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La gitana e il bacio di Natale: Uniti da un bacio, #6
La gitana e il bacio di Natale: Uniti da un bacio, #6
La gitana e il bacio di Natale: Uniti da un bacio, #6
E-book124 pagine1 ora

La gitana e il bacio di Natale: Uniti da un bacio, #6

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Info su questo ebook

Lulia Vasile è la figlia di una principessa rom e il secondo figlio di un conte. È cresciuta interpretando ruoli in un teatro itinerante, esibendosi alle fiere di contea e si è dilettata nella predizione del futuro. Non si scusa per quello che è e vive la vita come preferisce. Finley Prescott, il Duca di Clare, non lascia la sua residenza a meno che non sia necessario. Ha responsabilità e persone che dipendono da lui. Tutto ciò che vuole è scomparire dal mondo. Non se la cava bene nelle grandi riunioni e manca di grazia sociale. Fin e Julia hanno una storia. Uno che nessuno dei due ha dimenticato. Quando si incontrano di nuovo sono attratti insieme. Dopo quell'incontro casuale condividono un bacio magico. Lungo la strada scoprono che a volte l'unica cosa di cui una persona ha bisogno non è quella che si aspetterebbe.

LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2024
ISBN9798224713073
La gitana e il bacio di Natale: Uniti da un bacio, #6

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    Anteprima del libro

    La gitana e il bacio di Natale - Dawn Brower

    La gitana e il bacio di Natale

    LA GITANA E IL BACIO DI NATALE

    UNA NOVELLA CHE UNISCE SCANDALO E AMORE

    UNITI DA UN BACIO

    LIBRO SEI

    DAWN BROWER

    MONARCHAL GLENN PRESS

    INDICE

    Ringraziamenti

    Prologo

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    Epilogo

    ESTRATTO:

    Prologue

    ESTRATTO: Un bacio peccaminoso

    CAPITOLO UNO

    LIBRI DI DAWN BROWER

    RIGUARDO L’AUTRICE

    La gitana e il bacio di Natale

    Autore Dawn Brower

    Copyright © 2019 Dawn Brower

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Sara Minervini

    Progetto di copertina © 2019 Victoria Miller

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Questa è un’opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell’autrice o sono usati in maniera fittizia e non considerati come reali. Ogni somiglianza a fatti o persone è puramente casuale.


    A Gipsy’s Christmas Kiss – Copyright © 2018 Dawn Brower

    Edit e Cover Design a cura di Victoria Miller

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo romanzo può essere riprodotta senza il permesso scritto dell’autore, eccetto che per brevi citazioni da inserire in eventuali recensioni.

    RINGRAZIAMENTI

    Un ringraziamento speciale va alla mia editor, Victoria Miller. Sono sempre affascinata dal suo talento, e come editor non conosco nessuno migliore di lei. Grazie per tutto il duro lavoro che fai e per l’aiuto che mi dai nel rendere più solide le mie trame. Lo apprezzo più di quanto riesca a esprimere. Elizabeth Evans, grazie per essere la mia roccia e leggere le bozze quando sono ancora grezze. Te ne sono grata più di quanto riesca a manifestare a parole.

    A tutti quelli che credono nella magia delle feste e nella possibilità di trovare il vero amore. Talvolta occorrono anni, e talvolta è proprio la persona che non ti aspetti. Anche se finora non avete trovato la vostra anima gemella, non perdete mai la speranza. Forse non hanno ancora trovato la strada per arrivare fino a voi.

    PROLOGO

    Tenby, Galles 1803


    IL FREDDO VENTO soffiava nella piccola città costiera con inflessibile vigore. Finley Prescott, il nuovo Duca di Clare, era amareggiato e non riusciva a cambiare umore. Il ricordo del funerale di suo padre persisteva ancora nella sua anima. Il dolore era irremovibile, e Fin non era del tutto certo di volerlo superare. Se fosse riuscito a lasciar andare quella sensazione avrebbe significato che la morte di suo padre non aveva lasciato il segno.

    Non era pronto per la responsabilità del ducato. Suo padre non doveva essere già morto.

    In che tipo di mondo un uomo non vive oltre il suo quarantesimo anno? Significava che nemmeno lui avrebbe avuto una vita lunga? Entrambi i suoi genitori se n'erano andati e Fin era completamente solo al mondo. Non aveva nessuno a cui appoggiarsi e con cui condividere il suo dolore.

    Era la stagione natalizia, e avrebbe dovuto essere un momento di gioia. Invece non sarebbe mai più stato così per lui. Quel periodo dell'anno avrebbe segnato sempre un cambiamento nella sua vita per il quale non era pronto. Aveva compiuto vent'anni il giorno prima e qual era stato il suo regalo? La morte di suo padre, per gentile concessione del cavallo che Fin stesso gli aveva dato come regalo anticipato per Natale. Onestamente, non aveva pensato che suo padre avrebbe cavalcato lo stallone senza che prima fosse domato a dovere. Ma suo padre aveva insistito nel provarlo. Il cavallo lo aveva disarcionato e il collo gli si era spezzato all'istante.

    Fin aveva commesso un parricidio, almeno questo era quanto la coscienza gli ricordava a intervalli regolari...

