente lunghe e il mascara sembrava solo farle ammassare e ogni altra cosa la faceva solo sembrare tipo una prostituta impiastricciata. Resta semplice, questo era quello che le diceva sempre la zia. Decise per un gloss sulle labbra, e deodorante, e poi afferrò un paio di sandali prima di gettare la borsa sotto il cuscino. Ora è tempo di scoprire di cosa stava blaterando Molly, o almeno, forse, di incontrare dei ragazzi carini.  Poteva essere invisibile la gran parte del tempo, ma una bella vista era una bella vista, non importava da quale parte dell’Atlantico tu la vedessi.

    Una volta fuori, si schermò gli occhi con la mano per il forte sole e cercò la sua nuova coinquilina.

    Molly stava sul marciapiede più avanti, che parlava con un ragazzo molto carino dai capelli castani, occhi scuri e una fossetta sulla guancia destra. Sparì quando smise di sorridere e ricominciò a parlare, facendo sentire Rae un po’

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