    Oh, sapeva che in realtà non era così, ma comunque ne era stato lo strumento. Se non avesse mai dato a suo padre quel maledetto cavallo, a quest’ora lui sarebbe stato ancora vivo. Quel rimorso non sarebbe mai andato via. Avrebbe dovuto convivere con quella verità per il resto dei suoi miserabili giorni. Forse non sarebbe morto in giovane età. Ma più a lungo viveva, più a lungo avrebbe sofferto per il crimine che aveva commesso. Meritava di soffrire.

    Fin camminò lungo la costa, fissando il mare. Forse sarebbe stato meglio lasciare il Galles per qualche tempo. Era casa sua, ma meritava davvero di essere lì? Tutti lo avrebbero fissato, giudicandolo o compatendolo. In ogni caso, non voleva affrontare quelli che lo circondavano con le loro emozioni contrastanti che lo scombussolavano sempre di più ogni giorno che passava.

    Non aveva prestato attenzione a dove i suoi piedi lo guidavano. Stava vagando su per la collina fin nella piccola città. C'era una bottega di proprietà di una zingara, o meglio del marito di lei, aperto quando il tempo diventava troppo freddo perché la piccola famiglia vagasse per la regione.

    Non era mai entrato e aveva sempre trovato strano che dei gitani avessero un negozio. Non era normale che uno zingaro vivesse stabilmente in un posto, ma la moglie del negoziante si era stabilita a Tenby durante i mesi più freddi per il marito e i loro figli. Mantenendo le loro abitudini, restavano principalmente aperti durante l'inverno. Il resto del tempo scomparivano. C’era da chiedersi come riuscissero a ottenere profitti con il negozio attivo per così poco tempo.

    Si diresse verso di esso, la sua curiosità era troppo forte per poter essere messa da parte. Raggiunse la porta e ruotò il pomello, sorpreso di scoprire che girava. Entrò. Non sembrava esserci nessuno all’interno. Gli scaffali erano quasi vuoti. Candele di misure diverse riempivano un intero ripiano, dalle lunghe candele affusolate a quelle spesse e oblunghe. Ne prese una e ne testò il peso. Sembravano abbastanza solide...

    «Posso aiutarvi, milord?»

    Mentre si girava, Fin aprì la bocca per correggerla: era un duca, non un lord. Incontrò lo sguardo di una delle ragazze più eteree che avesse mai visto e decise di non redarguirla: il suo titolo non aveva importanza. Aveva occhi e capelli quasi viola, del colore del cielo notturno senza stelle. Avrebbe scommesso che le sue ciocche a mezzanotte sarebbero state adorabili da vedere, magari rivestite di diamanti, un cielo cesellato di stelle da far vergognare quello vero per la sua bellezza. La folta chioma era acconciata in una lunga treccia che le cadeva al centro della schiena. La ragazza non poteva avere più di quindici o sedici anni, e lui non doveva ammirarla. Forse quando sarebbe cresciuta... Scacciò quel pensiero.

    «Non so se qualcuno può aiutarmi» disse alla fine.

    «Portate una grande tristezza in voi» la sua voce aveva una tonalità quasi incorporea, ma forse era piuttosto il modo in cui la percepiva lui. Non aveva mai incontrato nessuno come lei prima d’ora. «Per favore, venite a sedervi e vi predirò la vostra fortuna».

    Fin non credeva a queste cose, ma almeno sarebbe servito a ritardare il suo ritorno a casa. Non aveva molta voglia di stare insieme ai suoi parenti in lutto e sopportare i loro sguardi affettuosi. Aveva fatto un sacco di cose e non c'era modo di cambiarle. Poteva anche divertire la ragazza e lasciarla fare, lasciarle predire quella che secondo lei era la sua fortuna. Fin si avvicinò a una sedia di fronte a un tavolo. Si sedette dall'altra parte. «Datemi la mano».

    «Importa quale?»

    Lei scosse la testa. «No, quella con cui vi trovate meglio».

    Sollevò la mano sinistra e la posò sul tavolo. Lo rovesciò e lei fece scivolare le dita sul palmo. La zingara rimase in silenzio per diversi minuti e poi alzò lo sguardo su di lui. Un lampo di sorpresa brillò nel suo sguardo, ma qualunque cosa avesse provocato quell'espressione particolare, la tenne per sé.

    «Ditemi, mio ​​signore, credete nell'amore?»

    «Non sono sicuro. Nulla nella mia vita ha reso questa particolare emozione ben accolta». Aveva sperimentato troppe perdite. «E voi?»

    Lei sorrise. «L'amore non è per tutti, e io sono ancora giovane. Ma almeno ne ho avuto la possibilità».

    Per quanto lo desiderasse, non sarebbe mai stato in grado di spiegare perché era stato attratto da lei fin dal momento in cui si erano incontrati. C'era qualcosa di non immediatamente intellegibile in lei, quasi di speciale. «Avete un nome?»

    «Abbiamo tutti un nome, mio ​​signore, anche voi».

    Fin avrebbe voluto ridere di quelle parole. Si comportava piuttosto scioccamente e quella risposta se l’era meritata. Quel breve momento con lei aveva alleggerito un po’ il suo umore. C'era una verità nel fondo dei suoi occhi che gli diceva che non gli avrebbe mai mentito. Aveva bisogno di più

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